Un'immagine degli anni ottanta del Royal Bar, addossato alla chiesa di Santa Caterina, prima del restauro della facciata

ROYAL BAR
Lo zoccolo duro del gossip tropeano

di Salvatore Libertino


Tropea, alla fine del mese di gennaio del 2004. All'inizio di una nuova settimana. Entriamo in pieno centro storico nel minuscolo laboratorio dolciario di Nino Filardi, all'angolo della piazzetta delle tre fontane. Il locale fa pendant, ad una manciata di metri di distanza, con il Royal Bar, dello stesso titolare. Anche questo è un locale altrettanto minuscolo ma, a differenza del primo, è molto luminoso, con tre porte che si aprono una sul corso principale del paese e le altre due su Piazza Mercato. Nino precisa "Originariamente la porta era solo una e dava sul Corso. L'apertura di mezzo era una vetrina con ripiani dove venivano esposti i prodotti in vendita e i relativi avvisi con i prezzi. La terza, che c'è adesso, non apparteneva ancora al Bar. Essa permetteva l'accesso ad un vano piccolissimo, adibito a sartoria, attiguo allo stesso Caffè. Il sarto si chiamava Caia, che poi smise l'attività, e il locale, che si trova tuttora sotto la rampa delle scale che permettono di accedere alla chiesa di Santa Caterina attraverso la porta laterale, fu rilevato in tempi successivi da un venditore di legumi secchi".

  
Il Royal Bar e parte della piazzetta

E alla domanda "Quando nacque il Bar?" Nino risponde senza esitazione "La prima licenza comunale fu rilasciata nel 1893, centoundici anni fa, a mio zio Giuseppe, il papà di mio cugino Nino che già aiutava fin da piccolo l'azienda e che poi all'età di 20 anni, nel 1930, ne rilevò definitivamente l'esercizio. Nel 1893 era l'unico Bar Caffè esistente a Tropea e nel territorio circostante, e si chiamò 'Royal Bar'. Il locale era molto piccolo ed allora si badò per il fuori. Per la piazzetta che lo delimitava e per i tavoli che vi poteva contenere. Era l'unica risorsa su cui si potesse contare".
"E gli altri Caffè quando sono stati impiantati?"
"Qualche anno dopo il 1930, nacque, a cinquanta metri da quì, in Piazza Ercole, il Bar Gatto. Mentre il terzo, in ordine cronologico, fu quello, su Piazza Veneto, dei Rotolo, che gestirono, sia pure per breve tempo, anche questo Royal Bar quando mio cugino Nino abbandonò l'attività".
"Il Royal Bar è stato anche gestito da Filippo Argento 'Bombolo'?"
"Certamente, Argento. Solo per pochi mesi. In quella occasione, il locale fu adibito però a rivendita di quaderni e materiale scolastico per studenti".
"E poi cosa è successo?"
"Poi lo rilevai io, all'inizio degli anni Settanta".


La gloriosa insegna

"Da chi era frequentato?"
"La maggior parte dei frequentatori apparteneva alle famiglie aristocratiche tropeane che risiedevano in paese o che, nel periodo estivo, provenivano da fuori, da Roma, Firenze e altre città. L'appartenenza nobiliare dei frequentatori, che col tempo si consolidò in una vera e propria tradizione, ha avuto inizio sin dal primo giorno di attività del Bar per il fatto che a quattro passi di distanza si era insediato da qualche mese presso l'Antico Sedile il 'Circolo dei Nobili' che da subito si appoggiò al locale per il servizio delle consumazioni".
Al riguardo vale la pena di ricordare che quando gli uffici del Municipio, allocati per lungo tempo presso l'Antico Sedile furono trasferiti dopo il 1867 a Palazzo Sant'Anna, ex Collegio dei Gesuiti, il Palazzetto del Sedile rimase inutilizzato e nel più completo abbandono sino all'anno 1892, quando l'Amministrazione lo concesse in affitto ad una società di gentiluomini quale luogo di riunione e lettura, che appunto di chiamò "Circolo dei Nobili". Quindi i destini del 'Royal Bar' e del "Circolo" hanno avuto un punto in comune, quello di essere nati più o meno sotto la stessa data.
"Una per tutte - continua Nino - era la famiglia Toraldo, poi quella dei Tranfo, dei Barone, e così via. In estate era sempre presente la famiglia dei Toraldo di Firenze, Ignazio, Don Gaspare, Don Totò. E poi i figli dei Toraldo del Palazzo. Ricordo anche le tre vecchie sorelle Galluppi, baronesse, zitelle, pronipoti del filosofo tropeano, provenienti da Napoli che ogni sera, nel periodo estivo, si sedevano a consumare la granita di caffè. Si chiamavano Maria, Olga e Amalia ma noi le chiamavamo 'Le tre Grazie' ".

    
Il laboratorio e la lavorazione degli 'Sciù'

"Le specialità della Casa?"
"Erano molti i prodotti di Casa Filardi sia nel campo della pasticceria che in quello della gelateria. L'attività della pasticceria fu avviata quando si impiantò il Bar. Più avanti fu incrementata, nel periodo della gestione di mio cugino Nino. E' lui che ha perfezionato la pasta bignè farcita di crema pasticcera, che ora comunemente viene denominata 'Sciù'. Mentre la massiccia lavorazione della pasta di mandorla, che dava vita ai tradizionali pasticcini con il fondo d'ostia e ai famosi "gelati di natale" con ripieno di mandorle e cioccolata, si concentrava nel periodo natalizio. Di novità io non ho voluto aggiungere nulla, anzi ho un pò ristretto la produzione. Prima infatti venivano proposti i 'sospiri tropeani' di pasta frolla con il ripieno di mandorle e cacao e, durante il periodo pasquale, una specie di pan di spagna, di piccolo formato, farcito con la crema. Per quel che riguarda la gelateria, ho voluto continuare la tradizione dello 'spumone', vera specialità tropeana. Una decina di anni fa ne ho però abbandonato definitivamente la produzione, concentrando l'attenzione sul gelato artigianale e sulle granite, che continuano ad essere molto richieste. Recentemente, ho riproposto un'altra specialità tradizionale tropeana, i 'pagnottini bruschi'. Pasta bignè, ripiena di fornaggi, salame, ed altri ingredienti. Nei tempi andati costavano moltissimo e se li potevano permettere solo le famiglie benestanti. C'è da precisare che i prodotti, che richiedevano la cottura, si mandavano al forno a legna di De vita ('u ncheu') e in tempi recenti a quello elettrico".

      
Quest'anno l'attività del Royal Bar festeggia i centoundici anni. I gestori che si sono avvicendati nell'esercizio più longevo di Tropea sono.
(da sinistra) Nino Filardi, Ciccio Rotolo, Filippo Argento 'Bombolo' e Nino Filardi.

"Di cosa si parla o si sparla tra i tavoli?"
"Nei luoghi di ritrovo come i Caffè, inevitabilmente un'infinità di persone si incontrano tra di loro. Semplicemente per parlare, per discutere di vari argomenti e per sparlare immancabilmente degli altri. Oppure per godersi seduti il folto struscio che nelle serate d'estate è d'obbligo lungo il Corso del paese. Gli incontri servono pure a concludere affari. Affari di lavoro ma anche affari di cuore. Poi durante determinati periodi, come quello delle elezioni o in occasione di alcune partite di calcio locali, i discorsi si animano ancora di più, senza mai eccedere più di tanto. In fondo era abbastanza facile ricondurre i comportamenti alla 'signorilità' dei frequentatori, che poi era lo stile che con il tempo il locale ha fatto proprio. Anche la vecchia usanza, che ormai imperava nel vicino "Circolo dei Nobili", quella cioè che i gruppi dei frequentatori dovessero lasciare - rigorosamente assieme - il locale alla chiusura dello stesso contagiò ben presto anche le abitudini del Royal Bar. Ciò per evitare che coloro che si fossero fermati a proseguire la conversazione avrebbero potuto sparlare degli assenti".

    
Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, Gino Bartali e Raf Vallone

"Ricordi qualche aneddoto o qualche personaggio?"
"Un abituè era Raf Vallone con la sua famiglia. Mi ricordo negli anni Sessanta, durante la fascia serale, dopo cena, erano frequenti le visite di pesonaggi dello spettacolo della televisione. Patty Bravo, Ninì Rosso, Gloria Cristian, Marisa del Frate, Claudio Villa, Fausto Leali ed altri ancora. Qualche volta non era difficile vedere Cesare Merzagora, Presidente del Senato, appena sbarcato dal proprio panfilo. Lo scrittore Giuseppe Berto e il documentarista Virgilio Sabel erano di casa. Durante gli anni Ottanta fu per me una grande sorpresa sentire la voce inconfondibile di Gino Bartali che mi dedicò un autografo su una sua fotografia che conservo gelosamente. Una sera attorno ad un tavolo, sotto il primo albero, erano seduti i Giudici di Palermo Falcone e Borsellino che avevano chiesto una granita di caffè. Ricordo ancora con commozione che, durante la mia gestione, la Signora Schiariti ha voluto dedicare al Royal Bar addirittura un piccolo madrigale che compose di getto seduta davanti ad un tavolino e scrisse su un pezzo di carta che ancora conservo e rileggo com molto piacere".
Ecco la trascrizione di quel madrigale, un vero e proprio affresco di un pezzo di storia di Tropea:

IL BAR DEI FILARDI

Il Bar dei Filardi è un vero salottino
il suo capostipite fu Luigi di Nino.
Continua la serie del suddetto nome e
può considerarsi una istituzione.

L'ambiente che frequenta si può così
elencare:
Avvocato Minutoli e Signora. Architetto
Domestico e famiglia, Barone Paparatti,
Ragionier Rossomando e se ancor continuando
piace, la signora Laface, la
signora Schiariti ed altri signor per bene
a modo da come si conviene.

Attraverso i tavolini corrono e giocano i bambini.

All'angolo del Caffè, con le spalle al
muro, vi son gli abituèe :  Dott. Ciccio
Coccia, Saverio Falcone che conserva
l'aria del distinto scapolone, vissuto
sempre fuori ed in varie città, torna al
paesel natio or che al tramonto è già.

Bello accogliente è il salottino dei Filardi
ove i passanti fissano gli sguardi.
E che dire dei due giovani camerieri?
Aldo Rizzo della Gornea è un bel
ragazzo e con la presenza ricrea.

E Antonio Pandullo?
Serio, con i baffi, sempre all'erta.
Vola quando si chiama, acquisterà
gran fama.

Viva i Filardi, a cui mi inchino,
perchè Luigi di Nino, di felice memoria,
è passato alla storia.

Oh! che vuol dir Tropea: trofeo,
nostalgicamente da lontano, pensandoli mi beo.


Tonino Pandullo, oggi, citato nel madrigale
quale cameriere del Royal Bar negli anni '70

"Il cavallo di battaglia di Casa Filardi è lo 'Sciù'. C'è un segreto?".
"Certamente. Il segreto c'è. Ed è quello di porre attenzione sulla lavorazione della pasta. Individuare il punto giusto della lavorazione. Questo è il segreto".
"E' vero che gli 'Sciù' dei Filardi sono di dominio pubblico in tutta Italia?"
"Certamente. Purtroppo è un prodotto che non si può spedire, come invece succede nel periodo natalizio per i "gelati" di pasta di mandorla, perchè occorrerebbe consumarlo entro le ventiquattro ore. Ormai, da oltre un secolo, intere generazioni lo conoscono e lo apprezzano. E ultimamente è ritornato - è il caso di dirlo - sulla bocca di nuovi intenditori, grazie agli articoli pubblicati nel 'Corriere della Sera' e nel settimanale 'Gente' ".
E' ora di congedarsi dal tempio della tradizione aristocratica tropeana e dal suo titolare Nino Filardi, custode di una delle istituzioni più importanti di Tropea e degli antichi segreti di saper fare le "cose dolci" tropeane. Lo lasciamo al suo lavoro attento e competente, dopo averlo ringraziato per averci raccontato la storia del suo Royal Bar, la storia degli stessi tropeani, che per fortuna continua ancora. Lui si augura che l'attività un giorno possa essere proseguita da qualche altro appartenente alla famiglia Filardi, il tempo di istruirlo a dovere sui tempi della lavorazione degli 'Sciù' in quel minuscolo Bar che da centoundici anni continua ad essere l'anima e il luogo d'incontro e di ritrovo di una città e non solo.
 
 


La scritta rassicurante sulla porta laterale della chiesa di Santa Caterina,
che durante un restauro di qualche anno fa, è stata maldestramente cancellata, dopo
che per oltre un secolo ha accompagnato dall'alto anche la storia del glorioso Royal Bar