CALVARI
del
VIBONESE
 
 

di Angela Bagnato e Salvatore Bagnato
 



                                   Orsigliadi
 
 
 

Premessa
                                                                                                                                                                                                                  Conidoni

Ogni paese, ogni borgo di Calabria ha il suo "Calvario", situato in genere poco al di fuori del centro abitato, a ricordo della posizione del Golgota rispetto alla città di Gerusalemme.
Il presente lavoro vuole mostrare i "Calvari" del Vibonese come sono oggi (agosto 1989 - novembre 1991): purtroppo, molti di essi sono stati gravemente alterati da incauti "restauri" e "abellimenti", eseguiti, pur con intenzioni lodevoli, per iniziativa spontanea dei cittadini, magari con l'aiuto finanziario di qualche benefattore (spesso emigrante, che così ha inteso compiere un gesto di amore verso il proprio paese insieme ad un atto di fede).
Trattandosi di edilizia "minore", tutto si è compiuto senza che nessuno intervenisse per salvare dallo scempio tanti piccoli capolavori di arte popolare.
Paradossalmente, si sono salvati i "Calvari" che non hanno subito i suddetti "abbellimenti" e "restauri", ma molti di essi rischiano la demolizione o l'irreparabile alterazione.
Nel "restauro" di molti "Calvari" si è fatto largo uso di marmi, di alluminio anodizzato, di rozze ringhiere di ferro, di pensiline a spiovente di tipo alto-atesino; ad esempio, del delizioso "Calvario" di S. Leo (anche per la posizione in cui si trova) si sono salvate solo le croci in ferro battuto!
                     Favelloni
Non mancano tuttavia casi di corretto intervento conservativo, ad esempio quelli eseguiti sull'atipico "Calvario" di Zambrone e sul "Calvario" di Vena Superiore.
Ricordiamo che ancora oggi la manutenzione, la pulizia, l'ornamento della costruzione sono a totale carico dei fedeli, in pratica di tutto il popolo, che vi provvede delegando a ciò un compaesano: spesso trattasi di persona handicappata, che ha così modo di rendersi utile e partecipe alla vita della comunità; ciò dimostra l'alto senso della solidarietà umana delle comunità contadine.
A nostro giudizio, "Calvari" molto belli e interessanti, sostanzialmente integri, sono, ad esempio, quelli di Conidoni, Favelloni, Filandari, Garavati, Jonadi, Mandaradoni di Briatico, Mandaradoni di Limbadi, Motta Filocastro, Nao, Orsigliadi, Pernocari, Presinaci, Rombiolo, S. Costantino di Briatico, S. Costantino di Francica, S. Gregorio d'Ippona.
Si deve inoltre tener presente che i "Calvari" furono costruiti in posizioni aventi notevole rilievo dal punto di vista scenografico; purtroppo, in molti casi tale effetto scenografico è stato vanificato a causa delle brutte e anonime costruzioni sorte a ridosso dei "Calvari" stessi, senza alcun criterio architettonico.

Tipologie
                                                                                                                                                                                                                  Filandari
Anche se le architetture dei "Calvari" sono svariatissime, le tipologie possono essere ricondotte alle seguenti principali:
a) Edicola singola sormontata da una o da tre croci;
b) Tre edicole ciascuna sormontata da una croce;
c) Cinque edicole ciascune sormontata da una croce.
La tipologia più diffusa in assoluto è quella b) (65-70%), in quanto corrispondente alla consolidata iconografia del Golgota, sulla cui sommità appaiono infisse la croce di Cristo in posizione centrale e più elevata e quelle dei due "ladroni" in posizione simmetriche laterali.
La tipologia a) è sostanzialmente dovuta a ragioni di economia o di mancanza di spazio.
La tipologia c) si riferisce a "Calvari" di dimensioni maggiori, situati in genere in centri importanti (ad. es. Tropea, Soriano, Briatico, Brattirò), realizzati quindi in difformità dalla citata iconografia del Golgota; le dimensioni della costruzione rivelano quindi le maggiori possibilità economiche della comunità.
Si incontrano anche alcune varianti non essenziali:
- tre edicole sormontate da cinque croci;
- cinque edicole sormontate da tre croci;
- cinque edicole, con quella centrale sormontata da una croce.
         Filogaso
Atipici sono i "Calvari" di Zambrone (la costruzione principale, contenente una sola edicola, è allineata con tre cippi sormontati da croci) e quello moderno di Zungri che presenta, in uno spiazzo scoperto, un grande Crocifisso e le statue dell'Addolorata e di S. Giovanni, intendendosi così creare una scenografia di realistica suggestione.
Interessanti sono per altri versi i "Calvari" di:
S. Costantino Calabro: cinque edicole sormontate da tre croci; una delle edicole del prospetto è in realtà una porta che dà adito ad una piccola cappella con altare, nella quale vengono conservate le statue utilizzate a Pasqua per l'"Affruntata".
Moladi: antico "Calvario" di costruzione forse contadina, di grande semplicità e suggestione; una grande croce in legno di olivo poggia su una piccola base di granito grigio, aderisce alla parete bianca di calce, nella quale, da parti opposte, sono praticate due piccole nicchie con immagini sacre ornate di fiori (esistente nell'agosto 1989, risulta distrutto a novembre 1991).
 
 

Elementi costitutivi

1) Edicole
                                                                                                                                                                                                                   Jonadi
L'edicola centrale è sempre di dimensioni maggiori di quelle laterali poichè è riservata alla rappresentazione del Crocifisso.
A volte tali dimensioni divengono preponderanti, talchè potrebbe addirittura configurarsi una nuova e diversa tipologia della costruzione; ma, a ben vedere, non si tratta altro che dell'enorme allargamento della nicchia centrale a scapito di quelle laterali.
L'edicola centrale può, al limite, trasformarsi in una vera e propria piccola abside, contenente un Crocifisso di gesso, statue, o un grande dipinto.
La grande nicchia-abside può a volte costituire di fatto il "contenitore" dell'intero "Calvario", racchiudendo così nel suo interno le croci, le statue, gli addobbi.
Nel "Calvario" di S. Costantino Calabro la nicchia centrale, come si è detto, è diventata addirittura una cappella, di cui sul prospetto si vede solo la porta d'ingresso.
Nelle edicole erano originariamente sistemati soltanto dipinti, statue o bassorilievi in gesso; in alcuni casi l'Addolorata è addirittura in posizione centrale, al posto del Crocifisso.
In alcuni "Calvari" "restaurati", nella edicola centrale è stata sistemata una copia commerciale in gesso della "Pietà" di Michelangelo!

                                                             Mandaradoni di Briatico                     Mandaradoni di Limbadi                               Pernocari

2) Croci

La croci dei "Calvari sono realizzate in genere in ferro battuto (ma anche in muratura), con grande fantasia e varietà di forme; quella centrale è spesso munita dei simboli della Passione (gallo, calice, scala, lancia, tenaglia, martello, chiodi).

                                                                                 Presinaci                           Rombiolo                          Scaliti

3) Recinzione

I "Calvari", indipendentemente dalle suddette tipologie, sono molto spesso dotati di un recinto che delimita un'area ad essi antistante, avente funzioni di zona di rispetto, di preghiera e di isolamento; il recinto è spesso abellito dai fedeli con vasi di fiori ed è anche il posto del sacerdote durante le eventuali funzioni religiose.
 
 

                                                                S. Costantino di Briatico               S. Gregorio d'Ippona                         Spilinga
 
 

4) Altri elementi decorativi e architettonici

Grande è la varietà di forme e di elementi decorativi utilizzati: statue, bassorilievi in gesso, lesene, volute, stucchi, corone di spine, angeli, festoni, volti di Cristo nel sudario, rami fioriti.
 
 


Zambrone

Cippi
                Motta Filocastro
Spesso sul limitare dei borghi vi sono anche cippi, monolitici o in laterizio, sormontati da una croce, in genere in ferro battuto, spesso munita dei simboli della Passione.
Detti cippi, a rigore, non possono essere considerati "piccoli Calvari", ma si tratta pur sempre di elementi che testimoniano come sia viva la considerazione che la Passione di Cristo ha nel sentimento del popolo credente.
In realtà, il sentimento religioso correttamente attribuisce una assoluta centalità alla Passione di Cristo, e pone in secondo piano la venerazione dei Santi, differentemente da quanto avviene in altre regioni.
Probabilmente la ragione di ciò sta nella propria identificazione con l'Uomo sofferente, nella certezza della sua Risurrezione e quindi nella speranza del proprio riscatto dalla fatica, dall'indigenza e dall'oppressione.

 
                                                                                                                                                                                                                                      Nao
Invero, le edicole di campagna dedicate ai vari Santi non sono in numero elevato rispetto a quello dei "Calvari" e dei cippi; e molte edicole sono peraltro dedicate alla Madonna, nella iconografia dell'Addolorata.
Possiamo poi ricordare l'importanza che ha la "sacra rappresentazione" popolare del giorno di Pasqua, di enorme intensità emotiva: l'Affruntata", incontro drammatico fra l'Addolorata ed il Cristo risorto.
Spesso i cippi si trovano sulla via che conduce al "Calvario" vero e proprio, a ricordare le cadute di Gesù Cristo sotto il peso della Croce, verso il Golgota.
Altri cippi si trovano invece nel centro abitato, spesso in prossimità di Chiese; la presenza dei cippi caratterizzava addirittura il luogo, il quartiere, la contrada; ad esempio si indicava il luogo dicendo: "arred' 'a Cruci" (S. Costantino di Briatico; cippo demolito).
Ricordiamo che fino ad una trentina di anni fa il tratto della S.S. 18 che giunge a Mileto provenendo da Vibo, era costeggiato da molti imponenti basamenti in laterizio sormontati da croci, in direzione del Duomo; oggi ne rimangono solo alcune tracce.

Conclusioni
         Parghelia
Ogni "Calvario", sia modesto ed usurato dal tempo, sia dignitosamento accudito, rappresenta un ulteriore elemento dell'immenso patrimonio della civiltà contadina, nella sua infinita varietà di forme, situazioni e colori.
La cultura contadina, e quindi l'arte popolare, richiede che le si accosti con mente sgombra da pregiudizi e con disponibilità intellettuale a valutare fatti e circostanze, la cui importanza emerge solo mediante la frequentazione della gente e della sua vita.
Sono cultura gli usi e le costumanze, le tradizioni e le testimonianze di religiosità che si incontrano ad ogni passo nelle campagne e nei borghi, saldamente radicati fra la gente, patrimonio comune, via di comunicazione e di reciproca solidarietà.
Ci auguriamo dunque che si raggiunga, non solo in Calabria, una maggiore consapevolezza della propria identità storica e culturale. E' l'unica via per salvare le testimonianze del passato: affinchè non restiamo tutti "senza memoria".