AIUTATECI
A RICOSTRUIRE
UN PEZZO DI STORIA

Tropea 8 dicembre 1949
Chiesa del Rosario
Chi sono questi Signori?
 

1.  Don Giulio Spada
2. Tommaso Ostone
3. Mons. F. Cribellati
4.  Giuseppe Lo Torto
5.  Don Domenico De Vita
6.  Francesco Mazzitelli
7.  Antonio Vizzone ( 5 anni)
8.  Pietro Mazzitelli
9.  Antonio Lo Torto
10. Franco Molina
11. Angelo Fantauzzi
12. Veruccio Rossomando
13. Pippo Macchione
14. Antonio Gatto
15. Filardi
16. Amedeo Giroldini fu Ercole
17. SCONOSCIUTO
18. Giuseppe Lo Torto
19. Aldo Toraldo (Ascanio)
20. Aldo Giroldini fu Ercole
21. Michele Giuditta
22. Antonio De Mendoza
23. Franco Accorinti
24. Francesco Montoro
25. SCONOSCIUTO
26. Avallone
27. SCONOSCIUTO
28. Nino Fantauzzi
29. Ettore Rossomando
30. Ventrice
31. SCONOSCIUTO
32. Franco Macchione
33. Alfonso Macrì
34. Pietro Mazzitelli
35. Ciccio Macrì
36. Selva
37. SCONOSCIUTO
38. SCONOSCIUTO
39. Peppe Cortese
40. Giuseppe Molina
41. Peppe Filardi
42. Franco De Lorenzo
43. Raffaele Giuditta
44. Toruccio Accorinti
45. SCONOSCIUTO
46. SCONOSCIUTO
47. Giovanni Giroldini fu Amedeo
48. Giuditta
49. Mimmo Tranfo
50. SCONOSCIUTO
51. Dodo Macchione
52. Giovanni Giroldini fu Ercole 
53. Avallone
54. Giovanni Strano
55. Ciccio Macrì
56. Antonio Lo Torto
57. Alfonso Lo Torto
58. SCONOSCIUTO
59. Peppe Chiapparo
60. Ruccio Vallone
61. Taddeo
62. Laureana Giuseppe
63. Don Francesco (Cocu du Viscuvu)
64. Onofrio Corrao
65. Pasquale Lo Torto
66. Francesco Simonelli
67. Giuseppe Laureana
68. Umberto Accorinti
69. Antonio Lo Torto (di Alfonso)
70. Egidio Repice
71. Antonio Adilardi
72. SCONOSCIUTO
73. Pasquale Frezza
74. Natale Crai
75. Gioacchino Fantauzzi
76. Saverio Simonelli
77. SCONOSCIUTO
78. Pasquale Messina

(Si ringraziano per la gentile collaborazione Alfonso Corrao, Mimmo Bova, Massimiliano Giroldini)

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Tropea 21 giugno 1923
"Festa di S. Luigi"
Chiesa di S. Giuseppe
Chi sono questi Luigini?
(I Luigini erano i bambini che frequentavano l'oratorio della
Parrocchia di Santa Caterina).


I quattro Moschettieri sono (da sinistra) Saverio Angiò, Anselmo Toraldo, Piserà e Paolino Cortese.
 

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Tropea 1950.
Raf Vallone e Elena Varzi
(in luna di miele)
sulla porta dell'Episcopio
con Mons. Felice Cribellati.
Chi sono le altre persone che appaiono in questa foto?
Alcuni sono riconoscibilissimi...........


 

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Tropea 1927. Piazza Veneto.
Cerimonia di inaugurazione
del Monumento ai Caduti,
che la comunità dei tropeani emigrati in Uruguay
volle donare alla Città di Tropea.
Sono riconoscibili le figure
di Mons. Felice Cribellati e del Podestà Raffaele Mottola.
Notare a sinistra una scolaresca che indossa sui grembiuli
piccole giberne militari e la scritta BAR sull'edificio.


 

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Tropea 1922. Siamo in Largo Galluppi.
L'edificio che appare nella foto (Archivio Adilardi) è il Palazzo Adilardi
nello stato di completo abbandono dopo aver subito
qualche anno prima la devastazione a causa di un incendio.
Ben presto nel linguaggio corrente della gente divenne
"'u palazzu vrusciatu".
L'immagine, che fa vedere un Largo Galluppi inconsueto
per le folte sterpaglie e per un altro caseggiato (Tranfo)
vicino, ridotto a rudere,
 è stata immortalata dal fotografo
Saverio Lo Torto (firma in basso a sinistra),
che ha scattato la foto dal balcone di casa sua.
Nella foto l'alta vegetazione copre i piani bassi
e quindi anche il portone dello stabile.
Per la cronaca, l'incendio era stato appiccato involontariamente
da una delle domestiche della famiglia Adilardi, la quale si trovava
con un lume a petrolio nei locali del pian terreno
adibiti a stalla. Il fuoco fu subito alimentato dai grandi
depositi di paglia e fieno.
La domestica è stata salvata. Non ci furono vittime.
Il palazzo, rilevato nel 1952 dalla famiglia Negro, ricominciò
ad essere abitato nel 1954 ed il primo inquilino fu il piccolo Ciccio Negro,
dopo un lungo periodo di lavori di ripristino,
nel corso dei quali venne eliminato l'ultimo piano.


 

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Tropea 1930. Siamo nel cuore della Città, in Piazza Ercole,
davanti al Caffè Gatto, che assieme a quello dei Filardi (Royal)
è il più antico del Territorio.
Sulle prime appaiono visi e persone sconosciuti.
Poi a poco a poco le fisionomie delle figure
si intingono di familiarità.
E' uno dei ritratti più belli che sia stato eseguito
dall'occhio sapiente di Gaetano Cortese (papà di Melo),
che con uno scatto è riuscito a fermare tre generazioni di verace 'tropeanità'.
I signori che appaiono nella foto (Archivio Cortese) sono: all'estrema destra
Rocco La Torre (in piedi), Onofrio Gabrielli (il primo seduto),
a seguire, Vincenzo Toraldo, Antonio Gatto (papà di Micuccio), Gaetano Gatto
(nonno di Micuccio). Sulla porta, in piedi: Micuccio Gatto (16 anni) e Destito.
A sinistra, in piedi, i ragazzi: sconosciuta (tagliata a metà), a seguire, Peppinea a gozzulusa,
i fratelli Gentile 'Cocimei' Felice e Carmine.
Ancora sulla sinistra, Peppe Filardi e a seguire l'immagine sfocata
di uno sconosciuto. In fondo, in divisa di guardia municipale è De Vita.
 

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Tropea 1941. Largo Municipio. Porta principale della Chiesa dei Gesuiti,
a due passi dalla Casa Comunale.
E' una vera e propria "adunata" con tanto di Segretario Cittadino
del Partito Nazionale Fascista (Loiacono) e Podestà (Totò Mottola).
Dagli abiti indossati e dalle alte uniformi con sciabola
si direbbe si tratti di un evento importante.
Il nero impera ovunque: nei vestiti, nelle camice, nelle cravatte.
In prima fila i notabili De Mendoza, Campisi, Iannelli ed
il Capo Guardia Alfredo Vallone con a fianco il figlio Edoardo, bambino.....
Sono 50 personaggi che hanno fatto la storia a Tropea. Noi ne abbiamo
riconosciuto solo 34.
E voi?

1.  Luigi Mirabella (Guardia Municipale)
2. De Mendoza
3. Florio (Guardia Notturna)
4. Vincenzo Campisi
5. Gaetano Iannelli
6. Loiacono (Segretario Partito)
7. Totò Mottola (Podestà)
8. 
9.     (Procuratore Registro)
10. Alfredo Vallone 
11. Edoardo Vallone
12. De Vita (Guardia Municipale)
13. Michele u Mugnulu
14. Raffaele Martino
15. 
16. Francesco Bova
17. Geniale Licandro
18. 
19. Gaetano Sposaro
20. Vincenzo Toraldo
21. Carmine Pandullo
22. Di Marca (Segretario Comunale)
23. Toraldo (Provularu)
24. Francesco Vizzone
25. Matteo Rossomando
26. Andrea Proto
27. Giovanni Foti (Carceriere)
28. Peppino Cutuli
29. De Mendoza
30. 
31. Michele Ferro (Barbiere)
32. U 'Ndossu
33. 
34. 
35. 
36. 
37. 
38. Pietro Fantauzzi
39. Tocco (Maciola)
40. 
41. 
42. Angiò (Forficu)
43. 
44. Briga
45. 
46. 
47. Dino Proto
48. 
49. 
50. Pasquale Fiumara

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"FREESTOMANIA 67"
Siamo in Piazza Ercole nel 1967. La sera del Primo Maggio.
Ecco cosa vedono gli occhi
dei "Freestones" schierati sul palco durante il concerto
attraverso l'obiettivo di Placido Arcidiacono.
Non vogliamo aggiungere nulla al valore affettivo e artistico
di questo bianco e nero in carta Agfa, se non
 la piena consapevolezza di aver saputo cogliere
uno dei momenti magici vissuti dai "ragazzi" tropeani.
E poterlo ancora vivere ed accarezzare è bello.....

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Piazza Duomo prima del 1927,
anno d'inizio dei lavori del restauro della Cattedrale
e dell'annesso portico svevo ricavato
al di sotto della struttura dell'antico Episcopio.
Infatti nella piazza non c'è la minima traccia del cantiere.
L'edificio che appare in fondo è proprio quello dell'antico Episcopio
di cui si vede al centro il portone di entrata ai cui fianchi
si notano balconcini di locali abitativi.
La foto rappresenta una cerimonia in onore
alla Madonna di Romania.
Ciò si evince dalla scritta 'MARIA SS. DI ROMANIA'
che si scorge sul vano aperto a destra del portone
ma anche dalle immagini della Madonna nelle mani
o sul petto della gente ripresa in primo piano.
Al centro sulla sinistra è riconoscibile il Vescovo Mons. Felice Cribellati
e verso il fondo si scorge uno stuolo di donne
con il capo coperto da un panno colore "siviglia cotta",
come il manto della Madonna: sono "le figlie di Maria"
che invocano il patrocinio della Madonna oppure dichiarano di averlo già avuto,
talvolta indossando tale copricapo per molti anni.

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Tropea, anni quaranta. Una veduta della marina.
In fondo a sinistra il Campo Sportivo del Littorio.
A destra il complesso della Colonia Marina "Principesa Maria Pia".
Nel Campo si disputa la partita di calcio tra le rappresentative di:
Tropea e Cittanova.
La gara è vinta dai tropeani per 7 a 1.
La formazione del F. G. di Tropea:

ZANGONE
CAPRERA            SCORDO
POLITO         BARONE        QUATTRONE
MAZZOTTA    VALLONE     DE VITA   CORTESE    PAPALEO
 
 

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E' l'8 aprile 1961.
Le classi riunite del liceo classico "P. Galluppi" di Tropea
sono in gita scolastica a Reggio Calabria.
Allora le gite culturali potevano durare anche un giorno,
se non qualche ora quando si andava a Vibo Marina a visitare il cementificio,
oggetto anche di visite successive c. d. "di approfondimento".
La foto è stata scattata all'entrata del museo nazionale,
tappa fondamentale della visita a Reggio.
Vi sono rappresentate:
una parte del Corpo docenti: i Pro De Lorenzo, Pagano, Rombolà e Lo Cane;
una parte degli studenti della II liceo: Lela Furci, Maria Vizzone, Sabellina Avallone,
Mario Fiumara, Mario Martino, Enzo Taccone.
La scelta di questa foto nella Rubrica "Come Eravamo" è stata determinata
dalla recente scomparsa (dicembre 2003) del Professore di Storia e Filosofia
Peppino Lo Cane.
 

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Piazza Ercole. Primi anni Sessanta. Estate.
Persone a raccolta davanti al Bar Ariston. E' domenica.
Volti familiari. Si parla di quanto si sia riuscito a pescare il giorno prima
o magari delle vicine elezioni o degli impegni della Juventus Tropea.
Il vecchio Padula sembra tenere banco.
I visi sono tutti a favore dell'obiettivo della macchina
e del refolo di aria fresca pomeridiana che percorre
Corso Vittorio Emanuele.
Nel corso non c'è la solita animazione.
In fondo la vetrina di "Ideal Foto" con l'insegna dell'Agfa.
Di fronte il marchio della Siemens del negozio di don Totò Lo Torto.
Il tutto sotto lo sguardo (fuori campo) rassicurante del filosofo Galluppi.
Quarant'anni fa o forse più di una Tropea sparita.

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Piazza Mercato - Angolo Royal Bar Filardi - Scorcio del Corso.
Periodo 18 - 23 marzo 1961.
I 'credits' dell'immagine, tratta da 'Calabria',
a cura di U. Bosco, A. De Franciscis e G. Isnardi,
Banca Nazionale del Lavoro, 1962,
sono dell'Agenzia "Arte e Colore", la proprietà BNL.
In primo piano, vendita di 'mastazzoli' in mostra
nelle tipiche 'casce' con bilancia e pesi pronti all'uso.
Il 'mastazzolaro', titolare del banchetto, appartiene
alla famiglia Galati di Soriano che da oltre un secolo tratta
questo prodotto tipico calabrese importato dagli arabi.
I 'mastazzoli' sono dei biscotti durissimi a base di farina, miele e vino cotto,
dalle forme più varie e decorati con carta stagnola colorata.
Ogni anno nello stesso periodo il Sig. Galati raggiunge Tropea e vi si ferma dal giorno
della festa di San Giuseppe (la Chiesa dà su Piazza Mercato) fino alla
Fiera della Nunziata che si svolge il 23 marzo.
A volte la permanenza si protrae fino al 27,
giorno della patrona della Città, la Madonna della Romania,
di cui è prevista anche la solenne processione.
In secondo piano si intravede la testa di Nino Filardi,
titolare del Royal Bar,
fermo sulla porta principale del locale.
E' un momento di attesa.
 

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Tropea. Via Montevideo. Alla fine del mese di luglio 1943.
L'autore dello scatto è Melo Cortese che ha voluto riunire in una foto ricordo
la testimonianza di un miracolo.
Il gruppo d'assieme è composto dal Vescovo Mons. Felice Cribellati, dagli
artificieri dell'Esercito e dalle bombe, appena disinnescate, sganciate dagli americani
e rimaste miracolosamente inesplose.
Un mese infausto, quello di luglio, che ha visto la distruzione di interi territori
provocata da una pioggia continua di bombardamenti da parte delle forze alleate.
Qualche giorno prima, il 19 luglio, Roma fu violata per la prima volta
nel quartiere di San Lorenzo dove accorse il Papa accompagnato da Mons. Emanuele Toraldo.
Nel Meridione, come a Montecassino, Paola, ed in Sicilia, teatro dello sbarco degli alleati,
furono bombardati direttrici viarie e manufatti per ostacolare l'organizzazione logistica dei tedeschi.
Il 24 Luglio 1943, verso le ore 4 pomeridiane, una formazione di cacciabombardieri americani
volò a bassa quota su Tropea.
I cittadini intuirono subito il pericolo, cercando riparo fuori dalle case.
Ad un tratto si vide un apparecchio staccarsi dalla formazione ed abbassarsi a volo radente sulla città
e poi si udì un rumore, un sibilo, prodotto dallo sganciamento di un grappolo di bombe. Precisamente sei,
indirizzate volutamente sul centro storico della Città,
per offendere la sua bellezza e per seminare morte tra gli abitanti.
Le bombe, libere nell'aria, ebbero una traiettoria d'inerzia orizzontale
quanto bastò perchè lo zenit della caduta si spostasse fuori dal centro abitativo.
Infatti esse caddero nelle immediate vicinanze delle mura, ma fuori di esse,
in un orticello presso il borgo dove trovarono alla fine della discesa un manto soffice
di terra friabile appena arata e vi affondarono senza esplodere. Tutte e sei.
Si disse che una mano invisibile, quella della Madonna di Romania, abbia distolto la traiettoria naturale
accompagnando i micidiali ordigni nel punto meno pericoloso.
Le bombe furono magistralmente disinnescate da specialisti
dell'Esercito che raggiunsero Tropea subito dopo, su richiesta del Vescovo Mons. Felice Cribellati.
Due di quelle bombe si trovano, a ricordo perenne della mano protettrice della Madonna di Romania,
all'interno del Duomo dedicato alla patrona della Città di Tropea.
 

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Tropea. Largo Villetta (affaccio del Cannone). 6 gennaio 1942.
L'evento di turno questa volta si svolge in pieno periodo bellico:
la Befana del Soldato, organizzata dal Dopolavoro delle Forze Armate.
E' la mano dell'onnipresente Melo Cortese che fa partire lo scatto.
I militari appartengono alla guarnigione di stanza in Città,
inquadrata nel Reggimento di Cavalleria
il cui compito è quello di presidiare la costa e la ferrovia del Territorio.
Una parte ha trovato sistemazione presso i piani bassi di Palazzo Gabrielli in pieno Centro
mentre un drappello, a cavallo, è dislocato a Torre Marino a guardia della costa.
Il momento di festa è sottolineato dalla distribuzione dei pacchi dono da parte
di Francesca Purificato, davanti al ritratto del fratello Tenente d'Artiglieria
Domenico 'Medaglia d'oro', caduto nel 1937 durante la Campagna d'Africa.
Sul petto di Francesca è visibile la Medaglia, testimonianza dell'eroismo del congiunto,
oggi per la verità non sufficientemente ricordata dalla Madre Patria.
La location è da identificare con la struttura che fino a qualche anno
fa era adibita a studio dentistico.
Si notano gli scalini, che all'epoca permettevano l'accesso
all'interno del locale ma poi col tempo saranno soppressi.
La cerimonia si svolge alla presenza del Segretario cittadino
del Partito Fascista Campesi (visibile in divisa con beretto rigido),
da personalità religiose, quale il Vescovo Mons. Cribellati, civili e militari.

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Tropea. Largo Villetta (affaccio del Cannone). Giovedì 14 settembre 1905.
San Michele Arcangelo viene portato in processione.
Alle due e quarantacinque della notte tra venerdì 7 e sabato 8 settembre uno spaventoso enorme boato
diede inizio alle tremende scosse sismiche che si susseguirono provocando gravissimi lutti e danni alla Calabria
già in un gravissimo stato di prostrazione morale ed economica. In quei giorni al parlamento erano
in piena discussione i provvedimenti più adatti a risolvere il problema meridionale, a lenire la povertà,
a correggere le ingiustizie, a distribuire l'emigrazione, a calmare gli odi. L'ennesima discussione,
forse la centesima, a cominciare dal 1860, con le solite argomentazioni di statistica e di pietà
portate avanti abilmente dagli aventi causa di turno.
Sul tavolo delle discussioni l'assurda disparità tra la Calabria con una popolazione di 1.300.000 abitanti
e la Lombardia con quasi 4.000.000 di abitanti nel pagamento dell'imposta sui fabbricati.
Dalle statistiche governative risultava che i contribuenti a tale imposta
erano 217.490 per la Calabria e soli 190.499 per la Lombardia.
Quello schianto in un attimo cancellò per sempre dalla mente dei calabresi, anche dei rimasti vivi,
ogni aspettativa di giustizia, di uguaglianza, di equità, di ripresa che ormai,
tra un terremoto e un'ondata di emigrazione verso la Mérica, si tramadava e rimandava da antiche generazioni.
Sui luoghi di un macabro scenario, nei giorni successivi al sisma, si aggirarono scienziati, scrittori, giornalisti,
tecnici, politici, venuti da tutti le parti d'Italia e del mondo.
Lo stesso Re con i ministri più accreditati volle visitare i paesi più colpiti come Parghelia.
Da Roma si partì anche il direttore artistico di "Illustrazione Italiana" Eduardo Ximenes (1852 - 1932),
per cogliere nel teatro della desolazione fotografie e disegni che trasferiti sulla Rivista
potessero documentare la realtà di tanta sventura.
E l'"illustratore" Ximenes, arrivò anche a Parghelia dove ebbe modo di fotografare il miracoloso salvataggio della
piccola Maria Antonietta Colace dopo 92 ore di seppellimento (13 settembre).
Da quella foto è stato tratto il disegno di A. Molinari pubblicato nelle pagine di "Illustrazione".
Poi Ximenes passò a Tropea, probabilmente il 14 settembre, dove scattò diverse foto e produsse molti schizzi,
che permisero al grafico Gennaro Amato di elaborare il disegno, oggi in esame qui, e di inserirlo nella Rivista.
Disegno che rappresenta la processione di San Michele Arcangelo per scongiurare nuove scosse.
La statua del Santo, circondata da gente prostrata, implorante e terrorizzata, è proprio quella che tuttora viene esposta
sull'altare maggiore nella chiesa del Purgatorio dedicata al Santo, veneratissimo dai tropeani,
i quali ogni anno, per secoli, l'8 maggio, erano soliti tributargli una festa grandiosa, chiamata "del Cannone".

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Golfo di Corinto. Domenica, 7 ottobre 1571. Ore 1200.
Un'antica incisione di Gianfrancesco Camocio
(Gaetano e Melo Cortese dovevano ancora nascere...),
custodita nel Museo Correr di Venezia,
fotografa lo schieramento a Lepanto, prima dell'inizio della battaglia.
A sinistra le forze della Santa Lega e a destra quelle ottomane di Selim II.
L'armata cristiana, proveniente dal porto di Messina, è composta dall'alleanza di tre flotte:
quella veneta, guidata dal Capitano Generale Sebastiano Venier;
quella del Papa, agli ordini di Marcantonio Colonna,
e quella di Filippo II, diretta dal fratello ventiseienne Don Giovanni d’Austria.
Conta circa 210 galee, per metà venete, 6 galeazze, tutte venete, e oltre 60 fregate.
In totale circa 280 bastimenti, sui quali trovano posto 1800 pezzi d’artiglieria,
34.000 soldati, 13.000 marinai e 43.000 vogatori, per metà schiavi turchi e criminali comuni.
Don Giovanni d’Austria, figlio naturale dell'Imperatore Carlo V e fratello di Filippo II re di Spagna,
è il Comandante Supremo.
Dalla parte opposta, pronta da tempo nel Golfo di Corinto ad aspettare il nemico,
è la grand'armata musulmana, pure divisa in quattro squadre.
Conta circa 230 galee e una sessantina di bastimenti minori.
In totale circa 280 legni, 750 cannoni, 34.000 soldati, 13.000 mariani e 41.000 rematori,
in buona parte schiavi cristiani, per lo più greci.
Il Supremo Comandante è Mehmet Alì Pascià, fedele ammiraglio del sultano Solimano.
Al termine della battaglia la Lega conta più di 7.000 uomini morti uccisi o annegati,
di cui 4.800 veneziani, 2.000 spagnoli, 800 pontifici, e circa 20.000 feriti;
i turchi più di 25.000 morti, 3.000 prigionieri, 15.000 schiavi cristiani fuggiti,
100 navi bruciati o affondate e 130 catturate.
E' la vittoria sull'Islam dell'Occidente cristiano.
Al di là delle innumerevoli strategie da manuale perseguite durante la battaglia,
quella determinante che decide il prevalere sul campo delle forze cristiane è l'intuizione
del giovane condottiero don Juan d'Austria che ordina di liberare i galeotti di tutte le navi.
Questa turba, pazza di gioia e di riconoscenza piomba sui turchi,
il cui capo Ali Pascià, prima di essere decapitato, non trova altra risorsa se non sciogliere
le catene anche dei prigionieri delle proprie navi.
Ma la decisione non si rivela atrettanto saggia perchè,
essendo le galee turche per lo più armate da rematori cristiani, tratti in prigionia,
questi vanno a ingrossare le fila degli alleati, facendo pagare ai loro oppressori le sevizie patite in schiavitù.
Il nome di Lepanto entra quindi nella storia. Per la prima volta dopo un secolo il Mediterraneo torna libero.
A partire da questo giorno inizia il declino dell'impero ottomano.
E questo grazie anche all'eroico contributo dei calabresi, dei tropeani, di Gaspare Toraldo.
La freccia rossa indica il punto dove opera il Colonnello Gaspare Toraldo,
nella zona così detta "Battaglia Reale", sulla nave "Il Passaro di Venezia" di Luigi Pasqualigo,
sotto il comando di don Juan d'Austria e accanto alle Ammiraglie
dello stesso don Juan, di Marcantonio Colonna e di Sebastiano Veniero.

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 E' una foto scattata da Gaetano Cortese nel 1925 nella sede dell'antica stamperia vescovile,
negli scantinati della casa vescovile di largo Vaccari.
E' l'insieme del personale che in quel tempo svolgeva le mansioni tipografiche.
In piedi da sinistra: Pietro Fantauzzi, Gioacchino Fantauzzi, Nicola Lorenzo; a terra: Mazzara e Gaetano Cortese.
Il 9 settembre 1921 nella sede vescovile di Tropea si insedia l'orionino Mons. Felice Cribellati.
Il nuovo vescovo si accorge che negli scantinati dell'edifico sono custodite macchine ancora funzionanti di una precedente stamperia.
E per attivarle ha idea di rivolgersi all'istituto di don Orione per avere una persona capace di mettere in moto una nuova tipografia.
Nel 1922 si presenta il sig. Pietro Fantauzzi, che dopo qualche mese viene raggiunto dal fratello Gioacchino, proveniente dallo stesso istituto.
I fratelli alloggiano in un padiglione della stessa casa del vescovo.
Ben presto l'attività ha inizio con la stampa dei 'Bollettini' della Diocesi di Tropea e di Nicotera.
E' nata la nuova tipografia vescovile 'Sacro Cuore'. Segue la stampa di una serie di opuscoli e libretti:
corone di preghiere per le novene in onore ai Santi venerati nelle parrocchie della città, Maria SS. Immacolata,
Santa Maria dell'isola, San Giuseppe, Madonna di Romania, Santa Domenica, Vergine delle Grazie,
Maria SS. del Carmelo, Santa Maria Maddalena, San Nicola di Bari, ecc..
Le attività si moltiplicano di giorno in giorno, richiedendo l'aggiunta di altro personale.
Arriva il sig. Nicola Lorenzo, ma anche i sig. Mazzara e Gaetano Cortese. Al nome 'tipografia' si aggiunge quello di 'cartoleria'.
L'esercizio si occupa di avvisi di ogni genere, biglietti da visita, locandine,
ed anche giornali, riviste e veri e propri opuscoli d'arte, di storia e biografie, ecc.
I fratelli Fantauzzi continuano a vivere nella casa vescovile fino a quando, negli anni 30,
si sposano con due sorelle appartenenti alla famiglia Molina.
Nicola Lorenzo si sposa con la quattordicenne Restituta (alla data della foto deve ancora nascere),
figlia di Gioacchino Fantauzzi.
La tipografia continuerà a macinare lavoro fino agli anni sessanta.
 
 
 


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