DOMINGO ARENA

 

di Salvatore Libertino

 


 

Domingo Arena nasce a Tropea il 7 aprile 1870 da Francesco e Anna Di Lorenzo, in un momento in cui la vita in Calabria è resa più dura dall’indigenza dell’ambiente familiare. Il padre fa il calzolaio quando per le strade si cammina a piedi scalzi e la madre non porta sorte migliore, dal momento che il suo compito è comune alle donne nelle zone rurali, l’allevamento dei bambini e i lavori domestici. Non c’è altra scelta che l’emigrazione.

A sette anni arriva in Uruguay con la famiglia, che si sistema sulle prime in campagna, in un piccolo campo di lavoro. E' qui che Domingo cresce tra un mestiere e l’altro (facchino o bracciante) dimostrando forte perseveranza nel seguire gli studi primari fino alla settima classe grazie all’impegno di un bravo maestro rurale che gli fornisce una buona educazione scolastica. In seguito, ciò gli consentirà di accedere agli studi superiori e universitari.

A Montevideo si trasferisce per continuare la scuola superiore. Svolge il suo primo lavoro presso l’Ufficio di Stato Civile dove raggiunge la carica di vice direttore.

Intanto viene ingaggiato come reporter nella prestigiosa testata “El Dia”. Da quel momento la sua stella gli comincia a brillare. Si laurea presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia con il titolo di farmacista, poi presso la Facoltà di Giurisprudenza consegue a pieni voti la laurea di avvocato.

Ormai Domingo vive in pianta stabile nella capitale dove gli viene concesso il diritto di cittadinanza. Inoltre, l’acquisizione del dottorato in legge nel campo del giornalismo gli consente di posizionarsi meglio all’interno del suo giornale scalando tutti i gradini possibili fino ad arrivare a Direttore.

Con una profonda inclinazione per le lettere e dotato di un talento unico, ben presto mostra di possedere notevoli potenzialità intellettuali, rivelandosi importante scrittore attraverso la pubblicazione di opere letterarie che presto gli danno notorietà.

Nel campo politico, Arena non tarda a schierarsi tra le fila del Partito Colorado, di cui diviene uno degli uomini di spicco. Col tempo diventa amico personale e confidente del leader José Battle y Ordòñez. E troppo in fretta, come è avvenuto nell’istruzione, anche in politica brucia le tappe: deputato nelle diverse legislature a Tacuarembo, Soriano e Montevideo, senatore a Montevideo nel 1903, in sostituzione di Batlle y Ordóñez, che rassegna le dimissioni perché eletto Presidente della Repubblica. E poi Presidente della Camera dei Deputati in vari periodi, Membro dell’Assemblea Costituente del 1917, facente parte del Consiglio direttivo nel periodo 1919-1925.

Siamo in pieno periodo d’oro del Partito Colorado di Don Pepe Battle y Ordóñez e di Don Domingo Arena in un contesto sociale critico che vede l’Uruguay nel baratro della guerra civile, della criminalità imperante e della disumanizzazione della politica. In quest’atmosfera Arena sente il bisogno nobile di contribuire a cambiare dal più profondo strutture e sistema del Paese, assecondato dalla idee avanzate del nuovo Presidente della Repubblica. Dalle pagine del ”El Dia” incomincia a sostenere le prime importanti rivendicazioni sociali.

Arena, che aveva provato sulla propria pelle le difficoltà e le traversie di inserimento nel nuovo Paese, fa partire un piano riformista di integrazione dei lavoratori immigrati, compresa la loro partecipazione politica nonché il miglioramento della loro situazione economica.

L'umile origine, di figlio di immigrati italiani, con la propensione ad alcune idee anarchiche - derivanti dal loro ideale di giustizia e uguaglianza - le cui venature si manifestano negli editoriali sul “El Dia” sempre più chiaramente a cominciare dal 1905, spingerà Domingo Arena a svolgere un ruolo importante nella realizzazione del riformismo di Battle.

Come legislatore, Arena svolge un lavoro determinante, ergendosi nell’ambito parlamentare quale effettivo animatore della legislazione sociale più importante del Novecento. Conducendo la politica di rinnovamento di Batlle y Ordóñez, diviene uno dei riformatori più illuminati della Costituzione del 1830.

José Battle y Ordòñez


Secondo il parere unanime di amici e avversari, le sue implicazioni sociali, politiche e parlamentari sono determinanti per la Nazione. Pochi personaggi sono nell’ambiente politico dell’Uruguay così suggestivi e affascinanti come Domingo Arena. Abilissimo negoziatore e sempre più fine politico, sa essere ascoltato con rispetto e ammirazione. In tutti gli incarichi svolti, dalla Direzione di importanti giornali alle cariche politiche ricoperte, da Membro del Consiglio Nazionale di Amministrazione a quelli di rilievo espletati nella compagine politica d’appartenenza, non sa mai creare nemici né rancori o odi ma dimostra di possedere una integerrima dirittura morale, e un decisivo carisma risolutore di ogni problema, di ogni controversia. La sua semplice presenza riesce a placare gli animi anche in situazioni di vera tensione.

Sempre ferma nelle sue convinzioni è la lotta senza tregua su tutti i fronti dei suoi ideali a favore dei lavoratori e della gente tutta. Sul tavolo di lavoro, la sua agenda tipo: durata massima giornaliera di otto ore, salari minimi non oltrepassabili, divorzio, separazione tra Chiesa e Stato, cancellazione della pena di morte nel codice militare. Bella figura d’uomo, è amichevole, ottimista, semplice e alla mano con tutti sia quando tratta di legislazione bancaria, sia nell’ambito del partito, come durante le conferenze tra amici di sempre o quando presiede riunioni istituzionali con la superba magia della dialettica e la consueta malizia e ponderata sana ironia del suo carattere.

 Tropea. 1926. Inaugurazione del Monumento ai Caduti in piazza Veneto.

Sono riconoscibili le figure di Mons. Felice Cribellati e del Podestà Raffaele Mottola. Notare a sinistra una scolaresca che indossa sui grembiuli
piccole giberne di foggia militare e la scritta BAR sull'edificio dell'attuale edicola.


Durante la sua vita ama mantenere i contatti in Italia con parenti e amici tropeani. Nell’immediatezza della fine della Grande Guerra, favorisce la costituzione a Montevideo della
Commissione "Pro Monumento Caduti di Tropea" i cui componenti sono di origine tropeana al vertice di cariche politiche e sociali di spicco in quel lontano Paese, e lui orgogliosamente ne è Presidente assieme al Cav. Francesco Russo, i quali promuovono con sentita fede patriottica l'iniziativa tra la larga comunità tropeana che risponde con grandissimo entusiasmo attraverso l'elargizione di offerte in moneta e in oro. Una massiccia gara di ammirevole solidarietà, dal più modesto operaio all'illustre politico od affermato imprenditore, i quali tutti seguono da lontano con amore ed apprensione i tragici e lunghissimi eventi di quella Guerra, di cui la Calabria paga sicuramente il prezzo più alto in vite umane.
Nel 1926, si da incarico allo scultore Giuseppe Renda di Polistina, insegnante presso l'Istituto delle Belle Arti a Napoli, il quale firma il contratto che lo impegna a realizzare il Monumento ai Caduti della Città di Tropea in piazza Veneto, voluto dai Tropeani di Montevideo. La firma committente sul contratto è quella di un altro tropeano, Domenico Ferro, delegato ufficiale in Italia dal Comitato di Montevideo. Il Monumento viene inaugurato nel 1926.

Domingo Arena muore a Montevideo il 7 giugno 1939, dando luogo a una grande manifestazione di dolore popolare e lasciando a tutt’oggi in Uruguay un punto di riferimento e di forza traente nei grandi temi essenziali della vita dell’uomo, della difesa della sua dignità, della sua famiglia, del suo lavoro, della sua cultura, della sua responsabilità, della sua libertà nella giustizia e nella pace.

 

Tra le opere pubblicate (libri, saggi e discorsi)


Comentarios a los artículos 190 y 196 del Código Civil, 1910

La presuncion de legitimidad; matrimonio y Divorcio , 1912

Batlle y el Ejecutivo Colegiado, 1913

“Don Pepe” Battle, Montevideo, Arca, 1967

Vida loca, Revista Asir s/f, 1892

Escritos y discursos del Dr. Domingo Arena sobre el Sr. José Batlle y Ordóñez, Montevideo, 1942

Cuadros criollos y escenas de la dictadura de Latorre, Montevideo, Claudio García, 1939

Batllismo y sociedad: La "cuestión obre­ra" en el Uruguay, Montevideo, Librosur, 1986

La presunción de legitimidad, comentario a los artículos 190 y 196 del código civil, Montevideo, 1910

Divorcio y matrimonio, discurso, Montevideo, O. M. Bertani, 1912

Batlle y el ejecutivo colegiado, Montevideo, Comisión nacional del partido colorado, 1913

Reforma constitucional; conferencia, 1913

Ley de horario obrero, discurso, Comité Ejecutivo del Partido Colorado

Discurso pronunciado en la sesión del día 28 de mayo de 1916, Montevideo, Comité Ejecutivo Nacional del Partido Colorado, 1916

Opiniones a la Legislación del divorcio de Eustaquio Tomé, Montevideo, Claudio García. 1927

Batlle: recuerdos, anécdotas, reflexiones. ¡La muerte!, Montevideo, 1930

Por el alivio del dolor humano; el pensamiento de Batlle en acción. Discursos parlamentarios y artículos periodísticos, Montevideo, 1931

Prólogo a El batllismo y el problema de los combustibles de Luis Batlle Berres, Montevideo, 1931

Batlle y los problemas sociales en el Uruguay, Montevideo, Claudio García, 1939

Escritos y discursos del Dr. Domingo Arena sobre el Sr. José Batlle y Ordóñez (Montevi­deo, 1942)

Batllismo y sociedad: La "cuestión obrera" en el Uruguay (Montevideo, Librosur, 1986).