Tropea. Pianta manoscritta del Sintes relativa alla sistemazione della casa Di Francia nel Monastero di Santa Domenica

 

ERMENEGILDO SINTES

E LA NUOVA CITTA' DI TROPEA

 

di Ilario Principe

da “ Città nuove in Calabria nel tardo Settecento”, Gangemi 2001

 


Per la verità, Tropea non soffrì gravi distruzioni coi terremoti del 1783: il Vivenzio la classifica fra le città in parte distrutte e in parte inabitabili, ma poi specifica che i 20 decessi registrati si verificarono per timore, e malattie. E tuttavia la sua storia urbanistica negli anni immediatamente successivi è illuminante sia per tentare di penetrare la figura problematica del Sintes, sia per capire quali fossero in concreto gli interventi dei tecnici napoletani, in questo caso esasperati al limite di rottura, per piegare la realtà alla propria razionalistica visione del mondo urbano. Come si vede dai documenti qui brevemente riassunti, il Sintes non esita a mentire per far valere la sua idea di ristrutturazione e, possibilmente, la sua proposta tutta barocca di ampliamento della città: una proposta che, lodevole nel difficile tentativo di recuperare all’organismo urbano alcune preesistenze seriali, si dimostra palesemente teorica e come tale condannata al più completo fallimento1.

La relazione conclusiva del Sintes sulla demolizione e l’ampliamento viene stilata in Tropea nel marzo 17842.  Egli reputa indispensabile

che nella città vi fossero delle molte piazze e delle strade ben larghe. In quanto alle prime, nella riforma dell’antica pianta ne ho disegnate parecchie in altrettante contrade della medesima per dar sfogo agli abitanti in simile accidente. Riguardo poi alle strade, se tutte queste si volessero ridurre alla giusta larghezza sarebbe lo stesso che demolire la città tutta; quindi ho stimato togliere quei vicoli angusti, per li quali non vi è ingresso nelle abitazioni, ed altri chiuderli in parte. Le strade maggiori, per quanto comporta il sito si sono allargate e ridotte per quanto si può a linea quasi retta, ma in qualche luogo si deve togliere qualche porzione di alcune case de’ particolari se bene molto patite, e danneggiate dal terremoto. Per agevolare maggiormente l’uscita nella aperta campagna agli cittadini in occasione di simile flagello, stimo oltre alle due porte che esistono doversene aprire un’altra dalla parte di mezzodì, col tagliare quel pezzo di muro della città, che in tale sito ritrovasi fra due baluardi, ed in faccia alla medesima aprire una strada lunga palmi 40 circa, la quale meni alla nuova ampliazione della città che viene disegnata per comodo della metà forse degli abitanti che non più possono abitare dentro alle mura dello antico sito.

Per quanto poi appartiene all’altezza delle case, dopo di averle tutte esaminate e di fuori e di dentro, sembrami assolutamente necessario che quelle, le quali sono site dentro la città, si debbino tutte ridurre alla altezza di palmi 28, poiché le strade non bastantemente larghe non possono comportare altezza maggiore; all’incontro, quelle che si costruiranno nella nuova ampliazione si possono permettere sino all’altezza di palmi 38, poiché la larghezza delle strade di 40 circa palmi il comporta. E se bene a qualche nobile ambizioso, come prevedo, tale sbassamento recherà dispiacere, pure si deve riflettere che in simili occasioni si deve più riguardare l’utile, e la sicurezza comune, che il commodo, e la voluttuosità de’ particolari.

Dopo aver raccomandato che tutte le chiese siano sbassate sino al cornicione delle medesime, come pure tutti i campanili ridursi ad altezza competente, passa poi ad illustrare una divisione della città vecchia in tre rioni, con quattro parrocchie, mentre altre due vengono proposte nell’ampliazione3.  Per la notabile spesa di questa riforma suggerisce di servirsi delle rendite dell’abolito monastero di monache sotto il titolo di S. Giorgio, che montano presso a poco a ducati annui 400  e di imporre qualche gabella competente sopra uno o più generi da commestibili, che si possa così da ricchi, come da poveri cittadini pagare, giacchè comune sarebbe l’utile, che la potesse fruttare ducati mille annui circa.

Per l’esecuzione dei lavori, il Sintes propone l’impiego di non meno di 150, ma più di 200 forzati, ed acclude un disegno (che nel fascicolo non c’è) per impedirne la fuga dal luogo ove alloggiano. Acclude poi una lunga didascalia sia per la vecchia città che per l’ampliamento, senza però nessuna pianta agli atti.

Come risulta dalla risposta di Francesco Pignatelli ad una lettera del fratello Diego, incaricato dei lavori della nuova città, del 5 giugno 1784, i forzati sono stati effettivamente impiegati venendo da Seminara. Lo stesso Sintes, con lettera del 30 giugno dello stesso anno informa il Vicario Generale che l’indomani avrebbe avuto inizio i lavori, e riferisce screzi e contrasti col cadetto Emanuele Sicardi. Sulla stessa lettera il Pignatelli annota di suo pugno

si scriva al Capitano D. Diego Pignatelli che chiami il cadetto Sicardi e li faccia sentire che niente ha che pretendere dall’ingegnere Sintes, e nel caso non si porterà col medesimo rispettosamente come si conviene dal dipendente al suo principale, sarà da me inviato subito a Napoli.

Ma non era solo il Sicardi ad avere screzi col Sintes: il 28 agosto questi infatti scrive nuovamente al Pignatelli riferendo ancora contrasti con Diego Pignatelli, il quale di conseguenza non vuole più affatto ingerirsi, rinunziando a tale soprintendenza e con D. Raffaele Carola che non curano il mio sentimento, e soprattutto quest’ultimo che dopo aver ricevuto la soprintendenza di tal carica… è giunto a darmi il titolo di pazzo.

Il Sintes scrive ancora al Pignatelli il 5 febbraio 1785, lamentandosi del suo stato di salute e dei continui crepacori sofferti a favore della giustizia per i lavori di Tropea, e acclude anche la perizia del camposanto di Filogaso. Il Pignatelli risponde l’11 febbraio successivo sullo stesso foglio dando

l’approvazione per lo sbassamento delle case di D. Francesco d’Aquino e di D.a Angela Scattaretica, a tenore della perizia formata dall’ingegnere Ferrarese, non ostante le molte e diverse opposizioni incontrate.

Ma una supplica dei cittadini di Tropea, senza data ma posteriore alla metà del 1785, fa severe critiche all’opinione del Sintes che con larghi e piazze riteneva la città più sicura dalle distruzioni dei terremoti, e prosegue con accuse precise:

Tropea. Pianta manoscritta del Sintes relativa alla sistemazione del Convento dei Domenicani in casa Addisi

affinché raddolcisse gli animi de’ padroni [delle case] che sulle prime s’opposero diegli ad intendere venirli tutto ciò prescritto dalla M.V. assicurandoli assiememente nel Vostro Regio nome di compensarli con altri fondi urbani, o rustici attinenti alla Sagra Cassa, ed a tal fine pria di metter in opra il suo disegno fece una perizia troppo eccedente al vero prezzo per viepiù tenerli contenti.  Né mai la città fu intesa nell’atto ch’egli andava peritando, perché l’avrebbe fatto a conoscere con evidenza, che quei fondi medesimi molto pria de’ terremoti mai ebbero quel valore, che l’applicava. Se questo dunque era un punto interessante per la città, per qual motivo allora non si convocò parlamento a sentirsi il parere d’ognuno?

Tante e così circostanziate sono le accuse che finalmente si muove il Corradini con una lettera al Presidente della Suprema Giunta di Corrispondenza del 23 febbraio 1788.

Da molti ricorsi pervenuti da tempo in tempo, ha rilevato il Re, che per l’esecuzione della pianta di  Tropea siano stati diroccati molti edificj, che di alcuni, n’esista l’apprezzo, e di alcuni no, e che l’Università non abbia mezzi da supplire al rimborso di tali somme. E siccome un tale articolo è molto interessante tanto per l’interesse de’ particolari che dell’Università, ha comandato la M. S. che la Giunta di Corrispondenza prenda le dovute, e necessarie delucidazioni, vegga quali edificj si sono diroccati, di quali esista l’apprezzo, a che somma ascenda, quali mezzi abbia l’Università, e che debba farsi per indennizzare i cittadini, facendo un tal esame ad istruzione, e colle debite riserbe, acciò non si risveglino altre domande forse poco ragionevoli, e che finora non si sono affacciate.

Varie carte, ordini e perizie intercorrono finché, dopo oltre due anni dalla richiesta del Corradini, il 26 giugno 1790 la Giunta di Catanzaro è in grado di specificare a questi e alla Giunta di Corrispondenza che

il diroccamento degli espressati edifici per la nuova pianta della città di Tropea seguì per mezzo di quel R. Ingegnere D. Ermenegildo Sintes, che ne fece le perizie, e gli apprezzi, così passò a rimetterli originalmente a questa  Giunta, dalli quali si è ravvisato, che ventidue furono gli edifici di quei particolari diroccati per utile, vantaggio e comodo della nuova pianta di quella città, benché non si veda qual’uso siasi fatto dei materiali.

Le case diroccate vengono valutate a ducati 9.653,03, escluso il monastero di S. Chiara, una casa della Cassa Sacra del valore di 612,90 ducati e il palazzo della famiglia Francia valutato a 3.177,40 ducati.

De’ suaccennati particolari, secondo riferì l’ispettore Novi, il solo D. Fabrizio Francia ebbe in compenso del diroccato suo palazzo le fabbriche del Monistero di S. Giorgio, o sia Santa Domenica, ma non ha interloquito con quale autorità; che il D. Carlo Addesi presenta in compenso quel soppresso Convento de Domenicani, etc. E poiché [sempre secondo l’ispettore Novi] non essendo l’Università di Tropea nello stato di potere soddisfare l’importo della sola casa di D. Carlo Addesi [valutata 2.359,85 ducati], molto meno, anzi è fuori d’ogni speranza ancorché rimota di soddisfare l’importo delle altre, ascendenti a somme ingenti, e propone di indennizzarsi quei cittadini le anzidette loro perdite coll’assegnamento di edificj della Cassa Sagra, e propriamente de’ Luoghi Pii soppressi, corrispondenti al valore delle demolite case.

La Giunta di Catanzaro però considera questo un peso insopportabile del Sagro Patrimonio e perciò si rimette agli ordini sovrani.  Ma come al solito il fascicolo dei documenti non fornisce di tutta questa vicenda una logica conclusione.

Tropea. Pianta manoscritta del Sintes relativa alla riduzione di Convento in casa particolare

 

NOTE

1 In Francesco Pugliese, Tropea e la sua terra, Grafica Calabrese, Vibo Valentia, 1974, sono riprodotte le piante della situazione urbanistica della città prima dei terremoti, del progetto di ristrutturazione del Sintes e della situazione all’anno 1810, insieme ad altre stampe della stessa epoca e alla “Veduta della città di Tropea disegnata dal fenestrone del Convento dell’Annunziata prima de’ tremuoti de’ 5 febbraro 1783”, nella quale sono raffigurate le mura che circondano la città: manca qualsiasi riferimento bibliografico e le riproduzioni qui presentate sono ricavate da queste tavv. Varie notizie sui terremoti a Tropea e nella regione di Capo Vaticano possono invece ritrovarsi nel breve opuscolo di Agostino Pantano, Capo Vaticano, Frama, Chiaravalle Centrale, s. i. d. (ma 1971). Più interessante Michele Paladini, Notizie storiche della città di Tropea, Arti Grafiche Rizzo, Catania, 1930, con notizie tratte da un manoscritto di Alessandro Campese che si ferma al 1736: per qualche notizia sulle vicende urbanistiche posteriori al 1783, v. pp. 220 e 222. Pochissime notizie sulla ricostruzione pure in Domenico Taccone-Gallucci, Monografie delle Diocesi di Nicotera e Tropea, Morello, Reggio Calabria, 1904.

2 ASN, SGC, c. 11, fasc. 171: trattasi di un grosso incartamento di 285 ff. che arriva fino al 1795, contenente principalmente varie suppliche per pagamento di case demolite e relativa documentazione. Molto importanti ai ff. 133-137 le lettere di Elia Tomasi inviate fin dai primissimi giorni dopo l’arrivo della missione del Pignatelli, che permettono di seguire fedelmente le procedure adottate per i soccorsi d’emergenza: nella sua prima lettera, dell’8 maggio 1783, il Tomasi segnala già “la riluttanza dei tropeani, specialmente dei nobili, a contribuire al diroccamento delle loro case”. Le piante del Sintes sono ai ff. 14, “Riduzione di convento a casa particolare”, 19, “Pianta del convento dei PP. Domenicani”, e 116, “Riduzione casa Di Francia in un monastero di S. Domenica”. Nell’appuntamento dei quattro Segretari del 24 marzo 1783, si approvano “le disposizioni prese [dal Vicario Generale] per provvedere ai bisogni della città di Tropea, e riparare alla poca, o mala esecuzione data colà ai precedenti di lui ordini”, ASN, esteri, c. 4888.

3 Il piano di tutte le parrocchie delle diocesi di Tropea, Serra, Nicastro, Squillace è in ASN, SGC, c. 112, fasc. 1877, del 1793. Di un certo interesse anche c. 158, fasc. 2616, “Riattazione della strada che conduce all’Ospedale e copertura dell’edificio”, 1788.