I Caduti del Comune di SPILINGA


Valle Lagarina, giugno 1916: la lettera a casa durante momenti di riposo

Si scrive a casa: alla mamma, alla moglie, alla fidanzata, agli amici. Si racconta di giorni sempre uguali che hanno scansioni diverse. Ma sulle lettere in filigrana, c'è sempre la parola speranza.
Un messaggio che si intende già condiviso in partenza.
Io voglio tornare, voi aspetterete che torni.
C'è l'illusione di certezze che non devono essere sradicate: una corsa contro il tempo: irreale, fantastica e un pò assurda che aiuta a vivere. Un patto con il tempo: io scrivo e sono certo che quando tu mi leggerai sarò ancora qui. Perchè ti voglio bene, perchè ti amo. Perchè dobbiamo ricucire insieme gli stracci di una vita stravolta. Bisogna star fermi con la mano, non si deve far capire che la grafia è incerta perchè il cuore sta scoppiando: di paura, di amore, di attesa, di futuri e di passati; un foglio di carta, qualche riga, possono dire tutto e niente.
E' un messaggio nella bottiglia: affidato al caso perchè poi si riparte, zaino in spalla: "Dopo due giorni di strada ferrata ed altri due di lungo cammino siamo arrivati sul Monte Canino e a ciel sereno ci tocca riposare. Se avete fame guardate lontano, se avete sete la tazza alla mano...".
Però c'è quasi sempre una barella vuota. E' una speranza: che non sia per me.





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