FRA' MARCELLO FOSSATARO
di Nicotera
Fondatore del Conservatorio
dei Poveri di Gesù Cristo a Napoli

di Daniela Geria


 


Nella Napoli che viveva uno dei periodi più difficili della sua travagliata storia, negli anni peggiori della dominazione spagnola, quando la popolazione, oltre ad essere vessata da balzelli di ogni genere, era tormentata da un susseguirsi di pestilenze, guerre, carestie, sollevazioni ed eruzioni del Vesuvio, era frequente vedere per le vie della città un frate dell'ordine di S. Francesco che si appellava all'animo generoso dei napoletani, con la frase: <<Fate la carità ai poveri di Gesù Cristo!>>. Si trattava di Marcello Fossataro, terziario francescano, nato a Nicotera nel 1565. Come attesta Diego Corso, suo concittadino e biografo, facendo riferimento a quanto aveva attinto dalla viva voce di anziani concittadini che si rifacevano ad una tradizione orale, il Fossataro apparteneva a famiglia modesta e pia, era di salute malferma e, nell'adolescenza, aveva sofferto del <<piccolo male>>. Subito dopo un attacco epilettico, mentre giaceva senza dar segno di vita, ebbe una visione, che lo indusse a farsi frate ed a dedicarsi al servizio della Vergine delle Grazie che si venerava nel santuario adiacente al Monastero degli Osservanti della sua Nicotera. Morti i suoi genitori, donò al monastero che lo aveva accolto i pochi beni avuti in eredità e lasciò, non sappiamo in quale anno, la terra natia per trasferirsi a Roma.
Nel 1689 lo troviamo a Napoli, dove colpito dalla vista di tanti poveri fanciulli abbandonati per le vie e che morivano d'inedia e di freddo, animato da ordine di carità, volle soccorrerli ed offrire loro un tetto. Per questo motivo, spesso anche di notte chiedeva l'elemosina, come attestano il Celano1. <<(...) Un Seminario o Conservatorio di orfanelli, detti poveri di Gesù Cristo, ebbe la sua fondazione nell'anno 1589, nel quale tempo fu una grande carestia in Napoli>> ed il Capasso2: <<(...) Negli ultimi anni del secolo XVI vedevasi per le vie di Napoli un vecchio con tonaca di zigrino, o di panno bigio, aperta sul davanti, e stretta sulla vita da un cordone, e con un cappello in testa dello stesso colore, che andava gridando: "Fate la carità ai poveri di Gesù Cristo!" Spesso anche nelle tarde ore della notte, quando la campana di San Lorenzo aveva suonato la controra, ed il silenzio regnava nella città solitaria, quella voce echeggiava tra l'abbaiare di qualche cane vagante ed il grugnito dei porci che si avvoltolavano nelle pozzanghere dell'ammattonato rotto o mancante. Ed anche a quell'ora la pietà dei napoletani non era sorda. Parecchie finestre, al grido del buon fraticello, si aprivano e parecchie monete, avvolte sulla carta, erano gettate sulla via (...)>>.
Fra' Marcello cominciò a raccogliere i fanciulli tra i sette e i quindici anni e offrì come ricovero, inizialmente, un locale preso in affitto in Via della Forcella ed appartenente alla pia signora Giulia delle Castella.
Controverso è l'anno della fondazione del Conservatorio: il 1589 secondo il Celano3. <<(...) un Seminario o Conservatorio d'orfanelli, detti i poveri di Gesù Cristo, ebbe la sua fondazione nell'anno 1589, nel qual tempo fu una grande carestia in Napoli (...)>> ed anche secondo il Corso4 che dice del Fossataro <<(...) raccogliendo egli in quella città i fanciulli di gente povera, fondava l'Ospizio della Misericordia (?) nell'anno 1589 dove li ammaestrava nelle lettere, nella musica e nelle arti meccaniche (...)>>. Anche il Florimo5 concorda sulla stessa data <<(...> Pare che questo Conservatorio sia stato fondato nel 1589, essendo vicerè D. Giovanni Zunica, conte di Miranda, da M. Fossataro, terziario di S. Francesco d'Assisi, di Nicotera, città della Calabria Ultra prima (...)>>.
Il Fossataro6, invece, in una lettera indirizzata al canonico Margarita, indica il 1599 come l'anno della fondazione. Dice che erano passati otto anni da quando da Roma si era trasferito a Napoli e che, mentre aveva cominciato a dare aiuto ai fanciulli bisognosi, prestava la sua opera a favore dei carcerati e successivamente presso l'Ospedale degli Orfanelli dei Turchini; ciò fino al 1595. Continua dicendo che nel 1599, dopo circa quattro anni, <<(...) mi ridussi a questo loco dove me trovo...E per grazia de Iddio et co l'elemosine de fideli Christiani si è speso infino a tre milia docati et come si vede sostengo infino a cento vocche (...)>>.
E' da ritenere che la pia opera, cominciata intorno al 1589 tra grandi difficoltà, anche perchè contrastata dai <<Mastri>> e Protettori di Santa Maria di Loreto e della Madonna della Pietà, fu proseguita con tenacia, come dimostra la supplica indirizzata dal Fossataro7 a Clemente, in cui si chiede al Pontefice di voler concedere l'autorizzazione a fondare l'Istituto. Pare che lo stesso Fossataro si sia recato a Roma per perorarne la causa presso il Pontefice che non fu sordo alle sue preghiere.
Il Conservatorio dei Poveri di Gesù Cristo, come tutti i Conservatori napoletani, fondati tra la fine del XVI e l'inizio del XVII secolo, non nasce come istituto musicale ma per delle finalità benefiche, per accogliere ed educare i ragazzi bisognosi di aiuto.
Nell'Istituto i fanciulli, curati e nutriti, vestiti in un primo tempo di abiti della stessa foggia e dello stesso colore che usava il Fossataro: una tonaca di panno grigio, stretta in vita da un cordone, sostituita, in seguito, per volontà del Cardinale Caracciolo, da sottana rossa e Zimarra azzurra, imparavano, assieme alla dottrina cristiana, i primi rudimenti delle lettere e, nello stesso tempo, secondo le proprie capacità ed inclinazioni un'arte, appresa la quale lasciavano il Conservatorio per essere collocati a bottega a cura dello stesso Fossataro.
Per fare prosperare la pia istituzione, il frate faceva appello alla generosità dei Napoletani, cui si rivolgeva direttamente, ma anche mandando per le strade, a chiedere l'elemosina, fanciulli che, in gruppi di venti, cantavano litanie della Madonna guidati da un adulto che ogni tanto ripeteva le parole di fra' Marcello: <<Fate la carità ai poveri di Gesù Cristo!>>. E la carità non mancava, pronta, continua, generosa, tanto che, accanto al Conservatorio, fu costruito un oratorio, dedicato alla Vergine, sotto il titolo di <<Misericordie>>.
L'Istituto ebbe presto le sue regole i cui capitoli vennero fatti compilare dal Cardinale Gesualdo che, nel 1602, prendendo sotto la sua protezione il Conservatorio, dichiarò custode fra' Leonardo Grandi da Senigallia, un altro francescano che collaborò attivamente col Fossataro. Probabilmente l'attributo di <<Poveri di Gesù Cristo>> non fu conferito in origine alla pia istituzione, ma tra il 1600 e il 1610, quando il Cardinale Acquaviva, succeduto a Gesualdo, visitò il Conservatorio.

La relazione della visita è intitolata <<Visitatio Cappellae et Conservatorij S. Mariae e Columna Pauperum Jesu Christi>>.
La Chiesa attigua al Conservatorio prese il nome di S. Maria della Colonna dei Poveri di Gesù Cristo nel 1606.
Il Cardinale vi trovò sessanta ricoverati, un <<Maestro de casa e un Maestro de schola>>: costui, nel 1622 fu Giovan Battista de Vico che guadagnava cinque carlini al mese.
Nel 1606 il Conservatorio ebbe il suo primo insegnante di musica, don Giovan Jacobo de Antiquis, compensato con due ducati al mese per insegnare musica e canto e per fare da cappellano nella Chiesa di Santa Maria della Colonna.
Le rendite su cui il Conservatorio poteva contare si accrebbero fino a raggiungere nel 1608 i 2.400 ducati. Esso potè così equipararsi ai Conservatori di S. Maria di Loreto, di S. Onofrio e della Pietà dei Turchini, che invano, gelosi del loro prestigio e timorosi di vedersi scemate le rendite dalla concorrenza inattesa, avevano tentato di nuocergli.
Le entrate del Conservatorio consistevano in denaro di argento e di rame raccolto nelle cassette con cui andavano in giro i fanciulli e in quelle delle Chiese dove i fedeli deponevano le offerte.
Nel 1620 il Conservatorio possedeva diverse case, alcune acquistate, altre avute in eredità da fedeli; poteva contare ancora su offerte in denaro in cambio della celebrazione di una messa per settimana in suffragio di un defunto.
Il libro delle entrate, riguardante gli anni 1630-32, indica somme ricavate da musiche eseguite, da intervento dei fanciulli a funerali e processioni, da legati, da censi, da pigioni di case, da rette che pagavano i convittori. Il Conservatorio, in questi anni, ne accoglie a pagamento aumentando così i propri introiti e trasformandosi in Istituto musicale.
Non si conosce esattamente l'anno in cui ebbe inizio nel Conservatorio un'attività musicale non limitata ad accompagnare con canti e suoni i trasporti funebri o le processioni, ma con un programma più largo, con maestri più esperti e numerosi.
Nel 1633 insegnavano: Francesco Rufolo, maestro di musica, Marco Antonio de Antonino, suo collaboratore, e Francesco e Giacomo Anzalone, che insegnavano rispettivamente arpa e tromba.
La musica che don Francesco Rufolo insegnava non poteva che essere sacra perchè, accanto al Conservatorio, c'era una Chiesa pubblica servita dai fanciulli dello Ospizio e perchè d'indole sacra erano i canti ed i suoni d'accompagnamento ai funerali, alle monacazioni, alle processioni, al viatico portato ai moribondi e le sacre rappresentazioni che si facevano in conventi di monache o di frati.
Attraverso la relazione della visita del Cardinale Boncompagni, sappiamo anche che nel 1633 il Conservatorio possedeva un archivio musicale di notevole importanza, nel quale si potevano notare opere come i Mottetti e le Messe di Cristoforo Morales, i Mottetti di Giovanni M. Sabino, i Madrigali a cinque di Ponponio Unna, quelli a quattro di Luca Marenzio, I Madrigali del principe di Venosa. Dallo stesso documento risulta che, in quell'anno, il Conservatorio possedeva tre violini di soprano, tre violini di tenore, due tromboni, tre cornetti, un cembalo, due violini, una ribechina.
Al Conservatorio diedero gloriosa fama lo Scarlatti che vi insegnò e tanti illustri maestri che furono educati nella musica come Durante, Jommelli, Vinci e, forse, il divin Pergolesi, che arrecarono tanta gloria a Napoli ed alla sua scuola musicale.
E del fondatore del Conservatorio dei Poveri di Gesù Cristo?
Rimase per ventotto anni presso il pio Istituto cui si era dedicato con tanta abnegazione e che aveva fatto di tutto per accrescere, mettendosi anche in pericolosi conflitti con le più alte autorità ecclesiastiche. Privato col tempo di ogni ingerenza direttiva ed amministrativa, era finito per diventare uno stipendiato, anzi un sopportato dei canonici <<protettori>>. Tirò avanti malinconicamente la sua vita e si spense nel 1628.
Del Conservatorio da lui fondato venne decretata la chiusura nel 1744 per volere dell'Arcivescovo di Napoli Cardinale Giuseppe Spinelli dei marchesi di Fuscaldo, che lo adibì a Seminario diocesano. Fu addotto come motivo della soppressione il fatto che dall'istruzione traevano più profitto i forestieri che i Napoletani.. I fanciulli che vi erano ospitati furono trasferiti nei conservatori di S. Onofrio, di Loreto e della Pietà dei Turchini.
 

NOTE
1 C: CELANO, Notizie del bello, dell'antico e del curioso della città di Napoli, 1856, vol. III, pag.95.
2 B: CAPASSO, Napoli - Albo Artistico letterario per gli asili infantili, Napoli, Stamperia De Angelis, 1880.
3 C. CELANO, Op. cit..
4 D. CORSO, Cronistoria civile e religiosa della città di Nicotera, Napoli, Viscardi, tipografo editore, 1882, pag.54.
5 F. FLORIMO, La scuola musicale di Napoli e i suoi conservatori, vol II, Forni editore, Bologna, pag. 18.
6 S. DI GIACOMO, I Quattro Antichi Conservatori di musica di Napoli, Palermo, 1924-28.
7 La supplica del Fossataro si conserva nell'Archivio di Stato di Firenze (Carte Strozziane, fil. 197, o 105). Sul memoriale è aggiunto: <<per Fra Marcello Fossataro 7 aprile 1596>>.

BILIOGRAFIA
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W. APEL, The Notation of Poliphonic, Cambrige, Mass., 4^ ed., 1949.
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