GIANLUCA GIORGETTI TORALDO
scultore, storico, maestro e critico d'arte


Gianluca Giorgetti è nato a Roma il 25 novembre 1955. Ha conseguito il diploma di Maturità Classica nel 1975. Nel 1978 si è iscritto all'Accademia di Belle Arti di Viterbo al corso di Scultura; si è diplomato nel 1982 con il massimo dei voti. Le opere realizzate per il corso di Anatomia Artistica (cere anatomiche, preparazione di apparati scheletrici completi, disegni, etc.) costituiscono l'attuale materiale didattico dell'Accademia di Viterbo.
La conoscenza anatomica gli deriva anche da esami sostenuti presso l'Università degli studi di Bologna, tanto da essere chiamato all'insegnamento di Anatomia Artistica presso l'Accademia di Belle Arti di Urbino nel 1983.
Nel gennaio 1983 è stato chiamato, con regolare contratto, dal Presidente della Biennale di Venezia Paolo Portoghesi a prestare la sua collaborazione per ricerche bio-bibliografiche ed iconografiche per la preparazione della 41a Biennale d'Arte inaugurata nel giugno 1984, secondo le indicazioni fornite dall'allora Direttore del Settore Arti Visive Prof. Maurizio Calvesi. Tale contratto è stato rinnovato nella successiva edizione della 42a Biennale d'Arte, "Arte e Scienza", del 1986.
Nel 1984 è stato chiamato dall'Assessorato alla Cultura del Comune di Perugia a collaborare alla realizzazione della grande mostra Storica "Attraversamenti - linee per una nuova arte italiana contemporanea", curata da M. Calvesi.
Dal 1987 al 1989 ha collaborato alla pagina della Cultura del quotidiano "Il Tempo" per le recensioni delle principali mostre d'arte in Italia e all'estero.
Ha collaborato come pubblicista per la rivista "Viaggio in Italia" e, in qualità di ricercatore, sulle tecniche della scultura di A. Canova per la rivista "Art e Dossier".
Tra il 1986 e il 1988, su incarico della Galleria Nazionale d'Arte Moderna e Contemporanea di Roma, ha collaborato per le edizioni dei cataloghi delle mostre-donazioni di R. Guttuso e U. Mastroianni, e al catalogo della mostra di Giulio Turcato.
Gianluca Giorgetti è considerato dalla critica uno tra i più interessanti scultori del movimento "citazionista", teso al recupero della tradizione figurativa, sorto alla fine degli anni '70 dopo la crisi internazionale dei linguaggi legati all'ultima fase della vicenda della Neo-Avanguardia e dell'Arte Concettuale. Tale movimento si colloca nell'ambito di quelle esperienze artistiche che hanno creato non poco scompiglio nel panorama dell'astrattismo di maniera, riportando all'attenzione degli ambienti artistici internazionali l'arte contemporanea italiana. Ne sono testimonianze le numerose esposizioni in prestigiosi Musi e Gallerie di tutto il mondo dedicate agli artisti di questo movimento.
 


Gianluca Giorgetti Toraldo. 'Hyppocampus', bronzo e marmo 1985. Collezione Jacorossi.

Gianluca Giorgetti ha partecipato ad alcune di queste manifestazioni, sia all'estero, sia in Italia.
Dopo la collettiva nella Galleria Monti di Roma nel 1984 ("Unicorno"), curata da M. Apa e F. C. Crispolti, ha partecipato nel 1985 alla XVa rassegna di scultura "Forme nel Verde" a San Quirico d'Orcia, accanto ad artisti di fama internazionale come Ceroli, Cascella, Attardi e molti altri.
Nello stesso anno è stato invitato al Terzo Salone Internazionale di mercanti d'arte moderna a Venezia ed alla importante Biennale Internazionale di Scultura "Trigon '85" di Graz in Austria, invitato dal curatore del padiglione italiano Maurizio Calvesi.
Nel 1986, dopo una personale a Roma con il pittore Ubaldo Bartolini, dal titolo "Un pittore - uno scultore", curata da Augusta Monferini, ha partecipato alla grande mostra "La memoria del Tempo" promossa dal comune di Verona, allestita negli spazi espositivi dell'Ente Fiera e curata da Paolo Portoghesi, Maurizio Calvesi e Marisa Vescovo.
Nell'estate del 1988 è stato invitato alla 40a edizione del Premio Michetti a Francavilla al Mare. La Commissione, composta dal Senatore Germano De Cinque e dagli Storici dell'Arte M. Calvesi, M. G. Speranza e G. Spadoni, gli ha conferito il premio per la scultura.
Nel 1989, in occasione della prima grande mostra dedicata in Unione Sovietica all'arte contemporanea italiana, è stato invitato dal Comitato Organizzatore composto dai docenti dell'Istituto di Storia dell'Arte dell'Università di Roma "La Sapienza" e dagli Assessorati alla Cultura della Regione Lazio e del Comune di Roma.
La rassegna ha costituito l'occasione per l'inaugurazione del primo museo di Stato per l'Arte contemporanea di Mosca.
Hanno scritto di lui: L'Espresso, Art e Dossier, Il Giornale dell'Arte, Rinascita, Segno, Reporter, La Repubblica, Il Tempo, Il Messaggero, Il Corriere della Sera.


Gianluca Giorgetti Toraldo. 'Medusa', bronzo 1985. Collezione privata.


 

Nel 1983 ha collaborato al riordinamento, restauro ed inventariazione dell'Archivio storico dei Marchesi Toraldo di Francia di Tropea. La sua proposta di riordino è stata fatta propria dalla Soprintendenza ai Beni Archivistici di Reggio Calabria che, su richiesta della famiglia, aveva notificato l'archivio nel 1982.
L'Archivio Toraldo di Francia è tra i più importanti archivi privati (e tra i pochi notificati e aperti al pubblico) della Calabria meridionale. Tra pergamene, documenti manoscritti e a stampa, l'Archivio è costituito da fondi che partono dal XIII secolo sino al XX; essi formano un insieme di fonti di notevole importanza per lo studio della Storia politica, economica ed ecclesiastica della Calabria e del Mezzogiorno d'Italia. Molti di essi sono importanti anche perchè, dopo la distruzione del 1943 di parte dell'Archivio di Stato di Napoli, consentono la consultazione di numerosi documenti in copia originale.
Nell'ambito del riordinamento dell'Archivio Toraldo di Francia il Giorgetti, in qualità di comproprietario, ha riconsegnato all'Archivio di Stato di Cosenza i registri notarili di Tropea dal 1830 al 1856 (salvati da dispersione vandalica nei primi del '900 dal Marchese Gilberto Toraldo di Francia, prozio di Giorgetti), dopo aver provveduto ad un riordinamento provvisorio.
Nel 1988 è stato chiamato dal Vescovo della diocesi di Mileto, Nicotera e Tropea al riordino e alla inventariazione degli Archivi e delle Biblioteche diocesane di Tropea e Mileto.
Nel 1989, dopo lunghe ricerche, ha ottenuto la vigilanza della Soprintendenza ai Beni Archivistici di Reggio Calabria su archivi privati di Tropea non sottoposti a notifica.
 


Gianluca Giorgetti Toraldo. 'Phanes', tecnica mista 1988. Proprietà dell'Autore.

In questi ultimi anni ha provveduto ad arricchire l'Archivio e la Biblioteca di famiglia con numerosi acquisti di importanti documenti e testi reperiti sul mercato antiquario, ed attende dalla Soprintendenza di poterne iniziare l'inventario e la schedatura.
Una ulteriore riprova della poliedricità culturale del Giorgetti viene dal fatto che dal 1976 è membro dell'Associazione romana di Entomologia con sede presso il Museo Civico di Zoologia. Ha collaborato alla realizzazione di tavole scientifiche di anatomia comparata per il bollettino della suddetta Associazione. Per i suoi interessi nel campo delle scienze naturali, è stato incaricato nel 1980 del riordinamento delle collezioni entomologiche del Museo di Storia Naturale del Collegio Nazareno di Roma. Dal 1970 a tutt'oggi ha formato una delle più importanti collezioni coleotterologiche private di Roma, che comprende alcuni reperti di specie ormai estinte nel Centro Italia.
 


Gianluca Giorgetti Toraldo. Preparato anatomico in cera e pigmenti naturali 1982


 

CEROPLASTICA
Arte di modellare in cera figure di uomini, di animali e di oggetti. Nell'arte grafica ceroplastica è l'arte di fare modelli in cera e interessa la "fonderia" e la "stereotipia".
Era già nota ai Greci e ai Romani, e, prima ancora, agli Egizi. Si forgiavano, in cera, presso i Romani, figurine votive per i Lari domestici, figure grandi al naturale per le pratiche di magia, maschere di defunti per cerimonie funerarie e da conservare nelle case. Queste ultime si chiamavano Cerae o Cerae pictae. Si plasmavano e si fondevano, e si colorivano in due modi: miscelando il colore alla cera, o colorandole dopo plasmate. Data la deperibilità della materia, pochissimi esemplari sono giunti sino a noi; fra questi ricordiamo la maschera funeraria in Ceroplatica proveniente da una tomba cumana, che si conserva al Museo Nazionale di Napoli.
Nel Medioevo la cera servì per modellazioni da fondere o modellare figure o scene in rilevo. La pratica, ora perduta, della fusione a cera, fu usata anche nel Rinascimento da scultori medaglisti e orafi, fra i quali i Della Robbia, il Pisanello, etc. Fra i bozzetti in cera sono ragguardevoli il David di Michelangelo e il Perseo del Cellini, entrambi a Firenze.
Nei secoli XIII e XIV la cera servì propriamente come materia scultorea per figure funerarie e votive (Firenze, Venezia, Francia e Inghilterra). Esemplari di figure funerarie si vedono a Westminster, a Venezia (San Rocco) e a Parigi (Museo Carnavalet).
Nel XVI secolo se ne valsero medaglisti e ritrattisti, fra cui il Cellini; poi decadde per risorgere nel XVIII secolo in Italia per merito dell'Abate Gaetano Giulio Zumbo (cere).
Nei secoli XVIII e XIX la scultura in cera figurò alle mostre parigine. Fra i moderni l'usò lo scultore impressionista Medardo Rosso.
La cera giovò molto agli studi anatomici e a quelli dei vari rami della Storia Naturale. A Parigi esiste una apposita galleria (Museo Grèvin) di statue in cera fondata nel 1882 da A. Grèvin.
Il Giorgetti, nel corso dei suoi studi presso l'Accademia di Belle Arti di Viterbo, ha ripreso a plasmare anatomie in cera, seguendo dapprima le metodiche storiche e successivamente le ha modificate ricreando sull'osso (cranio, segmenti di arto, ecc.) le plastiche dei tessuti propri delle articolazioni con sovrapposizioni di masse muscolari sini al completamento delle anatomie, sovrapponendo l'apparato tegumentario e conservando ad ogni tessuto il proprio colore. Da queste segmentazioni è arrivato a completare intere compagini scheletriche e morfologiche. Tali opere sono sua donazione quale materiale didattico all'Accademia delle Belle Arti di Viterbo, dove vengono proficuamente usate come materiale didattico. Nel corso della propria attività professionale, ha continuato nella sua opera di ceroplasta, creando suggestive anatomie.

RECENSIONI
Per Gianluca Giorgetti Toraldo l'arte è un mezzo per lo studio e l'osservazione della natura, di cui è appassionato, ai livelli entusiasmanti del mito. Ha un sottile magistero di scultore, grazie al quale riesce a far vibrare il modellato in un tessuto fitto e animato di punti di luce, come mutuando dal Pollaiolo e dal Cellini, o addirittura da Leonardo, l'idea che l'energia del principio vitale si esplica massimamente nel formicolio del chiaroscuro e nella frequenza delle linee. Tale frequenza di linee e di luci muove, allargandosi dai minimi intervalli e da una soglia esilmente preziosa quasi di ricamo, riuscendo a cavare, dai bisbigli, un coro che si fa scrosciante. Il bestiario favoloso cui si ispira, grifoni, unicorni, la stessa Gorgone, appartiene ad un immaginario non disgiunto bensì calato nella natura; ma non è l'immaginario del soprannaturale ma, potremo dire, di una "supernatura", di una natura potenziata nel suo tripudio di vita; le ali come i corni, le pinne o le chiome anguiformi, propagano quello stesso delicato furor che accende la fantasia, sono il desiderio di penetrare e di modellare le forze elementari che gli antichi identificavano con gli elementi.
In questi termini si configura anche il suo approccio ai repertori del passato: la storia dell'arte, che ne ha creato i modelli, dà veridicità a queste favolose creature e ne costituisce non lo zoo o la prigione, ma l'abitazione perenne; infatti l'arte stessa, nella sua continuazione verso l'oggi e il domani, è quel regno esplosivo e raffinato della supernatura che Giorgetti Toraldo vuole osservare e ricreare con le sue mani minute.
Maurizio Calvesi, settembre 1985.


Gianluca Giorgetti Toraldo. 'Unicorno', bronzo e marmo 1984. Collezione privata.


 

Nella scultura di Gianluca Giorgetti Toraldo compaiono tracce di pensiero vicino alla filosofia che gli epicurei consideravano il farmaco risanatore dalle erronee opinioni (la paura della morte, del dolore...). Egli non sembra cercare quel piacere che gli antichi chiamavano 'cinetico', di movimento, ma piuttosto quello che definivano "catastematico", o statico, che prevede l'eliminazione del dolore nell'armonia calma dell'equilibrio degli "atomi". La felicità che egli propone è fatta di serenità e di liberazione delle pene: è raggiungibile attraverso la limitazione dei desideri. Il giovane scultore, nel tendere a una sorta di piacere spirituale, quasi in senso epicureo considera l'anima in una dimensione corporea e ad essa dà forma e sostanza. E' una sfera preziosa che l'alato serpente avviluppa per librarla lontano da terra: esso è Phanes, il simbolo gnostico della sapienza che dà lume, dà conoscenza, al mondo interiore. La stessa materia prescelta, il lapislazzuli, emblema del firmamento, fa della sfera l'immagine di un vero e perfetto micro-cosmo.
Il suo percorso conoscitivo prende le mosse dall'approccio sensoriale con la realtà visibile, dalla sua mutevolezza, dalle sue vibrazioni più inpercettibili, per sbrigliare l'istinto di una fervida fantasia domata però dalla "temperanza" di sapienti miscele culturali. Ne affiorano vasti e inesplorati orizzonti: quelli della psiche, o meglio quelli in cui dimora la psiche del mito, cioè gli orizzonti interni dell'anima.
Alessandro Zuccari, dal Catalogo 40° Premio Michetti - Francavilla al Mare - luglio 1988.

L'enigma come la memoria, conosce i sentieri notturni del dubbio, della ricerca e quindi il sopraggiungere di un'immagine e di una risposta. L'enigma, per essere risolto, si avvale della memoria; la memoria si propone a volte per enigma. Il territorio delle due entità può dunque non avere confini: l'immagine della Sfinge, dorata ed irrisolta forma, a metà tra il bestiale e l'umano, proposta da Gianluca Giorgetti Toraldo, si accampa, come emblema dell'enigma, nello spazio della memoria, memoria essa stessa della Sfinge che Ingres collocò entro la luminosa caverna della sapienza. Qui il profilo della caverna è sostituito dalla cornice di ispirazione donatelliana, momento di passaggio tra lo spazio illuminato dal mostro dorato e il fondo notturno e lunare abitato da un albero secco. La sapienza della Sfinge dorata è posta dunque alla fine di un percorso che inizia nel buio, nel notturno del non-sapere, del non-ricordare. Il processo di conoscenza affina gli strumenti e le immagini, seleziona un volto ingresiano, una cornice donatelliana ed indica nello scegliere la memoria della forma e dell'immagine una delle possibili soluzioni dell'enigma dell'arte.
Giorgetti Toraldo esplora, con rara e sottile capacità anche tecnica, il mondo del fantastico, modella mitici animali della natura composita, ippocampi sfrangiati, chimere urlanti, Meduse e Sfingi inquietanti nella loro duplice natura. L'universo del giovane scultore romano è dunque popolato dalle antiche metafore dell'inconoscibilità della natura e quindi dei processi in trasformazione, metamorfici, sapienziali perchè sono possibilità di adesione all'ignoto. L'artista abita questo universo e vive questa metafora: trasforma, manipola, modella le immagini e le forme di una memoria storica irrinunciabile che trova nuova vita attraverso l'elaborazione, nuova metamorfosi.
Gioia Mori, Rinascita, sabato 5 aprile 1986.


Gianluca Giorgetti Toraldo. 'Testa alata', bronzo 1988. Proprietà dell'Autore.


 


Ubaldo Bartolini - Gianluca Giorgetti Toraldo. Un abbinamento felice nella serie di incontri tra un pittore e uno scultore. Chimere sorprese dalla luce del plenilunio in aspre brughiere; draghi e Gorgoni dai profili guizzanti; ecco i testimoni del mito rievocati da Toraldo nella lucida pelle del bronzo.
Augusta Monferini, L'Espresso, 9 marzo 1986.
 

Nella mostra che Monti, presso la sua galleria romana, aveva ordinato sul tema dello "Unicorno", inteso nell'accezione di metafora del ritorno alla pittura e alla scultura, così come andavo cercando di spiegare nell'introduzione che scrissi in catalogo, di Giorgetti Toraldo scrivevo: "Modella un Unicorno dentro la sintassi della memoria realistica. Un cavallino rampante, fresco forse di gioventù, s'alza, nello incipit di una corsa dentro lo spazio del tempo. Il modellare accademico s'infila nell'ornato del corno, vera asta direzionale, elegante spada per infilzare l'aurea cercata".
Giorgetti Toraldo costruisce immagini fantastiche dal sapore ariostesco, di una laica rappresentanzione, in una ritualità che fa diventare l'artista un mago, un faber, un creatore che dal bronzo fuso fa scintillare l'abbagliante figura che è simbolo-metafora luogo che ripercorre i secoli e scavalcando l'attualità si produce in piroetta del futuro. I suoi ippogrifi, cavalli, unicorni, hippocampus, manticora alate, sono fantastiche e fabulatorie narrazioni che si trascinano dietro il suono ritmo del poetare del Pulci, dell'Ariosto. Una immagine ariostesca, appunto, che fa di Giorgetti Toraldo uno scultore sensibile ai risvolti significanti, che cerca di riempire il vuoto dello spazio con il pieno della violenza simbolica, che copre e riveste l'immagine con la poesia del racconto fabulatorio.
La lavorazione del bronzo è l'operazione alchemica con cui Giorgetti Toraldo traduce la creta in opera d'arte: dal piombo in oro, dalla massa informe alla forma dell'immagine. La pulizia del tratto, la capacità di modellare, l'uso del marmo al basamento in accordo con la doratura o la inverdatura del bronzo, fa sì che la statua viva di una sua propria specificità, una propria autonomia tecnico-linguistica.
Se la gestualità della modellazione su creta riconduce alle fusioni della materia disciolta, della cera del Rosso, e la iconografia descritta rimanda alla capacità del verismo come di Gemito, l'arcaismo neoromantico si coniuga alla tematica neo-concettuale che fu propria ad esempio di un De Dominicis, quando con lo "Zodiaco" metteva in scena l'immagine di animali a valenza simbolico-archetipica: pesci, leone... i cavalli di Koenellis... quando ovvero la concettualità dell'opera in esposizione richiedeva la "verità" dell'esistente - i cavalli, i pesci: "veri" - rispetto alla situazione contemporanea a Giorgetti, che reclama la verità della descrizione, rispetto alla concettualità dell'assunto cercato, per cui la iconografia zoologica di De Dominicis e Kounellis era una pratica concettualistica dell'arte, la messa in opera di Giorgetti è una pratica artistica del ritorno agli specifici della tecnica linguistico-espressiva, dell'arte degli anni ottanta.
Mariano Apa, dal catalogo "Forme nel verde - scultori contemporanei per un giardino del cinquecento", 1985.

Questa mostra (curata da Mariano Apa e F. C. Crispolti) comprende un gruppo di giovani artisti tra i tipi affermati, i quali hanno svolto, con impegno, l'affascinante tema dell'unicorno; tra questi i nomi di Barni, Bartolini, Caldarelli, Bruno d'Arcevia, Frongia, Galliani, Giorgetti Toraldo, Ontani, Renda, Tanganelli.
Franco Simongini "Il Tempo", 22 gennaio 1985.
 

Proprio dall'Italia potrebbe tuttavia partire il segnale di un'inversione di rotta: Ceccobelli ed Ontani, Giorgetti Toraldo, presenti a "Trigon", coltivano tutti, in modi sia pure molto diversi, una vena d'introversione e di mistero, o il controcanto dell'"anacronismo", nel racconto evocativo e colorito di cultura.
Maurizio Calvesi, L'Espresso, 13 ottobre 1985.