OLGA
DRAMMA LIRICO IN 4 ATTI

di ANTON - MENOTTI  BUIA
MUSICA
di EDOARDO GRANELLI
1907


PERSONAGGI

OLGA, ballerina.......soprano
MARIA, madre di Enrico........mezzo soprano
CLARA, fioraia.........mezzo soprano
ENRICO, pittore......tenore
GIORGIO, amico di Enrico..........basso
IL CONTE SILVANI.........baritono
 
 
 

Avventori del Gran Caffè, viveurs, contadini e contadine, camerieri
 


ATTO 1° A Firenze
ATTO 2° In una villa presso Firenze
ATTO 3° e 4° In Sicilia



 

ATTO PRIMO


Il giardino del Gran Caffè, tutto a spalliere di rosai, pergolati, statue, fontane.
Nel fondo la gran vetrata, che dal Caffè mena nel giardino.
Attraverso questa vetrata si scorgono le sale sontuosissime del Caffè, gremite di signori, signore ed ufficiali.
Molti lumi.
Nel giardino sono disposti qua e là dei sedili di giunchi intorno a tavoli di marmo. - E' sera.
La luna brilla in un cielo purissimo.
Mirabile effetto di luci: nelle sale intonazioni calde e dorate;
nel giardino l'argenteo chiarore della luna misto al riverbero multicolore di fiori trasparenti.

*
**
(all'alzarsi della tela, le sale ed il giardino sono gremiti di eleganti avventori.
Molti camerieri passano con vassoi colmi di bibite e rinfreschi.
Gente viene, gente esce, passano delle giovani fioraie.
Chi siede, chi passeggia. Giorgio è impiedi in un crocchio d'amici.
Enrico, isolato in un cantuccio, beve molta birra, come per distrarsi e stordirsi,
ed è immerso in profondi pensieri).
 
 



 
 
 

Gruppo di persone

Già l'ora s'avvicina in cui, radiosa,
La gran sacerdotessa di Tersicore,
All'usato verrà cantuccio lieto,
Con l'orso alle calcagna.

Giorgio

Parlate d'Olga ?

Altro gruppo

E del suo Conte.

(molti ridono)

Ah !  Ah !

Altre persone

Ei, malgrado più in gamba
Non reggesi da tempo,
Di senili carezze e di gioielli
Olga ricopre.

2. Gruppo

Impertinente !

Giorgio

E' ver.
La ballerina è un idolo,
E si permette, il discolo,
D'amor variar, come in un anno varia
Di ciondoli e cravatte.
Perciò, ben le starebbe, se...

(fa con le dita i cornetti sulla testa).

Tutti

(ridono)

*
**

Clara

(scherzosa ed elegante fioraia, passa civettuosamente)

Han profumo, i miei giacinti,
Di favelle innamorate;
Sembran colte, le mie rose,
Sulle bocche delle fate.

Chi vuol pallidi ciclami,
chi un bel ramo di lillà ?
Questo balsamo trasporta
In ebbrezza e voluttà !

Giorgio

(al gruppo)

Ecco del Conte la novella fiamma.

Gruppo d'uomini

(indicando in lontananza Enrico sempre assorto in pensieri)

Ed ecco pure de la ballerina
Il platonico amante.

Giorgio

(con sorpresa)

Egli era dunque lì ?

(lascia gli amici e va premurosamente verso Enrico)

Coraggio, amico!
Di te si parla... Non mostrarti afflitto;
La maldicenza intacca e morde.

Enrico

(sorride con tristezza)

Ho gusto!
Meglio discusso che taciuto. L'arte
Sulle spine s'addorme, e poi si desta
Sovra un cosparso capezzal di rose.

Giorgio

Ma tu quest'arte la trascuri. Un tempo
Davi bei quadri. Ed or ? Più non produci...
E il tuo nome s'oblia. Pensa a tua madre...
Al sacrificio ch'ella fa tuttora,
Per sopperire ai tuoi capricci. E' lunge,
Quella martire santa, e in aurei sogni
Passa la vita solitaria. Or via,
Giunta è l'ora d'aver senno e rimorsi...
Pensar meno a l'amore e più alla gloria !

Enrico

Amico mio, ben parli... Ma è l'amore,
Proprio l'amor che toglie il sentimento...
E appassiona... ed inebbria... e danna... e perde...
Come ha perduto ed inebbriato l'alma
Tutta piena di lei !

(Succede nel giardino un movimento di curiosità)

Gruppo di persone

(in lontananza)

Dal teatro ella torna !

Altro gruppo

Ha nella danza
Delle Silfidi i cori affascinato.

Enrico

(trasalisce, guardando verso le vetrata)

Eccola !... M'ama !... e non possiam goderci !...
L'arte ed il Conte me la tolgon !...

Giorgio

(con sincera pietà)

Folle !
 

*
**

(Dalla vetrata di fondo entrano Olga ed il Conte, fra uno stuolo di amici e di corteggiatori,
che portano molti fasci di fiori rari.
Olga veste con gran lusso; è il vero tipo della ballerina eccentrica e passionale.
Impulsiva e nevrotica. Al suo passaggio si leva intorno un mormorio di ammirazione.
Olga distribuisce all'ingiro saluti e sorrisi. Enrico dal suo cantuccio, palpita emozionato)

Gruppo di persone

(attorniandola)

Viva l'irresistibile
Signora della danza !

Olga

(si libera con febbrile gesto delle sciarpe, che getta su un sedile, e ringrazia)

Che bravi amici !

(siede presso un tavolo, fra uno stuolo di corteggiatori)

Conte

(battendo sul tavolo)

Serviteci !

(accorrono dei camerieri con vassoi di rinfreschi.
Si toccano i bicchieri, si beve, si fuma, si fa del chiasso)

Molte persone

Beviamo alla beltà.

Olga

(ride)

Galanti sempre !

Enrico

(a parte)

Oh, come soffro !

Giorgio

(cercando di condurlo fuori)

Vieni !
Ti copri di ridicolo !

Enrico

A me che importa ?

Giorgio

Andiamo !
V'è nelle sale un singolar concerto,
Di dame giapponesi.

(trascina fuori l'amico, con dolce violenza, ed entrambi scompariscono nelle sale del Caffè)

*
**

Clara

(torna nel giardino, portando intorno i suoi fiori e la sua civetteria.
Accostandosi al tavolo di Olga, canta suggestivamente, infilando un fiore all'occhiello del Conte)

Han profumo, i miei giacinti,
Di favelle innamorate;
Sembran colte, le mie rose,
Sulle bocche de le fate !

(il Conte mentre la comitiva di Olga continua a folleggire per suo conto,
si alza e fa qualche passo con Clara, mentre alla vetrata di fondo
comparisce Enrico in ansiosa asservazione, e Giorgio viene con progetto presso Olga)

Conte

(a Clara)

Se son le vostre rose
Colte su' labbri de le fate, un bacio
Mi si conceda ch'io, desiato, colga
Su la vermiglia vostra bocca, in cambio
Di questo bel diamante.

(le presenta un anello)

Clara

(tra la scherzosa e l'offesa)

Conte, sbagliate fior. Del mio profumo
Non si compran l'essenze.

(si allontana ridendo)

Conte

(seguendola)

Canzone vecchia di più vecchio tempo.
Che ha per gaio réfrain: Prometti ancor !

Giorgio

(nello stesso tempo che il Conte fa il galante con Clara, sussurra ad Olga):

Egli è là !... Soffre tanto... e vuol parlarvi !...

Olga

(sottovoce, dando uno sguardo alla gran vetrata)

Povero Enrico... mi fa pena... Ma !

Giorgio

Non v'è ma, se l'amate !...
A voi non manca un genial pretesto,
Per esser soli.

Olga

Ebbene,
Qui l'aspetto fra poco.

(Giorgio si allontana, e va a parlare sottovoce ad Enrico, conducendolo fuori,
mentre Clara ed il Conte s'incamminano verso la sala.)

Gruppo di persone

(che circondano Olga)

Che conte scellerato !

Olga

Io non comprendo.

Il gruppo

(sottovoce, indicando in lontananza, con allusione burlesca)

Nero nero, un calabrone,
Corre dietro a la farfalla;
Se il bel colpo non gli falla,
Si sa come finirà !

(il Conte e Clara scompariscono nelle sale)

Olga

(tra la sdegnata  la noncurante)

Lo tollero, ecco tutto. E' un libertino
Che punire bisogna col disprezzo,
Ma senza trascurar di fare onore
Ai suoi forzieri.

Molte voci

Molto ben !  lo merita !

(Passa da destra una pittoresca comitiva di suonatrici giapponesi,
che incede verso la vetrata di fondo. L'effetto ne è mirabile).

Giapponesi

(traversando il giardino, hanno in mano dei caratteristici strumenti musicali:)

Noi la leggenda
Del crisantemo
Eseguiremo
Con dolce suon.

(escono dalle vetrate di fondo)

Olga

(alla sua comitiva)

Sembran di porcellana
Movibili poupèes.

Alcuni amici

Venite dunque, ad ammirarle in sala.

Altri

No !  Prima a cena.

Altri

A cena tutti !.. Andiamo !...

(La comitiva, pazzamente allegra, si riversa nel gabinetto riservato,
formando coppie di simpatia)
(il giardino rimane deserto.
A traverso la vetrata si vedono le sale vuotarsi a poco a poco,
poichè i convenuti passano nel salone di concerto. - Mormorii lontani, echi di suoni.)

*
**

Enrico

(appare, nel giardino, avanzando circospetto e palpitante)

Il momento è propizio !...  Ma niun vedo !...
Se ingannato m'avesse ?!...
Troppo orribil saria solo il pensarlo !
Ohimè !  Perchè non posso
Di gioielli coprirla, e viver, lunge,
Di baci e di sorrisi,
In tacita villetta tutta bianca ?!...
A che mi vale il genio, se di rose
L'altare è spoglio del mio affranto core ?!..
E mentre io qui doloro, e sol per essa
Bramerei de la vita i godimenti,
Ella ride e folleggia nel suo lusso,
Da giovani adulata, che la colmano
Di fiori e di menzogne !..
Infermità che strazia è quest'amore !..
Ma che importa ?!. S'è fato
Che morir debba del mio amore ucciso,
Potessi almen morir da lei baciato !

*
**

Olga

(viene furtiva, guardandosi intorno, tacita e timorosa)

Enrico

(le si accosta febbrile)

Ho visto tutto !  è orrenda questa vita !..
Così non può durare !.. Io soffro !.. Soffro !..

Olga

(con amore)

Enrico !

Enrico

(gemendo)

E' un bene che m'uccide !

(conduce per mano Olga presso un sedile protetto da un'alta spalliera di rose,
che li nasconde allo sguardo di chi passa nelle sale, e vi cade a sedere al suo lato).

Dimmi,
Che persone eran quelle ?

Olga

Della migliore società.

Enrico

(con triste sorriso)

Infatti,
Ti fumavano in faccia !

Olga

(amaramente)

Bisogna non badarci !... Enrico, ascolta:
Se vuoi segretamente
I baci miei ardenti,
Contentami d'amarmi, e non guardare
Nell'abisso di fior' disseminato
Di questo cor che t'ama !

Enrico

(afferrandole febbrilmente le mani)

Non mi dannar con la menzogna !

Olga

(con effusione)

E' il vero !
T'amo perchè sei ingenuo ed hai malìe,
Perchè non sei nè ricco nè elegante,
Perchè in core hai de l'arte le follie,
Perchè mi guardi come un delirante.

Ecco perchè mi piaci e perchè t'amo !
Hai la febbre, bambin, t'ardon le mani;
Dell'attimo felice profittiamo...
Forse doman... Ma chi lo sa il domani ?!...

Enrico

Ed io t'adoro per... non so che cosa,
Forse perchè una volta ti sprezzavo;
Or, ne la sala più remota e ascosa,
Mentre tu folleggiavi, io deliravo.

Che non venissi a teatro hai supplicato,
Per non vederti vile... Ed ho obbedito !...
Per te la mamma mia ho dimenticato...
Spezzai i pennelli... Ed or tutto è finito !

Olga

(con tenerezza materna)

Bambino mio, non pianger, mi fai male...
Interroga qualcun... tu sei malato !

Enrico

(nell'esplosione del dolore)

Non son malato, sono infelice !...
Questo mio pianto non te lo dice ?!...

Ingiusto, forse, ma non colposo...
Sono incompreso, sono geloso !...

Geloso, ahi tanto, del tuo mestiere,
Di chi t'applaude tutte le sere.

Ohimè ! gli amici t'han dato fiori,
Ed io, soltanto questi dolori !

Olga

Mi son più cari, credilo!... ma cessa !..
Dimmi che brami, e pel tuo ben che farò
Tutto quello che vuoi !

Enrico

Non seguire più il Conte !

Olga

E' una follia !
Solo di baci non si vive !

Enrico

Ebbene,
Rinunzia all'arte !

Olga

(lo fissa con sorpresa)

E poi ?!..

(dopo alcuni istanti di riflessione )

Quando un giorno avrò perduto
La mia corta gonnellina,
Gli scarpini di velluto,
Chi verrà dalla meschina ?

Te, pel primo, allontanare
Io vedrei, nei fascin' lesi;
Mentre adesso fo aspettare
Nel vestibolo i marchesi.

Enrico

(andando su e giù, concitatamente)

E' vano !  è vano ! io non sarò felice,
Che il dì sognato che sarai mia sola !

Olga

Non posso !... E pur bisogno di vendetta
Ha il core mio, pel dissoluto Conte...
Ma il domani ?!..  il domani ?!..

Enrico

Ah !  tu non m'ami !

Olga

Non t'amo ?!

Enrico

No !

Olga

Deh credi !  è adorazione !

Enrico

Menzogna !..  Guarda !  Imploro ai tuoi ginocchi !

Olga

(torturata, in tremenda lotta con sè stessa)

Enrico !..  Enrico !..

(giungono dalle sale clamorosi applausi)

Molte voci

(internamente)

Viva !  Bene !

Enrico

(febbrile)

Egli verrà, l'odiato !

Olga

(torturata)

Oh !  pensa !  pensa
Al disinganno !

Enrico

(con fuoco)

L'amor mio è possente !.
Eì bacio eterno è lava incandescente !

(Olga palpita muta, a capo chino, indecisa di resistere o seguirlo;
Enrico prosegue, dopo un istante di contemplazione:)

Tu sei commossa !.. taci... e pensi... e lagrimi !..
Del fallo pel mio amor ! per il tuo Dio !
Per questo mio dolore !..

Olga

(si scuote, e in un'eroica e suprema decisione, spalanca le braccia.)

Hai vinto !  Hai vinto !

Enrico

(le si lancia con febbrile ardore)

Olga !

Olga

(gli cade fra le braccia, in sol grido dell'anima: )

Ti voglio bene !

(restano avvinti in soffocante amplesso,
mentre internamente tornano a scoppiare gli applausi più insistenti e più fragorosi.
La tela precipita.)
 
 

Fine dell'Atto Primo
 
 
 
 
 
 

ATTO SECONDO


Camerina da letto, con alcova chiusa da ricchi cortinaggi di broccato celeste.
Caminetto a sinistra, sulla cui mensoletta posano alcuni boccali di fiori freschi.
Nel fondo gran verone, dalla vetrata appannata dai diacciuoli, attraverso la quale si scorge la campagna,
in una notte di nevicata, fantasticamente illuminata, ad intervalli, dalla luna.
Un seggiolone a sdraio presso il verone. Usci laterali con portiere di velluto.
Verso il caminetto un cavalletto da pittura, un tappetino di pelle di tigre,
un divano ad ottomana e un tavolinetto d'ebano ingombro di bomboniere, figurine,
astucci e mazzolini di violette secche.
Tutto è disposto con civetteria ed artistico disordine, ma alquanto trascurato, il che rivela il romantico
nido del pittore e della ballerina in un momento di strettezze, alla vigilia del disinganno.
La scena è debolmente illuminata da una sospensione orientale di vetro rosa,
che forma un mirabile contrasto col riverbero fantastico della campagnanevosa, su cui la luna,
battendo il suo pallido raggio, fa della distesa un incendio di perla.
 

*
* *
 

(all'alzarsi della tela, Olga è sdraiata sul seggiolone presso la vetrata, la testa riversa sullo schienale
e lo sguardo perduto in una malinconica fissità sul biancore della campagna.
Veste un ampio accappatoio di merletti bianchi, ed ha sulle ginocchia un lavoro di orlatura,
che tormenta nervosamente con le mani irrequiete.
Ad un tratto si scuote, si passa con gesto febbrile una mano sulla fronte,
e si accinge a cucire; ma non riuscendovi, esclama con accento di sommo scoraggiamento:)
 
 

Olga

Oh Dio !  mio Dio !  io non l'ho fatto mai !..
Nessun me l'ha insegnato !...
Fino ai dieci anni, per le vie di Rimini
Ho battuto i monelli ed ho rubato !
Per vagabonda fui rinchiusa in carcere...
E ne l'età che ad una oziosa errante
E' il fascino fatale,
Allora mi cacciarono !...
Fui trovata... quel ch'ero...  e m'insegnarono
A danzare e a... peccare !

(getta il cucito con rabbia e si alza nervosamente)

Nessun risparmio !..  nulla !..  ed è già logora
La mia vestaglia...  L'ultima !
Buona a nulla !  oh dolor !..  ninna risorsa !...
Sol questa giovinezza, e la fatale
Vaghezza inalterata !

(si avvicina al verone e poggia sui freddi vetri la fronte scottante)

L'inverno !..  Dio !..  Qual incerto domani !..
Quante memorie !..  il tiepido salotto...
Le pelliccie ammucchiate sovra i morbidi
Broccati dei sofà sparsi di rose...
Le cene, i giuochi, le follie, il teatro..!
Fuor la neve, ed in casa
Le prime violette !...

(resta un istante riflessiva, in una cupa taciturnità;
poi si discosta dal balcone e trae dal seno una letterina profumata;
la scorre rapidamente, in maniera di chi sa già a memoria il contenuto, ed esclama con triste significato:)

E dir che basta una parola sola !...
Un segnale al verone !

(si ode chiudere rumorosamente la porta di strada)

Ei ritorna !..  Non vegga il mio dolor !..
E a vicenda illudiamoci !

(siede sul seggiolone, fingendo di lavorare)
 
 

*
* *
 
 

Enrico

(entra tutto intabarrato, battendo sul pavimento i piedi, per scaldarsi, e fregandosi le mani;
è di pessimo umore, ansioso, quasi provocante, ma sempre immensamente innamorato.)
 

Ancor levata ?
 

Olga

(con voce stanca )

T'aspettavo !

Enrico

(le dà un bacio)

Cara !

Olga

(accetta il bacio quasi con indifferenza, poi si alza e gli offre il ponce)
 

Enrico

(sedendo, accosta il bicchiere alle labbra, ma lo ripone nel vassoio con disgusto, e dà un pugno sul tavolo)

Perdio !  ma non vien certo
La voglia di tornare !

Olga

(con dolce rimprovero)

Enrico !

Enrico

(non riuscendo a frenarsi)

Eh via !
Il ponte è freddo ed il camino è spento !

Olga

(timidamente)

Non c'è più legna !

Enrico

Non ce n'è più a Firenze ?

Olga

(china la testa, senza rispondere)

Enrico

(dopo un istante di penosa riflessione)

Vuol dire che i denari
Che ricevo da casa in ogni mese
Non bastavano ?!..

Olga

(sorridendo mesta)

Ebbene, cosa importa ?..

Enrico

(impallidendo)

Ma allora... come hai fatto ?

Olga

Avevo del denaro !

Enrico

(come annientato)

Tu !!!   Mio Dio !

(ricade sulla sedia e si nasconde il volto tra le mani; poi risolleva il capo)

Ma non avevi nulla
Quando siam qui venuti !

Olga

(esita un istante, poi balbetta)

I miei gioielli !

Enrico

E li hai venduti ?

Olga

(trepidante)

Si !

Enrico

(serrandosi il capo tra le mani)

Ah !  mi vergogno !

Olga

(gli rialza il capo, carezzandogli i capelli)

Forse perchè non m'ami !...  ch'io, ti giuro,
Non mi son vergognata !

Enrico

E' un'altra cosa ! io sono un uomo !

Oga

(con amorevole sorriso)

Errore !
Quando s'ama è lo stesso !

Enrico

(le bacia le mani)

Ed or come si fa ?

Olga

Bisogna aver coraggio !

(segue un lungo silenzio di meditazione;
poi Olga riprende con celato rammarico: )

E lo sapevi !  Dell'abbandonata
Mia casetta, con marmi e dorature,
L'artistica mobilia cesellata
Non era mia... l'avran venduta pure !
La moneta che tanta guadagnavo,
Spendea senza contare e malamente;
T'ho seguito quaggiù perchè t'amavo...
Feci quel che potei... non ho più niente !

Enrico

(stendendo il pugno verso il cavalletto)

Arte bugiarda, che di vano orgoglio
Vai trionfa, assorgendo alla tua vetta !
Ingannatrice Iddia, tu siedi in soglio
E non dai pane !... Amata maledetta !

Olga

(raddolcendo il rimprovero)

Enrico !  ti ricordi
L'ultima notte di mia vita gaia...
Quando tu come un folle supplicavi:
Rinunzia all'arte ?!

Enrico

(afferrandole le mani)

Perdonami !...  perdonami !...

Olga

Ecco perchè ti dissi ch'eri illuso,
E ti chiamai fanciullo !
Ecco perchè lottai...  Ma tu volesti !

Enrico

(piangendo)

Olga mia !

Olga

(porgendo ascolto)

Non gridar !  viene qualcuno !

Enrico

(sobbalza, divenendo agitato)

Ah !  sarà Giorgio !...  avea dimenticato !...

(con eccitazione, confondendosi)

Tu va a letto...  sei stanca...  dammi un bacio !..

(Olga lo guarda sospetta;  Enrico riprende con più imbarazzo:)

Trattasi forse d'un dipinto !  Va !

Olga

(gli restituisce un bacio da sembrare affettuoso, ma senza entusiasmo,
e senza dir parola penetra nell'alcova, volgendosi un'ultima volta,
furtivamente, per osservare l'agitazione di Enrcio, che non sospetta minimamente della diffidenza di lei)
 

(Enrico va ad aprire la porta a destra.
Si presenta Giorgio, tutto bianco di neve)

Enrico

(al vederlo, esclama ansioso e palpitante)

Ebben ?..

Giorgio

(addolorato)

Nulla !

Enrico

(gli fa cenno di abbassare la voce)

Olga dorme !

Olga

(non vista, fa capolino dall'alcova)

Ah !  v'è un mistero !

Giorgio

(piano ad Enrico)

Nessuna dilazione !

Enrico

(colpendosi la fronte)

E' triste !

Giorgio

Calmati !
Provvederem diversamente...

Enrico

(con un gemito)

E come ?
Per lei !  per lei !  per Olga mia ti supplico !
Ove trovar un solitario nido
Come questo,t ranquillo e in nezzo ai fiori ?!
Ah !  domani ci scacciano !

Olga

(aggruppandosi ai cortinaggi)

Che ascolto !
La pigion da pagare ? !
L'ultimo crollo !

(rientra, rabbrividendo)

Giorgio

(battendo amichevolmente sulla spalla d'Enrico)

Del tuo genio ho parlato a un bravo inglese;
Desidera vederti.
Hai tu pronto un bozzetto ?

Enrico

(con smarrimento)

No !

Giorgio

Un paesaggio...
Qualcosa di tua man ?

Enrico

(mostrando il cavalletto)

Nulla !  un sol quadro
Che completai quest'oggi;
Ma quello non si vende !  è la mia vita !
Pel tuo inglese, in tre giorni io ti prometto...
Di...

Giorgio

Troppo tardi !  ei partirà domani.

Enrico

Oh potessi vederlo !

Giorgio

Ma ci aspetta !
Non è lunge da qui la sua dimora.

Enrico

(dopo un istante di rifllessione, corre all'alcova e chiama a bassa voce)

Olga !

(nessuna risposta)

Ella dorme !...

(si butta il mantello alle spalle, accende una piccola pipa,
e calcandosi il largo cappello con gesto nervoso, segue fuori Giorgio, richiudendo pianamente l'uscio )
 

*
* *
 
 

Olga

(non appena la porta si è chiusa esce concitatissima dall'alcova)

Credeva che dormissi... ed io mordevo
Di spasimo il guanciale !
Che più indugiar ?..  Lui si rovina !..  ed io !..
Io non voglio morire all'ospedale !

(pausa)

Ritorno al Conte...  si !..  tale è il destino !
Ed ei, nel suo castello, a me rimpetto,
Indaga e spia se a lui tornar m'è caro !
Un lume dietro i vetri, ecco il segnale
Che nel suo scritto suggeriva a me
E il lume poso...

(sospinge un tavolinetto verso il balcone, e su quello accende una candela)

Ha l'abbandono mio
Acuito più in lui, la brama ardente
Di possedermi!..  E l'avrò schiavo, adesso !

(corre vicino ad una mensola sormontata da un grande specchio,
e strappandosi la cuffietta da notte, si pettina con gesto nervoso,
ridivenendo civetta nell'abbigliarsi, abbandonandosi ad un'allegria morbosa, falsa)

E' questo il vivere !
Con tutti e con nessuno !

(adornandosi le chiome con pochi steli di fiori artificiali)

E dir che nel mio tempio ho camminato
Sui gelsomini, in pieno inverno !..  Un sogno !

(pausa)

Ebben, t'adorna, o mia testina bionda,
Di pallide verbene di velluto !
Mi troverà ancor bella ?...
Più bella assai, dal duolo ingentilita !

(corre al verone guardando fuori da dietro i vetri)

Nessun !.. Fiocca la neve !..
La solitaria srada è bianca bianca !...
Presagio di ventura !

(acuendo lo sguartdo lontanamente)

Del suo castello brillan le verande,
Come per festa !  Il cor mi batte !   E' l'ora !

(torna allo specchio, completando il suo abbigliamento di seducenza)

Tornare al mio lusso, tornare ai piaceri,
Ai folli capricci d'un giorno ideal...
Pel nuovo tradire l'amante di ieri,
Per fare dispetto, baciare un rival !
Cosparsa di gemme, nei veli ravvolta,
Siccome in un nimbo stellato di fior,
Da: Brava !  da: Viva !  da musiche accolta...
Qual'estasi immensa ! qual vita d'amor !

(assalita da impazienza)

Non viene ancor ! Si fosse
dell'attesa annoiato ? Non avesse
Il segnale compreso ? ..  Ah no !..  mi sembra
Che il Conte venga !..

(porgendo ascolto)

Si !..

(scoraggiata)

Neppur !..  è il vento !

Ebben, son io che vo da lui...  potrebbe
Enrico ritorar !..  Breve è la strada !

(si ravvolge nervosamente in un ampio mantello, e si slancia all'uscio;
nell'atto di aprirlo, questo si spalanca da sè, e il Conte appare)

Conte

(entrando)

Finalmente !..  Perdea già la speranza !..
Crudelaccia !

Olga

(nervosamente)

Non val recriminare...
Ritorno tua..  che vuoi di più ?!..

Conte

(tra l'amabile e il collerico)

Si stenda
Sul passato un gran velo..  ma ti valga
Come lezione il pentimento.

Olga

(assalita da un improvviso rimpianto)

E pure,
Era si dolce vivere in tal nido,
Fra tanti fiori...  tanta pace...  e soli !..
Soli !  ma senza i lividi
Fantasmi de la squallida miseria !..
Povero Enrico !..  Oh quanto piangerà !

Conte

(temendo che il rimpianto le procurasse il pentimento, si affretta a sussurrarle con insinuazione)

Non t'avvedi ch'è colpa, rimpiangere tal vita ?

(la conduce per mano verso il balcone, e spalanca la vetrata)

Ecco il fascin, l'ebbrezza, la voluttà infinita !

(si scorge in lontananza, spiccante con maestosa imponenza sul paesaggio di neve illuminato dalla luna,
un magnifico castello dalle finestre aperte da cui si intravedono dorati saloni inondati di luce.
Giunge debolmente ub suono giulivi di festa).

E' carneval !  Firenze folleggia in lieta danza;
Nel mio castel, che t'offro, si beve all'esultanza !
Dappertutto è incantesimo.. Tu sola qui languivi...
Ti scuoti, alfin, sei giovane, bella e invidiata ! Vivi !

Olga

(in contunua lotta con se stessa)

Vivere, si !  ma vivere
D'amore e folli ebbrezze,
Di godimenti e spasimi,
Di languide carezze !

Conte

Ma vieni !  Ebbrezza e fascini,
Tutto tu avrai, chiedendo !

La voce di Enrico

(dal bosco)

Tu qui m'attendi; io subito
Prendo il mio quadro e scendo !

Conte

(tramortisce)

Ei torna !  Vieni !..  Affrettati !

Olga

Ah spasimo del core !

Conte

Non ci lasciam sorprendere !

Olga

Fu il solo e immenso amore 1

Conte

Già sale !

Olga

Ohimè !

Conte

Deh seguimi !

Olga

(corre verso il muro, vi stacca febbrilmente un ritratto di Enrico,
e dopo averlo baciato con frenesia, se lo nasconde nel seno)

Ti lascio !..  E t'amo !  T'amo !

Conte

(ansante, convulso)

questo minuto è tragico !

Olga

Eccomi a te !

A due

Fuggiamo !

(escono precipitosi dall'uscio a sinistra)
 

*
* *
 

Enrico

(apre cautamente l'uscio a destra, e penetra in camera circospetto)

E' necessario !  O vendere il mio quadro,
Il mio capolavoro: una reliquia !
O restar sulla via !
Non per me, ma per essa !... Per te compiasi
L'estremo sacrificio,
Olga !  Olga mia !

(solleva il panno che copre il cavalletto, e si vede sulla tela un caro dipinto:
la testa di una venerabile vecchietta dagli occhi dolci e pensosi e dal sorriso angelico.
Enrico la contempla a lungo con occhio velato di lagrime: poi esclama dolorosamente:)

Bianchi capelli, aureola luminosa,
Incanutiti nel martirio...  oh sguardi,
Sguardi mesti di Mater dolorosa,
Troppo tardi vi piango, troppo tardi !

Non più, a te presso, con devoti accenti,
Di fanciullezza evocherò memorie;
Non più, ne l'ora di scoraggiamenti,
Qui d'accosto verrò, sognando glorie !
E tu, che lunge, nel natal paesello,
Piangi e digiuni per la mia follia,
Tu che desti valore al mio pennello,
Tu perdonami mamma, mamma mia !

(bacia l'effigie con tutto lo schianto d'un addio)

Ed or coraggio !
La tela si distacchi !

(fruga intorno, in tutti i mobili, come se cercasse qualcosa)

Neppure un coltellino !..   Almen le forbici !

(torna a cercare inutilmente)

Nulla !..  Par fatto apposta !..  E l'ora passa !..

(nervosamente)

E' d'uopo che l'interroghi !

(corre all'alcova, ma si sofferma pietosamente)

Destarla ?!..  mi fa pena, povero angelo !
Qual rimorso !..  Vederle punte d'ago
Le gracili manine !..

(mandando all'alcova un bacio con la mano)

Come ti voglio bene !

(ancora un silenzio; poi, deciso)

E' necessario !  mi perdonerà !

(solleva i cortinaggi dell'alcova, ma indietreggia, emettendo un grido)

Olga !..  mia Olga !..

(gira intorno uno sguardo da folle: abbassando gli occhi, raccatta da terra un oggettino)

Un guanto d'uomo ?!..

(breve, terribile silenzio; ad un tratto, in un tremendo grido di  rivelazione)

Ah !!!

(rimane un istante come fulminato, col capo stretto fra le mani e l'occhio stravolto;
poi si scuote, volgendosi al dipinto della madre)

E per tal mostro, per tal vile femmina,
O mamma ! mamma ! mamma ! io t'ho... venduta !

(cade a sedere su una poltrona, singhiozzando straziantemente, col capo tra le mani)
 
 

Fine dell'Atto Secondo
 
 
 
 
 
 

ATTO TERZO


In Sicilia. Pittoresco giardino, nella modesta abitazione di Enrico, fuori l'abitato del paesello.
A destra sporge un angolo della casettina ad un piano,
dalle verande inghirlandate di campanule e glicinie dalle foglie arrossite dai primi geli d'autunno.
Poco discosto dalla casetta, un pozzo con abbeveratoio.
A sinistra un pergolato di viti, ove gli ultimi grappoli nereggiano qua e là tra le rade foglie ingiallite;
sotto il pergolato un seggiolone a sdraio, su cui sono ammonticchiati dei guanciali.
Pochi alberi intorno; piccoli sentieri con cespi di tuberose e crisantemi; spalliere di gelsomini e cespugli di more selvatiche.
Nel fondo, al di là d'una fitta siepe di fichi d'India,
che forma il limite del giardino, si scorgono immense distese di vigne per metà spoglie di verzura,
qualche perduto casolare e la guglia lontana d'un vetusto tempio.
Nel mezzo della siepe, uno stretto passaggio che serve d'ingresso al giardino,
lascia scorgere un breve tratto di strada vecchia,
ingombra di sassi, intorno a cui crescono alte le malve e le camomille.
E' l'ora del tramonto d'una placida giornata d'ottobre. La vendemmia è sul finire.
 

*
* *
 

(all'alzarsi della tela, si odono in lontananza nostalgici canti rusticani, che salutano il termine della vendemmia.
A poco a poco il sole tramonta, colorando di rosa le cime degli alberi; tutto spira mestizia e poetica serenità.
Sotto il pergolato di viti, Enrico è giacente sul seggiolone, pallido, emaciato, disfatto,
le mani abbandonate sulle ginocchia ischeletriche e le palpebre calate in un morboso assopimento.
Presso di lui, appoggiata allo schienale del seggiolone, è impiedi una venerabile vecchietta in gran lutto,
contemplando con infinito dolore il precoce dissolvimento di tanta giovinezza, sospirando di tanto in tanto,
ad ogni leggiero sussulto di Enrico. E' sua madre Maria.)
 
 
 

Canti lontani

(dei vendemmiatori)

M'ha detto: Non dimentico il passato !
Ed è partita per trovar fortuna...
Del nostro amore quel ch'è stato è stato,
Ella più non ritorna... e l'aria imbruna !
Pur dalla mia finestra ha perso il volo
L'ultima rondinella... io resto solo !

Enrico

(scuotendosi ed aprendo gli occhi, gira intorno uno sguardo lento, sorridendo con tristezza alla vecchietta)

Mamma mia !

(breve silenzio; Maria non ha la forza di rispondere, e gli carezza la fronte con un gesto stanco)

Enrico

(riprende)

... me ne vado !

Maria

(improntando il volto ad un'espressione di spasimo)

Enrico !... abbi coraggio !... è grande Iddio !

Canti interni

(lontanissimi, quasi perduti)

Pur dalla  mia finestra ha preso il volo
L'ultima rondinella... io resto solo !

Enrico

(volgendo l'occhio con rapimento, verso il punto da cui giunge la nenia)

Come è bella la vita !
Questa è la vera pace !... i campi... i fiori...
I semplici costumi... e la famiglia !...
Ed io l'abbandonai ! L'abbandonai !,
Per correr dietro a larve di menzogna !
Oh !  perchè nacqui con un sogno in core
E il genio qui ! ne l'avvampata fronte
Che mi martella ?!  Oh mamma !... mamma !... Piangi ?...

Maria

(asciugandosi gli occhi)

No ! ti sorrido !... Ascolta, ascolta i canti
De l'ultima vendemmia !
Non ti risveglia in cor, la cantilena,
Le sopite memorie ?!

Enrico

(commosso, trasportato)

Raccontami, raccontami qualcosa,
Mamma mia benedetta !
Fammi rivivere
Nei ricordi d'infanzia l'ore ingenue
Di quell'età felice !...
Ecco, il ciglio socchiudo... e penso... e ascolto !...
Parla !...

Maria

(poggiandogli le mani nelle mani, e fissandolo teneramente)

Ricordi quando a sera insieme
Tornavamo, per man, da la chiesetta ?...
Cantavano le allodole sui meli...
E tu correvi ai nidi...
Fuggivan gli uccellini...
Io t'aprivo le braccia !

Enrico

(trasportato dai ricordi, ripete lento, come in sogno, sempre immoto e con gli occhi socchiusi:)

Cantavano le allodole sui meli...
Ed io correvo ai nidi...
Fuggivan gli uccellini...
Tu m'aprivi le braccia !...

Maria

(raddolcendo la voce)

Ti ricordi il Natale ?.. era costume
Che a mezzanotte imbandivam la mensa...
Cadea lenta la neve...
Suonavan le campane...
Le distese echeggiavano
Di musiche lontane !

Enrico

(balbetta, rapito)

Cadea lenta la neve...
Suonavan le campane...

(s'interrompe bruscamente, e balza impiedi d'improvviso)

Perchè m'hai detto: Va ! quando ti dissi:
Per l'arte t'abbandono, mamma, mia ?!
Perchè la tua vecchiezza io crocifissi,
E non caddi spirante sulla via ?
Me maledetto ! che per trarmi un gusto,
Ti scrivevo: Son lacero e malato !...
Menzogna orrenda, che ora sconto, è giusto !
Tu per me digiunavi... Oh, il mio peccato !
Oh il mio peccato che non misuravo...
Così in basso, incoscente, ero caduto !
Coi bocconi di pan che li strappavo,
Si trastullava, ohimè, chi m'ha perduto !

(afferra una mano di Maria, e vi piange silenzioso, straziantemente)

Maria

(risollevandogli il capo ed asciugandogli le lagrime col fazzoletto)

Che importa se ho sofferto e digiunato ?!
Tu mi scrivevi: Ho fame !  ho pene !... ed io,
Tutto quello che avevo t'ho mandato...
Eri mio figlio... e benedico Iddio !

Enrico

(nel pieno dell'intenerimento, muovendo qualche passo, sorretto dalla madre)

Come sei buona !
Come conforta il cor la tua parola !
Donne ve ne son tante...
Mamma ce n'è una sola !...

(una leggiera brezza fa cadere dal pergolato un mucchio di foglie ai loro piedi; Enrico le contempla amaramente)

Cadon le foglie !...
L'autunno !... Oh mamma,
Com'è triste l'autunno !...

(girando intorno un lungo sguardo, sorridendo in alto alle cime colorate di rosa)

V'è qualcosa di vero
Nell'arte !...

(sospira)

... e nell'amore !

(rimane a lungo, come estatico, guardando in lontananza)

Maria

Tu contempli il tramonto ?!...

Enrico

(trasalisce)

No ! un'aurora !
Un perenne baglior, laggiù lasciato
Da visione imprecisa che, guardinga,
Si mostra ad ogni albor e in ogni placida
Notte di luna !

Maria

(paurosa)

Come parli !

Enrico

E' cosa
Che spiegarmi non so !... Ma tal mistero,
Forse mistero resterà, chè sento
Dovrem presto lasciarci !... Basta ! è l'ora
In cui Giorgio dovrebbe esser qui giunto.
Vuol rivedermi, il caro amico, e ha scritto,
Come già sai, di trattenersi un dì.

Maria

Anch'io lieta sarò di quest'arrivo.
 

*
* *
 

(Compariscono sul limitare del sentiero, Giorgio ed un piccolo pastore, il quale indica il giardino,
accennando di essere giunti.. Giorgio gli dà alcune monete e lo congeda;
poi penetra nel giardino, andando verso il pergolato)

Enrico

(lo scorge, e barcolla per emozione)

L'amico mio !

Giorgio

(si getta ad abbracciarlo)

che dolce rivedersi !

Maria

(a Giorgio)

Qui siate il benvenuto, mio signore !

Giorgio

(compreso da rispetto e pietà)

Sua madre ?!...

Maria

(si asciuga una lagrima)

Sì !

Giorgio

(comprende, si scopre e le bacia la mano, sussurrandole)

Coraggio !

(osservando Enrico, ridotto in quello stato, ha un trasalimento di penosa impressione;
ma tosto dominandosi, torna ad abbracciarlo)

Ho voluto vederti !

Enrico

(se lo stringe al petto)

Giorgio !  Giorgio !...

(momenti di commoventissimo silenzio; Enrico rallenta la stretta ed indica Giorgio alla madre)

Il mio più caro amico !

Maria

(sorridendo fra le lagrime)

L'ho compreso !

Enrico

(con pretesto)

Mi cogli, o madre mia, dei gelsomini

Maria

(tra sè)

Avran qualcosa a dirsi !

(si allontana)
 

*
* *
 

(rimasti soli, Enrico afferra una mano dell'amico)

Enrico

Mi ricordano ancora
Nei circoli, laggiù ?

Giorgio

Si spera, infatti,
Di rivederti !

Enrico

(tentenna tristemente il capo; poi riprende)

Parlami di lei !...

Giorgio

(sorpreso)

Di lei ?!  Ma dunque non l'hai più veduta ?...

Enrico

No !

Giorgio

Dunque ignori
Che quì s'aggira da più giorni, in ansie,
Nella speranza di parlarti ?...

Enrico

(ha una forte scossa)

Ah !... forse...
Forse quell'ombra !... Ora comprendo !... Amico !...
Amico mio... tu sai... rancore ed odio
Io non serbo a nessun !... Non mi comprendi ? !...
Guardami nel viso !... Bramerei...

Giorgio

(spaventato di aver detto di troppo)

Sii forte !...
Ecco tua madre !... Non le dar sospetti !...
 

*
* *
 

Maria

(torna, col grembo riboccante di gelsomini)

Ti sia ristoro quest'olezzo !...

Enrico

(affonda la mano nel grembo materno, e prende un mucchio di gelsomini che accosta alla bocca)

Grazie !
 

Maria

(osservandolo attentamente, si accorge che qualche forte emozione lo ha reso più febbrile)

L'aria imbruna !... Rientriam !... Di questa pace
Gli parlerai, non del passato !...

Enrico

(sospira)

Oh mamma !

(s'incamminano lenti verso l'abitazione)

Maria

(seguendo Enrico e Giorgio)

Aleggia du catastrofe
L'aura nel suo lamento...
Ogni conforto è spento
Nel mio straziato cor !

Enrico

(sostenuto da Giorgio)

Quando avrò reso l'ultimo
Respiro di mia vita,
La madre mia avvilita
Deh, non abbandonar !

Giorgio

(con sensazione)

taci !  di quella martire
Non aggravar le pene...
Ti guarirà il suo bene...
E tornerai a goder !

Canti lontani

Pur dalla mia finestra ha preso il volo
L'ultima rondinella... Io resto solo !...
 

*
* *
 

(Passato un pò di tempo, si vede in lontananza una figura di donna,
aggirarsi furtiva tra le siepi avvolte nelle prime ombre della sera. E' Olga.
Ella veste di bigio; è molto pallida e sciupata e spinge lo sguardo ansioso e triste verso l'abitazione di Enrico.
Non vedendo alcuno nel giardino, fa coraggio, e vi penetra cautamente)

Olga

(torcendosi le mani)

M'han detto ch'egli muore !... Invan qui ascosa
M'aggiro da più dì, ne la speranza
D'incontrarlo solingo... e ai suoi ginocchi,
Nel rimorso, abbracciata,
Domandargli perdono,
Domandargli  pietà,
In memoria di quanto m'ha adorata !
Presentarmi non posso a quella santa
Canuta madre, senza profanare
De l'umil tetto l'onorata soglia !...
Sconta, mio cor ! sconta una giovinezza
Di sfrenate follie !... Piangi, mio cor !...

(siede affranta sul giardino della casetta, col capo tra le mani.
Dopo lunga meditazione, s'alza, guardandosi intorno, con infinito rimpianto)

Fiorita pace di fiorito asilo,
Ultima sosta di morente vita,
Risollevata al ciel qui avrei la fronte,
La mia fronte curvata ed avvilita !
Ma non compresi, ohimè, tutto l'amore
Di chi pura m'avea nel suo pensiero,
Pace che scendi col morir del giorno,
Pace fiorita come un cimitero !

(resta a lungo in atteggiamento di orrenda lotta con sè stessa;
ad un tratto si scuote, come invasa da una suprema decisione)

Voglio vederlo !... Non so più frenarmi !...
E' l'addio, ne l'addio !...

(si slancia all'uscio, nell'intento di bussare;
ma prima che le sue mani si posassero sui battenti, l'uscio si spalanca)
 

*
* *
 

Giorgio

(esce rapido, piangente, il volto disfatto dal dolore e, senza avvedersi di Olga,
corre verso il pergolato, a prendere i guanciali del seggiolone, poi torna precipitoso verso l'abitazione)

Olga

(sbarrandogli il passo, gli grida con fuoco)

Voglio vederlo !

Giorgio

(la fissa un istante, fulminato dalla sorpresa; non ha la forza di articolare una parola;
poi esclama con voce strozzata )

Troppo tardi !

(Fugge in casa, singhiozzando)

Olga

(comprende, atteggia il volto a spasimo tremendo, ed emette un acutissimo grido di strazio)

Ah !  Morto !

(stramazza svenuta sulla soglia, mentre una lontana campana suona a rintocco l'Ave Maria, e la tela cala lentamente)
 
 
 

Fine dell'Atto Terzo
 
 
 
 
 
 
 

ATTO QUARTO


Una stanzetta modestamente mobiliata. Usci laterali. Finestra nel fondo.

*
* *

(All'alzarsi della tela, Olga è sprofondata in una poltrona,
col capo chino e il fazzoletto serrato alla bocca,
come per soffocare i singhiozzi.
Giorgio, seduto a lei vicino, le parla con infinito dolore,
misto ad amaro rimprovero).
 

*
* *
 

Giorgio

(con voce resa tremula dall'emozione)

Tardo è il rimorso!.. A nulla vale il pianto,
Malgrado oggi versar tutte dovreste
Le lagrime più ardenti!...
Furon per voi gli estremi
Suoi desolati accenti !...
Furon per voi gli estremi
Suoi desolati accenti !...
V'amava ancor !... Volea
Fra sua madre e il suo amor,
Gli aneliti supremi
In due baci esalar... e sorridea
D'un soriso che avrebbe a Dio strappato
il pianto inconsolato !...
Misera foste, che con l'abbandono
Tutta non comprendeste
L'immensurabil perdita !..
Lui v'avrebbe redenta...
Lui v'avrebbe dal fango sollevata
Fino al suo core,
Che di purezza ardente era il suo amore !
Basta !  Pietosa ed ultima
Devo compier missione !...  Una reliquia
Rimettervi, e partir!

(prende una carticina legata con nastro, e dopo averla baciata,
la rimette con venerazione nelle mani di lei)

I suoi capelli !

(vinto dalla commozione, si copre il volto con le mani,
e non ha più la forza di proseguire)

Olga

(si slancia ad afferrare la ciocca)

Enrico !...  Enrico mio !...

(se la tiene stretta alla bocca, in un lungo e febbrile bacio;
poi ricade sulla poltrona)

Giorgio

(dominandosi)

Ei l'ha voluto...  Addio !..
Più nulla mi trattiene !

(muove verso l'uscio)

Olga

(si slancia a trattenerlo)

Ah !  non vedete
Che la vostra presenza
Mi risolleva il cor ?!..
Eravate il suo amico !...  A voi le pene
Tutte de l'alma confidava !...  Ditemi !
Ha molto spasimato ?...  ha mai, nel pianto,
Maledetto il mio nome ?!..  Oh ! non partite !..
Consolatemi voi !...

Giorgio

Indugiarmi non posso !...  è l'ora triste
De l'ultimo commiato !...

(si ode in lontananza una campana suonare lugubremente a mortorio)

Udite ?!   In chiesa
La bara seguirò !
 

Olga

(comprende, impietrisce e si porta le mani al
cuore, come se soffocasse)

Voglio venire !
 

Giorgio

(espressivamente)

Ancor non siete paga
Dei brandelli strappati a un cor di madre ?!...

Oga

(afferrandogli la mano )

Quando la chiesa tornerà deserta,
M'accosterò alla bara...  e con esangui
Mani convulse schioderò la cassa...
Per gettarmi su di lui... su di lui morire !

Giorgio

Non questo, no !  Ma se credente siete,
Per lui pregate e per voi stessa !... il cielo
Sarà pietoso !...  Addio !

(esce gravemente)
 

*
**
 
Olga

(colpendosi la fronte)

E son io che l'ho ucciso !...

(resta a lungo silenziosa;  poi prorompe)

Tutto sul capo mio
Cadrà il dolor di quella madre !...  Tutto !...
E piangere dovrò pianto di fuoco,
Che di fuoco son lacrime le stille
Da una madre versate sul cadavere
Del figlio morto per tradito amor !...
Cos'è che passa nel pensier larvato...
Cos'è che rode del mio cor le fibre ?!..
E' il rimorso !... E' il rimorso !...

(stramazza seduta sulla poltrona, i gomiti puntati sulle
ginocchia, il capo serrato fra i pugni stretti,
e l'occhio tragicamente fiso per terra)

Nel tuo fango ritorna !...  Ecco la voce
Che mi rugge ne l'anima oscurata !...
Nel mio fango cadrò, per mio castigo,
Di gioielli coperta e disprezzata !...
Perchè non seppi venerar l'ebbrezza
Del bacio solo che non ho venduto ?!...
E' destino che il ben di questa vita
Sol si comprenda quando s'è perduto !

(si ode in lontananza il suono della marcia funebre,
che letamete s'avvicina; rintocchi di campana.
Olga tende l'orecchio, ed è presa da un tremito convulso)

Una musica !...  Dio !...  Dio !...  Forse muove
La bara al cimitero !...  Almen da lunge
Gli manderò l'ultimo bacio !

(cade in ginocchio)

Grazie !

Grazie, Signore !  Il tuo perdono io vedo !

(La marcia funebre si ode proprio sotto la finestra. Olga si
leva e si slancia al davanzale, guardando nella via)

Io son qua !..  sono qua !...  Destati e scendi !...
Destati ed alza il volto !...  Olga ti chiama !...
Olga che amavi tanto !...  Olga che inferse
Di grazia il colpo alla tua vita !...  Oh, quanti,
Quanti fior' me lo tolgono !...  L'han dato
Tutto ai fior'. l'amor mio !...  Ma il fior tuo primo,
Il fior che l'ha inebbriato e poi l'ha ucciso
Eccolo, Enrico mio !...  Come un dolore
Te lo getta l'amore !

(si precipita in sulla via.
S'ode dal basso un tonfo sinistro, seguito da un grido morente.
Un alto clamore si leva dalla folla inorridita,
al rapido calare della tela)
 
 
 
 
 

FINE