I LIBRI CORALI
della Cattedrale di Tropea
 

di Domenico Taccone - Gallucci
(1904)


Del Tesoro della Cattedrale di Tropea fanno parte i Libri Corali in pergamena del Secolo XV. Sono sei volumi manoscritti in eleganti caratteri gotici. Le lettere iniziali e le maiuscole sono adorne di magnifiche miniature in colore rosso o ceruleo, con inchiostro nero e lucido di argento. Le più belle miniature sono state vandalicamente asportate. Resta sulla pergamena ritagliata solo la forma. Questo delitto è stato compiuto prima che i preziosi volumi venissero per ordine del Vescovo Cribellati, trasportati ove si trovano adesso, in un vano dell'ex Episcopio.
Dopo dei restauri fatti nell'ormai lontanissino 1684, a cura dell'allora Vescovo Mons. Figueroa, avrebbero bisogno di altre riparazioni e di conveniente rilegatura, perchè con l'andare del tempo non si abbiano a disperdere delle pagine.

Al Coro della Cattedrale erano destinati alcuni cimeli, che ora si conserviamo gelosamente nel nostro Archivio.
Sono cinque volumi manoscritti, della lunghezza di circa sessanta centimetri per la larghezza di quaranta, in pergamena ben confezionata; è di qualità differente un volume dall'altro. Contengono l'Antifonario ed il Graduale, in elegante carattere gotico più grosso di un centimetro, a quattro righi musicali e talvolta a cinque, senza virgole, con punti ed abbreviature, privi di dittonghi. Le lettere iniziali o maiuscole sono adorne di magnifiche miniature in colore rosso o ceruleo, con inchiostro nero e lucido di argento. Nelle linee musicali si scorge l'uso della matita e del piombino. Più splendido è un sesto volume col Graduale de tempore, fornito d'iniziali miniate in colore violaceo o arancino, più grandi di quelle degli altri libri, fino a dodici centimetri. I colori si mantengono vivacissimi in tutto, per l'acquerello con acqua e gomma ch'è il materiale delle miniature.
Lo studio, che abbiamo posto a determinare la origine e la scrittura di questi codici preziosi, induce a farli tenere non interiori al secolo decimoquinto. Infatti scorgonsi in essi tutt'i contrassegni, che i migliori paleografi attribuiscono alle miniature ed alla scrittura dei libri Corali di quell'epoca, prima che fossero stampati in Roma nel 1571 per disposizione del Pontefice S. Pio V. Il carattere che riapparve in quel secolo umanista com'era nei più belli manoscritti del medio evo, le abbreviature che allora si riservarono al solo carattere dei libri liturgici, il colore delle miniature, e più il numero di quattro o conque righi nella musica, invece dei tre usati da Guido Aretino nel secolo undicesimo (Palèographie musicale, Solesmes, 1889), ci rendono certi della conclusione da noi sopra addotta.
In tali libri noi ammiriamo quella non ordinaria vaghezza di miniatura, che il Tiraboschi decanta come propria del secolo di umanesimo e di risorgimento delle belle arti in Italia (Storia della Letteratura Italiana, lib. III). La scrittura gotica fece bella mostra di sè appunto allora e nel secolo seguente nei libri Corali, come si può osservare nei manoscritti delle più note biblioteche delle Chiese e delle Badie Benedettine. Leggansi al proposito le pregevoli Lezioni di Paleografia artistica di Mons. D. Oderisio Piscicelli-Taeggi O.S.B. e Gran Priore della Basilica di S. Nicola in Bari (Montecassino, 1877), ed il Trattato dell'insigne Mons. Isidoro Carini, Professore di Paleografia nel Vaticano (Roma, 1892).
Ma chi ha regalati alla nostra Chiesa questi libri preziosi? Non ci è riuscito finora di conoscerlo con sicurezza. Per congettura, crediamo che il donatore sia stato un esimio Letterato e cultore di belle arti, che si distinse pel suo genio nel secolo decimoquinto. Fu il toscano Pietro Balbo, discepolo del celebre Vittorino da Feltre e congiunto del Pontefice Paolo II, dotto nelle lingue classiche, in matematica ed in astronomia, trasferito dal Vescovato di Nicotera a questo di Tropea nel 1461. Egli quì attese alla versione del greco in latino degli scritti di Alcinoo, filosofo Platonico, pubblicando un libro appena inventata la stampa. con dedica al famoso Card. Niccolò Cusano in Roma nel 1469 (in domo Petri de Maximo). Tradusse anche un trattato di Lucio Apuleio, e molte Omelie di S. Giovanni Grisostomo e di S. Giovanni Damasceno (Bruxellis, 1479). Altri suoi lavori inediti si conservano nella Biblioteca Vaticana, mella Laurenziana di Firenze ed in quella di Capua (Ughelli, Italia sacra, tom. IX; Montfaucon, Bibliotheca bibl. tom. I; e Tiraboschi, op. cit.). Della Omelia del Grisostomo intorno al Sacramento della Penitenza il dotto Vescovo dichiarò di aver compiuta la versione In nostris Episcopalibus aedibus Tropeae ann. 1469. Morì in Roma al 12 Dicembre 1480, celebrato in un epitaffio per la sua modestia e santità di vita; ed è sepolto nelle Grotte Vaticane, presso la tomba del suo congiunto Papa Paolo II e del Card. Marco Balbo di Aquileia (Dufresne, Les Cryptes Vaticanes, Rome, 1903, pag. 90).
I Libri corali da noi descritti  furono con diligenza reataurati per ordine del Vescovo Francesco Figueroa nel 1684, giusta una nota in uno dei volumi.