E n g a g é


Già dagli anni più giovani Peppino Locane per me non fu un estraneo. Ma
quando fui parroco a Drapia (1963) cominciò tra noi una sorta di "convivenza"
spericolata, perchè, pur accogliendoci con molta sincerità,avevamo degli spazi
di "riserva" reciproca. Io spingevo a sinistra,lui praticava una ortodossia
dolorosa e a volte angosciata. Io lo portai a Taizé negli anni '70, lui mi
portò a Stresa negli anni '80 alla "Cattedra Rosmini", come allora si chiamava.
Da intellettuale impegnato a cristiano impegnato Peppino non doveva attraversare
nessun confine.
Ricordo come in Francia amava presentarsi così: "Je suis engagé". E spiegava
la sua consacrazione a Dio in un itinerario che partiva da Tropea, dove la
folgorazione lo aveva colpito nell'incontro con don Mottola, e viaggiava
per la Calabria intera, per l'Italia e oltre. Engagé Peppino lo fu nell'attività
professionale, nell'impegno sociale, nell'impegno ecclesiale. L'ortodossia
dolorosa da lui praticata era forse un retaggio rosminiano, ma più veridicamente
era una fede maturata nell'ansia dell'Assoluto che fa avvertire le afasie
tra il già e il non ancora come colpe storiche. Il suo parlare diveniva concitato
e sembrava pescare nel profondo del suo essere,con pause e riflessioni sottolineate
da ripetizioni vibrate, i "semina Verbi" che accendevano speranze impossibili, dove
l'utopia cristiana si coniugava con le debolezza quotidiane. In Peppino
ci fu sempre ascolto e accoglienza, che sono comandi di Gesù, ma ci fu ugualmente
sempre coerenza e trasparenza, che sono conquista di diuturna ascesi. Il
volto di Peppino è un volto cristiano, senza altri aggettivi, il volto di
un uomo donato. Engagé. Appunto.

                                        
                            Pasquale Russo