Un'immagine di 'Micio' Meligrana del 1958
 

Una pagina tropeana
di (buon) costume
in un processo del 1959

di Salvatore Libertino


Era stato appena costruito dall'Ente Provinciale per il Turismo, attaccato allo scoglio di 'San Leonardo' sulla spiaggia del Mare Piccolo, il modernissimo complesso balneare in muratura. Pensate... in muratura ! Il primo in tutto il Meridione è stato quello di Tropea !  Era fornito di tutti i conforts. Le cabine, il ristorante, la 'rotonda', la pista da ballo sul mare a un passo dal bagnasciuga. Significa che mentre ballavi nelle notti d'estate di leggera brezza le gocce di mare potevano accarezzarti il viso! E cosa volevi di più dalla vita?
Le varie fasi dei lavori e dei preparativi con l'approssimarsi dell'estate si vivevano in diretta, tra un'ora di lezione e l'altra, dai balconi del Liceo Ginnasio 'Galluppi' del Palazzo Giffone sovrastante proprio sulla sagoma della rotonda che col passar del tempo si andava sempre più definendo. Un opuscolo del tempo, con i caratteri ancora freschi di tipografia, dal costo di 100 Lire, edito da Kurt Bosk, onnipresente, onniveggente, organizzatore infaticabile, ispiratore del progetto e direttore del lido nascente, coadiuvato in maniera impareggiabile da un giovanotto intraprendente di nome Aldo Barone, descriveva le bellezze di Tropea declamando le caratteristiche del complesso 'a ridosso di uno scoglio dalle dimensioni ragguardevoli dove è possibile accedere e trovare refrigerio sotto l'ombra degli alberi nelle calde e assolate giornate d'estate'. Era piuttosto imbarazzante per il tropeano o per il turista dover scegliere se stare in spiaggia, al mare, e farsi il bagno o al fresco degli ulivi sulla sommità dello scoglio 'San Leonardo'. Ora per fortuna tale imbarazzo non c'è perchè sullo scoglio non ci si può più arrivare.

Old Tropean Dancers
(li avete riconosciuti?)

Ragazzi!  Eravamo nel 1959! Tutto era pronto. Trascinati in una nuova era come in un impetuoso vortice 'trupiano' di maestrale dal Sindaco Lidya Serra Toraldo che in quindici anni di governo aveva già dato a Tropea molto - leggesi 'tutto' - e di più. Era stato firmato il contratto con l'orchestra Monizza per le serate danzanti di Miss Tropea, di Miss Turismo e del Ballo per la Croce Rossa. Erano stati designati per le manifestazioni i Presidenti della giuria: Eduardo Barone e Franco De Lorenzo per Miss Tropea e Carmelo Caratozzolo per Miss Turismo. Si parlava di un ingaggio abbastanza importante per la serata conclusiva della stagione a favore della Croce Rossa. Addirittura si faceva il nome di... Gloria Christian.
Insomma, per l'avvenire turistico Tropea voltava decisamente pagina, eravamo sbalzati in un'altra dimensione. Un'era che sapeva di avanguardia, di benessere, di novità, di modernità....
Il 'Lido San Leonardo' divenne subito oggetto d'attenzione e d'attrazione da parte dei Tropeani, che lo elessero ad unanimità o quasi a luogo cittadino popolar-chic per eccellenza. Per alcuni semplicemente era il 'paradiso dei guardoni'. Per altri, benpensanti, 'il peccato e lo scandalo' del secolo. Durante lo struscio del Corso ci si arrivava all'affaccio, affollatissimo, con la frenesia di guardare di sotto quella novità, quella realtà. Il nuovo lido era divenuto 'totem' del cammino della speranza della gente tropeana. Raf Vallone forse fu l'unico che non si volle far prendere da quella frenetica emozione collettiva. Lui sì che aveva visto il mondo, la bella vita e l'aveva anche vissuta. Quando, libero delle estenuanti fatiche all''Antoine' di Parigi di 'Uno sguardo dal ponte', una sera si affacciò alla ringhiera, sussurrò le poche parole 'Un pallido tentativo di vita...'.
Ma per noi, umili mortali, il sogno continuava. Ormai con la testa si era solo lì, dove durante le belle giornate si scendeva in spiaggia a farsi il bagno, a prendere il sole o a fare tutti insieme in famiglia semplicemente una passeggiata. Un pellegrinaggio che non finiva mai. Di solito si era sempre andati alla Marina del Vescovado dove c'era l''Aretusa', il vecchio ma accogliente stabilimento di Cimino, di legno, che arrivava fin dentro l'acqua con passerelle costruite 'tipo palafitte'. Quì l'acqua per noi ancora giovanetti era più sicura, non era così profonda come al Mare Piccolo dove invece c'era lo 'scalone'.
Piano piano, anche noi ragazzi incominciammo a prendere confidenza con lo 'scalone' e l'abitudine di scendere al Lido 'San Leonardo'. Anche Mimmo Meligrana, quattordicenne, quella mattina di giugno, si era lasciato trascinare dalla moda di prendere il sole in quella spiaggia. L'anno scolastico si era appena concluso e 'Micio' aveva portato a casa la promozione in quinta ginnasio. 'Micio'. Così lo chiamavamo affettuosamente perchè era piccolo, esile ed è sempre stato la nostra mascotte sia in classe che fuori. Era lì quella mattina a crogiolarsi con il costume da bagno ma ad un certo momento decise di passare all'altro lido, quello del porto, della Marina del Vescovado, distante non più di un centinaio di metri. E così si incamminò lungo la strada, sempre in costume, che collegava il porto. Ad un tratto una campagnola targata E.I. punta verso di lui, gli va quasi addosso. Lui fa per scanzarsi ma viene affiancato e questa volta cerca di allontanarsi andando fuori dalla strada. La macchina insiste nella sua corsa e si sente una voce gridare 'Alt'. Con un balzo viene fuori l'anziano Appuntato dei Carabinieri che è già con le mani al collo del poveretto ormai bloccato ed immobile.


'Oltraggio alla pubblica decenza!' gridò ll rappresentante della Legge.

In quella stretta, 'Micio' si sentiva confuso e impotente, cercava di chiedere all'Appuntato e a se stesso il motivo di quel 'fermo'. Cosa aveva potuto fare? Dove? Con chi? Certamente si trattava di qualcosa di molto grave. 'Oltraggio alla pubblica decenza!' gridò ll rappresentante della Legge, indicando il costume da bagno e ciò che rimaneva scoperto del corpo del ragazzo che non voleva crederci. E poi che costume da bagno! Sembrava un pagliaccetto che copriva la maggior parte di quell'esile corpo.
La campagnola scoperta, velocissima, con a bordo il malcapitato, imboccò le rampe della marina e in un minuto arrivò al mercato di Porta Nuova, poi a tutto gas scese giù dal Corso infilandosi nel stretta via Garibaldi, dove 'Micio', davanti al portone di Palazzo Granelli alzò gli occhi arrossati di lacrime verso il balcone di casa, come fosse per l'ultima volta. Lo sapeva che quel mezzo lo stava portando in Caserma.
Quando vi arrivò, l'appuntato approntò il verbale di flagranza del reato 'oltraggio alla pubblica decenza' in pubblica via molto frequentata. Per 'Micio' che aveva appena terminato di dichiarare le proprie generalità era scattata inesorabile la denuncia. Da quel momento tornava libero ma molto provato per quello che gli stava capitando. Non aveva il coraggio di raccontarlo ad altri, neppure ai familiari. Passò un'estate infernale e sembrava che tutto si fosse concluso lì. Niente più lo interessava, nemmeno le serate mondane del nuovo lido: l'incoronazione della reginetta più bella, le canzoni di Gloria 'Cerasella' Christian arrivata all'ultimo momento dallo scalo di Reggio Calabria con la macchina di Aldo Barone.
Intanto era iniziato il nuovo anno scolastico ma di quel verbale nessuna novità. Verso novembre - lento pede - a casa venne recapitata una carta, era la denuncia ufficiale che preannunciava un processo contro di lui che di lì a poco si sarebbe celebrato alla Pretura di Tropea. Cominciava un calvario che sembrava non finisse mai. Coinvolti i familiari che stentavano a credere a quella strana realtà, si andò subito dall'avvocato Domenico Vizzone che programmò le prime necessarie contromisure strategiche. Sì perchè 'Micio' rischiava una severa pena da scontare sicuramente nel terribile carcere minorile di correzione di Catanzaro. Per impedire ciò occorreva un documento medico legale che attestasse la pazzia di 'Micio', la sua 'infermità di mente' al momento della consumazione del delitto.
Scattarono meccanismi frenetici. Si andò all'ospedale dal primario Antonio Maisano che fece capire subito di non poter firmare quella dichiarazione perchè non c'era alcuna base per poterlo fare considerato che il ragazzo era stato appena promosso alla quinta ginnasiale e poi una forzatura avrebbe potuto rovinare per sempre la sua esistenza.
Arrivò il processo. Gli studenti del liceo ginnasio 'Galluppi' con parte del corpo docente erano stipati nella piccola stanza dell'udienza al pian terreno con una finestra che si affacciava nel giardino circostanze la pretura. Il giardino era popolatissimo da decine e decine di persone che cercavano di guardare attraverso quella finestra e di sentire ciò che avveniva dentro la stanza. Tra gli altri interessatissimo il Prof. Raffaele Martino, corrispondente de 'Il Tempo' col suo piccolo tacuino.
'Micio' era affranto e molto mortificato. C'era anche il vecchio Appuntato con l'aria soddisfatta, pronto a raccogliere i frutti del suo mestiere, e poi i familiari dell'imputato e l'avvocato difensore che fu brevissimo e lapidario nelle sue conclusioni indicando con le mani quella figura, esile che appariva sempre più minuta, stretta com'era tra due Carabinieri, nel silenzio tombale della piccola aula.
Alla fine, toccò al Pretore parlare dall'alto dalla cattedra. Recitò dapprima serio le formule di rito intercalando alcuni articoli del codice e scandendo il nome dell'imputato i cui occhi erano fissi contro le mattonelle sconnesse del pavimento della stanza, poi con un leggero sorriso sulle labbra si rivolse all'Appuntato che si beccò un solenne rimprovero per aver fermato e denunciato quell'esile esserino, quella 'controfigura di Pinocchio'... Fu così che 'Micio' fu prosciolto da ogni accusa e la seduta fu tolta.
Applausi a scena aperta e grida di giubilo che per un pò fecero barcollare la palazzina della Pretura, poi le strette di mano di amici, parenti, compagni di scuola, professori ai familiari di 'Micio' e a lui, protagonista appena uscito fuori da una bizzarra vicenda, finalmente col sorriso sulle labbra. E quì ebbe la parola fine quell'incubo vissuto da tutta la cittadinanza tropeana, liberatasi finalmente di chi si era schierato contro il 'totem' della speranza, pronta e disposta più di prima, e nonostante tutto, a riprendere il cammino ed entrare nella nuova era che sapeva di avanguardia, di benessere, di novità, di modernità....
A questo punto è legittimo sapere sul Cammino della Speranza della gente tropeana! Come andò a finire?  E' stato un percorso virtuoso che ha prodotto i suoi frutti ponendo per diverso tempo la Città al centro della scena internazionale ed in particolare facendo crescere culturalmente la comunità, obiettivo e investimento questo molto più importante del turismo 'sole & mare' che è sempre venuto fuori, cresciuto e sviluppato da sè e mai per ispirazione di assessori illuminati. Stiamo parlando del cinema, quello vero, fatto di celluloide, il cui profumo si respirava dovunque, al Cinema Teatro Eliseo, al Cinema Vittoria, nelle due Arene Romano, nei locali dell'attuale Museo diocesano con il 16 millimetri di don Giulio Spada, all'oratorio di via abate Sergio, in quello dei liguorini. Un odore che veniva da lontano, dagli anni venti, portato per la prima volta nelle piazze dal mastodontico proiettore di 'u zu Turi' Salvatore Libertino. Del premio internazionale 'Brutium - Poesia incontro' con due sezioni, poesia e narrativa, la prima presieduta da Walter Pedullà e l'altra da Alberto Moravia. Delle 'Giornate Medicee' la cui colonna portante fu il luminare della medicina moderna Christiaan Barnard. Del simposio austriaco di pittura, incontro tra gli artisti austriaci e la cittadinanza tropeana che ebbe un seguito a Salisburgo, favorito da Albino Lorenzo, ambasciatore dell'arte calabrese nel mondo. Del miracolo della musica colta del maestro Antonio Sirignano, fondatore del complesso bandistico 'V. Bellini' formato da 67 'ragazzini' che avviò al Conservatorio, da cui uscì un ragguardevole numero di professori. Della scelta della Città, accanto a Palmi e Siderno, quale polo teatrale regionale durante la stagione estiva animato dalle Compagnie italiane più prestigiose. E molto altro ancora fu il Cammino della Speranza... che si interruppe o è stato interrotto, poco importa, e che occorre invece riprendere con grande vigore!

Durante le festività di Pasqua abbiamo incontrato a Tropea 'Micio' sulla terraza dell'Antico Sedile e abbiamo voluto ricordare quella brutta ma (a distanza di quarantott'anni ormai) simpatica esperienza, una pagina tropeana di costume, o se preferite di buon costume. Anzi, ci ha voluto fare un grande regalo affidando ai microfoni di TropeaMagazine il racconto di quella vicenda nel corso di una breve intervista. Ne è valsa veramente la pena.



Alcuni momenti dell'intervista con il  Prof. Mimmo Meligrana, protagonista della vicenda

Il Prof. Mimmo Melligrama vive oggi a Roma con la moglie Luciana e i tre figli Giuseppe, e i gemelli Raffaele e Dario. E' docente di latino e greco al liceo 'Foscolo' di Albano. Allievo di Ambrogio Donini, è pubblicista e giornalista 'vaticanista' e storico della sinistra italiana e europea. Non è più quel ragazzino esile di allora, 'controfigura di Pinocchio', ma noi lo continuiamo a chiamare affettuosamente 'Micio'.
 


Saluti dalla Rotonda