Una Madonna 

del Montorsoli

nel Duomo di 

Tropea
 
 

di Antonino Basile


Nel duomo normanno di Tropea, la graziosa cittadina calabrese che si specchia nelle azzurre acque del Tirreno, sull'altare di fondo della navata destra esiste una pregevole statua in marmo, la Madonna del Popolo, scolpita, come si rileva dall'iscrizione latina dello scannello, nel 1555 a divozione delle sorelle Covella Diana e Prassede Romano nonchè del venerando Francesco Numicisio, tesoriere del Duomo. Essa misura circa m. 1,80 d'altezza ed ha uno scannello di circa cm. 33. Agli spigoli anteriori di esso sono due stemmi, evidentemente quelli delle donatrici e del donatore. Quello di sinistra è sbarrato con un leone sopra e tre stelle in punta1. I colori sono molto sbiaditi, sicchè non si riesce a distinguerli. L'altro ha in basso un'aquila nera poggiante su una sbarra con due piccoli rombi, su un campo azzurro cupo sino al petto dell'aquila. Nel resto è bianco. La Madonna sorregge in braccio un bambino nudo, con la manina tesa nel gesto di benedizione. La figura della Vergine poggia sopra due Serafini. Sotto di essa s'indovina una nuvoletta che conserva qua e là lievi tracce di dorature, che si ripetono anche nell'ampio manto della Vergine.

La statua stessa, fino a qualche tempo fa era d'incerta attribuzione. Veniva indicata come opera di scultore gaginesco2.  Altri ancora l'attribuivano ai Gagini senza darne alcuna prova, come la Guida della Calabria del Touring Club la indicava come opera probabile di Fazio Gagini3.
Notai la Statua durante una mia visita a Tropea nel 1946 per rappresentare la Società Calabrese di Storia Patria al Congresso Galluppiano ed ebbi proposto da amici il problema dell'attribuzione. Qualche tempo dopo un accenno ad un contratto notarile del 29 Agosto 1554 con cui il Magnifico Giovanni Angelo di Montorsoli, fiorentino, dimorante in Messina, <<scultor, capud magister maragmatum civitatis Messane et operis maiore ecclesie eiusdem civitatis>> s'impegnava di scolpire una statua di marmo della Vergine, pubblicato nel corso d'un importante articolo dello insigne erudito messinese comm. Domenico Puzzolo Sigillo, già direttore dell'Archivio di Stato di Messina, mi metteva sulla giusta via4. Potevo ottenere dalla fine cortesia del Puzzolo, di trarre una copia intera dalla copia eseguita da lui sull'originale contratto, esistente prima della distruzione dell'ultima guerra nella terza Sezione degli Atti Notarili dell'Archivio Provinciale di Stato di Messina ed un raffronto tra la Statua esistente in Tropea e la descrizione che se ne dà nel contratto stesso mi convinse che la Statua del Duomo uscì dalla bottega del frate fiorentino, scolaro di Michelangelo. E' detto infatti nel documento che il Montorsoli si obbligava verso il prete Alfonso Trifiletti e il nobile Antonello Terranova della Città di Tropea, i quali intervenivano tanto in loro nome quanto in nome del Capitolo e del clero della stessa città, come da procura stipulata per mano del notaio di Tropea Francesco Scrugli in data 14 agosto dello stesso anno, a costruire e a scolpire una certa statua di marmo della gloriosissima immagine della Vergine Maria col figliuolo in braccio, retta da due serafini poggianti su uno scannello di marmo con tutta la possibile perfezione. Seguono poi le misure e la descrizione: <<quod scanellum erit longitudinis palmorum trium et altitudinis palmi unius In quo erunt sculte alique litere et duo scuta cum armis a lateribus Intagliata et dicta Imago cum dictis seraphin erunt altitudinis palmorum septem et ultra erit dictum scanellum et In totum altitudinis palmorum octo.>>.

Come si vede è la descrizione con le misure della Statua della Madonna del Popolo tuttavia esistente nel Duomo di Tropea.
Più giù c'è un accenno alle dorature che l'artista avrebbe dovuto eseguire a proprie spese.
<<Ipse m. Joannes Angelus teneatur in dicta Imagine facere illa ornamenta aurea solita Imaginibus marmoreis ad ejus expensas...>>.
Probabilmente il clero e il Capitolo di Tropea s'erano ispirati nell'ordinazione al modello della bellissima immagine della Maddalena del Gagini esistente nella chiesa arcipretale di S. Leoluca di Vibo Valentia, immagine bellissima nella sua aerea leggerezza poggiante su due angeli, che sembra alzarsi ad estatico volo. La Madonna scolpita dal Montorsoli è maestosa ed ha carattere di statica solennità. Tuttavia dovette piacere egualmente ai procuratori del Capitolo della cittadina calabrese se questi la ritirarono. Era stabilito infatti nel contratto che la statua stessa, una volta finita, sarebbe stata esposta al giudizio di persone esperte nell'arte in Messina a che Giovanni Angelo si impegnava, se non fosse stata giudicata degna, a trattenerla per sè, ridando ai procuratori il danaro versato. Questi infatti versavano per mano del nobile Antonio Cupido quarantanove scudi in aquilati e tareni d'argento nonchè undici scudi per mezzo del banco degli eredi Anzalone, che sommati davano sessanta scudi, e s'impegnavano a versare i rimanenti cento scudi in due soluzioni: cinquanta scudi nella prossima Pasqua di Resurrezione e gli altri cinquanta a consegna del lavoro.
Il Montorsoli s'impegnava a compiere la statua entro un anno.
Se non l'avesse compiuta entro l'anno egli s'impegnava ad avvertire il nobile Giovannello di Caulia del giorno effettivo in cui il lavoro era stato finito e i venerabili e nobili procuratori del Clero e del Capitolo di Tropea s'impegnavano a venire a Messina a ritirarla entro un mese e a pagare il premio, diversamente sarebbero andati incontro ad una penalità.
Da parte sua il Montorsoli s'impegnava a inviare per collocare la Statua in Tropea un suo operaio pratico dell'arte al quale i procuratori erano obbligati di fornire gratis soltanto l'albergo ed il vitto. Lo scultore s'obbligava pure alle dorature e nel caso che (il Cielo non lo volesse), egli morisse, s'impegnava per lui il nobile Antonello Sollima, anche nel caso che la Statua non fosse piaciuta. Veniva anche pattuito che il Montorsoli nel caso che non avesse terminato l'immagine entro l'anno si impegnava a comprarne una, la migliore che potesse trovare e a pagare i danni e gl'interessi dovuti dalla parte inadempiente.

Ma non ci fu bisogno di giungere a questo estremo, perchè la statua fu compiuta entro l'anno e piacque, poichè, come da annotazione in forma comune del quindici novembre millecinquecentocinquantacinque il contratto veniva dichiarato compiuto sia dal Montorsoli che da Tobiolo La Bozzetta, prete, procuratore del clero della città di Tropea, come da procura del sei novembre millecinquecentocinquantacinque del notar Francesco Scrugli della stessa città, riconosciuta per mano del nobile Antonio Scardina, notaio degli atti della Curia Stratigoziale di Messina e la statua veniva ricevuta e ritenuta per consegnata ed il Montorsoli si dichiarava soddisfatto del resto della somma dovuta in pagamento, testimoni il magnifico Giovanni Masimo, il Magnifico Cosimo Cosentino e Antonio Ambesi.
Presenti pure erano i magnifici Vincenzo Signorino, Saverio Sollima e altri. Firmarono pure, come fideiussori per il detto Montorsoli, Antonio Cupido, Geronimo Gazzara e Paolo Tasso.
Ecco ora il testo del documento, importante perchè attribuisce sicuramente al Montorsoli la statua di Tropea, mentre prima i suoi biografi avevano ignorato che egli avesse lavorato per la Calabria.
 



 

DOCUMENTI

Not. Seb. Barna - R. 1555-54 - N.° 9/4960 - Fol° 598-599.
Eodem die xxviiij augusti xij.e Ind. 1554 Mag.cus Joannes angelus del montursulo florentinus messane commorans scultor capud magister maragnarum civitatis messane et operis maioris ecclesie eiusdem civitatis sponte se constituit et obligavit per se etc... In pace etc... presbitero alfonso trifilecta et no. antonello de terra nova civitate tropie. Ibidem presentibus et hec Intervenientibus tam eorum propriis nominibus quam nomine et pro parte capituli et clerj dicte civitatis tropie et veluti eiusdem capituli et clerj dicte civitatis tropie et veluti eiusdem capituli et cleri procuratoribus ad hec serio constitutis virtute procurationis stipulate manu egreij not. Francisci Scugli regij publici dicte civitatis die xjiij presentis mensis augusti xij Ind. is. Instantis... cum fide et sigillo civitatis predicte ad construendum et sculpendum quandam statuam marmoriam Imaginis gloriosissime virginis marie sub pactis condictionibus modo et forma infrascriptis videlicet.
Imprimis dicta Imago esse debet gloriosissime virginis marie cum ejus filio In brachiis marmorea que Imago stabit supra duo seraphin que seraphi stabunt supra scanellum marmoreum cum omnibus Illis perfectionibus licitis et possibilibus quod scanellum erit longitudinis palmorum trium et altitudinis palmi unius In quo erunt sculte alique litere et duo scuta cum armis a lateribus Intagliata et dicta Imago cum dictis seraphin erunt altitudinis palmorum septem et ultra erit dictum scanellum et In totum altitudinis palmorum octo.
Item quod dicta Imago debet esse pulcra et bene sculpta et spicata cum omni perfectione qua facta et completa debent Ipsi ven. et no. procuratori seu dictum capitulum et clerum facere et Indicare per personas espertas In dicta arte scultoris que revisio debet facere hic messane et dicta statua Iudicata Indigna remanebit pro ipse m. Ioanne Angelo et teneatur ad restitutionem pecuniarum consequitarum quam quidem Imaginem dictus m. Joannes Angelus promisit facere ad omnes ejus expensas tam marmoris quam aliarum expensarum et etiam furme tabularum hinc ad annum unum p. v. ab hodie In antea numerandum quam promisit consignare In maritima messane Inter unam furmam ut supra et Intus maxellum naulizandum per Ipsos procuratores Et hos pro pretio Jure salarii et laboris totius operis predicte et magisterij scutorum centrum sexaginta dictus m. Joannes Angelus confessus est recepisse et habuisse a dictis ven. et no. procuratoribus scutos sexaginta presentialiter et manualiter per manus n. Ant. nij cupido Ibidem presens hoc modo scutos quadraginta novem in aequilis et tarenis argenteis presentialiter et manualiter ut constitit et scutos undecim ad complimentus per bancum heredum q.dam m. franc.i de ansalono renonciando etc. reliquos vero scutos centum restantes Ipsi ven. et no. procuratores una Insolidum proprijs et quibus supra nominibus solvere promiserunt et tenentur per eos etc. In pace etc. dicto m. Joanne angelo In duobus soluctionibus hoc modo scutos quinquaginta In festa pascalia resurrectionis domini nostri p. v. et alios scutos quinquaginta finita et consignata dicta statua modo et forma premissis.
Est tamen pactum quod casu quo Ipse non ante dictum annum p. v. expedidisset dictam statuam quod debeat significare dictam expedictionem no. Ioannello caulia c. m. absenti etc. de eorum voluntate Ipsorum procuratori et facta dicta significatione Ipsi ven. et no. procuratores teneantur et debeant Infra terminum mensis unius tunc. p. v. numerandi a die significationis fiende dicto no. de caulia venire hunc messanam ad capiendum dictam statuam et solvere totum complimentum alias licetum sit dicto m. Joanni angelo mictere contra eos. In solidum procuratores ad H xij singulo die ex pacto etc. Est enim pactum quod finita et consignata dicta Imagine dictus m. teneatur mictere unum eius laborantem In dicta civitate tropie expertum in arte qui intersit in assectito Ipsius Imaginis cui famulo et laboranti Ipsi procuratores teneantur tantummodo dare victum et potum et lectum ad dormiendum, pactum etiam quod Ipse m. Joannes amgelus teneatur in dicta Imagine facere Illa ornamenta aurea solita Imaginibus marmoreis ad eius expensas et ad uberiorem cautelam Ipsorum procuratorum de restituendo pec. per ipsum m. Joannem angelum consignatas casu quo dicta Imago fuisset Iudicata indigna ut supra aut quod absit Ipse m. mori contingisset intersit et fide inibit renunciando suis de principali primo conveniendo m. antonellus sollima c. m. presens ut constitit.
Est enim pactum quod casu quo dictus m. finito supradicto anno non complevit dictam Imaginem emere alibi quo inveniri poterit ad maius soluctionem eo modo et forma quibus invenire poterit ad damna expensas et interesse ipsius m. pro qui bus omnibus premissis ad Impendis possit ad peticionem partis adimplentis contra partem non adimplentem fieri exequtio brevi manu In persona et bonis cum auctoritate vaviandi etc. In qualibet fero loco et qualibet mundi parte adversus quan exequutionem et tenorem presentis contractus non possint se opponere... defendere et prevenire etc. quin prius solvant et adimpleant formam et tenorem presentis contractus ad unguem cum refectione omnium damnorum expensarum et interepse litis et extra etiam viaticurarum ut supra quae omnia etc. sub pena etc. obligando personas et bona etc. renuntiando etc. etiam privilegio fori eorum beneficio de duobus moratoriis triennalibus quinquennalibus et aliis maioris partis creditarum domus refugio beneficio cessionis bonorum et cunctis aliis per pactum cum juramento etc. et juraverunt et fiat.

***

In forma communi. Die xiiiij novembris xiiij Ind. 1555 vacat presens contractus de voluntate et mandato tum prefati m. Joanni angeli de montorsulo quam presbiter tobioli La buzeta procuratoris dicti clerj civitatis tropie pro ut de dicta procuratione ad huc serio sibi facte constitit In actis ag. not. francj. scugli dicti civitatis tropie die s.ta novenbri xiiij Ind. 1555 cum actu in fede manu no. ant.ate Scardina actorum not. curie straticocialis no. c. m. qualiter dicta procuratio fuit et est autentica facto dicto acto d.e xiij presentis presentium et confitentium ad invicem se fore et esse integre solutos et satisfactos de omnibus contentis in proximo contractu videlicet tamquo supra nomine de predicta Imagine habita et consignata pro consignata penes se modo et forma promissis quam dictus m. de montorsulo de precio restante ad complementum renunciando etc.... In presentis m. Joannis masimo mri cosimi cosentinj... et Antonini ambesi.
Presentibus quo ad... principales extraentes m. Vinc.zo Signorino m. xaverio sollima no. antonino cupido et aliis etc. quo ad dictum m. fides iussionem ant.a cupido hier.mo gazara et paulo tasso.
(Archivio prov. di Stato di Messina. Ricerca Puzzolo- Sigillo).
 

NOTE

1 E' lo stemma della famiglia Romano, che F. TORALDO, Il sedile e la nobiltà di Tropea, Tropea, 1915, pag. 73 così descrive:
<<D'azzurro con banda d'oro sormontato dal leone coronato dell'istesso, armato e linguato di rosso. Alla punta tre stelle d'oro poste in banda>>. Il Toraldo, luogo citato, scrisse che la predetta famiglia si stabilì in Tropea non prima del 1572. La asserzione viene smentita dall'iscrizione che porta la data del 1555.
La famiglia Numicisio è elencata dal Toraldo fra le nobili estinte di Tropea. L'A. non ne descriveva lo stemma che, evidenetemente, è quello con l'aquila.
2 Min. della Ed. Nazionale - Direzione Generale delle Antichità e Belle Arti - Inventario degli oggetti d'arte d'Italia - vol. II Calabria - La libreria dello Stato, Roma, 1933. In <<Brutium>> 1939, n. 3: <<Opera d'arte per la Calabria>> in atti notarili messinesi, Una statua del Montorsoli a Tropea.
3 Vedi L. v. BERTARELLI - Guida d'Italia della Consociazione Turistica italiana - Lucania e Calabria - Milano, 1938, 2a ed., pag. 169.
4 DOMENICO PUZZOLO SIGILLO, Ordinazione di Opere d'arte per la Calabria in Atti Notarili Messinesi del Cinquecento e lo ignoto scultore sincrono Giuseppe Bottone rivelato (con ducumenti inediti). - Lo studio è condotto sui documenti della III Sezione degli Atti Notarili dell'Archivio Provinciale di Stato di Messina, purtroppo distrutti nell'originale durante le vicende dell'ultima guerra.