PASQUALE GALLUPPI:
LA
FILOSOFIA
DELL'ESPERIENZA
 
 
 
 

di Giuseppe Lo Cane
 
 
 
 



 
 

Il nome di Pasquale Galluppi è strettamente congiunto a quello di Tropea, ove egli visse da solitario pensatore la maggior parte della sua vita. Ma andrebbe ancor più congiunto al nome stesso della filosofia, alla quale egli consacrò se stesso sin dai primi anni di vita, rinnovando nel discorso pronunciato nel 1831 all'inizio del suo insegnamento universitario la promessa di non far che la menzogna giammai profanasse i suoi labbri.
Il pensatore di Tropea definisce il proprio sistema "la vera filosofia dell'esperienza", in quanto essa parte dalla percezione dell'esistenza del me, come egli si esprime con termine francesizzante. Alla percezione di tale primo dato conoscitivo, segue la riflessione. E' per questo che la filosofia viene dal Galluppi definita "scienza dell'anima umana, in quanto questa conosce e vuole" (LLM, v. 1°, lez. III).
Egli considera Cartesio il "padre della filosofia sperimentale dello spirito umano", ma gli rimprovera di non aver distinto l'anima in quanto è, dall'anima in quanto conosce e vuole, cioè di aver assurdamente identificato l'esistenza dell'io col pensiero. L'identificazione dell'esistenza col pensiero diventerà assoluta con l'idealismo tedesco, con la conseguente negazione della sussistenza dell'io.
Il filosofo tropeano, presago degli esiti nichilistici dell'immanentismo idealistico, avverte che l'idealismo colpisce di nullità qualunque esistenza. Il materialismo, dal canto suo, non sfugge alla contraddizione, poichè anche solo col dare una definizione di sè, smentisce se stesso, poichè se tutto fosse materia, neanche potrebbe aversi il pensiero della materia stessa, infatti il mondo materiale - dice Galluppi - non conosce se stesso (Introduzione alle Lezioni di Logica e Metafisica).
Per la filosofia galluppiana dell'esperienza non può aversi un mondo del pensiero, senza l'esistenza di un reale soggetto pensante. La percezione del me a cui segue il giudizio, attesta che idea ed essere, senza tuttavia confondersi, stanno l'uno dentro l'altro, in un rapporto d'immanenza reciproca, come aveva già visto Campanella.
Il filosofo di Tropea nella LXII delle sue Lezioni di Logica e Matafisica, dopo aver osservato che l'analisi della percezione del me ci rende certi della nostra esistenza nella duplice forma della sostanza e del pensiero, conclude: "Noi ripeteremo con gioia questa verità consolante, e feconda d'importanti illazioni: L'io è un essere: L'io è una sostanza".
Pasquale Galluppi, come scrive Giovanni Gentile, visse veramente per la scienza, in cui riuscì a impremere orme profonde, rinnovando la filosofia italiana. Ma egli fu insieme, come afferma Giovanni Di Napoli, uno dei filosofi più deliberatamente frainteso.
Gli Elementi di Filosofia, ristampati a distanza di circa 150 anni dalla loro ultima edizione, furono dallo stesso Giovanni Gentile definiti i migliori testi per le scuole finora avutisi in Italia, per i loro squisiti pregi didattici d'ordine e di chiarezza. In questo scritto del Galluppi, come Luigi Settembrini diceva delle sue lezioni universiatarie, c'è una forza di verità nuove, espressione di un ingegno grande e di un cuore grande quanto l'ingegno.
Egli scrisse gli Elementi di Filosofia dopo aver esaminato tutti i classici delle varie scuole filosofiche da Cartesio in poi, constatando che non esistevano ancora buoni elementi. Con la sua opera si proponeva di suscitare dei pensatori. La filosofia ci fa conoscere, secondo Galluppi, le leggi di ogni ragionamento e di ogni scienza, perchè la logica è unica. Sul piano pratico poi, mentre esamina la legge essenziale che deve dirigire la volontà, ne estende il dominio a tutte le scienze pratiche. Egli si muove con sicurezza e vigore dentro il mondo della logica, ma ancorandola alla realtà, e mentre esamina le leggi del pensiero, ha modo di definire i principi fondanti della matematica, di delineare una teoria della scoperta scientifica e di una didattica dell'insegnamento scientifico. Esaminando il principio di causa, si solleva al piano della metafisica e delle verità teologiche. Nei sei volumetti degli Elementi circola una profonda unità, favorevole all'acquisizione d'un sapere interdisciplinare. Il lettore che si sarà accostato con pazienza e libertà a quest'opera, è da pensare ne scoprirà i pregi di chiarezza e di verità nuova ed in definitiva apprenderà a conoscere meglio come l'uomo pensa e agisce.
E' augurabile che gli Elementi di Filosofia, mediante la loro diffusione più vasta, assicurata dalla distribuzione del prestigioso Editore Rubbettino, contribuiscano a far conoscere un filosofo che, come scrive Franco Ottonello, "merita di essere ancora additato come <<Maestro>>, specie in un tempo come il nostro in cui l'Italia - e forse più in particolare la Calabria - spesso sembra aver bisogno di riscoprire le sue più nobili radici".
Pasquale Galluppi, non coinvolto nel tramonto degli immanentismi del pensiero moderno, già celebratissimo dai suoi contemporanei, riteniamo abbia ancora verità importanti da dire al nostro tempo.