IL PASTORALE
DEL TESORO VESCOVILE
di
TROPEA

di Felice Toraldo
(1916)
 


Nel tesoro della Cattedrale di Tropea è conservato come il più prezioso cimelio un pastorale di argento, perchè ritenuto come oggetto di molta antichità e di un valore artistico relativamente importante; sulla provenienza di esso vi è anche qualche leggenda.
Ed in vero distinguendo il bel lavoro di antica oreficeria in due parti, si può dire che un certo merito lo abbia.
Sopra un fusto di ferro alto m. 1,42, rivestito semplicemente da cinque lamine di argento riunite da quattro anella sagomate, è fermata la parte artistica di più recente data rappresentata da un tempietto esagono di argento, dorato a fuoco, alto 22 centimetri. E' al di sopra del tempietto che sta fissata la parte preziosa del pastorale, il ricccio formato da doppia lamina di argento sbalzata e smaltata, che si erge per 30 cent. e s'incurva per altri 24 centimetri, racchiudemdo nel suo cerchio una mensola che sostiene un gruppo di due statue dell'epoca e stile del tempietto precedentemente accennato.
La base del tempietto è formata da un nodo esagono, e sagomato alla toscana, donde parte un piccolo dado, anco esagono, allargantesi fino a formare la maggiore larghezza del periptero, se così puossi dire... sebbene gli archetti ed i pinnacoli siano gotici. Fra di essi si alza una cupola a squame, fasciata da sei costoloni esterni a foglia gotica rampante, e terminante in una cuspide esagona sulla quale è inchiavata la parte smaltata e pregevole. Sotto i sei archetti trilobi, ed a cuspide anco essi, vi sono situate sei statuette di argento naturale, alte centimetri 6,5 e rappresentanti: la Madonna SS.ma col Bambino Gesù sul braccio sinistro; e poi San Pietro, San Paolo, un altro Apostolo, un Santo Vescovo con la mitria greca e un altro Santo dottore. Tutto questo lavoro è di mediocre fattura.
Dal fastigio del detto tempietto partono le due lamine pregevoli. Esse sono leggermente convesse e sbalzate di un ramo di pisello con cirri e fiori su campo di vario smalto. In una, sulla parte eretta, si contano sette fioroni sbalzati e smaltati di cinque petali in bianco col punto rosso in ognuna, mentre che in curva sonvi quatto fiori più piccoli simili ne' quattro petali; poi una a tre petali, dopo 6 a 4, ed in ultimo due anco a tre petali. La curva è soffermata da uno Angioletto a cariatide. Il colore dello smalto del fondo è alternato in ogni rigiro che fa lo stelo argenteo del pisello. Incomincia azzurro per essere indi verde, seguendo così fino in fine.
Nell'altra lamina rovescia però i fioroni sono sei i primi a 5 petali più piccoli; poi quattro a 4 ed infine 2 a 3 petali.
Le due lamine leggermente convesse sono riunite da due costoni a foglia gotica di getto di argento indorato a fuoco.
Nel rotondo che forma la parte superiore di dette lamine, sopra una mensola, sorretta a sua volta da tre volute, sta seduto in cattedra S. Pietro benedicente, e di fronte un vescovo in ginocchio implorante, tutto in argento al naturale.
La parte terminale del pastorale, formata dalle due lamine smaltate, è ben conservata e mentre esse sono di epoca normanna per tradizione, i costoni che le riuniscono sembrano di epoca angioina, ed il periptero con le due statuette di S. Pietro col vescovo hanno carattere settecentesco.
La tradizione normanna sulla provenienza delle due belle lamine già descritte si basa sulle relazioni corse fra i Duchi e Re di quella Dinastia con i Vescovi di Tropea.
Dalle nostre cronache tropeane e dalle storie di quell'epoca risulta che alla vunuta dei Normanni in Calabria sedesse su questa sedia vescovile un uomo molto illustre, Calochirio, ultimo vescovo di rito greco. Nelle contese avvenute fra Roberto e Ruggeri, il vescovo Calochirio accolse in Tropea la profuga moglie del primo, Sichelgaita, che era tra gli assediati a Mileto nel 1062. Detto vescovo seppe così bene accattivarsi la riconoscenza del Guiscardo, che questi, col diploma del 1066, novembre V ind. confirmò ed accrebbe i dominii che il Vescovado di Tropea possedeva. Calochirio in questo ampio diploma è detto Protosincello, posto più illustre fra i Sincelli e loro capo; e non è azzardata la tradizione che la Sichelgaita avesse allora fatto dono del pastorale al suo ospite e che poscia il vittorioso Roberto avesse arricchito l'illustre Vescovo Protosincello, suo Consigliere.
Anco posteriormente il Duca Ruggeri Borsa con diploma del 1094, dicembre, III ind. accrebbe le donazioni fatte dal padre suo al Vescovo di Tropea, Iustego, unendovi la sedia di Amantea, allora soppressa, e poi Guglielmo il malvagio, trovandosi a Messina, ne estese ampia conferma nel 1155, gennaio, III ind..
Da tutto ciò parrebbe che la Normanna provenienza non sia da escludersi.
Come si è rilevato, le due lamine più antiche del pastorale sono riunite da due costoni a foglia gotica, forse di epoca angioina; mentre la idea settecentesca del periptero greco si connette con la tradizione storica e certa che dopo il rito greco, nello undecimo secolo fu ripristinato in Tropea l'anteriore rito latino.
Ma è del 1700 quella idea, o riproduce opera più antica?
Ed i costoni che tengono riunite le due lamine smaltate, sbalzale e leggermente convesse, sono sostituzioni di altro loro legame andato male?
Sono veramente di epoca normanna le due vecchie lamine del pastorale tropeano?
La risposta io chiedo ai cultori di questa arte bella per il lustro del patrio tesoro.