Il Giornale

22/10/00

DIARIO DI CITTA' Luciana Baldrighi

I COMPLESSI DI COLPA
DI BERLINO E TOKIO


Il secolo americano è stato - parzialmente - anche il secolo germanico e nipponico. Berlino e Tokio hanno conteso a Washington l'egemonia sull'Europa occidentale e sull'Asia orientale. Ieri vinti, tedeschi e giapponesi oggi contano più di francesi e inglesi, vincitori di due guerre mondiali; da oltre cinquant'anni, non sono più nemici ma continuano a essere rivali degli Usa. Di questa contesa si è parlato l'altra sera al "Circolo" di via Marina, in occasione della presentazione di "Imperi. Germania e Giappone nel mondo degli americani" di Alberto Pasolini Zanelli (Edizioni Settecolori, distrib. Pecorini, 02/86.46.06.60), commentatore di politica internazionale del Giornale.
Fra il pubblico, il presidente della Società Europea di Edizioni, Gian Galeazzo Biazzi Vergani e gli editori Manuel Grillo, Gianfranco Monti e Marco Rondini; l'ex assessore alla Cultura del Comune, Guido Aghina; i manager Gianguido Oliva e Mario Spataro; l'avvocato Michele Ributti; la libraia antiquaria Loredana Pecorini.
Sul palco, l'ambasciatore e storico Sergio Romano, lo sceneggiatore e romanziere Alan D. Altieri, il giornalista e saggista Stenio Solinas hanno discusso, con Pasolini Zanelli, in interventi sollecitati dalle provocazioni "golliste" del conduttore Maurizio Cabona e dalle letture di brani del libro da parte di Franco Morgan. Nella competizione fra Stati, anche in tempo di pace si ricorre a ogni mezzo, si sa.
Per Pasolini Zanelli, la "tecnica del complesso di colpa è stata una delle più sfruttate dagli americani. I tedeschi vi hanno entusiasticamente aderito e - a 61 anni dallo scoppio della seconda guerra mondiale - si tormentano per le loro responsabilità". "I giapponesi molto meno" ha notato Romano, "anche se nemmeno loro hanno avuto la mano leggera" nell'occupazione della Cina e della Corea, dell'Indocina e dell'Indonesia. E ha ricordato "il caso del generale Tojo, vero capo del Giappone durante la guerra, impiccato dopo il processo di Tokio nel 1947 e oggi personaggio di un film che lo rivaluta".
Sulla qualità letteraria del libro si è soffermato in particolare Solinas, che ha sottolineato passi di concisione cesariana e brillanti aneddoti, come quello della lapide citata a riprova di un certo stile inglese, testimonianza di un impero morto, quello britannico. E' ancora oggi sulle montagne afgane e lì ricorda ai viandanti un ufficiale - impallinato involontariamente da uno dei suoi nel 1877 - con le stoiche parole: "Ottima mira anche così, mio fedele attendente".