I RESTAURI DELLA CAPPELLA DEI NOBILI A TROPEA
di Giuseppina Mari ('Daidalos' lug-set 2002)
Da diversi anni la Cappella dei Nobili di Tropea è oggetto di una campagna di restauri, promossa dalla Soprintendenza per i Beni Architettonici e per il Paesaggio, per il Patrimonio Storico, Artistico e Demoetnoantropologico della Calabria, atta a restituire all'immobile e al patrimonio ivi custodito la sua storia, leggibilità e fruizione. Tropea, Cappella dei Nobili. dipinto murale, particolare. Al di là dei rilievi storico-critici legati al monumento e alle singole opere, che sicuramente meritano un adeguato approfondimento e studio, si vuole far emergere, in questa breve nota, l'importanza dell'attività di restauro che consente la riappropriazione dei beni culturali del territorio, la promozione di una vera e propria azione di riflessione, di verifica e di critica di ciò che ci appartiene. Si vuole, in tal caso, sottolineare l'importanza della restituzione alla fruizione di un patrimonio trascurato, in condizioni di conservazione assai precarie, addirittura reso irriconoscibile e sottratto alla conoscenza e alla riflessione comune. Tropea, Cappella dei Nobili, altare, particolare. In condizioni di estremo degrado, infatti, versava l'interessante Cappella, di piccole dimensioni, edificata in età barocca, nel cuore del centro storico di Tropea. L'interno interamente decorato a pittura, tempera su muro, con motivi ornamentali fitomorfi, geometrici e figurativi, costituisce un significativo documento dell'arte barocca in Calabria e in particolare della pittura locale fiorente nelle botteghe dei Grimaldi, di Jacopo Ruffa, di Bagnato. Pessime le condizioni conservative dell'intero patrimonio che rischiava di degradarsi irreversibilmente. Il danno maggiore è stato sicuramente determinato dalle infliltrazioni di acqua piovana e dal cedimento strutturale della volta ad incannucciata. I segni evidenti dal degrado si erano manifestati con la caduta di intonaco per la mancanza di coesione della malta e di adesione di questa al supporto murario, con la perdita del film pittorico (circa il 20% delle decorazioni), nonchè con la presenza di efflorescenze saline, alterazione dei colori originari, macro e micro fratture con profondità variabile, depositi superficiali. Vistosi danni erano soprattutto palesi sulla parete nord-ovest e sulla volta; qui in particolare si segnalava la perdita di alcune figure, grandi distacchi dell'intonaco, spanciamenti, profonde lesioni. La Cappella, tra l'altro, è stata oggetto, probabilmente nel corso del Novecento, di un maldestro intervento di ripristino e sulle pitture sono state apposte grossolane ridipinture che ne travisavano e mortificavano l'aspetto originario. Le problematiche conservative hanno determinato la messa a punto di metodiche particolari mirate a risolvere i gravi problemi di cedimento strutturale all'interno delle componenti costruttive e ad individuare un consolidante idoneo per la fermatura adesiva e coesiva della pellicola pittorica. Laboriose sono pertanto risultate le operazioni di consolidamento, effettuate ad iniezione, a pressione controllata, attraverso cannule in policarbonato posizionate a quote differenziate nelle strutture murarie e particolare attenzione è stata rivolta al risanamento biotico dell'intera struttura, bonificata con lavaggi di sali quaternari di ammonio.
Tropea, Cappella dei Nobili, dipinto murale, particolare della parete.
Per il consolidamento del film pittorico si è reso necessario adottare una tecnica differenziata, per imbibizione, con prodotti filtrati con carta giapponese e telina inglese, nonchè l'uso di resine acriliche addizionate a tensioattivi ed ammorbidenti atti a facilitare l'operazione di riadesione al supporto. Risolti i problemi conservativi si è proceduto a mettere a punto le metodiche per la rimozione delle ridipinture e dello sporco coerente che alteravano l'intera cromia. Anche l'intervento di pulitura è stato approntato con metodiche differenziate e cioè a secco e con l'usilio di sostanze atte a mantenere gli equilibri cromatici e a salvaguardare l'integrità dell'opera. Infine la riconfigurazione plastica e cromatica con interventi a sottotono, a velatura e a tratteggio, naturalmente sempre nel pieno rispetto dell'opera e nei limiti della correttezza ripropositiva senza incorrere in rifacimenti arbitrari o in stravolgimenti di significati. I dipinti ad olio su tela, raffiguranti "Storie della Vergine", posti in incorniciature in stucco sulle pareti laterali, e la pala d'altare, eseguiti da Jacopo Ruffa, pittore tropeano attivo nel Settecento, costituiscono un'interessante pagina di storia pittorica locale. Custoditi presso il Laboratorio di Restauro della Soprintendenza, essi manifestavano un allentamento della tela sull'originario telaio ligneo, piccoli squarci, sollevamenti e cadute del colore, ridipinture e vernici ossidate che ne alteravano la cromia. L'intervento di restauro, oltre le operazioni di prassi prettamente conservative e soprattutto relative al risanamento del supporto, ha rivelato la cromia originaria donando alle opere una più consona lettura e fruizione. Un altro intervento degno di nota è quello relativo ai manufatti lignei che arricchiscono l'arredo della Cappella, opere queste attestanti la feconda attività artigianale calabrese del XVIII e del XIX secolo che tanto qualifica il patrimonio della regione.
Tropea, Cappella dei Nobili, cassa d'organo, particolare stato iniziale.
In particolare, il pregevole armadio di sagrestia presenta una gradevole decorazione a pittura con la raffigurazione, sui pannelli della parte centrale, di S. Pietro e di S. Paolo, ritratti a figura intera e caratterizzati dagli specifici simboli iconografici e, sugli sportelli inferiori, di due leoni e le tavole dei Comandamenti; una settecentesca cassa d'organo, in legno di pino scolpito, dipinto e dorato alla mecca, qualificata da un ricco decoro a traforo; la cantoria, in legno di noce intagliato e scolpito, opera di artigiano locale del XIX secolo; il coro anche questo in legno di noce ed ancora frutto dell'operosità di artigiani locali dell'Ottocento ed infine il maestoso altare, dipinto e dorato, di intagliatori locali del tardo Settecento. Tra tutti i manufatti, in condizioni conservative disastrose, la cantoria palesava anche gravi problemi statici: erano evidenti l'azione distruttrice dei tarli che avevano reso spugnosa e friabile la struttura lignea; manomissioni e perdita di numerosi elementi decorativi e di parti strutturali, distacco sulle superfici dipinte dell'imprimitura e del colore, ridipinture, strati di sudicio, vernici ossidate. Il restauro ha restituito a questi manufatti la loro funzionalità e la loro estetica.
Tropea, Cappella dei Nobili, coro, pulitura e integrazioni lignee.
Tropea, Cappella dei Nobili, altare, particolare.
Particolrmente complesso e laborioso è risultato l'intervento sulla parte meccanica dell'organo posto sulla cantoria, da decenni in gran parte smontato e maldestramente manomesso in precedenti e non documentati interventi di ripristino dello strumento. L'opera, di notevole interesse storico e artistico, è stata realizzata da Giuseppe Picardi da Cava dei Tirreni, come si desume dal cartiglio posto all'interno della cassa. La tecnica di costruzione e la fonica rimandano allo strumento custodito nella Basilica dell'Immacolata di Catanzaro, opera più tarda, della fine del XIX secolo, ma frutto ancora della bottega dei Picardi. La tastiera è composta da 45 tasti in ebano e in noce rivestito in bosso e la facciata è suddivisa in tre campate con cuspide centrale. La trasmissione è meccanica sospesa e i registri sono comandati da pomelli disposti su due file a destra della tastiera. I due mantici a cuneo sono azionati da leve manuali. Le canne di facciata sono in stagno e quelle interne in piombo e in legno di castagno. Il somiere in noce è a tiro.
Tropea, Cappella dei Nobili, dipinto raffigurante l'Annunciazione, sec. XVIII.
Tropea, Cappella dei Nobili, dipinto, particolare.
Le canne erano state totalmente smontate e presentavano squarci nelle sommità e un vistoso attacco di agenti chimici. Notevoli danni si registravano al somiere che palesava cedimento delle parti in pelle, degrado delle molle e dei tiranti interni. I mantici originari, sostituiti nel tempo, sono stati oggetto di numerosi interventi di rappezzamento delle pieghe in pelle. Il restauro è consistito nel rifacimento del basamento mancante per accogliere i mantici originali e nella ricostruzione del telaio mancante per l'azionamento manuale tramite stanghe lignee. I mantici sono stati restaurati nel telaio in legno e nelle pieghe in pelle, sostituite con pelle di agnello conciata in bianco. Il somiere è stato trattato con antitarlo e rettificato nei piani di appoggio. Particolare cura è stata adottata nella rettifica delle stecche e dei comandi di registro. I ventilabri sono stati reimpellati e le molle di chiusura disossidate e verificate singolarmente. La catenacciatura è stata ripulita e disossidata. Infine la parte fonica è stata oggetto di attento restauro. I corpi sonori, schiacciati nella quasi totalità, sono stati messi in forma, lavati e riparati nelle sommità mancanti. Le canne di facciata sono state ricostruite poichè le originali erano consunte dal cancro dello stagno. Per la ricostruzione si è tenuto conto delle misure di quelle originali e dell'esatta lega metallica usata dall'autore. Lo strumento montato in ogni sua parte è stato intonato e accordato su corista, temperamento e pressione rilevati in corso d'opera.