Un Simbolo, un Paese:
Le Rondini di Tropea
 
 
 

di Giovanni Malara e Emilio Roccabruna



 
 

Le rondini sono, da sempre, elemento integrante e dinamico del singolare paesaggio tropeano. Con le loro evoluzioni dipingono vivacemente il cielo mentre il loro grido acuto diffonde uno strano e suggestivo presentimento. Si tratta di uno spettacolo inusuale per noi che proveniamo dallo Stretto giacchè su quest'ultimo le rondini non nidificano a causa delle forti correnti d'aria che non consentono il raggruppamento di grandi quantità di insetti.
Non è comune parlare di rondini senza associarle alla poesia romantica o a quell'idea di libertà che ne ha permesso, finora, una rispettosa conservazione ed un'incredibile diffusione. Vorremmo, qui, parlare delle rondini quali organismi viventi, soggetti come tutti gli esseri alle ferree leggi della natura. Le quali leggi, nelle loro meravigliose e multiformi espressioni, sacrificano talvolta, inevitabilmente, i nobili ideali di giustizia ed uguaglianza.
Purtroppo, l'adattamento all'ambiente, anche se in una prospettiva moralmente inaccettabile, impone la presenza di individui preparati e resistenti, escludendo, di conseguenza, quelli che non presentano tali qualità. Accade così che quel limpido e chiassoso cielo di Tropea nasconde, in gran segreto, un antico dramma naturale.
Se osserviamo con attenzione quella moltitudine di volatili che sfrecciano velocemente da ogni parte, tra le case tropeane, ci accorgiamo che per la maggior parte non si tratta di rondini, bensì di rondoni.
Imponente, elegante, rapido, il rondone (Apus apus) volteggia superbo nell'aria, cambiando d'improvviso direzione, ora per imboccare  quel vicolo, ora per sbucare da sopra quel terrazzo. L'evoluzione gli ha forgiato quegli splendidi strumenti di volo che sono le ali, modellandole e perfezionadole nel tempo, così da permettergli la realizzazione di prestazioni aeree incredibili. Le ali del rondone sono lunghe abbastanza per sostenere efficacemente il peso del corpo e, nello stesso tempo, sono piatte ed affilate permettendogli di tagliare l'aria con la minore resistenza possibile. Velocità e repentino cambio di direzione sono le micidiali qualità che gli permettono di fare stragi di insetti, mettendo alla corda, in questo ambito, qualsiasi avversario. La sua grande resistenza, la scarsa mortalità giovanile, la capacità di allontanarsi anche per centinaia di chilometri dal nido, in caso di maltempo, alla ricerca di cibo, sono i requisiti che gli consentono una grande diffusione.
Allorquando i rondoni, seguendo le grandi masse di aria calda che si alzano dal suolo per l'irraggiamento e che inglobano grandi quantità di insetti, si spostano a quote via via superiori, il cielo di Tropea rimane terreno esclusivo di caccia per il balestruccio (Delichon urbica), piccola rondine dal petto bianco. Come la rondine comune (Hirundo rustica), esso non appartiene nè alla stessa famiglia, nè allo stesso ordine del rondone.
La loro somiglianza è dovuta soltanto a convergenza evolutiva: queste specie, cioè, pur avendo avuto origini completamente diverse, hanno evoluto comportamenti analoghi, affinando, nel corso del tempo, caratteristiche simili. Ali strette ed allungate a falcee, soprattutto, una grande cavità orale che permette loro di nutrirsi direttamente in volo, ingurgitando grandi quantità di insetti. Il balestruccio presenta però delle ali più corte le quali, pur consentendogli una maggiore manovrabilità in spazi ristretti, non gli permettono di sviluppare la velocità e la potenza del rondone. Deve perciò accontentarsi di cacciare a bassa quota, approfittando maggiormente delle ore in cui i rondoni si spingono a quote più alte. Per qiunta, allorquando le cattive condizioni atmosferiche riducono drasticamente il numero degli insetti presenti, il balestruccio viene a trovarsi in seria difficoltà non potendo allontanarsi alla ricerca di situazioni più favorevoli; e se queste condizioni si protraggono troppo a lungo, esso è destinato a perire con tutta la prole. Oltretutto esso, al tramonto, deve fare i conti anche con un altro concorrente: il pipistrello (Pipistrellus pipistrellus).
Procedendo con la stessa andatura della rondinella, ma assai più resistente al volo, la cieca "tàddàrìta" si avventa sugli insetti guidata dal rimbalzo degli ultrasuoni che essa stessa emette. Non è un competitore temibile come il rondone, ma per quel poco di tempo in cui convive, nelle anguste piazzole, con la rondinella, esso è in grado di sottrarle un'altra cospicua fetta di sostentamento. Vita abbastanza dura, dunque, per il balestruccio.
La situazione di equilibrio a favore del rondone non è però immutabile. Infatti quest'ultimo, a differenza del balestruccio, nidifica esclusivamente nelle cavità naturali o artificiali. Basterebbe dunque che tutte le cavità artificiali scomparissero, ad esempio attraverso l'intonacatura dei muri, perchè si verificasse la drastica riduzione o la scomparsa dei rondoni. Come si vede, è un fragile equilibrio che potrebbe essere facilmente modificato da eventi naturali o dalla mano dell'uomo, che da questa lotta per la sopravvivenza trae i maggiori vantaggi: basti pensare che un solo rondone può catturare in una sola giornata sino a 20.000 insetti. Questa grande massa di insettivori finisce, dunque, per rendere ancora più piacevole il soggiorno di coloro che hanno scelto Tropea per trascorrervi le vacanze estive. Ma la gente è troppo distratta dai colori e dalle voci della torrida estate per alzare lo sguardo e capire. Il tempo, poi, passa troppo in fretta per potersi fermare con calma ed osservare. E quel grido ossessivo e continuo che viene da sopra i tetti è una nota troppo monotona per destare interesse.