Basilea, 1566. Sfere di vario colore <<danzanti>> in aria in pieno giorno.

STRANI AVVENIMENTI
VERIFICATISI IN CALABRIA
NEL CORSO DEI SECOLI
 
 

di Domenico Rotundo






La sciocca presunzione di noi meschini uomini del XX secolo che pretendiamo di spiegare (quando non rifiutiamo) tutti i fenomeni con i <<lumi>> della ragione positivistica ancora duri a morire, ci impedisce di renderci conto del fitto mistero che avvolge questo nostro povero pianeta e di conseguenza la nostra vita. Rifiutiamo infatti il reale quando è fantastico. Giustamente L. Pauwels osserva che <<viviamo in un regime di inquisizione in cui l'arma più frequentemente impiegata contro la realtà non conformista è il disprezzo accompagnato dallo schermo>>. Fatti strani analoghi a quelli che stiamo per riferire accaddero e accadono in ogni parte del mondo. Alcuni di essi sono talmente <<inverosimili>> da far davvero pensare all'esistenza di universi paralleli al nostro. Il primo ad occuparsi seriamente di tutti i fatti <<di cui ci si rifiuta di parlare>> fu, agli inizi del 900, l'americano C. Fort. Fort non si limitò solamente a registrarli. <<Io raccolgo - precisa nel suo 'Libro dei Dannati' (1910) - annotazioni su tutti gli argomenti dotati di qualche diversità, come le deviazioni dalla concentricità nel cratere lunare Copernico, l'apparizione improvvisa di britannici di color rosso porpora, le meteore stazionarie, o la nascita improvvisa di capelli sulla testa calva di una mummia. Tuttavia il mio maggior interesse non si rivolge ai fatti, ma ai rapporti fra i fatti. Io ho a lungo meditato sui sedicenti rapporti che si chiamano coincidenze. E se non ci fossero coincidenze? (...) Appare una nuova stella: fino a che punto differisce da certe gocce di origine ignota che sono state notate su una pianta di cotone dell'Oklahoma?>>. E ancora: <<Definirei la bellezza ciò che sembra completo. L'incompleto o il mutilo è totalmente brutto. La Venere di Milo. Un bambino la troverebbe brutta. Se uno spirito puro l'immagina completa, diventerà bella. Una mano concepita in quanto mano può sembrare bella. Abbandonata su un campo di battaglia, non lo è più. Ma tutto ciò che ci circonda è una parte di qualche cosa, che è a sua volta parte di un'altra: in questo mondo non c'è niente di bello, solo le apparenze sono intermedie tra la bellezza e la bruttezza. Solo l'universalità è completa, solo il completo è bello>>1. Il pensiero profondo di C. Fort è dunque l'utilità che è sotto tutte le cose e sotto tutti i fenomeni.
Diamo ora un saggio degli incredibili avvenimenti raccolti da Fort, in modo da poterli confrontare con quelli registrati in Calabria nel corso dei secoli. <<Pioggia rossa su Blankenberg, il 2 novembre 1819, pioggia di fango in Tasmania, il 14 novembre 1902. Fiocchi di neve grandi come sottocoppe a Nashville, il 24 gennaio 1891. Pioggia di rane a Birmingham, il 30 giugno 1892. Aeroliti. Sfere di fuoco. Impronte di un animale favoloso nel Devonshire. Dischi volanti. Impronte di ventose su montagne. Macchine nel cielo. Capricci di comete. Strane sparizioni. Cataclismi inspiegabili. Iscrizioni su meteoriti. Neve nera. Lune blu. Soli verdi. Temporali di sangue. Un iceberg volante che si abbatte a pezzi su Rouen il 5 luglio 1853. Caravelle di viaggiatori celesti. Esseri alati a ottomila metri nel cielo di Palermo il 30 novembre 1880. Ruote luminose nel mare. Piogge di zolfo, di carne. Resti di giganti in Scozia. Bare di piccoli esseri venuti da altrove fra le rocce di Edimburgo....
Urli che attraversano il cielo di Napoli il 22 novembre 1821; pesci che cadono su Singapore nel 1861; piogge di sostanza vivente, di materia gelatinosa, accompagnate da un forte odore di putrefazione... <<Si ammetterà - commenta Fort - che negli spazi infiniti navigano vaste regioni vischiose e gelatinose? Si tratterebbe di carichi alimentari depositati nel cielo dai Grandi Viaggiatori di altri mondi? Ho l'impressione che sopra le nostre teste una regione statica, in cui le forze di gravità e meteorologiche terrestri sono relativamente inerti, riceva dall'esterno prodotti analoghi ai nostri>>2. E veniamo ai fatti insoliti registrati in Calabria e riferiti dal Fiore, dal Barrio e dal Leoni3. <<Anno 372: la città di Reggio brugia da se medesima per tre giorni continui, in maniera, che le giovò diligenza alcuna per molte, che se ne fossero adoperate. Anno 647: in Cosenza, e suoi casali, cadde precipitosa una gran pioggia di frumenti: si macinarono, e se ne fè pane ottimo; anno 849: in Cosenza una donna partorì ad un parto tre creature attaccate insieme, e tutte e tre parlanti; vissero per sei mesi.
Anno 940: in Reggio nacque un fanciullo con due teste umane; ma si portò i piedi a somiglianza d'orso. Anno 1191: a 23 giugno diluviarono sopra quasi tutta la Calabria grandini d'oltre una libra, ed impetriti così, che là durarono lungo tempo: in alcuni de' quali si vedeva un uomo sedente in un trono, con nella destra una lancia. Anno 1193: a 23 maggio, circa il mezzo giorno, in Val di Crate, comparve un esercito di locuste, le quali datesi a divorar le biade, avrebbero recato gran danno, se di pari al tempo medesimo, comparso un esercito d'uccelli con penne verdi, non l'avessero divorate; indi alzato il volo non più comparvero.
Anno 1196: a 15 marzo il fiume Crate crebbe così, che ne rovinarono molte torri; e nel dentro del fiume furono osservati alcuni cani neri, con lingue di fuoco, quali buttando dalla bocca, come sangue marcio; con ciò le onde ne crescevano a gran furia. Anno 1210: a 29 marzo comparve nell'aria un globo di fuoco molto terribile, il quale doppo l'aver scorso qui e lì, cadde vicino al Castello di Bisignano, e bruggiò tutte quelle case all'intorno. Anno 1230: al primo marzo fino ai 15 furono udite di notte tempo, per quasi tutta la Calabria nè luoghi sotterranei voci di chi piange.
Anno 1257: in Morano da un incesto d'un fratello con la sorella, nacque un fanciullo assai grande, con un sol occhio sul mezzo del fronte; essendo d'anni cinque, crebbe in altezza di otto cubiti. Anno 1262: in un villaggio non lungi da Squillace, nacque da madre rustica, abitante con suo marito in una torre fuori l'abitato, un fanciullo con figura umana; tutto però coverto di setole, sin la faccia, talmente ch'appena vedevansi gli occhi. Le mani, e i piedi, come o di cane o di lupo: i denti anche nel nascere canini: la voce più tosto d'animale ululante, che d'uomo parlante: selvaggio così, che non lasciava toccarsi, che dalla misera madre: non camminava, ch'a somiglianza di quadrupedi: il padre con un suo zio volevano ucciderlo, e l'avrebbono fatto, se la madre non si fosse loro opposta: tutti però convennero ad occultarlo. Cresciuto all'età, rincrescendogli l'abitare tra le genti, prese ad abitare le selve; onde divenuto crudele contro gli uomini, e fiere medesime, appena potè esser ucciso di lontano con saette. Morto, n'arrabbiarono i cani, ed i lupi, quali entrando sovente nè villaggi, e nella città medesima sbranarono una quantità d'uomini, e di donne. Nè quietò la lor rabbia, che per solo miracolo del cielo. Anno 1263: a 29 maggio essendo l'aere sereno un'ora avanti il mezzo giorno, cadde dal cielo un mostruoso folgore, il quale andato sulla cima d'una torre nelle mura di Reggio, arse uno stendardo del Re Manfredi, e rovinò alcune statue di marmo, quali erano d'alcuni re antichi. Indi caduto a terra vi si profondò giù molto, e da quell'apertura ne venne fuori un nerissimo fumo, che per due ore rese l'aere assai oscuro. Al sopravenir delle tenebre notturne svenne il fumo, restando la città, ed il paese all'intorno, ricoverti d'una sola nuvola, non così oscura; quindi da un'altra qual tirava dal settentrione al mezzo giorno uscirono alcuni uccelli, che veloci fuggivano, incalzati da certi raggi di fuoco fiammifero; onde la notte se ne rendeva chiara, come di mezzo giorno. Con questo, che gli uccelli, quali venivano tocchi da quei raggi, cadevano a terra morti, gli altri svenirono poco avanti all'aurora. Infelice prognostico della morte di Manfredi, di Corradino, e d'altri Svevi; con insieme la rovina di molte città, affezionate a quelli, per opera di Francesi sotto al Re Carlo Primo. Anno 1272: a 14 maggio dà primi albori dell'aurora fino a mezz'ora prima il mezzo giorno, caddero nelle campagne intorno a Monteleone alcune gocciole, altre a color di viole, altre più rosse, altre più nere, tutte però di fuoco, di sapore agrissimo, e d'odor grave, che generava stomaco: onde tutto quello toccarono, fiori, frondi, biade, alberi, restò non pur secco, ma marcito. Da ciò nacque una travagliosa pestilenza, la quale di fè sentire per due anni appresso. Anno 1539: a 18 aprile, ad ore 12 s'oscurò il sole per un'ora; così che si viddero le stelle, come di mezza notte. Anno 1568: 28 luglio cadde sopra il villaggio, detto il Sorbo di Taverna, come una trave di fuoco, che bruciò la maggior parte delle case. Avvenimento alquanto più prima accaduto in Acquaro, villaggio di Sinopoli; onde se n'atterrì la Provincia tutta, ed attese a placarne il Cielo con molte sagre processioni di mortificazioni. XVI secolo: Lorenzo Dardano, in un volume da lui scritto, dice questo: vicino agli scogli prossimi a Tropea chiamati Messaggi, scosso dalla violenza della tempesta, apparve un uomo nudo, fra lo stupore dei cittadini; da questi interrogato chi fosse, non parlò affatto, ma fece cenno di voler scrivere e, portata la carta, scrisse: 'non so chi sia, o da dove, nè in qual modo sia giunto qui; la mia vita è breve'. Dopo un'ora morì e fu sepolto davanti alla porta della chiesa di S. Giovanni4. Anno 1590: a 5 marzo piobbe terra lo spazio di cinque ore, per tutta, quasi, la parte orientale. Anno 1679: a 25 settembre giorno di lunedì la moglie di Giuseppe Ferro chirurgo in Monteleone, partorì un figluolo con due capi, quattro occhi, quattro orecchie, due nasi, due bocche, una gamba, ed un braccio, grossi per l'una parte, e li due altri, per l'altra, sottilissimi. Anno 1895: in un giorno di ottobre, quando le ombre della notte si precipitano dall'alto dei monti, all'occaso di Cosenza sopra quelle giogaie sollevavasi una piramide forse ignita, lunga, trascinando una coda vaporosa. Lento traeva, ma sempre maggiormente raccesa, finchè rapida celossi dietro alto giogo, lasciando dall'urto dell'aere uno stridore poco sensibile. Non molti giorni, e un globo di fuoco si elevava in alto verso il medesimo luogo, lasciando dietro una striscia, come bianco, che a gradi a gradi anneriva; si estinse con un fragore non dissimile a quello del tuono. Nella notte, che seguiva, simile a tempesta, che freme, un fragore, un roco mormorare udivasi nelle alte regioni mentre tutto era quiete nelle ultime sedi della terra>>.
Le appirizioni di <<globi>>, di <<scudi ardenti>>, di <<travi>> nel cielo, in particolare, furono registrate in moltissime cronache antiche di ogni tempo e paese (per non parlare dei miti e delle leggende) con descrizioni tali da non esser riconducibili a fenomeni naturali noti.
Plinio il Vecchio, nella sua <<Storia Naturale>> ci riferisce questi eventi: <<Travi brillanti apparvero all'improvviso, come quelle che si mostrarono dopo la disfatta navale che costò ai Lacedemoni l'impero di Grecia>> (cap. 26); <<Tre lune comparvero simultaneamente durante il consolato di G. Domizio e G. Fannio>> (cap. 32); <<Una scintilla, cadendo da una stella, s'accrebbe avvicinandosi alla Terra e, dopo aver raggiunto la grandezza della Luna, diffuse la luminosità d'un giorno nuvoloso, per ritirarsi poi nel cielo sotto forma di torcia... Un fenomeno che la tradizione menziona sotto il consolato di G. Ottavio e C. Scribonio, e che ebbe a testimoni il proconsole Silanio ed il suo seguito (cap. 35); <<Si sono viste anche stelle andare in tutti i sensi, senza che si levassero venti impetuosi... durante il consolato di L. Valerio e G. Mario uno scudo ardente attraversò il cielo al calar del sole, da occidente ad oriente, lanciando scintille>> (cap. 36). Tito Livio ci descrive episodi ancor più sconcertanti. Egli non ricorda soltanto il volgere, a grande altezza, d'oggetti simili a <<scudi rotondi>>. <<Là, nella tranquillità della notte>>, egli scrive, riferendosi ad un avvenimento del 235 a. C. <<entrambi i consoli furono visitati, si dice, dalla medesima apparizione: un uomo di statura superiore a quella umana, e più maestoso, il quale dichiarò che il comandante d'una delle parti e l'armata dell'altra dovevano essere offerti ai Mani ed alla Madre Terra>>. E' una visione che si può forse collegare a quella fatta risalire da Tito Livio al 214 a. C.: <<Ad Adria si vide un altare in cielo, ed accanto ad esso furono scorte forme umane in abiti bianchi>>5.
Passiamo al Medioevo. Si legge negli <<Annales Laurissenses>>: <<Nel 776 scudi volanti parvero guidare i Sassoni mentre assediavano i cavalieri di Carlo Magno a Sigiburg>>. E nei <<Capitolari>> di Carlo Magno scritti forse da Eginardo: <<Rendendosi conto dell'allarme gettato fra il popolino e dell'ostilità suscitata, gli esseri aerei rimasero tanto sconvolti che atterrarono con il loro vascello più grande, presero a bordo alcune donne ed alcuni uomini scelti fra i migliori per istruirli e dissipare la cattiva opinione della gente... quando, tuttavia, quelle donne e quegli uomini tornarono a terra, furono considerati esseri demoniaci venuti per spargere veleno sulle coltivazioni, quindi prontamente catturati e giustiziati dopo le orribili torture previste per coloro i quali praticavano arti diaboliche... altri dovettero seguire la stessa sorte; il numero degli infelici messi a morte mediante il fuoco e l'acqua fu altissimo. Si mormorò alfine ovunque che essi erano stati mandati da Grimaldo, duca di Benevento e maestro d'incantesini, per distruggere il regno dei Franchi... inutilmente questi innocenti cercarono di salvare se medesimi dicendo d'appartenere alla stessa nazione e d'esser stati rapiti per breve tempo da uomini straordinari, i quali avevano loro mostrato cose grandi e meravigliose...>> (questa strana storia fu poi ripresa in parte dall'abate Montfaucon de Villars nel suo libro <<le comte de Gabalis>>)6. Altra testimonianza interessante, quella del noto studioso inglese Gervasio di Tibury (che insegnò legge anche a Bologna), che negli <<Otia imperialia>>, scritto nel 1214, riferisce (libro I, cap. 13); <<Vi sono alcuni che dicono: la Terra è nel centro, nel mezzo di una circonferenza, con ogni parte egualmente distante dalle estremità, circondata da mari ed accerchiata secondo il comandamento del terzo giorno: 'Egli radunò le acque sotto i cieli in un unico posto, quivi apparve terra asciutta'. E' accaduta nei nostri tempi una dimostrazione dei mari sopra di noi, una nuova rivelazione apparsa dall'alto, del tutto stupefacente. Fu esattamente nell'osservanza d'una festività in Gran Bretagna, dopo che la gente aveva ascoltato Messa solenne in chiesa, e la folla si andava disperdendo qua e là, ed il tempo era nebbioso a causa di molte nuvole, ed alquanto oscuro.
Apparve quindi l'ancora di una nave la quale dopo aver girato intorno sette volte rimase agganciata sotto un mucchio di pietre con la corda diritta e sospesa nell'aria. La gente si mise a gridare e mentre alcuni stavano discutendo di ciò videro la corda muoversi  come se qualcuno si stesse sforzando di liberare l'ancora. Però, malgrado tutti gli sforzi, non cedette, e allora si udì una voce nell'aria densa, simile al grido dei nostri marinai che chiamano l'ancora, che era stata gettata e allungata via. Senza indugio, delusi dei risultato, essi mandarono uno dei loro, il quale scese lungo la fune nel modo che fanno i nostri marinai e mentre scendeva cambiava mano sopra mano. E quando già egli aveva liberato l'ancora, fu afferrato dai presenti e ballottato di mano in mano quasi che fosse stato un naufrago. Soffocato dalla nebbia e dalla nostra umida atmosfera, egli spirò. Ma allora i di sopra tennero consiglio sulla loro camerata naufragato e dopo un'ora tagliarono la fune e lasciando compagno ed ancora vogarono via. In memoria di questo avvenimento, dopo accurata considerazione, venne tratta dall'ancora quella grata di ferro per le porte della Basilica, che si apre perchè la gente tutta la veda>>7. Navi in cielo in pieno Medioevo? Effettivamente il sospetto che da millenni siamo <<osservati>> da esseri viventi in altre dimensioni, di fronte a queste testimonianze sconcertanti, diventa quasi certezza.
 
 

BIBLIOGRAFIA

1 In Pauwels-Bergier,, <<Il mattino dei maghi>>, Mondadori, Milano, 1964, pp. 152-154.
2 Ibidem, pp. 144, 146, 156.
3 G. Fiore, <<Della Calabria illustrata>>, Napoli, 1691, vol. I, pp. 286, 290; G. Barrio-T. Aceti, <<Antichità e luoghi della Calabria>>, ristampa dell'edizione cinque-settecentesca, Brenner, Cosenza, 1979, p. 260; N. Leoni, <<Della Magna Grecia e delle tre Calabrie>> ristampa dell'edizione 1844-1846, Forni, Bologna, 1975, pp. 324, vol. I.
4 Un caso analogo, riferito da P. Kolosimo in <<Non è terrestre>> (ed. Sugar, Milano, 1968, pp. 113-115), si verificò nel villaggio spagnolo di Banjos nell'agosto del 1887, allorchè spuntarono da una profonda caverna due ragazzi dalla pelle verde e con abiti fatti di una sostanza sconosciuta. I ragazzi (un maschio e una femmina) mangiavano solo fagioli. Dopo qualche mese il maschio morì mentre la ragazza divenne domestica presso una famiglia del posto. Appresa qualche parola in spagnolo, dichiarò di venire da una terra su cui non sorgeva il sole, dove regnava sempre il crepuscolo. <<C'è un paese non lontano da noi>>, disse, <<ma da cui siamo separati da una corrente di grande larghezza>>, Com'era giunta sulla Terra? <<Vi fu un gran rumore>>, potè soltanto ricordare, <<noi fummo presi nello spirito e ci trovammo sul campo del raccolto>>. Forse nel famoso Triangolo della Morte delle Bermude, dove le sparizioni incredibili sono abbastanza numerose, accadde la stessa cosa, ma in senso inverso.
L'autenticità del fatto accaduto a Banjos è attestata da numerosi documenti, assieme alle dichiarazioni giurate dei testimoni che videro, toccarono e interrogarono le strane creature giunte, tenendosi per mano da una caverna molto, molto profonda...
5 In P. Kolosimo, op. cit., pp. 86-88. Ritornando al fenomeno delle piogge misteriose, riportiamo ancora dalla <<Storia Naturale>> (cap. 57) di Plinio il Vecchio alcuni fatti del genere accaduti anche nella regione bruzia: <<Pioggia di latte e di sangue sotto il consolato di M. Acilio e G. Porcio ed in molte altre occasioni; pioggia di carne durante il consolato di P. Volumno e S. Sulpizio; pioggia di terra in Lucania: i corpi che caddero dal cielo avevano l'aspetto di spugne di terra. Pioggia di lana sotto il consolato di L. Paolo e C. Marcello, nella regione di Cossa (odierna Cassano Jonio), dove Tito Annio Milone doveva essere ucciso l'anno seguente: durante il processo seguito alla sua morte vi fu pure una pioggia di mattoni cotti, riferita negli atti di quell'anno>>.
6 In P. Kolosimo, op. cit., pp. 94-96.
7 In <<Ufo tra... noi. Il vero, il falso, il possibile>>, Roma, febbraio 1979, pp. 44-45.