Carissimi compatrioti,
se questo libercolo non soffrirà il brutto malanno di andare ai pizzicagnoli per avvolgere salumi e salami venduti ai loro avventori, potrà ricordare ai futuri miei compatrioti, che io, non essendomi voluto, per compiacimento, negare al sindaco, mio amico, signor Ignazio Toraldo, ho messo l'opera mia, quando da lui fui chiesto di essere uno della Commissione pel censimento della popolazione, fatto nel 1872. Allora, nell'essersi posti i nomi alle piazze, alle vie, ai vichi, sono stato io che ho proposto nominarli via Vittorio Emanuele, via Garibaldi, via Roma, largo Duomo, largo Municipio, largo Plebiscito, largo Mercato, via Sobborghi. Si disse pure via Indipendenza, allusiva all'acquisita libertà italiana, e piuttosto alla liberazione della nostra città per la riscissione della vendita al principe di Scilla. Si dissero vichi Monte, Scattaretica, Calvo dal sito e dagli erettori e fondatori del Monte dei pegni; via Rivellini dal suo traversare lunghesso le muraglie di cinta. Ed io suggerii nomare Piazza d'Ercole dal fondatore, e Veduta Portercole dal prospetto alla città madre, e chiamarsi altre vie o piazze dai nomi dei nostri sommi nello scibile, affinchè il popolo tropeano ripetendoli porgesse loro ossequio, li avesse di esempio per imitarli, ed alla città venisse onoranza. Quindi Galluppi, dal sommo concittadino di fama europea; Ruffa, da Giuseppantonio, valente medico e rettore della biblioteca degli studi in Napoli, e pur da Francesco ottimo scrittor di sonetti; Luigi di Francia, dal poeta e filosofo, di cui si ha un volumetto di poesie; larghetto Ignazio Barone, dal filosofo e matematico di tal nome, autore di un trattato di etica inedito; larghetto Collaci, da Onofrio, procurator generale in Napoli, scrittore del poema il Tobia e di altre poesie, molto vantate da Francesco Ruffa, e decollato nel 1799 per essere stato intrigato nel governo della repubblica.
Ma se fin qui ad alcune vie ho suggerito detti nomi togliendoli da sommi cittadini, che, se ecccettui il Collaci, furono del secolo attuale, alle altre poi dai sommi più vestusti. In fatti via Glorizio, da Ottavio dotto teologo e poeta, che scrisse parecchi trattati di morale e le due commedie Il Trionfo d'Amore e le Spezzate durezze; via Caivano, dai fratelli Benedetto e Giovanni Battista buoni poeti; Bojano, dai fratelli Pietro e Roberto, valenti chirurghi che l'arte avevano d'innestare le labbra e i nasi mutilati; Pontoriero, dal Canonico Giov. Battista, presidente dell'Accademia degli Affaticati, autore di un volumetto di poesia lirica; Lauro, dal cardinale Vincenzo e da Luigi, ch'è stato dall'università mandato per ottenere dal re di Spagna la rescissione della vendita della città: larghetto Bongiovanni, da Quinzio insigne filosofo e protomedico del regno, ed autore di varii scritti di filosofia e medicina, e pur da Francesco Bongiovanni astronomo ed astrologo; Dardano, da Lorenzo; Sergio, dall'abate Francesco entrambi scrittori di cose patrie; larghetto Sannio, da Girolamo filosofo e chiaro medico; larghetto Spanò, da Antonio pittore di Filippo III, che dipinse il coro degli Escuriali in Ispagna, opera vantata da Giordano Bruno; larghetto Frezza, da Fra Ottavio valente nel pulpito; larghetto Rota, da Bernardino, che difese la piazza di Tropea assediata da Luigi d'Angiò; Saiace, dal canonico teologo Matteo di grande ingegno ed insigne giureconsulto; larghetto Migliarese, da Antonio, di cui, oltre gli scritti inediti, si hanno tradotte in verso le favole di Fedro e la Batracomiomachia di Omero; Manco, da Alfonso generale dell'ordine dei chierici regolari, scrittore di un opuscolo ad istruzione dei novizii; Cerasio, da Gregorio, avvocato nel concistoro e nella Curia Romana; Aragona, da Antonio gran teologo e versatissimo nel greco e nel turco, che si portò nelle missioni presso gl'infedeli; larghetto Galzarano, da Giuseppe, che, sindaco dell'università, dette compimento agli acquedotti per fare scendere le acque da Sant'Agata alle fontane della città.
Non è estraneo sapere che ha mostrato il censimento essere a 5.734 ascesa la popolazione di Tropea, ma che siasi esattamente fatto è da dubitare. Perocchè, per le persone messe a prezzo alla formazione delle schede, e anche, nella volenza dei molti, per aver nascosto gl'individui della propria famiglia, per timore che il censimento sia stato un pretesto escogitato per soprapporre dazii secondo il numero delle persone di ciascuna famiglia, non poteva dare un'esatta numerazione; così che trassi a tenere che presso a 6.000 e più la popolazione ascendesse, e che sia in aumento in ciascun anno.

Tropea, 3 luglio 1873

                     vostro Nicola Scrugli