Il
regista Francesco Rosi riceve l'Award For Cinematic Excellence
al
Teatro Antico di Taormina (18. 6. 2004)
IL 19 MAGGIO 2005 A PIZZO LA REGISTA DONATELLA BAGLIVO
PRESENTERA’
IL SUO DOCUMENTARIO-INTERVISTA AL GRANDE MAESTRO
DEL CINEMA ITALIANO
Le origini calabresi del grande regista Francesco Rosi
Un omonimo cugino pizzitano era maestro della locale banda musicale
di Franco Vallone
In
occasione della “VII Settimana Nazionale della Cultura”, indetta dal Ministero
dei Beni Culturali e Ambientali, si terrà il 19 maggio a Pizzo Calabro,
un’importante serata all’insegna del cinema di Francesco Rosi. La manifestazione,
organizzata in collaborazione dell’Assessorato Cultura e Turismo del Comune
di Pizzo con il patrocinio della Presidenza della Provincia di Vibo Valentia,
è inserita nel programma 2005 denominato “Spazi Aperti”. Alle ore
21.00, presso la sala proiezione del Cinema Moderno, la regista Donatella
Baglivo presenterà “alla Ricerca della Verità” – l’intervista
al grande regista Francesco Rosi. Rosi tra l’altro, pur essendo nato a
Napoli, è d’origini pizzitane.Fino a qualche anno fa a Pizzo viveva
un cugino omonimo del regista, il mitico maestro di musica Ciccio (Francesco)
Rosi, bravissimo direttore di palco gazebo con una banda e un repertorio
di piazza davvero notevole. Ciccio Rosi raccontava del parente importante,
seguiva tutti i suoi film, parlava della sua parentela a Napoli e del famoso
cugino regista.Ma ritorniamo al Francesco Rosi regista. La sua vasta filmografia
comprende opere importanti del panorama cinematografico italiano. Tutti
ricorderanno film come “Camicie rosse” del 1952, “La Sfida” del 1958, “Salvatore
Giuliano” del 1962, Le Mani sulla Città del ’63, Il caso Mattei
del 1972, Cristo si è fermato ad Eboli del 1979, Dimenticare Palermo
del 1990, fino a “La Tregua” del 1997, solo per citarne alcuni. Ma non
dimentichiamo opere come “Kean”, “I Magliari”, “Il Momento decisiva”, “Tre
Fratelli”, “Diario Napoletano”… La serata “cinematografica” di Pizzo Calabro
è curata dall’Associazione Culturale Lanterna Magica che da anni
si occupa di comunicazione filmica, di cinema e cinematografia con l’organizzazione
d’importanti rassegne cinematografiche, cineforum, festival ed incontri
di critica e dibattito. Proprio l’anno scorso nella stessa città
di Pizzo si è svolto il Festival Internazionale dei Circoli di Cinema
con importanti presenze del panorama cinematografico di tutto il mondo.
Presidente dell’associazione Lanterna Magica, Vera Bilotta, grande appassionata
del settore. Prima di lei a curare gli aspetti culturali e organizzativi,
Patrizia Ruoppolo, che oggi è stata nominata a far parte di un importante
ente nazionale, la FICC, Federazione Italiana Circoli del Cinema. A curare
gli aspetti operativi, come sempre, è stato chiamato Giuseppe Imineo,
“cinematografaro” che proprio in questi giorni festeggia i cinquanta anni
di mestiere e “vicinanza” al cinema, a pizze, bobine e migliaia di film
di tutte le epoche e di tutti i tipi. Ciak 2000 Srl di Roma rappresenta,
attraverso la sua creatrice Donatella Baglivo, produttrice, regista ed
esperta di montaggio, oltre 30 anni di esperienza nel mondo del cinema
e della televisione. Donatella, infatti, si propone all’attenzione degli
addetti ai lavori fin dall’età di 16 anni, quando monta il suo primo
lungometraggio. A soli 23 anni crea il Ciak Studio, proponendosi come la
più giovane imprenditrice italiana nel settore cinematografico.
Donatella Baglivo, vera psicologa e filosofa dell’immagine cinematografica,
ha un modo particolare e inedito di raccontare l’anima e il cuore d’attori,
registi e gente di cinema e teatro. Lei stessa regista, dipinge con le
tecniche di montaggio, diventa attrice, lei stessagiornalista e personaggio,
riposiziona le grandi e piccole icone del cinema, le reinterpreta in modo
sapiente, li legge e ri-elegge con il suo sguardo di artista (e grande
tecnico nel contempo). Francesco Rosi nasce a Napoli nel 1922. suo padre
era un grande appassionato di cinema e fotografia ed era anche un bravissimo
caricaturista. A Francesco trasmise la passione per l’arte ma anche la
sensibilità per la vita, in quanto era forte, in lui, il ricordo
della prima guerra mondiale del 1915/18. Da piccolo, il giovane Rosi, rimane
fortemente attratto dal film “Il Monello” di Charlie Chaplin, poiché
il padre lo accompagnava spesso al cinema. Dopo aver trascorso l’infanzia
e l’adolescenza a Napoli si iscrive alla facoltà di giurisprudenza,
per fare un piacere al padre, poiché Francesco avrebbe preferito
frequentare il centro sperimentale di cinematografia. Durante la seconda
guerra mondiale trascorre molto tempo nei pressi di Firenze, nascondendosi
nella campagna toscana, per non farsi acciuffare dai nazisti, in quanto
Rosi, si era attivamente schierato contro l’occupazione tedesca. Nella
seconda metà degli anni quaranta, in pieno clima neorealista, riesce
a realizzare il suo sogno: inizia a lavorare nel mondo del cinema facendo
dei piccoli ruoli come attore, poi aiuto regista e assistente di doppiaggio.
Luchino Visconti fu il suo grande maestro, portandolo sul set del film
“La terra trema” (1947) dove, senza attori professionisti e senza una sceneggiatura
scritta fu realizzato il riadattamento cinematografico dei “I Malavoglia”
di Giovanni Verga. In seguito Rosi iniziò a lavorare anche con Sergio
Amidi e Suso Cecchi D’Amico, che gli insegnarono l’arte della scrittura
cinematografica. Poi, ancora una volta, fu Visconti ad aprirgli la strada
con “Bellissima” film con la Magnani, dove Rosi occupò il posto
di regista, lasciato libero dallo stesso Visconti che era in aperto contrasto
con il personale artistico. Dopo tutte queste esperienze, nel 1958, Francesco
Rosi debutta ufficialmente come autore con il suo primo lungometraggio
dal titolo “La sfida” che ottiene anche il Leone d’argento al Festival
di Venezia. Il film parla della sua città, Napoli, e dei problemi
legati alla camorra. Rosi fece tesoro dei suoi trascorsi, per riportare
all’interno delle sue opere testimonianze forti, del momento storico che
stava vivendo. Con lui si ha il proseguimento del pensiero neorealista
del secondo dopo guerra.Rosi successivamente, nel 1959, con “I Magliari”
continua a sperimentare il suo stile fortemente documentaristico, girando
per le strade di Napoli con attori non professionisti, ad eccezione di
Sordi e Belinda Lee. Nel 1961 il suo primo grande successo di pubblico
con il film “Salvatore Giuliano”, e pur attirando molte perplessità
da parte della classe politica, riceve l’orso d’argento al festival di
Berlino. Il film ha il grande merito di aver approfondito per la prima
volta il rapporto tra stato e mafia. “La mafia è un problema che
esiste, la mafia è un altro stato, è uno stato nello stato”.
Queste le parole del regista durante una sua riflessione. Con “Le mani
sulla città” girato sempre a Napoli, Rosi tocca il problema dell’urbanizzazione
selvaggia e della speculazione privata, e vince il Leone d’oro a Venezia,
anticipando tangentopoli di 30 anni. Rosi riesce a creare delle opere che
vanno al di là del tempo, rendendo universali dei concetti solo
apparentemente circoscritti in un determinato luogo e tempo. Le sue opere
da ricordare, in questo periodo sono: “Uomini contro”, “Il caso Mattei”
e “C’era una volta” del 1967 con la grande Sofia Loren. Lucky Luciano (1974)
è di nuovo ambientato a Napoli e uin Sicilia, e il tema predominante
è di nuovo la mafia. Rosi ha raccontato i suoi film come se fossero
delle inchieste, ma ha sempre lasciato lo spettatore libero di pensare
la propria realtà. “Cadaveri eccellenti” del 1976 viene girato in
tutto il Sud,da Napoli alla Puglia fino ad arrivare a Palermo, dando una
immagine dell’Italia metafisica ed astratta. In Lucania gira ”Cristo si
è fermato ad Eboli”, “il film è stato una avventura” dice
Rosi. Con “Tre fratelli” del 1981 e “Carmen” del 1984 continua a girare
in Lucania e in Puglia. In “Dimenticare Palermo” del 1990, girato tra Palermo
e New York, Rosi tocca l’argomento molto forte della droga, sottolineando
la mancanza di prevenzione e informazione. Per il regista i film hanno
il dovere di affrontare questi problemi. “La tregua” del 1996, tratto dal
libro di Primo Levi, parla della atrocità dell’olocausto, girando
interamente nei pressi di Torino. Cinquanta anni di attività con
l’attenzione rivolta alle storie vere. Il cinema è un sogno e Rosi
lo ha saputo interpretare mischiando sapientementeelementi sociali e politici
con la sua creatività e fantasia.
Filmografia di Francesco Rosi