Il Racconto del
Re dei Giganti
Mastru Miciu Famà

 
 

di Salvatore Libertino

Un personaggio un pò naif senza presente, uscito da una cornice incantata di una fiaba laminata senza tempo, che realizza i desideri di chi sogna di ritornare bambino. E' stato questo e di più Mastru Miciu Famà, artista di strada, che a capo di un drappello di uomini e un paio di fantocci per oltre sessant'anni aveva guidato per le vie della Calabria i suoi due Giganti processionali Mata e Grifone, condotti nei passi di danza e d'amore dai suoi figli e accompagnati dalla musica di suonatori di grancassa, rullanti e piattini. In testa un beretto a bustina militare con la scritta 'Il re dei Giganti', il fisico massiccio del felliniano Zampanò dentro i vestiti variopinti con il fazzoletto istoriato intorno al collo, il fischietto nelle labbra e quel paio di baffi a manubrio prestati dal Mangiafuoco di Collodi.
Come ci insegna l'etnologo Franco Vallone, suo biografo ufficiale, quando lungo i mille percorsi, tra un riposo e l'altro della sua allegra comitiva e nel silenzio inquietante della musica e dei tamburi, raccontava la sua storia di Capo Gigantaro e quella delle sue creature Mata e Grifone, tradiva la dolce cadenza dialettale della provincia di Messina, dove era nato, a Scaletta Zanclea, il 4 agosto 1925.
Di professione stagnino Mastru Miciu era sbarcato in Calabria durante l'ultima guerra con il popolo degli sfollati e si era accasato nel vibonese a San Leo di Briatico. E fu quì nel 1947 che comprò da una ditta di gigantari i due fantocci malmessi di cartapesta che gli ricordavano quei colossali Giganti sui cavalli che da bambino andava ad ammirare ogni anno a Messina, a Viale San Martino, il giorno dell'Annunziata, il 15 agosto, durante le loro passeggiate rituali per ricordare al mondo che erano stati loro i fondatori della Città.
Si era invaghito talmente, che una volta restaurate le strutture e dopo aver costituito la banda di musicisti e di danzatori aveva deciso di portare a passeggio per le strade di Calabria i suoi Giganti rinnovati durante le feste di piazza nei piccoli e grandi centri.
Da qualche mese il Mangiafuoco calabrosiculo non c'è più. Si è spento all'ospedale di Tropea alla veneranda età di 87 anni, appena in tempo di passare il segreto di poter realizzare i desideri di chi sogna di ritornare bambino ai figli che continuano a tenere in piedi la compagnia dei due fantocci che ballano e fanno all'amore per le strade di Calabria al suono della grancassa, dei rullanti e dei piattini.
Ora tocca ai fratelli Famà di raccontare alla gente la storia dei Giganti Mata e Grifone, veramente esistiti, così come la raccontava il loro papà:

""Loro, ai loro tempi, esistevano realmente, in carne e ossa. Lei di origine siciliana, messinese, e lui è un re africano: dovrebbe essere Grifone d'Africa che comandava il regno dell'Africa.
Ai tempi dei saraceni, venendo lui in Sicilia ha visto questa donna gigantesca e si sono innamorati, perchè lui - e non perchè era nero -  ma era un bell'uomo. Ora siccome lui era un cannibale, venendo a Messina a quei tempi, praticamente si doveva mangiare un vitello al giorno. E quando il vitello non c'era che cosa facevano? Andavano a mangiare le persone. Sbranavano la gente. Allora il Comandante che comandava la città di Messina ai quei tempi, diciamo il sindaco, quando non si trovava il vitello, faceva delle polisse: chi usciva era di loro pasto. Un giorno è uscito uno che aveva un figlio di dodici, tredici anni. Questo dice: domani doveva mangiare mio padre. Allora ai quei tempi cannone non ce n'era, fucile non ce n'era, mitraglia non ce n'era, soltanto c'era l'arma bianca, la spada, il pugnale. Come poteva ammazzare un uomo di tre metri alto come quello? Aveva paura e aveva studiato la fionda. Mentre che loro passeggiavano a Messina a piazza Cairoli nel centro della città, il ragazzo dietro l'albero con la fionda diede un colpo e lo colpì di dietro e lo ha ammazzato. Poi lei per dispiacere si è suicidata.  Questa è la storia. Ma loro sono esistiti fedelmente in carne e ossa. C'è ancora la casa dove lei ha abitato, dove fanno la Fiera Campionaria in Contrada Giusti. Era figlia di contadini. La natura si è incrapicciata e ha fatta questa donna gigantesca di due metri e ottanta e novanta. Una cosa bisesta.""

Forse nè i fratelli Famà nè il loro papà Mastru Miciu hanno mai saputo che la secolare drammaturgia della danza e del corteggiamento di Mata e Grifone che si andava a rappresentare per le strade di Calabria non era altro che l'eterna lotta tra Islam e Occidente che ancora oggi viene rappresentata ogni giorno sui più improbabili palcoscenici del mondo.





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