GAETANO CIPOLLINI
E IL
SOGNO DI SIMETA
 

di  Salvatore Libertino
 


Gaetano Cipollini nacque a Tropea il 18 febbraio 1851 da Ferdinando e Natalina Scrugli1. Studiò dapprima con Francesco Coppa, allievo di Mercadante che pure ebbe qualche parte nell'istruzione del tropeano, tenuto conto dei frequenti incontri che questi ultimi fecero registrare negli anni successivi. Frequentò poi i corsi regolari di armonia e contrappunto al Conservatorio di S. Pietro a Majella di Napoli. A Milano, sua meta professionale agognata, dopo ripetute visite ed una costante permanenza nella città, che gli permise di conoscere da vicino gli aspetti del mondo della lirica, fissò la residenza nel 1899, avviandosi alla carriera di operista a fianco di colui che diverrà suo fedele e unico librettista, il fratello Antonio, nato non lontano da Tropea, a Monteleone Calabro (oggi Vibo Valentia), il 15 febbraio 1857, professore di latino e greco al liceo e soprattutto figura stimatissima di elevato spessore culturale, saggista, critico-letterario: fornito quindi di solide basi filologiche, avendo anche tradotto e pubblicato lavori poetici di Saffo e Teocrito. Antonio collaborò con altri musicisti, tra cui Pietro Mascagni che, nel febbraio 1884, musicò la bellissima romanza "Alla Luna" i cui versi erano stati composti dall'erudito professore monteleonese.
Intanto, stabilitosi nella metropoli lombarda, Gaetano cominciò fin da subito a sentirsi a proprio agio, partecipando intensamente alla vita culturale nei circoli privati e nei salotti letterari. Si legò agli esponenti della scapigliatura locale, stringendo patti di fraterna amicizia con Arrigo Boito e Marco Praga. Spirito immaginoso, portato per naturale temperamento alla realizzazione di forti sentimenti, all'irreale e al fantastico, iniziò a comporre, trentenne, un'opera: Simèta, di proporzioni grandiose.
Tratto dal II Idillio "Le incantatrici" di Teocrito - come viene indicato dallo stesso Antonio all'inizio del libretto - il soggetto era ambientato nell'antichità classica, in una Sicilia mitica nei pressi di Siracusa, paese natale del poeta greco, tra templi, fonti e boschi sacri a Dei, Amori, Ninfe, ancora percorsi da cacciatori e pastorelle insidiati da oscuri demoni. Un soggetto, insomma, inconsueto nel repertorio lirico del momento, anche se di analoga ispirazione ma di direzioni ed ambientazioni anticlassiche erano apparse sulla scena importanti opere, quali la Hèrodiade o la Thais di Massenet, il Figliuol Prodigo di Ponchielli, le Sallambò di Massa e di Reyer.
La intricata trama si impianta su un'accusa di veneficio per gelosia d'amore: anche se non consumato, il preteso delitto purtroppo ricade sulla sua ispiratrice Simeta appunto, condannata al sacrificio per istigazione di un pretendente geloso e respinto.
La celebre cantante Maddalena Mariani Masi lesse lo spartito, ne fu presa e ne volle parlare a Giulio Ricordi. Il dramma fu accolto con simpatia dagli amici scapigliati, e ne nacque spontaneamente una specie di Comitato di sostegno a favore del musicista calabrese. Corsero trattative, nacquero progetti e propositi per una messa in scena.
Casa Ricordi stipulò un accordo, nel quale si impegnava ad adoperarsi per la rappresentazione dell'opera entro un triennio e in un grande teatro. Il compositore aveva dal canto suo l'obbligo di provvedere all'allestimento, e infatti, oltre a predisporre il materiale musicale (canto e piano, partitura e parti), commissionò, nel 1887, le scene a Carlo Ferrario ed i costumi a Alfredo Edel, fedeli collaboratori ed amici di Boito. I migliori sulla piazza: Edel aveva appena finito di disegnare i figurini per Otello (libretto di Boito) ed entrambi avevano lavorato alla magistrale edizione del Don Carlos per la Scala nel 1884. Tutto era pronto e sotto la prorompente azione dei sostenitori l'opera sembrava fosse alle soglie della pubblicazione. Nel 1889 anche il libretto fu dato alle stampe, come per annunciare ormai che lo spettacolo era imminente. Ma non fu così.
Le trattative durarono sette anni, quanti ne aveva consumati il Maestro per comporre la sua opera. Di queste trattative si occupò la stampa. Uno dei più autorevoli giornali diede notizia che Simeta <<è opera degna della Scala>> ed un altro ancora <<Si dia pure questo anno alla Scala l'Edgar di Puccini, che non è poi tanto desiderato, ma vi sono altre opere: la Simeta ad esempio...>>. Ma Ricordi andava ripetendo che l'opera era di troppo vaste proporzioni, d'impegno e di spese forti, richiedendo un imponente allestimento scenico per la presenza di grandi masse corali e la ricchezza di ballabili.
 
 




Alfredo Edel: Figurini dei costumi di Simeta e Delfi dell'opera "Simeta"

Ad un certo momento l'impresa della Scala chiese al Maestro un contributo per le spese di messa in scena: quindicimila lire. Una cifra, a quei tempi molto rilevante. Data l'impossibilità di reperire i fondi necessari, non rimase al Cipollini che assistere al fallimento del progetto. E neanche lo spartito venne stampato.
Ricordi si rifiutò di farlo, anzi restituì l'intero materiale al musicista: gliene dava facoltà una clausola del contratto, che prevedeva questa procedura in caso di mancata rappresentazione. I giornali lo vennnero a sapere e si scagliarono contro l'impresa, e di Simeta dopo poco tempo non si parlò più.
Gaetano non si arrese e sempre con la collaborazione del fratello iniziò la composizione di un'altra opera, Gennarello, la prima composizione in realtà con cui i Cipollini misero piede per la prima volta nella scena teatrale.
Questa volta il Maestro volle rappresentare l'opera addossandosi personalmente l'onere delle spese e operando una scelta accurata degli artisti. Il coro e l'orchestra furono infatti quelli della Scala, mentre tra gli interpreti figurava il famoso tenore G. Quiroli.
La prima esecuzione del Gennarello avvenne il 1° giugno 1891 al Teatro Manzoni di Milano. Si trattava di un dramma lirico in tre atti e quattro quadri con ballabile, con forti toni verghiani, ambientato "nelle vicinanze di Monteleone Calabro2>>, come viene indicato nello stesso libretto, che riportò uno straordinario successo: ci furono sette repliche a teatro esaurito. I giudizi delle cronache furono molto lusinghieri sul debutto del Maestro in un momento in cui incombeva su Milano la prestante figura di Mascagni, che fece registrare alcuni mesi prima un trionfo con Cavalleria rusticana, opera in un atto vincitrice di un concorso indetto dalla Casa Editrice Sonzogno, e che tracciò l'avvio alla commedia musicale di ambiente contadino.
Il sindaco della città, conte Belinzaghi, la sera della prima, corse a congratularsi con il Maestro Cipollini per la verve e la freschezza che pervadevano tutta la composizione, dopo che i due fratelli si presentarono molte volte sul palcoscenico per rispondere agli applausi del pubblico e dopo che due pezzi dell'opera vennero replicati: la romanza <<Crescon al tuo veron le rose de l'april>> del primo atto e il duetto d'amore tra Gennaro e Carmela del secondo atto. La critica della Gazzetta Teatrale Italiana (4 giugno 1891, p.2), pur rilevando qualche reminiscenza della Cavalleria e dell'opera francese, definì l'autore "uomo di grande ingegno e cultura e compositore dotato di straordinaria sicurezza formale".
L'opera, giudicata superiore di gran lunga ai melodrammi rappresentati in quegli anni, ebbe numerose repliche ma, nonostante il successo, non fu trovato un editore e solo grazie alle iniziative di una cinquantina di sottoscrittori fu possibile la pubblicazione in un'edizione privata.
In seguito, dopo un'operetta intitolata Ai bagni di mare rappresentata a Napoli nel 1892, della quale rimangono poche notizie, l'Editore Sonzogno - incoraggiato dal successo precedente - gli commissionò un'opera in un atto, Il piccolo Haydn, tratta dall'omonima commedia di E. Cecchi. La nuova composizione fu rappresentata al Teatro Sociale di Como il 26 gennaio del 1893 (e non il 2 come riportano erroneamente non pochi testi).
 
 


Pagina tratta da "Il Trovatore"

Fu questo il lavoro che segnò la massima popolarità del suo autore: grazia di invenzione, fluidità ed eleganza di melodie, ricchezze di forme, tanto che venne replicato nel mese di ottobre dello stesso anno al Teatro Carcano di Milano. <<L'autore venne chiamato al proscenio 10 volte. La musica è delicata, facile...L'esecuzione è stata accuratissima da parte della brava Daria Farini, della Riso, del tenore Castellano e degli altri.>>, così si espresse, in occasione della "prima" di Como, il Trovatore, autorevole periodico musicale dell'epoca.
Ed ancora, sul Trovatore a proposito della "prima seconda" andata in scena a Como il 29 gennaio 1893 la notizia telegrafica: "Prima seconda Haydn nuova opera m° Cipollini, esito assai lusinghiero. Autore presente rappresentazione evocato ripetutamente proscenio con valenti esecutori. Elegantissima Daria Farini, vezzosa protagonista, ideale interprete finissimo lavoro applaudita con Castellano confermatosi cantante eletto preziosi mezzi vocali - Bene orchestra diretta m° Guerrera, Riso, Stecchi, Marini".
Nella stagione 1893-94, solo nel periodo di Carnevale, questa seconda opera fu richiesta da ben dieci teatri (Crema/Sociale, Faenza/Comunale, Cremona/Ponchielli, Napoli/Mercadante, Parma/Reynach, Reggio Emilia/Comunale, Roma/Costanzi, Sassari/Politeama, San Remo/Principe Amedeo, Vigevano/Sociale), classificandosi terza nell'elenco generale, dopo i Pagliacci e la Manon, che furono richiesti rispettivamente quindici e dodici volte. Il successo fece decidere Sonzogno ad affidare allora al Cipollini un'opera di commissione, Ninon de Lenclos, commedia lirica in tre atti e quattro quadri, ambientata nella Parigi di Luigi XIII. Il contratto prevedeva duecento lire al mese fino alla consegna dello spartito, e il trenta per cento sul prezzo del noleggio.


Carlo Ferrario: Scenografia per l'opera "Simeta"
Atto II, Scena II - La sacra sorgente di Anàpo. Tra gli alberi è la casetta di Delfi

L'opera andò in scena il 3 dicembre 1895 al Teatro Lirico Internazionale di Milano ma fu ritirata, dopo la "prima", dall'autore stesso, scoraggiato, come egli stesso scriverà quarantanni dopo senza rancore ma con grande malinconia sul suo diario, perchè <<il suo successo fu contrastato da assoldati malintenzionati>>. L'opera risulterà poi stampata privatamente.
Sono questi gli anni in cui Il piccolo Haydn girò l'Italia, arrivando addirittura in America. Per le rappresentazioni in Germania il libretto nel 1894 uscì in lingua tedesca ("Der Kleine Haydn"), a cura dello stesso Sonzogno. Ma se tutto ciò procurò al Maestro tanti elogi non gli fruttò altrettanti quattrini.


Carlo Ferrario: Scenografia per l'opera "Simeta"
Scena III - I giardini incantati di Simeta

In pratica, in questi anni la vena operistica di Gaetano Cipollini si era già spenta. Il Maestro non mandò mai giù quello che gli era capitato per la sua Simeta. Quello fu un colpo durissino. Nemmeno gli autorevoli amici scapigliati poterono fare più qualcosa per far riprendere in mano quel progetto così meticolosamente preparato ed in ogni momento pronto per la realizzazione, che sarà poi richiamato da antologie e manuali musicali sia sotto il profilo organizzativo della messa in scena sia sotto l'aspetto letterario e artistico-musicale.
Attraverso tale progetto, magistralmente portato a compimento con forza, puntiglio e passione anche se non fu mai realizzato, ancora oggi viene paradossalmente apprezzata l'opera di Edel e Ferrario, che, in ogni pubblicazione o mostra retrospettiva che sia stata organizzata e a loro dedicata, viene associata, con particolare preminenza, con la  loro produzione artistica nata dalla collaborazione con i fratelli Cipollini.
Dal 1896 in poi, il Maestro si dedicò alla concertistica, esibendosi all'estero (Svizzera, Francia, Germania) in qualità di direttore d'orchestra, e con successo all'insegnamento del pianoforte a Milano, dove spesso si esibì per beneficenza in concerti pubblici e privati.
Oltre che alla sua attività di operista, il suo nome è legato anche a composizioni vocali da camera e a diversi lavori per pianoforte: famosi erano i minuetti e le gavotte che, nello stile ricco di reminiscenze classiche, potevano essere scambiati per composizioni di Boccherini e Pergolesi.
Gaetano, come del resto anche Antonio, rimase sempre molto affezionato alla Calabria, come attestano le numerose visite fatte e le composizioni dedicate alla terra natale. Molto significativo a tale proposito è l'opuscolo "Calabria" edito dai Riuniti Stabilimenti Musicali di Milano con la calorosa dedica in copertina "Al Circolo Calabrese di Napoli, custode delle tradizioni patrie", dove si possono ammirare, tra l'altro, due splendide "danze": una che "i contadini ballano a S. Leo nella Festa di S. Cono" e l'altra "che i monelli ballano a Briatico nella Festa della Madonna Immacolata".


La Casa di riposo <<G. Verdi>>

Vissuto a lungo con il fratello Antonio, dopo la morte di questi avvenuta nel 1920, volle entrare, nel novembre 1925, nella Casa di riposo <<G. Verdi>> di Milano. Il rammarico per la negletta Simeta continuò ad interessare, quarant'anni dopo, le pagine del suo diario, oggi forse perduto, come del resto la musica dell'opera ed un fitto epistolario con gli amici della scapigliatura. Con meste parole di rimprovero, lasciava intendere che tutti lo avevano abbandonato, anche se un tempo il suo nome era considerato di diritto fra le speranze del teatro in musica: <<E dopo tutto ciò sono entrato nel benefico istituto della Casa Verdi, ove sono condannato a rileggere, nei giornali dell'epoca, che ho scritto dei gioielli, dei capolavori, della musica divina...E vivo della carità altrui...>>.
E il cruccio struggente del Maestro continua, tra quelle pagine piene di trionfi e amarezze, <<Ricordi non venne a nessuna delle rappresentazioni di Gennarello! Mascagni, una sera, è andato via dopo il secondo atto...>>.
Il critico Giovanni Cenzato in un'intervista al Maestro del 1934 annota: <<Il dramma di questa vecchiaia d'artista è nel pensarla curva su quei fogli, a disporre, come farebbe un bimbo con le figurine colorate, ritagli di vecchi giornali. Eppure se si fosse potuto trarre questo vecchio artista dal buio nel quale non voleva adattarsi, dal silenzio in cui non voleva vivere, e condurlo per una sera sola in un teatro ove fosse data un'opera sua!... Sarebbe stato restituirgli la giovinezza>>.
Il 7 marzo 1931, circa un mese dopo l'ottantesimo compleanno, si tenne un concerto in suo onore, un gruppo di <<ammiratrici milanesi>> gli offrì una medaglia commemorativa, e Gustavo Macchi fece un discorso di circostanza. Ciò non servì tuttavia a riesumare Simeta. Fino all'ultimo giorno di vita, il 2 ottobre 1935, il Maestro ebbe a rimpiangere che l'opera dormisse per sempre <<sepolta viva>>.
Così si è consumato il dramma del Maestro Gaetano Cipollini, attaccato ai giornali dell'epoca come alla tomba di una persona adorata, la tomba della sua gloria, morta assai prima di lui.
Nominò erede dei suoi averi e dei diritti di autore la casa di riposo che lo aveva ospitato.
Ma chissà se si riuscirà a ritrovare lo spartito di Simeta e un giorno poter far vivere la musica smarrita e con essa risvegliare lo spirito geniale ed estroso di Gaetano Cipollini, magari sulla piazza del paese che centocinquantanni fa gli aveva dato i natali, vicino all'ara sacra di Marte, dove un tempo tra le possenti colonne di granito si aggiravano le sacre Sacerdotesse celebranti contro tutti i nemici malefici come nell'Idillio caro a Teocrito e dedicato alla leggiadra Simeta. E così finalmente si potrà realizzare il vecchio sogno del Maestro, quel sogno che ora appartiene alla storia e a tutti noi.

NOTE
1 <<Gaetano Cipollini, musicista compositore, nasce a Tropea il 18-02-1851 da Ferdinando Cipollini e Natalina Scrugli, padrino il Cav. Francesco Mottola del fu Paolo. I suoi genitori, Ferdinando e Natalina, si erano sposati il 18 Marzo 1850 presso la Parrocchia di S. Caterina in Tropea, il rito fu officiato dal parroco Don Vincenzo Scordamaglia. In quello stesso giorno il fratello di Natalina, Antonio Scrugli sposò la sorella di Ferdinando, Caterina Cipollini nella stessa Chiesa con lo stesso parroco e con gli stessi testimoni, Bruno Simonelli e Pasquale Saccomanno. Il parroco ebbe ad annotare che sia gli Scrugli che i Cipollini erano suoi parrocchiani.(...........)>>. Dal "Programma" del Concerto che ebbe luogo a Tropea presso la Biblioteca Comunale il 18 febbraio 2001, in occasione dei 150 anni dalla nascita di Gaetano Cipollini, organizzato dall'Associazione Musicale "TropeaMusica" in collaborazione con il Conservatorio di Musica di Vibo Valentia.
2 Oggi Vibo Valentia. I non pochi riferimenti sia contenuti nell'opera sia annotati dall'autore in calce alle pagine del libretto, fanno ritenere che il luogo dove si svolge la vicenda sia Briatico che confina con il Comune di Vibo Valentia.
 

OPERA SUPERSTITE
Oltre alle trascrizioni delle opere indicate nel testo, che si possono reperire con una certa facilità, nelle numerose riduzioni per canto e pianoforte, ricordiamo:
LA CALABRIA, Bozzetti musicali classici per pianoforte, Milano, Giudici & Strada, Demarchi, Tedeschi;
CALENDIMAGGIO, Gavotta per pianoforte, Milano, G. Isella (fine 19. sec.);
LES FIANCES, Danza per pianoforte a quattro mani, Milano, F. Lucca, 1881;
GLI INCIPRIATI, Gavotta per pianoforte, Milano, Sonzogno (circa 1900);
RUIT HORA, Melodia con parole tratte dall'omonima "Ode Barbara" di G. Carducci, Milano, F. Lucca, 1880;
FANTASIA, per piccola orchestra ed una per canto e pianoforte, Milano, 1914;
INNO ALLA STIRPE LATINA, tratta da una poesia del rumeno B. Alexandri;
AVE MARIA, con parole di A. Corsari, Napoli, 1924;
ADDIO A MILANO, Pensiero Melodico, Milano, F. Lucca, 1882;
JEUNESSE RIANTE, Polka, Carisch & Janichen;
CAPRICCIO, per pianoforte, Milano, F. Lucca;
ALBUM DI PEZZI, per pianoforte, alla N.D. Contessa Clara Maffei, Milano;
ALBUM VOCALE, per 1 violino e pianoforte, Milano, 1880;
SCHERZO, per pianoforte a 4 mani, Alessandro Pigna, Milano;
QUANDO ELLA AMAVA, melodia per mezzo soprano, parole di A. Silvestri, Milano;
OCCHI BELLI, mazurka per pianoforte a 4 mani, Emilio Ribolzi, Milano (fine 19. sec.);
IO T’AMO ANCORA, melodia per contralto o baritono, parole di L.M. Cognetti, Milano;
MINUETTO, Sonzogno, Milano, 1893.
 

BIBLIOGRAFIA
GAZZETTA TEATRALE ITALIANA, Milano, 1891;
IL TROVATORE, Milano, 1891/92/93;
FRUSTINO, Note ed appunti su <<Gennarello>> del maestro Cipollini, Milano, 1892;
CARLO FERRARIO, 500 bozzetti scenografici divisi in cinque volumi, Milano, 1919;
A. DE ANGELIS, Diz. dei Musicisti, Roma 1928, pag. 142;
G. CENZATO, in La Domenica del Corriere, Milano, 1934;
G. CENZATO, Il pubblico dimentica, in Corriere della Sera, 14 ott. 1943;
A. CASELLI, Cat. delle opere pubbl. in Italia, Firenze, 1968, pag.112 s.;
C. SCHMILD, Diz. dei musicisti, I, pag.347;
U. MANFERRARI, Diz. Univ. delle opere melodram., I, pag. 254;
LA MUSICA, Diz. I, pag.407;
BAKER'S BIOGRAPHICAL DICTIONARY OF MUSICIANS, Ed. 1971;
THE MACMILLAN ENCYCLOPEDIA OF MUSIC AND MUSICIANS, London, 1938;
ENCICLOPEDIA DELLA MUSICA RICORDI, I, pag.486.
 
 
 

 

GAETANO CIPOLLINI  di  Salvatore Libertino
INDICE:
|  Biografia e Opere   | Gennarello  |  Il Piccolo Haydn  | Simeta 
Ninon de Lenclos  |  Antonio Cipollini Alla Luna  |
Tropea ricorda il 150° Anniversario della nascita 
Il Gennarello dei Fratelli Cipollini di Sonia Teramo  |
Kana Otsubo in Concert  |



Copyright © 2000-2007 All rights reserved