Primo Sonetto
Dell'Erculea Città
che Annibal Rio
Strusse, e riedifcò
l'Heroe Africano,
E ch' Ottavio Imperante
at Ciel Romano
L'accrescè, la riece
e l'abbelliò.
L'onorate memorie entro
l'oblio
Il Genio Cittadin rintraccia
invano,
Che nel suo Grembo, e 'n
quello di Vulcano
Consegnolle di già
l'edace Dio.
E pure; che non puol va
Patrio Amore !
Le meste luci ormai, cupido
tergi,
Ecco un Francesco ti consola
il Core.
Ma se da fogli suoi Fenice
t'ergi,
O fedele Tropea, da pari
Onori
Ad Alcide, Scipione, Augusto,
e Sergi.
Secondo Sonetto
Pretese Icaro un di' di
Penne armato,
Abbandonar il suol, irsen'
al Cielo.
Là gir fastoso con
il Dio di Delo,
Francesco ancor sei tu
di penna ornato.
Per suoi folli capricci,
il forsennato
Sprezzò i Consigli
dar
Canuto pelo;
E per il Patrio Honor,
colmo di Zelo,
Scrivi à Dispetto
Tu del Veglio alato.
Ma, dall'aere nel Mar,
privo d'aita
Cadde il Meschino: E in
ciò le disuguale
Dalle Caste nel Ciel la
Gloria invita.
In questo ancor il paragon
non vale,
Lì, con dar nome
al Mar, finì la vita,
Tu il tuo Nome, e Tropea
rendi Immortale.