Gerusalemme. Veduta del Monte Sion
Padre Gregorio (Jerocades)
da Parghelia O. F. M.

di Francesco Russo
(1958)
 


I nostri storici lo ricordano in modo piuttosto generico: fu Provinciale dei Francescani Riformati di Calabria Ultra nel 1677 e Guardiano a Gerusalemme: non più di questo. Così il Fiore1, il Capialbi2, l'Adilardi3 e il Coco4. Roberto Almagià lo chiama Girolamo5, non so se per errore o perchè tradito dalla Memoria; mentre il Fiore - o meglio, il suo continuatore Domenico da Badolato -  storpia il nome della città di origine, facendone un Gregorio da Prajalia. Nessuno di essi poi, all'infuori dell'Almagià, ricorda un suo scritto.
Possiamo precisare che il suo nome di religione era quello di Gregorio da Parghelia e che apparteneva alla famiglia Jerocades, cioè a quella stessa che un secolo dopo avrebbe dato Antonio Jerocades, notissimo prete affiliato alla Massoneria, scrittore di fama e figura di primo piano nei fasti del nostro Risorgimento.
Il P. Gregorio dovette essere una figura eminente nella Provincia Riformata di Calabria Ultra, detta dei Sette Martiri; perchè vi figura come Predicatore e Lettore Generale, quindi fornito dei gradi accademici e abilitato non solo alla predicazione, ma anche all'insegnamento scolastico.
Era di certo uno dei soggetti più in vista se, dopo essere stato Guardiano in diversi conventi, infine fu nominato Ministro Provinciale. Ma, contrariamente a quel che afferma Domenico da Badolato, seguito dal Capialbi e dall'Adilardi, non fu eletto nel 1677, bensì per Breve Apostolico d'Innocenzo XI di quell'anno6.
Scaduto da Provinciale nel 1684, si recò in Palestina, dove ricoprì per 6 anni la carica di Guardiano del S. Monte di Sion a Gerusalemme.
Nel 1691 fece ritorno in Calabria e nell'anno seguente figura come Guardiano a Tropea, sede di noviziato della Provincia Riformata di Calabria Ultra. Dopo di che se ne perdono le tracce. Sembra tuttavia che non abbia oltrepassato il secolo XVII.
Mentre era ancora Guardiano al Monte Sion, nel 1690 scrisse una Lettera al Granduca di Toscana, per informarlo della situazione venutasi a formare in Palestina dopo che i Francescani, per un rescritto sovrano di Solimano del 20 aprile 1690, erano riusciti a riavere i luoghi santi di Gerusalemme, che da qualche tempo erano stati abusivamente assegnati ai Greci scismatici.
Questa Relazione è sconosciuta alla storiografia calabrese: l'Almagià, che la ricorda dietro la scorta di Amat di S. Filippo7, scrive testualmente: <<Di un Girolamo (sic) da Parghelia, che era Guardiano del Monte Sion intorno al 1690 si ha una Lettera al Granduca di Toscana manoscritta nell'Archivio di Stato di Firenze, che non ho potuto consultare>>8.


Gerusalemme. Cerimonia greca del lavoggio dei piedi
davanti alla Basilica del Santo Sepolcro (foto 1900).

Ignoro le ragioni della mancata consultazione; ma credo che, con una indicazione così vaga, gli sarebbe stato pittosto difficile rintracciare. In realtà la detta Lettera si trova nel fascicolo delle Relazioni Bassetti dell'Archivio Mediceo.
Essa tuttavia non è inedita, perchè ne esiste una edizione a stampa, in traduzione portoghese, posteriore di un solo anno alla sua compilazione. Porta il seguente titolo: Relacau verdedera do celeberrimo Triunfo e Victoria que conseguio la Religao Francescana, recuperando os Santos Lugares de Jerusalem, usurpados pe la Nacao Greca cismatica en virtude de hum mandado imperial, que deu o Sultao Solimao a 20 de Abril de 1690, pelo M. R. P. Gregorio de Parghelia... pubblicada pelo M. R. P. Fr. Antonio de S. Agostino, Commissario General das esmolas de Terra Santa en os reynos de Portogal. Lisboa, Na officina de Miguael Deslandes impressor de su Mayestade anno 1691 (in 8° pp. 23).
A questa possiamo aggiungere un'altra Lettera, inedita, del 2 luglio del 1689, scritta al P. Bernardo Giuseppe di Gesù e Maria, che era Commissario di Terra Santa in Roma. In essa si narrano le manovre dei Greci, i quali si erano adoperati per ottenere dal Gran Turco un'ordinanza del 13 giugno, per privare i Francescani dei loro diritti sulla Chiesa di S. Caterina di Bethleem con la Grotta e il Dormitorio S. Girolamo, di togliere l'organo dal S. Sepolcro, di proibire loro di solennizzare la festa dell'Ascensione del Signore dentro la Moschea del Monte Oliveto e infine che non potessero abitare in Terra Santa più di 21 Frati, cioè 12 al SS. Salvatore, 3 al S. Sepolcro e 6 a Bethleem9. La comunicazione aveva lo scopo di convincere la Propaganda Fide a fare dei passi presso le Potenze cattoliche per un intervento presso il Governo turco, per evitare simile iattura. In realtà i passi furono fatti e il successo fu completo, come si rileva dalla Lettera del 1691, già ricordata.
 
 

I Francescani  custodi della Terra Santa

Infine abbiamo una Lettera, diretta ai Cardinali di Propaganda Fide, del 20 agosto 1690, con cui questi vengono informati del successo riportato, mediante la restituzione ai Francescani dei luoghi santi, che erano stati occupati dai Greci10. Si tratta evidentemente di una Relazione uguale, o quanto meno simile, a quella inviata al Granduca di Toscana.

NOTE

1 Calabria Illustrata, II, Napoli, 1743, 420.
2 Memorie della S. Chiesa di Tropea, Napoli, 1852, p. 38.
3 La Chiesa di Tropea, Napoli, 1847, p. 22 (Estr. da <<Enciclopedia dell'Ecclesiastico>>, t. IV, Napoli, 1845, p. 1067 ss.).
4 Saggio di Storia Francescana in Calabria, Taranto, 1931, 120.
5 Viaggiatori e Cartografi calabresi, in <<Almanacco Calabrese>>, Roma, 1958, p. 50.
6 Coco, Op. cit., 120.
7 Biografia dei Viaggiatori italiani, 2^ ed., Roma, 1882, pp. 715-716.
8 Almanacco Calabrese, cit., p. 50.
9 Archivio di Popaganda Fide, S. R. vol. 505; G. Golubovich, Biblioteca bio-bibliografica della Terra Santa, N. S., Documenti, I (Quaracchi 1921),
  277-278.
10 Arch. di Propaganda Fide, S. R., vol. 508; Golubovich, Op. cit. p. 282.