Il plesso adagiato sulla rupe di Tropea del monastero dei conventuali, della chiesa di San Francesco/San Demetrio
e della Cappella di Santa Margherita in un'immagine del 1965.

Origini e descrizione
della Chiesa di S. Francesco d'Assisi
di Tropea
 

di Salvatore Pelaia
(1975)





 

La Chiesa di S. Francesco d'Assisi è nell'attuale largo Galluppi, un piazzale posto all'estremo margine Nord-Ovest del masso roccioso su cui è tutto l'antico insediamento della città di Tropea.
Questo estremo lembo di terra, fino al 1295 non era occupato da alcun fabbricato, ma vi era semplicemente terreno coltivato ad orto, all'interno del quale si trovava una piccolissima chiesa che era detta di San Pietro ad Ripas, proprio per la posizione che occupava, cioè posta sull'orlo dell'alto strapiombo lambito dalle onde del mare. E' questa una delle poche notizie certe di quella che diverrà poi la chiesa di S. Francesco.
Tale passaggio lo si deve ricercare negli avvenimenti storici di quel periodo, in cui tutta l'Italia meridionale era assoggettata dai dominatori della casa degli Angioini.
In quel periodo storico questa zona era sottomessa a Carlo II d'Angiò, detto lo Zoppo, il quale aveva stabilito la sua dimora nei pressi della città. Quindi è da attribuire al suo interessamento se giunse in quella città una prima confraternita dei Frati Minori del Santo di Assisi durante il primo secolo dell'istituzione del loro ordine.
Questi frati all'inizio non ebbero un convento vero e proprio, ma la loro dimora era costituita da una serie di povere capanne poste intorno alla chiesetta di S. Pietro ad Ripas.
Ma nello stesso periodo questi frati si offrirono per edificare un loro convento in muratura, così chiesero al Vescovo, Giovanni Giordano, e al Capitolo della cattedrale, la chiesetta di S. Pietro con l'orto annesso per poter realizzare la loro opera.
Il Vescovo ed il Capitolo furono ben contenti dell'iniziativa di questi Francescani, così concessero volentieri quanto questi ultimi avevano chiesto, a condizioni però di restituire tutto al donante, se il convento fosse stato abbandonato o soppresso.
Tale occasione fu, in seguito, confermata dal Papa Bonifacio VIII, il quale, con la sua Bolla pontificale del 17 giugno dell'anno 1296, benedisse questa nuova istituzione.
Avvenne così che i Padri Francescani edificarono il loro convento e la chiesa attigua ad esso, incorporante nel suo interno, la cappella di S. Pietro ad Ripas.
Intanto, Re Carlo, ebbe una figlia di nome Margherita, ed un figlio di nome Giovanni: quest'ultimo morì molto giovane, dopo aver preso l'abito clericale, mentre la sorella Margherita, anche lei dedita all'ordine religioso, fu fatta martire nella città di Antiochia durante le Crociate in Terra Santa. A causa di ciò fu proclamata santa ed il suo culto, che fu tanto diffuso in Francia, fu riportato in Italia, ad Assisi, per mezzo dei seguaci dell'Ordine Francescano.


Tropea. Portale della Cappella di Santa Margherita

Sono stati questi i due motivi fondamentali per i quali Re Carlo II fece erigere sopra la tomba del figlio Giovanni, una cappella dedicata al santo nome della figlia Margherita, e per volere del sovrano tale consacrazione venne addossata alla chiesa di S. Francesco di Assisi.
Di tutte e tre le opere costruite: convento, chiesa, cappella quella che riveste maggiore importanza, la quale è pervenuta quasi intatta sino a noi, è proprio quest'ultima, di essa però, oltre a ciò che abbiamo illustrato, non si è potuto reperire niente altro.
Le dimensioni ridottissime della cappella (che misura mt 3x7) fa pensare che essa sia stata costruita esclusivamente per adibirla a cappela funebre.
Lo stile con cui è stata costruita, appartiene al gotico classico, e probabilmente è di origine francescana.
Infatti si pensa che questa sia stata edificata sotto la direzione dei frati, i quali, si servirono come modello della architettura con cui erano state eseguite le basiliche francescane ad Assisi.
L'interno di questa cappelletta è caratterizzato della copertura realizzata con volta a crocere archiacute suddivisa da quattro costoloni, i quali vanno a poggiare su colonnine sporgenti poste ai quattro angoli del locale.
Queste colonnine, realizzate in granito, come del resto gli stessi costoloni, sono sormontate da capitelli, raffiguranti dei visi umani e delle volute, elementi che costituiscono il punto di aggancio fra costoloni e pilastri, mentre questi ultimi poggiano su basamenti realizzati con figure di animali vari.
La cappella, benchè si presenti in più parti rintonacata, fa vedere sotto questo strato, tracce di affreschi nella volta, nelle pareti e nei costoloni.
Questi erano divisi in piccoli riquadri e raffiguravano apostoli e scene della vita e del martirio di S. Margherita, a cui la cappella, anticamente, era stata dedicata. Di pregevole fattura, i riquadri mettevano in risalto alcune aureole. Da un loro superficiale esame essi si potrebbero riferire all'arte giottesca in Napoli, ed in particolare agli affreschi eseguiti da questo grande pittore nella cappella degli Scrovegni in Padova.
Il valore artistico di questa cappella dona un risveglio del sentimento religioso operato dai frati di S. Francesco.


Tropea. Cappella di Santa Margherita. Particolare del sarcofago.

Non vi è invece alcuna traccia dell'altare che si trovava all'interno, e che sembra sistemato di fronte all'ingresso che porta all'interno della chiesa francescana. L'unica cosa rimasta all'interno di questa cappella è un piccolo frammento del sarcofago funebre. Questo frammento di bassorilievo, raffigurante personaggi racchiusi in nicchie che portano in mano oggetti simbolici, viene attribuito per lo stile con cui è eseguito, alla scuola napoletana di Tino da Camaino.
Di quest'ultimo, infatti, furono molte le opere funerarie eseguite nel periodo angioino, sia che esse siano state realizzate in Napoli che in Calabria, basti pensare infatti a quelle di Gerace.
In seguito ad ulteriori ricerche ed accertamenti si è potuto stabilire, specialmente grazie alla tomba della famiglia degli Angioini, scolpita in S. Giovanni in Carbonara in Napoli, che si tratta di Nofrio Fiorentino, discepolo di Tino.
 
 


Tropea. Cappella di Santa Margherita. Particolare della facciata esterna.

L'esterno di questa cappella è tutto realizzato in tufetti quadrati, che la rivestono lungo i tre lati visibili. La parte di maggiore importanza è costituita dalla facciata la quale contiene un bello e ricco portale a sesto acuto, con lievi contrafforti agli angoli ed ornati da colonnine nella parte più esterna.
Tutto l'arco è rimarcato verso l'esterno da una sporgente lesena tutta decorata, mentre le colonnine presentano piccoli capitelli decorati e poggiano in basso su zoccoli di maggiore dimensione.
Al di sopra di questo portale vi è una finestra fiancheggiata da due formelle che racchiudono degli stemmi, mentre al disopra di tutto questo è sistemato un lungo concio su cui si trovano scolpiti in rilievo, due angeli che sorreggono uno scudo con lo stemma degli Angioini.
E' proprio a questo punto che non è possibile seguire, secondo un filo conduttore storico, la realizzazione di questa opera.
Infatti la presenza dei due stemmi posti in basso rispetto a quello dominante dei d'Angiò, non ci permette più di capire chi fosse la persona per il quale tale opera è stata realizzata.
In particolare lo stemma della formella di sinistra, rappresentante forse delle zampe animalesche, lo ritroviamo riprodotto in più parti in quel frammento di tomba che era stato ritrovato all'interno della cappella.
Questo ci fa pensare che in tale cappella fosse stato sepolto un nobile il quale aveva già un suo stemma personale, ma che oltre a questo, poteva avere l'onore di fregiarsi con uno di maggiore importanza: cioè quello della famiglia degli Angioini, ed esattamente con quello di Andrea d'Ungheria.
Numerose ricerche effettuate presso importanti studiosi di araldica di tutta Europa, non hanno potuto ancora stabilire, a chi tale stemma fosse appartenuto: tale identificazione avrebbe permesso di comprendere quali relazioni esistessero fra il suddetto personaggio e la famiglia anioina.
Sul fianco sinistro di questa cappella, si trova la vera chiesa di S. Francesco di Assisi.
Come abbiamo detto, questa venne edificata nel 1295, per opera dei frati francescani, al posto della piccola S. Pietro ad Ripas.
Di questa chiesa, che è completamente modificata dall'originale, non si ha alcuna notizia, e quella che oggi possiamo ammirare non è altro che l'ultimo rifacimento eseguito nel 1661.
Naturalmente sotto le attuali strutture si celano quelle più antiche del periodo gotico, infatti nella parete esterna di destra è possibile notare, andando in disfacimento, per il passare degli anni, l'intonaco, un'arcata di tipo gotico, realizzata con dei conci granitici; e facente seguito all'arcata si può notare la croce irregolare, scolpita sul granito che testimonia l'anno dell'ultimo rifacimento.
Un'esplorazione completa alle sottostrutture dell'edificio non è mai stata fatta.
L'unica notizia che desta una certa curiosità, riguarda la leggenda secondo la quale, i frati francescani sarebbero stati in possesso di una delle spine che formava la corona posta sul capo del Cristo. Tale spina era oggetto di grande venerazione da parte degli abitanti di Tropea.
Ma nel 1783, durante il periodo dei terremoti, a causa dei danni che riportò la Cattedrale, il Vicario Capitolare, Arcivescovo Paladini, nominò cattedrale la chiesa di S. Francesco d'Assisi che in quel periodo prese pure il nome di Parrocchiale di S. Demetrio, in quanto la vera parrocchiale che aveva lo stesso nome e occupava quasi tutto l'attuale largo Galluppi, subì gravissimi danni.
L'architetto incaricato del restauro del paese, Ermenegildo Sintes, decise allora di demolirla completamente e di ricavare al suo posto l'attuale piazzale.


Pianta della Chiesa di San Francesco/San Demetrio.

Cerchiamo di dare adesso una descrizione di come si presenta la chiesa allo stato attuale: la facciata è di una semplicissima forma a timpano, con un portale granitico a frontoni spezzati, sormontato da un arco a sesto acuto.
Al disopra di questo, quasi come una continuazione del precedente arco, si apre una finestra anch'essa a sesto acuto. Nei tempi passati questo portale era sormontato da una lastra marmorea raffigurante lo stemma dei francescani sorretto da due puttini.
Il resto della facciata è rivestito in cemento, e presenta delle lievi lesene che la spartiscono in tre parti.
L'interno della chiesa si presenta ad una sola navata, con le pareti ad archi impostati su alette, distanziate fra di loro con dei larghi pilastri, poggianti su basi di conci in granito.
Questi per tutta la loro lunghezza sono scanalati e ruderati nella parte inferiore, mentre alla loro fine sono sormontati da ricchi capitelli corinzi.
Al disopra di questi capitelli corre, per tutta la lunghezza della chiesa, una fascia di fantasiose decorazioni, fatte in stucco, ed al disopra di questa vi è uno spesso cornicione. La volta a tutto sesto è di gesso, ed è interrotta, per tutta la prima parte della navata, dal prolungamento della volta delle finestre (cieche sul lato sinistro) che essendo a sesto acuto, si protendono verso il centro della volta con i loro vertici contrapposti.
A circa due terzi della navata, frastagliata da costoloni, si apre una volta a crociera, impostata su quattro pilastri che sporgono dalle pareti, e che finisce sul fondo dando forma all'abside (forse rifatta nel 1750).
Sotto gli archi dei muri laterali della prima parte della navata vi sono quattro altari di stucco con poche decorazioni. Il primo a destra è dedicato a S. Giorgio, con lastra tombale scolpita nel 1770.
Segue dopo quello dedicato a S. Francesco d'Assisi con lapide del 1776; a sinistra vi è l'altare dedicato a S. Antonio con lastra tombale scolpita nel 1689, fa quindi seguito l'altare al S.S. Crocefisso, padronato della famiglia Adilardi con lapide del 1768.
Sotto la volta a crociera vi è il sepolcro della famiglia Pelliccia Ruffo del 1776.
In questa parte del sacro edificio si aprono due porte: quella di destra immette nella gotica cappella di S. Demetrio, ed a sinistra l'altra che porta alla sacrestia, attraversando un ambiente, ora vuoto, che forse in tempi andati formava la cappella della patrizia famiglia romana Tomacelli, era l'altare dedicato a S. Bartolomeo, tutto in marmo, che le antiche cronache ricordano come meraviglia di arte scultorea, ora completamente scomparso.
L'altare maggiore, verso l'abside, è tutto di marmi varii, e nel fondo in alto, vi è nella nicchia, decorata di marmi, la statua marmorea dell'Immacolata, opera da attribuire all'artista palermitano Giuseppe D'Alvino.
Essa che è datata sulla base ottagonale, 1591, è stata deturpata nella sua originalità, con pitture e dorature. Del convento francescano, di cui abbiamo già fornito la data di costruzione, quando si è parlato della chiesa, si sa semplicemente che subì molte modifiche, e che a noi è giunto semplicemente l'ultimo rifacimento, quello cioè del 1736. Questo è oggi adibito a carcere al piano inferiore, mentre al superiore si trova una scuola.
Nell'effettuare questi adattamenti molti sono stati gli scempi eseguiti sulle costruzioni settecentesche, che hanno deturpato e fatto perdere lo stile e la funzionalità originale.
 
 

 
 
La Chiesa di San demetrio
INDICE:
|  Origini  Parrocchia
Santa Margherita