Un'incisione tratta dall'opera di Giordano Ruffo del 1561

Il dottissimo libro non piu stampato
delle malscalzie del cauallo del
Sig.or Giordano Rusto Tropeano
 

di Salvatore Libertino


Tropea da tempo immemorabile è stata maestra di mascalcia, l'arte di preservare il cavallo da ogni effetto di pratiche violente attraverso la conoscenza dell'anatomia e della fisiologia equina, della biomeccanica e l'analisi dei materiali utilizzabili. Un insieme di discipline che porta alla pratica rispettosa delle caratteristiche del cavallo nell'ottica di un utilizzo, il più naturale possibile della ferratura.
Noi possiamo testimoniare come nei tempi moderni la città - fino a una cinquantina di anni fa - era ancora all'avanguardia nell'esercizio di tali discipline e la prova di tutto ciò sta nella frenetica attività lavorativa che si praticava in via dei forgiari dove, accanto al lavoro del ferro battuto o alla ferratura degli zoccoli, vi era la cura della salute degli animali da soma. Erano molti i forgiari che si dedicavano alle cure dei cavalli, degli asini, dei muli e dei buoi, animali tutti preziosissimi non solo nelle aree di campagna ma anche in città, basti pensare al valido aiuto che gli stessi potevano offrire all'uomo soprattutto nel trasporto di cose o di persone.
La rilevanza di tale attività in una città come Tropea è sottolineata da motivi e necessità determinati dall'esistenza di una moltitudine di palazzi nobiliari, ciascuno dei quali aveva ai piani bassi stalle, riservate ai ricoveri dei cavalli, e ampi parcheggi per la custodia delle carrozze.
Uno dei maniscalchi che esercitò e portò ad altissimi livelli qualitativi tale mestiere, attraverso la ricerca e lo studio, fu Giordano Ruffo (Jurdanu Ruffu, Jourdain Ruf, o, nei vari manoscritti, Risso, Rusto).
Nato a Tropea intorno al 1195, secondogenito di Pietro I Conte di Catanzaro, il quale ai tempi dell'Imperatore Federico II era stato vicerè e gran giustiziere in Sicilia e Calabria, Giordano Ruffo fu alto giustiziere, cavaliere e gran scudiero, "marescallus major", nonchè amico e commensale di Federico II.
Ruffo scrisse attorno al 1240-50 il 'De medicina equorum', o 'Libro della marescialleria', non senza l'aiuto e l'incitamento dell'Imperatore, come vien detto nella stessa introduzione.
In quest'opera diede prova di uno spirito critico notevole e non tenne in conto le numerose superstizioni dell'epoca, nè derivò le sue osservazioni dai Bizantini.
Fin da giovane, del resto si dedicò alla cura e all'addestramento dei cavalli. Scrisse principalmente basandosi sulle sue personali esperienze, tenendo presente un'utenza molto specifica: i maniscalchi delle scuderie imperiali. Le sue osservazioni sul cimurro, i reumatismi, le malattie degli arti, le complicazioni congenite sono tuttora interessanti.
L'opera è divisa in 6 parti 'De creatione et nativitate equi', 'De domatione et captione eius', 'De custodia et doctrina', 'De cognitione pulchritudinis corporis', 'De infirmitatibus', 'De mediciniis ac remediis'.
Laddove tratta delle malattie del cavallo, Ruffo preferisce occuparsi perlopiù di malattie da lui stesso osservate, trascurando quelle già ben note agli ippiatri dell'epoca e per alcuni morbi si mostrò abile osservatore e dispensatore di validi e importanti dettami per la cura, come per l'allevamento, l'addomesticamento, le cure d'addestramento ...
Il manoscritto originale fu reso pubblico solo nel 1818 dal Molin, professore di veterinaria a Padova. Molin ne scrisse anche un'introduzione di 63 pagine, facendo la storia del manoscritto e delle sue varie traduzioni. Infatti presto l'opera di Ruffo fu tramandata in latino, in italiano e addirittura in siciliano, tanto che non si sapeva dire esattamente in quale lingua Ruffo l'avesse scritta. L'ipotesi più plausibile resta comunque quella del latino, data l'appartenenza ad un ambiente culturalmente raffinato, come quello federiciano, dove il rigoroso clima scientifico sicuramente primeggiava su quello popolare ed empirico. Fu tradotta anche in francese, tedesco ed ebraico.
La pubblicazione del Molin fu preceduta dunque, lungo i secoli, da una miriade di codici, per i quali l'Ercolani ci fa notare che, dove si incontrano pratiche magiche o superstiziose, si tratta di aggiunte apportate dai traduttori.


Il Codice MS29 si conserva presso la biblioteca della Michigan University




Uno fra i tanti, denominato MS29, forse il più vicino al contenuto del manoscritto originario, si conserva presso la biblioteca della Michigan University. Esso si intitola 'Libro Marischalcie equorum', la sua scrittura sembra risalire al 1400.
Nonostante tutto questo interesse e diffusione, l'opera di Ruffo non esercitò alcuna influenza sulla produzione letteraria dell'epoca: nel 1200, gli autori, per lo più chierici, preferivano attingere dagli antichi. Tra i tanti codici e le edizioni dell'opera del Ruffo circolanti in Italia, l'Ercolani dà maggior credito al codice che, come già detto, Girolamo Molin mandò alle stampe a Padova nel 1818.

TITOLO DELL'OPERA
Il dottissimo libro non piu stampato delle malscalzie del cauallo del Sig.or Giordano Rusto Calaurese. Doue con bellissimo ordine da conto di conoscere tutte le cose pertinenti al cauallo, ... Di piy, vi s'e aggionto vn Trattato di Alberto Magno dell'istessa materia, tradotto dal latino in questa nostra uolgar lingua. Et alcuni altri belli secreti di diuersi autori .... In Bologna : appresso Giouanni de' Rossi, 1561 (Stampato in Bologna : nelle case d'Antonio Giaccarelli).

Il testo è consultabile on line sulla Rete. La scansione è tratta dagli esemplari conservati presso la Biblioteca Centralizzata di Medicina Veterinaria "G.B. Ercolani". Facoltà di Medicina Veterinaria dell'Università di Bologna.
Il progetto scientifico è stato realizzato dalla Prof.ssa Alba Veggetti Direttrice della Biblioteca Centralizzata di Medicina Veterinaria "G.B. Ercolani". Facoltà di Medicina Veterinaria dell'Università di Bologna.
La digitalizzazione dell'opera è stata realizzata dal CIB - Centro Interbibliocario dell'Universita' di Bologna.
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Il dottissimo libro non piu stampato delle malscalzie del cauallo del Sig.or Giordano Rusto Calaurese

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