Particolare di atto notarile del 1766
 

BRIATICO VECCHIA
Testimonianze e ricordi

di Franco Vallone


Ho avuto la fortuna di frequentare, alcuni anni fa, Domenico La Torre, uno storico locale di Briatico che per tutta una vita aveva raccolto una ricca documentazione su Briatico Vecchia e la sua storia. Gli incontri culturali con don Micuccio, così veniva familiarmente chiamato, prevedevano letture e confronti di alcune sue ricerche e scritti che minuziosamente appuntava su alcuni grossi quaderni.
Don Micuccio, tra l'altro stimato amico e informatore culturale di Gerhard Rohlfs, aveva effettuato numerose ricerche in molti archivi storici italiani, in quello di Stato a Napoli e Catanzaro, in quello diocesano di Mileto, in molte biblioteche in Italia e all'estero...
La sua bibliografia vastissima ed i suoi scritti e appunti purtroppo sono rimasti 'in cerca di editore', non sono mai stati pubblicati.
Briatico Vecchia in quel tempo (alla fine degli anni 70), aveva ancora molte testimonianze di tipo orale, bisnonni che raccontavano di quanto avevano sentito raccontare dai loro padri, nonni e bisnonni vecchissimi e siamo già oltre al 1783 anno dell'interruzione della vita di Briatico Vecchia. E' stato facile recuperare attendibili testimonianze di tramando, voci che confermavano una toponomastica che ha resistito al terribile tremuoto e flagello, al tempo passato.
Eredi, proprietari delle terre, documenti, nomi, tanti piccoli pezzi di storia semplice e quotidiana messi assieme ed elaborati sotto l'attenta guida di questi anziani ed ecco il miracolo del tramandare orale, a voce, che si materializza graficamente. La mappa, una visione d'insieme planimetrica di Briatico antica si compone sotto gli occhi meravigliati di tutti. E' il raccontare popolare, la voce della gente comune che costruisce verità oggettiva, i nomi dei luoghi corrispondono e tutti indicano, in tempi diversi, gli stessi siti e gli stessi luoghi, corrispondenti alle diverse denominazioni toponomastiche. 'La porta della punta, la porta principale, le forgie, il convento dei carmelitani, la chiesa di San Nicola, Santa Chiara, il castello, la strada che saliva al castello, il luogo della colonna, il villaggetto di Santa Maria, la strada impietrata, la fontana, la chiesa di Santa Lucia, i bastioni, le mura di cinta, un convento vicino alla porta della punta, le chiese e i monasteri, le grotte... tante identità svelate, misteri chiariti, tanti piccoli tasselli di un mosaico che formano, tutti assieme, identità di un luogo ormai distrutto dal tempo. Camminare per le stradine di Briatico Vecchia fa un certo effetto in special modo per chi è di queste parti. Lo scrittore napitino Antonino Anile scrisse ne 'Le Ore Sacre' un componimento poetico carico di rimpianto intitolato proprio 'Briatico Vecchio'. Anile ripercorre le strade della memoria, visita 'i ruderi dell'antico villaggio raso al suolo da un sotterraneo crollo', riconosce 'il rudere del paterno lare'. Il padre di Antonino Anile, Luca era originario di Briatico.
Il poeta sottolinea la presenza di una antica fontana superstite che 'versa un'acqua sì pura che gli abitanti dei villaggi nuovi vengon qui nel villaggio estinto a bere, portati inconsapevolmente a collegarsi ai padri nella continuità di un liquido fluire'. Quest'idea dell'acqua di Briatico Vecchia che continua a scorrere dai tempi antichi e che simbolicamente ricollega il nostro tempo alla vita del vecchio paese fa comprendere quanto sia profonda l'opera di Antonino Anile. Ritornando tra i ruderi di Briatico Vecchia oggi è facile incontrare animali selvatici, volpi e falchetti, serpi e serpenti, che girano indisturbati tra le piante di origano fiorito, radici di liquirizia, mandorli, noci, ulivi e aranci selvatici. Poi, più in basso, si notano anfratti, grotte e strutture, intonaci decorati con pitture color d'indaco e rosso porpora raffiguranti gigli fiorentini e disegni geometrici, volte che non hanno retto al tempo e al terremoto. Chiese, monasteri, e cripte hanno lasciato a nostro futuro sguardo sezioni di terre imbottite di ossa umane, teschi e grani di rosario. Più avanti, sullo strapiombo, vi è una voragine completamente ricolma di ossa, quasi certamente un antico ossario di un monastero. Vi è poi un luogo dove i pochi pastori, contadini e cacciatori che si avventurano fin lassù evitano con devoto rispetto: è la zona detta 'delle esecuzioni'. Un luogo che si porta addosso numerose credenze popolari e incute, ancora oggi, paura. Tante sono le leggende legate a questi luoghi disabitati, racconti ramandati da generazioni che si riallacciano alle tradizioni del medioevo, a tesori nascosti tra i ruderi del castello e delle torri, a dispettosi folletti vestiti di rosso che si aggirerebbero tra la vegetazione, a bellissime fate ospiti di alcune grotte della zona. Tutto il resto tra i ruderi è mistero del tempo, mistero del silenzio, mistero del passato distrutto da un antico sotterraneo flagello.
 
 
 
BRIATICO  VECCHIA
I N D I C E

|  'Per non dimenticare' - Presentazione di Antonio Ricottilli  |
|  'Briatico Vecchia - Testimonianze e ricordi' di Franco Vallone |
'Briatico nei più antichi documenti in lingua greca' di Maffeo Pretto 
|  'Storia feudale di Briatico' di Domenico A. Prostamo  |
'La descrizione di Briatico Vecchio nel 1600' di Francesco Pugliese
'Le chiese dell'antica Briatico dopo il Conc. di Trento' di F. Ramondino |
|  'Avvenimenti della storia e della cronaca' di Antonio Tripodi  |
|  'Il cammino del tempo e delle memorie' di Domenico La Torre  |
|  'Briatico' di Antonino Anile  |