Cesare Vecellio e Cristiano Chriegeri: Battaglia di Lepanto, 1572

I Calabresi a Lepanto

di Felice Toraldo


In qualche conferenza tenuta in Roma1 in commemorazione della gloriosa battaglia di Lepanto e riportata in vari giornali, vi è stata una lacuna spiacevolissima: non una parola sulla parte presa dai Calabresi a quel memorando fatto d'armi. E' quindi un atto di semplice giustizia rievocare il forte contributo di opera e di valore che i calabresi hanno dato all'eroica impresa.
Dell'argomento mi sono già occupato in un giornale tropeano, Il Galluppi, del 26 Febbraio 1903, ove scrissi un breve ricordo di Lepanto, da cui risulta la maschia figura del calbrese mio antenato Gaspare Toraldo, barone di Badolato, con le stesse parole di uno storico non sospetto, nè largo di lodi, il Costo, quasi il primo e veridico narratore di quella sanguinosa disfatta turchesca, in seguito poi ripetuta dal Sereno, dal Filamondo e cento altri venuti dopo, ed ultimamente dal Capialbi nel Calabro del 29 Novembre 1894; dal Misasi nel Giornale d'Italia, del 3 Ottobre 1909, e ricordata bellamente dal Chimirri nella splendida conferenza tenuta al Collegio Romano il 2 Febbraio 1902.
Preferisco attenermi anche questa volta al Costo, per non espormi alla prevedibile taccia cui andrei incontro se illustrassi io stesso le gesta di un mio antenato.
Nella <<Giunta o III parte del Compendio della Storia del Regno di Napoli, edita a Venezia il 1591, a pag. 11 così egli narra il fatto avvenuto nei primi mesi del 1566:
<<Mentre l'apparechio dell'armata turchesca insospettiva le nostre riviere, i corsali si studiavano d'andarle infestando in molti luoghi; ma ciò costò ben caro a una galeotta di diciotto banchi, la quale accostatasi al Capodistilo in Calavria e presevi due barche di pescatori, il figliuolo d'un di essi scampato dalle mani de' Turchi, mentre andava cercando di poter riscattare il padre, s'avvenne in D. Gasparro Toraldo Signor di Badolato, ch'andava a caccia per quei luoghi; dalla cortesia del quale, perch'era suo conoscente, fu accomodato del denaio da fare il riscatto. Ma venne in pensiero a D. Gasparro di tentar con questa occasione un bel fatto, perchè promesse a costui di donargli tutto quel denaro, se faceva opera, che quella Galeotta venisse di notte presso a Badolato, per predare un vascello, che v'era sorto, dando a credere al Rais, che fusse carico d'olio. Seppe sì ben fare il pescatore, che oltre alla libertà del padre, hebbe anche molte cose dal Rais per mancia del finto, ma da lui creduto vero avviso dell'olio, e fu subito a dar del tutto ragguaglio al Toraldo, dicendogli, che la notte seguente sarebbe la galeotta venuta al lito di Badolato. D. Gasparro si messe in agguato con fino a quarant'huomini armati chi d'archibuso, che di spada, o d'arme in asta, e vunuta la galeotta, ch'era buona pezza di notte, la lasciarono accostare al lito, e poi le furono sopra con tanto valore, che combattutala più d'un'hora la vinsero, dove l'ardire e 'l valor del Toraldo, giovine allora di non più, che ventisei anni, fu in vero maraviglioso, perchè appressatosi prima di tutti al vascello nimico, malgrado de' Turchi vi salì sopra, uccidendovene alcuni, che si gli erano opposti, conchè diede adito a' suoi di fare il medesimo. In somma da una squadra d'huomini (cosa strana à udire) senza l'aiuto d'alcun vascello fu presa quella galeotta in acqua con morte di ventitre Turchi, presivene più di trenta vivi, e fra essi il Rais dimandato Zerbinassam, rimanendovi ferito D. Gasparro, ed alquanti de' suoi>>.
Cresciute le molestie e la potenza turchesca ai danni dei Cristiani e della Civiltà, il Santo Pontefice Pio V dopo tanto pregare e tanto lavorare verso i vari potentati d'Italia e di Spagna, assai più esposti al bersaglio degli audaci corsari, riuscì nell'intento di concludere la famosa Santa Lega. Tutta Italia armò quanto ha potuto di navi e soldati e la numerosa flotta fu messa sotto l'alto comando di D. Giovanni d'Austria figliuolo di Carlo V, tanto per evitare gelosie fra' vari generali di fronte ad un sangue reale. Venezia contribuì molto con navigli, ma fu scarsa di uomini, ed a questa mancanza supplì la Calabria. Ed è la <<Relatione del Clarissimo meser Sebastian Venier, Procurator, et hora Serenissimo Prencipe, del suo capitaneato generale da Mar, la quale fu presentata a 29 Decembre 1572>> che così dice: <<essendomi detto che a Tropea, haverei soldati, et vini, et dalli marinari, et peotti che se ben lì non era porto, era di està, andai; de vini ne trovassimo un poco, de soldati venne uno, che si faceva capitanio et mi offerse dugento fanti ma che voleva la puppa, et il pizzuol delle galee et che un Signor Gasparo Toralta lì in Calavria me ne dava mille dugento, ma bisognava chel facessi Colonnello... Io ancorchè mi pareva non havere autorità di far Colonnelli pur lo feci, et à lui, et al Signor Prospero Colonna, che venne dapoi, et ad altri ho dato molti danari...>>.
Incontratosi il Veniero il 23 Agosto con D. Giovanni <<Sua Altezza ne chiamò a consulto et ne propose che dovessimo vedere che forse che havessimo... io dissi che ero venuto da Corfù con cinquattotto galee... che il Signor Prospero Colonna mi doveva condur fanti due mille, ne haverei dal Duca d'Atri mille dugento, ei milledugento dal signor Gasparo Toralta>>. Questo aureo documento trovasi inedito nell'Archivio di Stato di Venezia, Relazioni busta 64 favoritomi in copia dal compianto comm. Stefani2 .
Il Costo in seguito a pag. 24 ci descrive <<Don Gasparro Toraldo; illustre non più per la sua nobiltà, e per la professione dell'arme, che per quella delle belle lettere: il quale per ordine di Don Giovanni havev'assoldati nel breve spazio di quindici giorni due mila bellicosi fanti Calabresi>>.
Dopo descritta una prima parte della gloriosa battaglia, lo stesso Costo a pag. 26 scrive: <<Ma notabile fu la fazzione di Don Gasparro Toraldo napolitano, il quale trovandosi poco discosto dalla Reale in sù la galea Pasqualiga, veneziana, ch'egli haveva molto ben presidiata de' suoi soldati Calavresi, ed azzuffatasi quella con una delle Turchesche, fu egli il primo, che saltato su la galea nimica vi piantò lo stendardo di S. Marco, rimanendovi ferito d'una piccata di fuoco nel braccio destro; del qual fatto poi, vinta quella galea, fu dal Pasqualigo in presenza di molti nobili Veneziani pubblicamente lodato>>.
Nè qui finì l'azione del Barone Toraldo contro la mezzaluna chè nel Giugno 1574 diretta allo assalto della Goletta e Tunisi <<l'armata (turca) lanciatas' in Calavria s'accostò a Monasteraci presso al capo di Stilo, per pigliar acqua, ove dalle genti del luogo furon morti parecchi Turchi, presine trenta, e vi s'acquistò molta lode D. Gasparo Toraldo Baron di Badolato, il quale con alcuni suoi valorosamente s'oppose a' nimici, uccidendone uno di man propria, che fattosi con troppa ardire innanzi era corso ad assaltarlo (Costo ivi pagina 37).
Ma oltre del Toraldo nella gloriosa battaglia di Lepanto molti altri Tropeani si cinsero di gloria, e ne abbiamo documento indiscutibile nell'unico esemplare che resta di un volumetto di <<Rime del S. Colamaria fazali gentil'huomo fella città di Tropea al serenissimo et invittissimo sig. Don Giovanni d'Austria per la felice et gloriosa vittoria>>.
edito a Napoli nel 1577, e conservato ivi nell'Archivio della Società di Storia patria3 .
Il Fazali, della nobile famiglia Tropeana, detta anco Fazzari, chiuse le sue rime con il seguente sonetto:

Per scriver meglio l'honorate imprese
Del mio Signor, e 'l suo valor tremendo;
Montai su i gran navili, a ciò seguendo,
Visto havessi le cose degne e 'ntese;

Ma di gran febbre mie virtudi offese
Fur, che convenne molti dì, languendo
Starmi in Messina, al letticciuol ardendo
Tanto, che venne 'l mio Signor  cortese

Cinto di Palme e Lauri e con lui venne
Il mio capitan Stefano Soriano4
Tre Fazali, un Carrozza e tre Baroni

Francesco Portogallo dolce e humano5 .
Cotesti mi fer chiar di quant'avvenne
Poi galee vidi, insegne et artimoni.

Di nobili Tropeani, oltre a quelli ricordati dal Fazali, a Lepanto vi sono stati anco un Andrea Frezza e Leonardo e Cesare Galluppi6 .
Ed a tutto ciò va unito il gran pregio di Tropea, risultante da speciali documenti reali, ad armare galee proprie, ed a filare avanti a tutte le altre galee del regno, ed a Lepanto ve ne erano tre armate dai Signori venturieri Tropeani, come l'attestano il Marafioti, il Fiori e tanti altri7 .
Oltre delle tre galee Tropeane ve ne erano a Lepanto una di Melicuccà, due di Seminara, ed una di Caulonia, tutti paesi di Calabria oggi non ricordati più, ma dalla Storia registrati a lettere di oro !
Sia dunque dato onore ai valorosi Calabresi che 340 anni or sono lottarono contro quelle orde barbariche, e da queste Calabre regioni vadano oggi col ricordo dei nostri antichi eroi, ai nuovi militi combattenti le nuove battaglie contro gli ottomani i nostri auguri ed i nostri voti per una più splendida e duratura vittoria8 .

NOTE

1 Si allude alla conferenza del Sig. Artura Calza tenuta in Castel S. Angelo il 7 Ottobre 1911.
2 L'accenno di questo documento provocò nel N. 306 del medesimo giornale il Corriere d'Italia, la pubblicazione seguente:

LA BATTAGLIA DI LEPANTO
e la relazione di Sebastiano Veniero

A proposito di un accenno alla relazione di Sebastiano Veniero sulla battaglia di Lepanto, contenuto in un nostro recente articolo, l'On. Molmenti, illustre storico di Venezia, ci scrive la lettera seguente che pubblichiamo pur facendo violenza alla sua modestia.

Roma, Novembre 1911
                                                        On. Sig. DIRETTORE,
In un articolo pubblicato dal Corriere d'Italia sulla battaglia di Lepanto leggo che la Relazione sulla grande vittoria scritta da Sebastiano Veniero giace inedita all'archivio di Stato di Venezia. Vorrei pregarla a dire che quella relazione fu da me pubblicata 13 anni fa prima nella Rivista marittima poi nel mio libro: Sebastiano Veniero e la battaglia di Lepanto (Firenze, Barbera, 1899).
Prego vivamente a non dire che questa notizia le viena da me. Odio ogni forma di vanità, ma qui si tratta di una constatazione di fatto ed Ella sa a quali brutti scherzi può dar origine la notizia che un documento di tanta importanza sia inedito.
La ringrazio vivamente, sicuro che la mia preghiera sarà esaudita. Ossequi.
                                                                                                                    Dev. mo
                                                                                                               POMPEO MOLMENTI, Senatore

A giustificazione della mia frase io mi sono fatto premura far leggere all'illustre Senatore la lettera che mi accompagnava la copia per me eseguita fin dal 1896, e gentilmente da lui fu gradito il mio pensiero.

                                                                                                                      Venezia li 28 Dicembre 1896

DIREZIONE
DELL'ARCHIVIO DI STATO
VENEZIA
N. 2462/329 Sez. I.

In riscontro a pregiata sua 19 p.p. mi pregio accompagnare a V. S. Ill.ma copia per estratto della Redazione 29 Dicembre 1572 del Cap. Generale da Mar, Sebastiano Venier, per il periodo da 23 Luglio a 7 Ottobre 1571.
Questo è quanto lo scrivente può aggiungere alle notizie offerte coll'altro foglio 13 Novembre p.p. N. 2274.
Vorrà poi V.S. rimettere a questo Economato l'importo di I. L. 10 quale compenso per trascrizione più cent. 65 per spese postali.
                                                                                                                  Il R. Sovrintendente
                                                                                                                        DIRETTORE
                                                                                                                       F. STEFANI

All' Ill.mo Signore
FELICE NOB. TORALDO
TROPEA (Calabria)

3 Fu il Comm. Bartolomeo Capasso benemerito Sopraintendente del Grande Archivio di Stato di Napoli che dopo oltre 3 secoli richiamò alla conoscenza dei moderni cultori di storia l'opera del tropeano Fazali nella prefazione dell'operetta di grande merito storico <<I Napoletani a Lepanto>> di Luigi Consorti fu Raffaele, pubblicata nel 1886, e che tante onorevoli notizie ci tramanda di quell'epoca.
4 L'illustre Capasso dubita nella prelodata prefazione che il Soriano appartenesse a famiglia di Crotone; ma no, era cittadino tropeano e leggesi numerata la sua famiglia proprio col suo nome nelle celebri capitolazioni di Tropea del 1567, da me pubblicate nell'operetta<<Il Sedile e la nobiltà di Tropea>> pag. 157.
5 Francesco Portogallo trovasi ascritto nelle predette capitolazioni di Tropea del 1567, sotto la data del 18 dicembre 1568, vigore provisionis R. Audientiae per mano del Notar Scipione Di Domenico. Forse fu unico al mondo... nato da idillio amoroso di un Duca di Braganza con una giovane contadina di Ricadi, al dire del P. Sergio, p. 112. Ebbe per moglie Faustina Fazzari, che rimasta vedova, nel 1615 fece vistoso legato ai P.P. Gesuiti di Tropea per atti del detto Notar Di Domenico.
6 Un solo tropeano perdè la vita in quella memorabile battaglia delle Curzolari, Ferdinando Barone che pur lottò coraggiosamente contro le orde nemiche !
7 Il Marafioti, Croniche et Antichità di Calabria, Padova 1601, a pag. 126 così scrive: <<che gli soldati avventurieri Tropeani precedano con le loro galere tutte l'altre dell'armata... >> ed a pag. 127 retro: <<ha sempre questa città (Tropea) posseduto gelere per corseggiare le riviere dei Turchi; e nell'armata di D. Giovanni d'Austria si ritrovarono tre galere avventuriere dei Signori particolari Tropeani>>.
8 Oltre del citato articolo del 26 Febbraio 1903 del giornale Il Galluppi di Tropea, nel N. 14 del 27 Aprile 1903 del medesimo giornaletto ho pubblicato uno scritto sulle Rime di Nicola Maria Fazali.
 
 
 

 
 
LEPANTO E DINTORNI
 di  Salvatore Libertino
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