Seminario di Tropea
CONCLUSIONE

di Gaetano Valente


Non mancheranno certamente critici ed esperti del problema, per onestà intellettuale e con l'attenta analisi del quadro delineato, di convenire anzitutto sulle linee di principio che hanno motivato questo studio e sulle risultanze, poi, chiaramente dedotte circa la maggiore antichità o l'anteriorità della Pastorella terlizzese rispetto alla nenia attribuita a s. Alfonso. E in ogni caso sempre l'una dipendente dall'altra.
A suffragare il nostro assunto torna opportuno e interessante richiamare quanto emerso dal convegno interbazionale intestato a s. Alfonso e alla società del suo tempo, tenutosi nel maggio 1988 tra Napoli e altre località liguoriane in occasione del bicentenario della sua morte (1787-1987). Nelle puntuali relazioni di specialisti, sulla figura eccezionale del Santo e della sua intensa e incisiva azione pastorale e missionaria nella Chiesa meridionale del Settecento, non sono mancate, e non potevano mancare, chiarificazioni mirate a interpretare correttamente una tradizione basata, in fin dei conti, come già enunciato, su una testimonianza tardiva del secolo scorso.
Il tema specifico è stato ampiamente trattato da un emerito musicologo liguoriano, padre Paolo Saturno, in una sua autorevole relazione tenuta in quel convegno sul tema La tradizione musicale alfonsiana1. Nell'attenta disamina di <<quella che potremmo chiamare la quaestio musicalis alfonsiana che si propone di individuare le melodie autentiche del santo>>, come premette lo stesso relatore, a più riprese e pur con qualche comprensibile reticenza non può fare a meno di esprimere le sue riserve sulla attribuzione indiscriminata dell'intero repertorio delle canzoncine spirituali al suo santo fondatore, partendo proprio dal problema di fondo che <<nessuna partitura autografa è giunta a noi>>2.
Si sofferma, quindi, in particolar modo sul problema concernente proprio la nenia natalizia Tu scendi dalle stelle, premettendo una chiarificazione sulla

                  <<genericità deil termine canzoncina che nel Settecento  indicava  promiscuamente  testo  poetico  e rivestimento
                  musicale. Spesso, infatti, si parla di canzoncine del Fondatore intendendo  anche l a  musica, dove forse Alfonso
                  M. de' Liguori era specificatamente  autore  del solo  testo poetico. Tale questione  può  porsi particolarmente a
                  proposito del Tu scendi dalle stelle, che per  il passato è stato, senz'ombra  di  dubbio, unanimamente attribuito
                  al santo compositore, per tradizione e soprattutto sulla testimonianza del padre Celestino Berruti (1804-1872)>>3.

In quella sua testimonianza, del 1857, punto di partenza di una tradizione consolidatasi nel tempo con l'attribuzione unanime della nenia natalizia a s. Alfonso, il Berruti afferma che il santo <<compose la sua canzone sul Bambin Gesù, che comincia Tu scendi dalle stelle>>, mentre si trovava a predicare la novena di Natale a Nola nel 1755, ospite di un prete del luogo, certo don Michele Zambadelli. <<Don Michele lo pregò appena l'ebbe terminata, che gliela facesse copiare. Ma egli si negò dicendo che non poteva permettergli ciò, finchè non si fosse stampata>>. La copia, però, se la procurò ugualmente approfittando della sua assenza per essersi recato in chiesa per la predica, e <<in quella sera appunto cantò la detta canzoncina al popolo>>.
Senza entrare nel merito dell'interesse del Berruti a porre in risalto <<il conoscimento soprannaturale>> del santo riferito al <<sotterfugio>> di don Michele, desta quanto meno un senso di disagio nell'accogliere quell'evento storicamente definito nei suoi termini di datazione cronica e topica. Tutta una fulminea operazione in una sola serata: redazione del testo e composizione musicale, lì in una casa canonica di Nola, e sua immediata e prima esecuzione canora dal pulpito della parrocchia di don Michele in un imprecisato giorno della novena di Natale del 1755.
Lo stesso musicologo padre Saturno, esaminando criticamente la testimonianza, oltre a ribadire che il suo fondatore <<non ha mai stampato la musica delle sue canzoncine>>, si limita solo a precisare che quanto asserito dal Berruti <<potrebbe far pensare che avesse approntato solo i versi, ai quali avrebbe poi adottato la melodia, nel caso specifico una nenia pastorale già conosciuta dal popolo>>, in altri termini, una <<melodia popolare preesistente, essendo stata già omogeneamente assimilata in una vastissima area geografica>>, in quanto <<molto simile a quella che ancora oggi gli zampognari abbruzzesi suonano nelle novene dell'Immacolata e del Natale>>. E non manca altresì di fare osservare che <<già Benedetto Croce (1866-1952), a quanto riferiscono oggi alcuni padri anziani, con somma loro meraviglia e una punta di indignazione, aveva affermato che non era originale di s. Alfonso ma adattata al predetto canto degli zampognari>>4.
In definitiva l'emerito musicologo resta nella stessa nostra convinzione sulla <<tecnica>> utilizzata da s. Alfonso nelle sue peregrinazioni apostoliche, vale a dire che <<adoperava, ovvero sfruttava melodie preesistenti>>, memorizzandone le note musicali su pezzi di carta e manipolandone a suo piacimento il testo poetico per meglio adattarlo alla strategia missionaria della catechizzazione delle plebi rurali5.
Nel quadro di questa <<tecnica>> di rivalutazione, adottata dalla strategia missionaria alfonsiana, è entrata pertanto di prepotenza anche la Pastorella terlizzese. Resta solo da ribadire il principio cui si è pure ispirato questo lavoro, e cioè che nulla va tolto al grande merito del santo missionario di aver dato corpo a larve sfuggenti di molte sacre canzoni popolari (nel nostro caso: testo e musica) e averle rivitalizzate con la diffusione, sottraendole in tal modo a una perdita irreversibile. Ma, come si è visto, per la Pastorella terlizzese il discorso è un altro.
Non si può pertanto fare a meno di concordare pienamente con il Saturno nella parte conclusiva della sua relazione circa il buon diritto che spetta al suo fondatore di poter iscrivere il suo nome nella storia della musica sacra popolare. Accanto ai tanti <<nomi che hanno lasciato un'indelebile immagine di sè>>, autentici <<cardini di spiritualità musicale cristiana merita, senz'ombra di dubbio, di essere annoverato anche il santo musicista napoletano, soprattutto tenuto conto che ormai la sua espressione artistico-musicale non è rimasta circoscritta al meridione agricolo d'Italia, ma, grazie ai suoi missionari, è divenuta popolare in tutti gli oltre 60 Paesi del globo, dove essi incessantemente operano da oltre un secolo e mezzo>>6.

NOTE

1 Alfonso M. de'Liguori e la società civile del suo tempo. Atti, cit. 577-598.
2 Ivi, 582. Più esplicito il relatore in merito al nostro caso, quando più oltre così annota: <<Questa mancanza di redazione originale l'addurrei soprattutto per il canto del Tu scendi dalle stelle, perchè il mistico autore quasi certamente sfruttò per questo un materiale melodico preesistente, cui adattò o intese adattare i suoi versi, divenuti da allora notissimi, insieme al loro rivestimento musicale>> (ivi, 596).
3 Ivi, 579-580.
4 Ivi, 581.
5 <<Che egli abbia pensato al fattore musicale come ad uno strumento subalterno delle parole, per rafforzare l'espressività delle prediche nelle sue missioni popolari, è anche fuori dubbio>>, ivi, 578.
6 Ivi, 598.
 


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