Basilica di Montecassino. Particolare della porta centrale. La formella che attesta l'appartenenza a Montecassino
di Sant'Anastasia di Calabria e a seguire di Santa Maria di Tropea.

Il Monastero
di Sant'Anastasia
in Motta Filocastro
 

di Leonardo Iozzi


Il monastero di S. Anastasia di Calabria fu uno dei primi monasteri calabresi che i virtuosi coniugi Roberto il Guiscardo e Sichelgaita concessero al cenobio di Montecassino. La donazione avvenne nel 1085. Infatti, Pietro Diacono, nel Chronicon Monasterii Casinensis, libro II, cap. 58, scrive che, un anno prima della donazione di Cetraro (1086), vennero offerti al cenobio del beato Benedetto il monastero di S. Agata in Troia, S. Nicandro, Santa Anastasia in Calabria, S. Nicola in Sellectano e il fondaco di Amalfi con tutte le sue pertinenze. Dette donazioni sono citate anche nell’opera Acccessiones, p. 205, di Erasmo Gattola.

Con un diploma del 1090, il duca Ruggero, per amore di Dio onnipotente, per la redenzione dell’anima del suo genitore Roberto e della sua genitrice Sykelgaita e per la remissione di tutti i suoi peccati, concedeva e confermava al monastero di S. Benedetto di Montecassino e al Signor Oderisio, venerabile abate dello stesso cenobio, e ai suoi successori il “monasterium S. Anastasiae, cum omnibus suispertinentiis, in territorio Follocastri… et monasterium S. Nicolai in territorio Bisinianensi”.
L’offerta del monastero di S. Anastasia comprendeva anche dieci uomini con le loro famiglie e i loro beni mobili ed immobili nel territorio di Follocastro, oggi Motta Filocastro. I nomi dei dieci uomini erano questi: Pietro Maori, Niceforo fratello di Pietro (Maori), Teodoro Domini (del Signore?) Andrea Sceloxelli, Teodoro Scamni, Teodoro Marino, Leo Dorcari, Condomiti Calazaro, Perechito, Leo Fargalaro.
Si può sicuramente dire che il monastero o chiesa di S. Anastasia era circondato da un vasto appezzamento di terra sul quale vivevano e lavoravano dieci famiglie dipendenti da Montecassino. Forse, S. Anastasia costituiva un vero e proprio villaggio. Per quanto riguarda il territorio di Filocastro, va detto, come risulta dal un diploma del 1080 del conte Ruggero, che cinque uomini erano stati già donati all’abbazia della Trinità di Mileto (Ménager, L’abbaye…de Mileto).
La cella o monastero di S. Anastasia figura tra i beni appartenenti al cenobio cassinese nelle conferme fatte da Urbano II nel 1097, da Pasquale II nel 1105 e nel 1112, dal duca Guglielmo nel 1114 e da Callisto II nel 1122.
Nel diploma di Guglielmo duca di Calabria e di Puglia, riportato nella citata opera del Gattola (p. 230), il nome della località Follocastro o Filocastro, per un errore di trascrizione o di stampa, è scritto Follonestri.
I nomi di Cetraru, S. Nicola de Sellectano, S. Anastasia de Calabria, S. Maria de Tropea, S. Pietro de Lacu e S. Martino si rilevano anche dalle iscrizioni incise su 36 pannelli della medievale porta di bronzo della navata centrale della basilica di Montecassino.
Nella prima valva, pannello IX, si legge:
S. ANASTASIA DE CALABRIA
CUM OMNIBUS PERTINENTIIS SUIS.
Il patrimonio complessivo di S. Benedetto comprendeva 47 castelli e 560 chiese e monasteri. “Il quadro completo e dettagliatissimo è dato dal diploma del 1137 dell’Imperatore Lotario III di Supplimburgo”, da cui risulta che i beni posseduti, da Montecassino in Calabria erano: ”Sancti Petri in Rossano,…sancte Anastasie, sancte Marie in Tropea, sancti Nicholai in Saleciano, castrum Cetrar(ie), sancti Petri et sancti Dimitri in Ferulito, in Cossentia sancte Marie, sancti Petri, sancti Gregorii, sancti Nicholai, sancte Agat(h)e in Tarsia, sancti Martini in Castro sancti Marci, sancti Petri de Lacu”.
Nel 1208, il papa Innocenzo III concesse a Montecassino un ampio privilegio con cui venne riconosciuta e confermata l’autorità abbaziale su numerose città, chiese e territori. I possedimenti cassinesi in Calabria erano: “Cellam S. Anastasiae, castellum Fella, castrum Cetrariae” (Gattola, Accessiones, p. 285).
Dal Regesto vaticano per la Calabria di F. Russo (vol. I, p. 230), si rileva che don Andrea Salernitano (cognome scritto anche de Salerno), prete di Cetraro, all’inizio del Trecento, era procuratore sia di Santa Anastasia, sita nel territorio (della diocesi) di Nicotera, e sia di Santa Maria, sita nel territorio di Tropea. Queste due chiese, dipendenti dal monastero di Montecassino (e dal priore di Cetraro, frate Minodo), il cui valore era di once 101, per la seconda decima, del periodo 1310-11, pagarono “oncia una e due tarì”.
Ancora nel 1474 la cella di S. Anastasia figura tra i beni di Montecassino.
Nel corso dei secoli, proprio per la dipendenza di S. Anastasia e di S. Maria dell’Isola da Montecassino, frequenti furono i rapporti tra Cetraro, Motta Filocastro e Tropea
Il 15 gennaio 1637, Francesco Domenico Nicolino, clerico della diocesi di Nicotera, riceveva dall’abate cassinese i benefici della Santissima Annunziata, di S. Lucia e S. Caterina, di S. Zaccaria e di S. Tommaso della terra di Cetraro, unitamente ad alcuni benefici semplici nella chiesa madre di “Moctae Filocastro”, dopo la rinuncia del frate cetrarese Francesco Moliterno.
Va rilevato che soltanto in pochi documenti è precisato che il monastero di S. Anastasia si trovava nel territorio di Follocastro (Filocastro) o nel territorio della diocesi di Nicotera. Ciò ha indotto alcuni valenti storici a non individuare bene il sito di questo antico monastero. Il benemerito D. Taccone Gallucci sostiene, nei Regesti dei Romani Pontefici, che S. Anastasia era presso Rossano e ciò perché la cattedrale di questa città era intitolata a S. Anastasia.

 
 
 
Santa Maria di Tropea
INDICE:
|  Possedimento millenario di Montecassino  | Visita di Padre Dentice 
Intervista al Prof. Leonardo Iozzi  |  Diplomi/Privilegi  |
|  Il Monastero di Sant'Anastasia Sichelgaita  | 
Basiliani e Benedettini Una Chiesa Medioevale |
| S. Maria dell'Isola e S. Maria de Latinis nel manoscritto del Sergio
| Il Maestro di Mileto  |  La Processione a mare  |
| Dom Pietro Vittorelli è il nuovo Abate di Montecassino |
| Visita Abate Montecassino |