. . . perchè Tropea è Tropea . . .

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PROCESSIONE A MARE - TROPEA 1986 - PRIMA PARTE
di Salvatore Libertino







CONTENUTO DEL FILM

Processione della Madonna dell'Isola - Tropea 15 agosto 1986 (prima parte).

S. MARIA DELL'ISOLA NEL MANOSCRITTO DI FRANCESCO SERGIO (1720).

Si racconta che la statua della Madonna sia stata scaricata al porto da una nave che solo liberandosene ha potuto proseguire il suo viaggio. Fu poi trasportata sullo scoglio dell'isola e deposta all'inizio della scala sulla pietra viva che i visitatori baciavano e su di essa si distendevano con devozione ed erano liberati da dolori in particolare al ventre. Si decise allora di custodirla in una vicina grotta e, poichè la statua era più alta dell'incavatura, di segare la parte inferiore. Si ruppero così le prime tre seghe. Poi il falegname rimase mutilo delle braccia. Il vescovo e il sindaco che avevano preso tale decisione trovarono ambedue morte improvvisa. Questa volta la statua della Madonna insieme a quelle di San Giuseppe e del Bambinello furono trasportate sulla sommità dello scoglio fino all'altare maggiore dell'antica chiesa benedettina e quindi non soggetta alla visita vescovile. Vi si fa festa il 15 agosto e l'8 settembre.

Translatio Sacrae Statuae Sanctae Mariae, ad Presepe sive S. Mariae de Insula
Ex antiqua etiam traditione a nostris antenatis posteris demandata extat relicta memoria, quod statua, seu imago B. Maria ad Presepe, quae extat in ecclesia supra Insulam divinitus Tropeam fuisset translatam cum quaedam navis in portum appulsa fuisset, & post dies multos volens e portu exire; iterque suum feliciter peragere; itaque pluries tentantes e portu solvere navim velis vento datis vedentibus in navi de mari elatis navis extabat aesidupliciter in portu ancoris fundata esset. Tunc navis Praefectus, nautaeque omnes perscutrantes scutrinio quidnam hoc esset, quod mirum, quodve portentum foret. quod mercaturarunt genus, quodve vehimus in navi dicire quaeso. Recordatus igitur Paefectus nautis mandavit Arcam in navi removere, illamque e navi deducere quod et magistratui, Praelatoque civitatis retulit, quae ipsis eveniebat, ex quod quamdam statuam B. Mariae Virginis in navi vehebat. Tunc Magistratus ac Episcopus e navi ad terram deducere statuam mandavere, qua ad littus deducta statim navis e portu soluit, existimantes omnes statuam B. Mariae elegisse hic suam domum.
Deducta e navi ad littus statuam ad ad consilium & magistratus & preesulis, ubi ponendaesset elegerunt Monasterium super Insulam quod Basiliorum Ordinis erat ex multis elapsis seculis sub nomine Menna. In ecclesia extabat quaedam concameratio quae potius grippta dici poterat, & ad mensuram statuae erat valde inopportuna unde statuarunt serra recidi, ut intraret in ea conca meratione. Mirandum in modu evenit quod plures serrae erupte fuerunt et artifex remansit mutilus bracchijs, & magistratus, cun episcopo repentina morte periere, quo casu tota civitas contremiscens, & de eventu miraculi stupida, devotio coepit ad illam sanctam imaginem.
Ex eadem traditione habemus, quod haec statua iam e navi ad littus de ducta posita fuit in principio scalae ipsius Insulae, & collocata supra quoddam saxum quadratum, quod erat a parte sinistra scalae, quam ipse recordor ibi extitisse, et fuisse summae devotionis apud Cives, ita ut quisque ascendens ad ecclesiam prius osculabatur saxum supra quod posita fuerat statuam B. Mariae virginis, ac quasi quisque diceret illud P. sal. 131 Adorabimus in loco ubi steterunt pedes eius. Praeter hanc devotionem ad hoc saxum; erat enim in tali conceptu apud nostros antiquos, quod qui dolore ventris patiebatur & supra saxum ventre cubatus sanabatur eo ventris dolore, quod mihi pluries eveniebat, & ad illud cubans, gratiam doloris consequebar, Quod saxu ex multis annis iam ablatum fuit. En humanae miseriae effectus. Quae sunt proba auferunt improba augentur.
Haec ecclesia non est iuris dictionis episcopi, sed nullius diecesis subiecta ad visitationem; tempore autem Ill.mi Divini D. Caroli Maranta nostro Cath. episcopi, fuit ipsa in praesentione visitationis, & cum effectu eam visitavit, verum Patres Ordinis Sancti Benedicti Romae se defenderunt, & fuit decisum ad eorum favorem.
Extabat haec statua cum Infantulo Iesu & Divo Ioseph in oscuro quia Gripta erat & vix status conspiciebantur. Non multis ab hinc annis, & proprie in elapso saeculo cum consensu Patrum Ordinis S. Benedicti diruperunt concamerationem, & in meliori situ eas collovaverunt, quae statuae conspiciuntur commode, & stant cum omni decore, & ornatu.
Haec ecclesia est antiqua, & eius consecratio fuit facta sub die 23 mensis Aprilis anni dicato divo Georgio.

--> Santa Maria di Tropea, possedimento millenario di Montecassino

--> FRANCESCO SERGIO 'CHRONOLOGICA COLLECTANEA DE CIVITATE TROPEA EIUSQUE TERRITORIO' - INTRODUZIONE di Pasquale Russo

(Mar. 2011)
(V. Bozzolo/1mar.) Una frana di grosse dimensioni intorno alle 13 si è verificata a Tropea, nota cittadina turistica del vibonese. L'enorme mole di detriti che si è staccata da un costone. La frana si è abbattuta su una casa ed ha parzialmente invaso il lungomare. Solo per un caso fortuito è stata scongiurata una tragedia, dato che a quell'ora non passava nessuno per quella strada.

Straripano le fiumare, ingenti danni alla Marina di Briatico




Gli effetti dello straripamento delle fiumare Murria e Spataro nel video di F. Vallone

(F. Vallone) La storia, questo tipo di storia, nel vibonese ormai si ripete troppo spesso. Ancora una volta la Marina di Briatico viene completamente sconvolta dalla furia distruttiva dell'acqua delle fiumare, ancora un'emergenza maltempo per il paese rivierasco della Costa degli dei.
A causa della forte pioggia le due fiumare di Briatico, Murria e Spataro, si sono improvvisamente ingrossate e sono straripate in più punti creando pericolosi allagamenti. In particolare ingenti sono stati i danni registrati presso il borgo marinaro della Rocchetta dove alcune imbarcazioni sono state trascinate in mare dalla furia dell'acqua. Completamente isolata, per alcune ore, tutta la zona della marina compresa tra le due fiumare, dove tra l'altro vi sono alcuni ristoranti, lidi e numerosi chioschi.
Molti i disagi registrati da chi si trovava nella zona e dai numerosi pescatori della marina della Rocchetta che hanno cercato, sotto una pioggia battente, di mettere in sicurezza le loro imbarcazioni letteralmente in preda della furia delle acque. Avanzando faticosamente nel fango e con la melma fino alle ginocchia, i pescatori hanno cercato di costruire anche una improvvisata barriera protettiva utilizzando numerosi sacchetti di sabbia.
Ad intervenire sul posto il sindaco del paese, Franco Prestia, e numerosi altri amministratori locali, gli uomini della Protezione Civile Regionale e Provinciale di Vibo Valentia, allertati direttamente dalla sede operativa di Germaneto, due squadre di Vigili del fuoco, Carabinieri e i Vigili Urbani di Briatico. Una grossa ruspa, coordinata nei movimenti dagli uomini della protezione civile, ha cercato di risolvere i primi incombenti problemi rimuovendo numerosi detriti che ostruivano il piccolo ponte sulla fiumara Murria, proprio nei pressi della foce. I detriti, la terra, la sabbia e il fango ha creato in mare un inedito istmo, una stretta lingua di terra lunga più di cento metri.
Per come riferito da uno degli anziani pescatori della marina "a memoria d'uomo non si era mai visto niente di simile". Scene veramente apocalittiche si sono presentate agli occhi dei numerosi cittadini accorsi alla Rocchetta, quando l'acqua, ritirandosi, ha lasciato più di trenta centimetri di fango ed una massa veramente enorme di detriti di ogni genere, tronchi, pietre ed anche numerose carcasse di elettrodomestici.

(Mar. 2011)

CETRARO. La storia leggendaria delle Sorelle Fontana passa anche per la cittadina tirrenica.
In realtà non è Tropea la località delle vacanze di Nicol Fontana ma Cetraro.

La vera Micol Fontana, oggi (Tiziana Ruffoxradio1one.it) La storia leggendaria delle “Sorelle Fontana”, proposta in una fiction di Rai 1 e andata in onda domenica e lunedì scorsi, in prima serata, è passata anche da Cetraro.
Per Micol Fontana, l’unica delle tre stiliste ancora in vita, la cittadina tirrenica è stata una località davvero importante. Il secondo marito di Micol, infatti, è stato il dr. Fernando Caldiero (nella fiction il medico Leonardo Cafiero), conosciuto proprio a Cetraro (nella fiction Tropea). I due si frequentarono prima a Roma, dove il medico esercitava la professione, e poi a New York, dove il dr. Cladiero si specializzò in ortopedia e dove abitò con il suo grande amico Ruggiero Orlando, corrispondente della RAI, e con Franco Occhiuzzi, corrispondente del Corriere della Sera ed originario di Acquappesa.
Dopo circa 10 anni di frequentazioni, nel 1959, si sposarono a Positano, luogo d’origine della famiglia Caldiero e dove spesso i due si recavano in villeggiatura nella stupenda casa paterna, oggi un albergo. Micol Fontana e Nando Caldiero, soggiornarono a Cetraro con numerosi amici, primi fra tutti Tyron e Linda Power, e trascorsero per decenni le feste in famiglia nel palazzo Caldiero, recentemente ristrutturato dal nipote.
Il matrimonio tra Micol e Nando durò circa 13 anni. Le vicende delle tre sorelle, molto legate tra loro, sono assolutamente vere, e miscelano il dramma della guerra, che non le risparmiò, ai drammi personali, man mano che la loro fama cresceva. Antonio Caldiero, fratello primogenito del dr. Fernando, unitamente ad una cordata di amici imprenditori, politici e possidenti, salvò le “Sorelle Fontana” dal crack economico dopo l’apertura della fabbrica della Cecchignola, concepita per la linea prêt-à-porter. La cognata Berenice Caldiero tuttora colleziona decine di abiti creati per lei personalmente da Micol ed il suo abito del matrimonio è esposto al Metropolitan Museum. Il dr. Fernando si risposò con una giornalista inglese e morì nel 2003.
Micol Fontana, dall’alto della sua venerabile età, si commuove di fronte alla storia della sua vita. E conclude, esprimendo la propria soddisfazione per l’aderenza della fiction alla vita reale. Micol era solo una sartina emiliana con 500 lire in tasca quando, arrivata a Roma con le sorelle Giovanna e Zoe, ottenne un grande successo.

(Mar. 2011)

8 Marzo - San Costantino di Briatico celebra il Carnevale tradizionale tra i fumi piccanti di peperoncino




Carnevale e sua figlia a San Costantino di Briatico

(F. Vallone) È la tradizionale festa del re Carnevale che si svolge annualmente a San Costantino di Briatico, una festa "grassa" che anticamente veniva intensamente vissuta come momento di aggregazione e rappresentava la vera festa popolare. Era la festa senza alcun limite di espressione, era libertà assoluta, il luogo e il tempo del ridere, della follia e dello scherzo, ma anche del capovolgimento delle cose, dell'esternazione della materialità e dell'abbondanza alimentare.
A Carnevale ogni gerarchia viene sovvertita, tutto diviene lecito, cadono i tabù ed i rapporti divengono disinibiti, superando i freni inibitori imposti dalle convenzioni sociali e le barriere culturali create da differenze di classe e di sesso. Il singolo diventa comunità, si spoglia della sua individualità per fondersi e confondersi nel vortice della festa che attraverso il mascheramento, la grassa carne di maiale, il vino rosso, la danza, la musica, il lamento rituale e i fumi piccanti del peperoncino, permettono di liberarsi, di annullarsi per ritrovarsi tutti assieme a condividere una emozione comune che esula dalla sfera del quotidiano.
Anche a San Costantino di Briatico, a Carnevale, tutto il popolo era in piazza per costituire un allegro corteo funebre che accompagnava le spoglie di Re Vincenzo, rappresentato da un pupazzo di stoffa, cenci e paglia. Oggi, ancora una volta, si rivive l'atmosfera dell'antico Carnevale per come è stato tramandato e recuperato.
Come spiega il presidente dell'Associazione Culturale Eleutherìa, Stefania Aprile, "si risvegliano dopo un lungo letargo durato più di sessanta anni i vari personaggi della storia di Carnevale. Riprendono vita i becchini che trasportano "'u catalettu" su cui è adagiato Carnevale seguito da tutta la folla che simula pianti grotteschi (cuvali); il prete che recita in latino maccheronico e incensa con fumo di polvere di peperoncino ed incenso; la moglie di Carnevale, Corajisima, vedova inconsolabile e la figlia rientrata per l'occasione dal convento. Circondano la bara i membri della confraternita vestiti di bianco. Personaggio non di secondo piano è il medico".
Il rito quest'anno si arricchisce della messa in scena della farsa "U processu a Carnalavari", liberamente tratta dal poemetto in vernacolo del 1930 dal titolo "Discurzu a carnalavari". Con il recupero della tradizione del Carnevale si vuole anche rendere omaggio alla memoria di Grazioso Garrì, autore del poemetto curato dal figlio Giuseppe Garrì. "Oggi - scrive il Garrì - a distanza di poco più di mezzo secolo, poco o nulla rimane di quel mondo arcaico che improntò la vita quotidiana delle generazioni passate. Non senza rimpianto dobbiamo prendere atto che è definitivamente tramontata un'epoca. Un'epoca fatta per molti versi di privazioni e di stenti, ma anche di appartenenza e di aggregazione che aveva lo straordinario potere di animare la vita di un villaggio e di dare un senso alla grama quotidianità. L'evoluzione dei tempi ci ha fatto conoscere un relativo benessere materiale, ma nello stesso tempo ha cancellato tradizioni e costumi che avevano un'intrinseca valenza umana e culturale di cui tutti avvertiamo oggi la mancanza, ma che forse non riusciremo più a far rivivere".
Il programma 2011 della manifestazione, organizzata dall'Associazione Culturale Eleutherìa e dalla Comunità di San Costantino, con il patrocinio del Comune di Briatico, prevede per martedì 8 marzo, alle ore 19.00 il "Processu a Carnalavari", alle 20.00 il corteo funebre goliardico, alle ore 21.00 l'incendio del fantoccio carnascialesco e successivamente, a chiusura del rituale, il cosiddetto "ricunzulo", con salsicce, vino e tarantelle per tutti.

(Mar. 2011)

Il 13 marzo il Primo Raduno dei Giganti a San Gregorio d'Ippona, giorno 11 previsto un convegno sui mitici fantocci processionali




Locandina del Raduno

(F. Vallone) É, in assoluto, il primo appuntamento invernale con i raduni dei giganti nella provincia di Vibo Valentia. La Pro Loco San Gregorio, nell'ambito delle manifestazioni previste per il 2011, ha programmato per il prossimo 13 marzo l'iniziativa denominata "Gigantando - Primo Raduno dei Giganti". Nelle intenzioni dell'associazione turistica quelle di voler rivalutare le antiche radici della nostra provincia ponendo attenzione ai mitici fantocci di cartapesta utilizzati nei rituali durante le feste di paese, presenti numerosi nella nostra regione e, soprattutto, in provincia di Vibo Valentia.
I giganti da corteo, come si ricorderà, sono elementi rituali molto popolari che si possono ritrovare nelle feste e nelle celebrazioni comunitarie di molti paesi d'Europa. I primi giganti sono citati in alcuni documenti del 1621, oggi i giganti sono fantocci con la struttura portante in legno, alti anche oltre tre metri con le teste in cartapesta o in resina sintetica, che vengono fatti ballare al ritmo di tamburi, rullanti e grancassa. I giganti sono oggi molto radicati in provincia di Vibo Valentia territorio che ha ereditato più profondamente questa tradizione mantenendola salda nel tempo e rinvigorendola in questi anni.
Al grande raduno di San Gregorio d'Ippona hanno aderito numerosi gigantari, tra gli altri si potranno ammirare i giganti "Du professori" dei fratelli Carnovale di San Gregorio; i giganti di Mesiano dei Monteleone; il principe dei Giganti dei Lo Preiato di Vena; i Giganti di Pannaconi; i Giganti e i tamburi di Coccorino; i Giganti di Francesco Maesano di Vibo Marina; "I Giganti del Sud" di Mancuso di Rombiolo; "I Giganti di San Costantino Calabro"; i Giganti di Mezzocasale; i Giganti di Monteleone di Vibo Marina; i "Giganti da Minera" di Carnovale di Sciconi; i Giganti di Cilurzo di Vena Media; i Giganti di Ionadi di Staropoli; di Nicola Martino di Presinaci e tanti altri ancora.
Il grande raduno di San Gregorio avrà inizio alle ore 14.30 con partenza dalla centralissima piazza Duomo. San Gregorio e le sue strade accoglieranno trenta giganti e circa centoventi tamburinari che partiranno dalla piazza e sfileranno per le vie del centro storico, per fare successivamente rientro in piazza Duomo dove saranno effettuate le personalizzate esibizioni delle coppie. Seguirà la consegna degli attestati e un gran finale con la "Gran tamburriata" dove suoneranno i 120 tamburini contemporaneamente.
L'associazione Pro Loco di San Gregorio d'Ippona ha voluto organizzare, a margine dell'evento, anche un convegno, previsto per l'11 marzo alle ore 11.00, per discutere sugli aspetti culturali di questi allegri fantocci da corteo. Il convegno, che si terrà presso la sala del centro Anello Mancante di San Gregorio, avrà come tema: I Giganti: Tradizione Arte e Religione. Ai lavori, introdotti dal presidente della Pro Loco Gregorio Carnovale, interverranno per i saluti il sindaco di San Gregorio, Michele Pannia, e l'assessore provinciale al Turismo, Gianluca Callipo. Relazioneranno sul tema il consigliere Nazionale UNPLI, Francesco Todaro; Don Vincenzo Varone, Vicario episcopale per le attività pastorali della diocesi di Mileto; il presidente dell'Accademia di Belle Arti Fidia di Stefanaconi, Michele Licata e il dirigente scolastico del Liceo Artistico di Vibo Valentia, Pietro Gentile. A moderare i lavori il dirigente scolastico Alberto Capria.

(Mar. 2011)

Omaggio a Giuseppe Imineo, ultimo cinematografaro di Calabria




Giuseppe Imineo in azione all'anfiteatro del porto di Tropea

(F. Vallone) Giuseppe Imineo è l'ultimo vero cinematografaro di Calabria. Nato a Filogaso, in provincia di Vibo Valentia, il 30 agosto del 1933, Imineo è, da sempre, prima di tutto un grande appassionato di Cinema.
È il 1946 quando a Pizzo nasce, a cura della famiglia Ruoppolo, il mitico cinema Moderno nelle stalle di un palazzo nobiliare dei marchesi Stillitani. Successivamente sarà proprio Imineo a gestire, per tanti anni, questo magico luogo, una vera avventura per uno dei pionieri di questo tipo di attività nella nostra regione. Il grande locale di Pizzo deve essere trasformato in una sala di proiezione, proprio sulla mangiatoia dell'antica ex stalla viene ricavato e costruito un piccolo palco e su quelle polverose tavole di palcoscenico passeranno poi, negli anni, tanti stili di avanspettacolo, di teatro leggero, tanti personaggi del mondo dello spettacolo, della musica ed anche della politica.
Imineo nel suo affascinante viaggio, nel corso della gestione dei cinema Mele e Moderno, incontrerà tanti vip di cinema e teatro, da Franco Franchi e Ciccio Ingrassia all'inizio della loro carriera artistica, ad attori impegnati di teatro come Giuseppe Pambieri e Lia Tanzi, da registi come Gianni Amelio, Donatella Baglivo e Lucia Grillo, ad Elena Varzi, Saverio ed Eleonora Vallone e tantissimi altri grandi personaggi del cinema.
Sul grande schermo bianco verranno proiettati migliaia di film di tutti i tipi, documentari, cartoni animati, film muti, in bianco e nero e a colori, cortometraggi, lungometraggi e cinemascope, cinegiornali della Settimana Incom e cinefilmati dell'Istituto Luce, pellicole in 16 e 35 mm. Il tutto proiettato con macchine da proiezione di ogni tipo, veri marchingegni fumanti e rumorosi, prima a carboni e poi con modernissime e innovative lampade alogene allo xenon.
Dal 1957 in poi lo stesso Imineo cura proiezioni presso i cinema mitici di quegli anni in tutta l'allora provincia di Catanzaro, dal Mele e il Moderno di Pizzo al cinema Massara di Briatico, dal Miramare di Vibo Marina al cineteatro Valentini di Vibo Valentia, e poi il cinema ambulante nelle piazze di tutta la Calabria. Oggi Imineo possiede un patrimonio storico culturale e documentale davvero notevole costituito da un archivio con migliaia di affissi, fotobuste, manifesti e locandine, da bobine e pizze di film di tutti i tipiche scrivono e descrivono la storia del cinema dal dopoguerra ad oggi. Imineo nella sua carriera ha raccolto tante considerazioni sul suo lavoro fatto di luce che passa veloce sullo schermo, da quello di Vittorio Sgarbi con le sue forti critiche relative all'ambiente decadente del Moderno, alla regista italoamericana Lucia Grillo che dichiarò che “il Moderno di Pizzo è il cinema più bello mai visto in assoluto, altro che le fredde e lucide multisale di New York e Los Angeles... è questo il vero cinema con l'odore di cinema”. Questione di sguardi, di sensibilità e di gusto, aggiungiamo noi, di concezione romantica del cinema. Adesso, dopo sessant'anni, il cinema Moderno ha chiuso i battenti, come tutte le belle cose, come nelle belle avventure, c'è una fine a tutto e come nei film arriva alla fine il The End.
Ma la storia di Giuseppe Imineo non finisce con la chiusura dei tanti cinema della provincia di Vibo Valentia, la sua avventura continua oggi con il cinema all'aperto. Grazie all'opera di Imineo si vedono ancora improvvisi fuori quadro, fotogrammi in movimento, sfocature e immagini deformate anche su facciate di chiese e case che circondano le piazze dei nostri paesi. Ancora oggi tante sedie in fila, il vecchio sgangherato furgoncino bianco allestito di tutto punto come una vera sala di proiezione, e la voce di Imineo: “abbassatevi così vedono tutti”, prima di passare davanti allo schermo ancora illuminato di bianco con le ombre allungate che sfilano come giganti neri nella luce.
Altre cose rimangono solo nel ricordo: il furgoncino, prima della proiezione, girava per le strade del paese pubblicizzando l'evento previsto per la serata. La tromba amplificata fissata sopra il tettuccio del mezzo chiamava a raccolta, come un banditore, tutta la cittadinanza: “Donne, uomini e bambini, questa sera alle ore ventuno, tutti in piazza per un magnifico film”.
Poi, nel 2008, una piacevole sorpresa premia la lunga esperienza del cinematografaro. Il regista romano Valerio Jalongo arriva in Calabria per girare alcune scene del suo Film Bianco, e proprio grazie al Circolo del Cinema Lanterna Magica di Pizzo avviene l'incontro del regista con Giuseppe Imineo. Un incontro che diverrà determinante per i contenuti culturali del film, per il titolo stesso (la scelta cadrà su “Di me cosa ne sai”, una spontanea frase di Imineo). Dopo il montaggio e l'uscita del film la pellicola viene presentata nel 2009 al Festival Internazionale del Cinema di Venezia. In quell'occasione Giuseppe Imineo, invitato ufficialmente, è presente in sala, mentre scorrono i titoli di coda del film viene invitato ad alzarsi in piedi in quella magica platea di registi, attori, giornalisti e addetti ai lavori.
Poi arriva la grande emozione, l'applauso della capitale italiana del cinema all'ultimo cinematografaro di Calabria.

PROGRAMMA

Domenica 20 Marzo 2011 • Ore 18.30
Museo della Tonnara • Pizzo Marina (VV)
Saluti e introduzione alla serata
del Presidente del Circolo del Cinema
“Lanterna Magica” di Pizzo
Proiezione del video "Intervista a Giuseppe Imineo al porto di Tropea"
di Salvatore Libertino,
Ricercatore • Direttore di tropeamagazine.it
Giuseppe Imineo, Letture e interviste in sala, a cura di Vera Bilotta e Antonietta Villella
Cerimonia di conferimento della targa
Omaggio a Giuseppe Imineo
Proiezione del docufilm
'Di me cosa ne sai'
Regia di Valerio Jalongo
Festival Internazionale del Cinema di Venezia 2009
di cui Giuseppe Imineo è uno degli interpreti

Evento promosso e organizzato da
Il Circolo del Cinema “Lanterna Magica” di Pizzo
&
“Le Stanze della Luna” di Vibo Valentia


--> Invito

--> Segnalazione dell'evento sulla Gazzetta del Sud (15 mar. 2011)

--> L'evento su Macondo (19 mar. 2011)

--> L'evento visto da Rosaria Marrella

--> Consegna della Targa a G. Imineo (Calabria Ora 25 mar. 2011)

(Mar. 2011)

"L’importanza di Tropea nella storia dell’Ordine dei Minimi" di Padre Giovanni Cozzolino




Intervento di P. G. Cozzolino

(S. Libertino) La ‘Festa della gente di mare del Sud’, legata al culto di San Francesco da Paola e assai sentita dai pescatori, dai marittimi e da tutte le persone in vari modi legate al mondo del mare, originariamente veniva celebrata a metà luglio nei Comuni di Francavilla Angitola e Pizzo.
Nelle ultime edizioni, in concomitanza con il 5° Centenario della morte del Santo (1507-2007), la Festa ha avuto un notevole sviluppo, allargandosi ai centri calabresi più legati a San Francesco (Paola, Pizzo, Francavilla Angitola, Reggio Calabria-Catona, Nicotera, Tropea, Soriano Calabro, Paterno Calabro, Fuscaldo) e a quelli siciliani (Messina e Milazzo).
Ideata da Vincenzo Davoli, Gianfranco Schiavone e Giuseppe Pungitore, è organizzata dall’associazione ONLUS di San Francesco di Paola presieduta da Padre Giovanni Cozzolino, delegato della Consulta Generale di Pastorale Giovanile Minima, da Filippo Raffaele della “Bottega degli Artisti“ di Soriano, dall’Avv. Giovanni Bianco presidente della Proloco di Nicotera, dal dottor Emanuele Stillitani della Proloco di Pizzo, da Franco Di Leo dell’Arcipesca F.I.S.A di Pizzo, con il contributo e la collaborazione entusiastica della Guardia Costiera, e con il sostegno di Enti e Autorità civili e religiose. E pare che in Italia sia la più importante Festa della Gente di Mare.
L’edizione del 2009 si svolse il 17 luglio, oltre che a Pizzo e Francavilla Angitola, anche a Tropea; il pellegrinaggio marino e le cerimonie connesse sono stati organizzati in stretta collaborazione con l’Amministrazione Comunale di Tropea, e con la Città di Milazzo coadiuvata dalla locale “Stella Maris”, presieduta da Giuseppe Doddo. Alfine di estendere la Festa ad un’altra regione del Sud, all’evento partecipava la Campania, con la reliquia della “Salvietta” del Taumaturgo, conservata nella chiesa di Benincasa a Vietri sul Mare (SA), attraverso la concessione dell’arciprete don Pietro Cioffi, con il beneplacito di Mons. Orazio Soricelli, Vescovo di Cava dei Tirreni e Arcivescovo di Amalfi, sede della gloriosa e più antica Repubblica Marinara italiana.
Il programma prevedeva per quel giorno l’arrivo della Reliquia della “Salvietta” da Benincasa di Vietri sul Mare (SA) a Vibo Marina e successivamente al Rione Marina di Tropea, che per l’occasione è stato intitolato “Borgo S. Francesco di Paola”. Durante la cerimonia è stata scoperta una targa a mosaico d’intitolazione al Santo, opera di Yuri Kuku della Bottega degli artisti di Soriano Calabro.
La reliquia poi è stata trasferita al Porto turistico dove venne accolta con un incontro di preghiera.
La manifestazione si è conclusa all’Anfiteatro del porto, con il convegno su “San Francesco di Paola e l’Ordine dei Minimi a Tropea”, cui ha preso parte il Vescovo Mons. Luigi Renzo, P. Giovanni Cozzolino, O.M. Delegato Generale CPGM, sul tema: “L’importanza di Tropea nella storia dell’Ordine dei Minimi” – il Can. Don Francesco Muscia, Parroco di S. Francesco di Paola a Tropea, sul tema: “Oggi S. Francesco di Paola è conosciuto a Tropea?“ - Noemi De Gaetano, segretaria generale della CPGM, sul tema: “San Francesco di Paola e il mare secondo i giovani”.

CONTENUTO DEL FILM

Intervento di P. Giovanni Cozzolino, O.M. Delegato Generale CPGM, sul tema: “L’importanza di Tropea nella storia dell’Ordine dei Minimi”, in occasione della 16^ edizione della ‘Festa della gente di mare del Sud’ celebrata a Tropea il 17 luglio 2009.

(Mar. 2011)

Successo dell'Imineo Day alla Marina di Pizzo




Servizio di F. Vallone (Prima parte)

(F. Vallone) Marina di Pizzo, 20 Marzo 2011, una serata piovosa nella notte soglia di primavera accoglie Giuseppe Imineo, l'ultimo cinematografato di Calabria. Ripreso, sin dal suo arrivo, dalle telecamere della Rai calabrese e dagli scatti di Tommaso Prostamo del circolo fotografico di Torino, Imineo appare emozionato, commosso dalla piacevole sorpresa di trovare un pubblico davvero numeroso. La sala conferenze del Museo della Tonnara infatti è gremita da tanta gente arrivata da tutta la provincia di Vibo e oltre per un evento culturale dedicato al protezionista di mille sale, un vero e proprio Imineo Day ideato, organizzato e realizzato dal Circolo del Cinema "Lanterna Magica" di Pizzo e da "Le Stanze della Luna" di Vibo Valentia.
La serata si apre con le immagini di Imineo ripreso a Tropea, un'intervista effettuata dal ricercatore Salvatore Libertino di Tropeanews, poi lo scorrere delle immagini si interrompe su un fotogramma, un bel primo piano del volto di Imineo che rimane fisso sullo schermo cinematografico come simbolica scenografia, per tutta la serata. Ad aprire i lavori il presidente del Circolo Lanterna Magica, Antonietta Villella. Legge la lunga e affascinante storia di Giuseppe Imineo, dagli inizi con i vecchi proiettori a carboni, alla prima sala cinema da gestire, alle serate del cinema all'aperto, sotto le stelle, alla chiusura dei tanti cinema della provincia, alla notte magica del Festival Internazionale del Cinema di Venezia.
Vera Bilotta, di Lanterna Magica, interviene con interviste in sala, da Imineo risposte mature, colte, piene di grande umanità e di simpatiche esperienze che lasciano trasparire un cinematografaro modesto, buono, tanto appassionato del cinema. In sala l'assessore al Turismo della Provincia di Vibo Valentia, Gianluca Callipo, il sindaco di Filogaso, Giuseppe Francesco Teti; Magda Primerano, vera esperta di cinema in forza al Circolo di Pizzo; Eugenio Attanasio, Presidente della Cineteca della Calabria; Teresa Landro del Circolo del Cinema di Parghelia, numerosi altri cultori e amanti della settima arte. La serata continua, si procede alla cerimonia di consegna a Giuseppe Imineo di una targa e una pergamena, poi, dopo l'intervento del sindaco di Filogaso, arriva il momento delle letture delle numerose testimonianze pervenute per l'occasione, dalla lettera dell'Assessore regionale alla Cultura, Mario Caligiuri a quella di Giovanna Gravina Volontè, figlia di due grandi attori e da anni curatrice de "La Valigia dell'Attore", dall'attrice italonewyorkese Lucia Grillo a Caterina Sorbilli, dalla regista Donatella Baglivo a Loredana Ciliberto, dell'Università della Calabria e poi, ancora, Laura Caparrotti, attrice con antiche radici calabresi che vive ed opera in America. La serata prosegue e si conclude con la proiezione del docufilm di Valerio Jalongo dal titolo "Di me cosa ne sai", un prezioso documento filmico che vede tra i protagonisti proprio Giuseppe Imineo mentre, in viaggio con lo stesso regista, racconta per le strade del vibonese, da Pizzo a Papaglionti e Francavilla Angitola, le sue appassionanti avventure fatte di luce proiettata su uno schermo bianco.

--> Consegna della Targa a G. Imineo (Calabria Ora 25 mar. 2011)

(Mar. 2011)

Successo dell'Imineo Day alla Marina di Pizzo




Servizio di F. Vallone (Seconda parte)


(Mar. 2011)

OLTRE MEZZO SECOLO DI CINEMA ! Intervista a Giuseppe Imineo




L'intervista di S. Libertino

(S. Libertino) L’ho conosciuto di persona all’Anfiteatro del Porto di Tropea il 30 luglio del 2008 durante il ciclo estivo dei films che proiettava su un lenzuolo all’aperto come ai tempi di una volta.
Le immagini in movimento mi hanno da sempre affascinato. Da piccolo stazionavo davanti alla cabina di proiezione del Cinema Vittoria di don Mario Romano per seguire i gesti rituali del mitico proiezionista Savallo. Era lui che faceva uscire dall’altra parte del muro attraverso una finestrella il fascio di luce magico che dopo una breve corsa, sfiorando la testa degli spettatori, si animava sul telo. Un mistero di cui mi ero morbosamente invaghito e che ho tenuto gelosamente dentro nel corso della mia vita fino a quando mi si è rivelata una vera e propria passione, forse ereditata da mio nonno paterno, Salvatore Libertino, il primo a portare negli anni Trenta il cinema in piazza nel territorio tropeano. Il suo enorme proiettore veniva custodito in una grande stanza a palazzo Zinnato in largo duomo.
La differenza sostanziale tra passato e presente? Oggi nel proiettore di Giuseppe Imineo non scorrono pellicole ma DVD!

“Io e mio nipote veniamo sempre molto prima dell’inizio della proiezione per controllare se ci fosse qualche inconveniente”. Poi guardando con orgoglio il nipote: “E’ figlio di mio figlio, si chiama Giuseppe come me e un giorno forse mi darà il cambio nel lavoro che faccio”.
“Vi siete dovuto adeguare quindi alle nuove tecnologie!” “Certamente” risponde Imineo, ultimo a manovrare e gestire negli anni Ottanta a Tropea il proiettore, quello vero, all’Eliseo, cinema rimasto chiuso da allora. Mi indica il proiettore, quello moderno, ma con una modifica praticata da lui stesso: l’inserimento di un obiettivo speciale per potenziare la distanza di proiezione e migliorare quindi la visione. E’ stato sempre il pallino di Imineo montare e smontare, mettendoci il cervello e le mani di meccanico, attrezzista, con l’esperienza acquisita nel tempo (più di mezzo secolo a oggi!) di FARE VEDERE a intere generazioni di giovani e adulti immagini in movimento.
Poi gonfia i muscoli nell’altro versante quello di FARE immagini in movimento: “Abbiamo finito di girare con il regista Valerio Jalongo le riprese di un film documentario. Siamo stati un mese assieme. Attualmente lo stanno montando”. Esibisce il documento del progetto del “Film Bianco” di Jalongo che sarà di lì a poco presentato al Festival di Venezia, con la presenza dello stesso Imeneo: “ Mi ha chiamato ieri perché vuole delle foto di quando io 'giravo' cinquant’anni fa in tutta la Calabria” “Anche a Tropea?” “Certo. A Tropea l’ho chiuso io il cinema Eliseo assieme a Totò Addolorato. L’ultimo anno assieme a Francesco Grandinetti e Biagio Aragona! Il pubblico si assottigliava sempre di più…”.
Mi avvicino al suo “accrocco” elettronico fatto in casa e a lui intento a completare i test sulla messa a fuoco e sul suono: “E’ vero che collezionate arnesi e attrezzature cinematografiche?” “Io a casa ho un museo: 700 pellicole e molti proiettori a cominciare dall’otto millimetri, e finendo si può dire al 35”. “Quindi il vostro sogno è realizzare un Museo?” “Speriamo. Ne ho parlato alla Provincia”.
“Io sono stato l’ideatore della rassegna dell’anno scorso a Parghelia con Saverio Vallone e con il sindaco Calzona. Abbiamo intitolato una strada a Raf Vallone. L’idea è venuta da qua. Siamo stati insieme una settimana con Saverio, Elena, la moglie di buonanima, per organizzare. Abbiamo fatto venire anche la regista Donatella Baglivo di Ciak 2000, che ho aiutato a fare le riprese sulla storia di Gioacchino Murat. A Caulonia abbiamo fatto un festival, con un camion pieno di tantissima attrezzatura cinematografica, locandine, pizze, proiettori. Un’esposizione visitata da un sacco di gente. Anche a Reggio Calabria.”
“Nel 2004 ad Ostia Lido ‘Per una vita nel cinema’ mi hanno premiato e Enrico Montesano mi ha attaccato la medaglia. Eravamo in tutto 14 dall’Italia e Giuseppe Imineo dalla Calabria. Fuochi d’artificio. Ho a casa il diploma, la medaglia, le foto.”.
“In Calabria e anche fuori ho creato molte associazioni culturali. La prima a Pizzo Calabro con il Dott. Olivieri ‘La Lanterna Magica’, adesso il presidente è Vera Bilotta. A Tropea, dodici anni fa, ‘Teli tra i cieli’ di ‘Plurale Femminile’, adesso Presidente è Nica Filardi. A Ricadi con la Dott.ssa Arena ‘U ciucciu ‘nto linzolu’. A Parghelia con la Dr.ssa Teresa Landro il ‘Circolo del Cinema’, adesso è al quinto anno”.
A questo punto gli chiedo “Vi sentite protagonista nel campo cinematografico, almeno in Calabria?” Il viso si illumina di un grande sorriso: “ Sì, dopo una vita passata per il cinema. Penso di sì!!!. Penso di sì.!!!”. “A casa è una guerra continua con mia moglie, che mi vede andare spesso in giro fuori”.
“Avete conosciuto Virgilio Sabel?” “Sì non solo lui. Diversi. L’altra sera ero a cena con Ugo Gregoretti, c’era pure Franco Vallone. Negli anni Cinquanta ero delegato all’AGIS e partecipavo alle riunioni a Roma. Quindi ero conosciuto da molti personaggi del cinema”. E prendendo tra le mani il cellulare: “Vediamo se mi risponde Donatella Baglivo”.

“Come siete entrato a far parte del cinema?”
“Nel 1953-54 mi sono specializzato radiomontatore mentre facevo il militare a Milano nell’Aeronautica. In occasione della ristrutturazione degli aeroporti calabresi mi hanno proposto il trasferimento a Isola Capo Rizzuto e poi a Vibo Valentia per istallare i nuovi Radar. Ho accettato di corsa perché ero nato a Filogaso e in quel momento ero fidanzato con una ragazza di Santa Severina”.
“A novembre del 1954 mi sono congedato. In quel periodo, in Italia era in arrivo la televisione. Il segnale si riceveva solo in alcuni posti. Allora, nel meridione il segnale proveniva solo da Monte Faito. Possedevo il misuratore di campo che mi era servito per montare i Radar. E con quello strumento me ne andavo in giro per scoprire dove si potessero vedere meglio le trasmissioni al fine di vendere qualche apparecchio televisivo. Con questo stratagemma ero riuscito a venderne qualcuno. Durante le mie ricerche, a Nicotera, ho conosciuto il Signor Micuccio Mercuri titolare del cinema che mi ha indicato un possibile acquirente. Mi recai nell’abitazione di questo signore per cercare il segnale e durante le prove in un magazzino ho notato un vecchio proiettore militare della Marina a 35 millimetri a manovella inoperante da moltissimo tempo. Me lo sono portato a casa con il consenso del proprietario e fu il mio primo approccio con lo strumento che in seguito diverrà quello di lavoro. Durante le vendite dei televisori, mi sono imbattuto a San Nicola da Crissa in una saletta a 16 millimetri che ho tramutato a 35 facendo funzionare il mio proiettore così avrei potuto far vedere i film normali. E d’accordo con il proprietario ho gestito il nuovo locale con l’aiuto di Biagio Aragona che mi passava le pizze dopo averle proiettate a Cosenza”.

“Nel 1957 c’era il cinema a Pizzo. Era da ristrutturare però. Il signor Aragona, che mi forniva le pellicole, mi propose di voler entrare in società nella gestione del locale. E fu così che ebbe inizio la mia nuova carriera. Abbandonai l’attività di vendere televisori e mi dedicai a quella di gestore di cinema”.

All’Anfiteatro del Porto si è fatto buio. Imineo continua a parlare, e non si accorge che buona parte dei posti erano già stati occupati dagli spettatori. Dopo molti tentativi, riesce a parlare con Donatella Baglivo e si danno appuntamento per fine agosto. Continua ad arrivare molta gente. Nell’attesa, inserisce un DVD con un documentario sulle tonnare di Pizzo, quale anteprima della serata. Lo ringrazio della bella chiacchierata non senza lasciargli un mio DVD. “Questo è un mio corto ‘Cronaca di un’apparizione’, lo potrete proiettare come anteprima la prossima volta…” ”Con molto piacere!!” fa lui. Ci lasciamo con una stretta di mano e con l’augurio che venga realizzato il suo Museo Calabrese della Cinematografia.

CONTENUTO DEL FILM

Intervista a Giuseppe Imineo - Tropea - Anfiteatro del Porto - 30 luglio 2008.

(Mar. 2011)

Tutto è pronto per la Festa del Tre della Croce




Alcuni momenti della Festa

(S. Libertino) Il culto della Santa Croce è antichissimo. Risale al secolo IV al tempo di Papa Silvestro I (314-335) che istituì la Festa liturgica facendola ricadere il giorno del 3 maggio di ogni anno, con il titolo 'In Inventione (ritrovamento) Sanctae Crucis'.
L'11 aprile 1971, con Decreto della Sacra Congregazione per il Culto Divino, però la festa della "Inventione" fu eliminata dal calendario generale, ma restò ferma nelle patrie memorie di quella gente che, come quella tropeana, legava ad essa particolari momenti della sua storia.
Fu Sant'Elena a portare a Roma nel 326 la prima reliquia della Santa Croce, al rientro del pellegrinaggio a Gerusalemme. Nello stesso anno Elena morì ed il figlio Costantino volle costruire a Roma, in memoria della madre, una chiesa in cui custodire la sacra reliquia della croce, che oggi si chiama Basilica di Santa Croce in Gerusalemme.
Le origini del culto della Croce a Tropea si perdono nella notte dei tempi. Pare che la Festa fosse in auge già nel 1120.
Le funzioni religiose di tale culto nell'Ottocento si localizzò in prossimità della Chiesa del Purgatorio, appena costruita dalla Confraternita delle Anime Sante del Purgatorio, presso un tempietto dalle tre piccole guglie (detto dai tropeani 'i tri gugghicei') contenente all'interno tre croci, venerate appunto il 3 maggio.
Si vede che col tempo la componente liturgica della festa de 'i tri da Cruci' cedette il passo a quella 'civile' legata preminentemente alla tradizione popolare della città che la volle associare ai fatti della battaglia di Lepanto contro i Turchi dove si distinse il valore vittorioso dei tropeani. Tuttavia, la chiesa del Purgatorio rimase sempre un punto di riferimento della festa popolare per la vicinanza della via dei 'forgiari' dove essa ancora ha luogo, tanto è vero che una cinquantina di anni fa, dal campanile della chiesa, durante i festeggiamenti, veniva lanciata alla folla sottostante una grande quantità di fichi secchi.
Molti sono i paesi che festeggiano ancora ai primi di maggio il ritrovamento della Santa Croce, come Pastena, piccolo borgo della ciociaria, che associa ai festeggiamenti liturgici la parte che affonda le radici delle tradizioni popolari del luogo.
A Tropea, tutto è pronto per la festa che si svolgerà, secondo la tradizione, nel piccolo Borgo intorno al punto focale, dove un tempo sorgeva la chiesetta con le tre Croci, ed ora c'è - a memoria - la santa 'conula', un piccolo quadro dipinto ad olio raffigurante la Pietà.
A differenza degli altri anni, la festa si svolgerà il 2 e proseguirà anche il 3 maggio, organizzata dall'Associazione Culturale 'I Tri da Cruci', il cui Presidente è l'imprenditore Nicola Cricelli, con il seguente programma:

2 MAGGIO

Dalle ore 15 alle ore 1700: Animazione e giochi per i bambini allestiti in Piazza Veneto dall'Ape Maia;
Dalle ore 1700 sfileranno per le vie del paese 10 coppie di Giganti;
Ore 2100: Spettacolo in piazza Cannone con la Cover Band di Adriano Celentano.

3 MAGGIO

Ore 1500: Svolgimento dei famosi giochi tradizionali: gara dei sacchi, gara con l'uovo, cuccagna, gara "da pasta abbruscenti";
Ore 2130: Stefano Ligi in Concerto - Tributo a Rino Gaetano;
Chiuderà la serata i "Camii di focu" con l'accensione delle barche.
Infine spettacolo pirotecnico della Ditta Schiavone di Reggio Calabria.

Da giorno 25 aprile dalle ore 1700 fino al 3 maggio per le vie del Paese si esibiranno i Giganti.

Presidente: Nicola Cricelli
Vice Presidente: Pasquale Tropeano
Segretario: Antonio Caracciolo
Tesoriere: Pasquale Russo
Responsabile Addetto Stampa e Capo Gruppo Giovani: Montoro Molla Pietro
Organizzatore Giochi: Enzo Taccone
Soci Sostenitori del Presidente: Padula Franco (Vice Capo Gruppo Giovani), Schiariti Giuseppe, Saturno Domenico, Romano Alberto.

(Apr. 2011)

Fiori d'Azzurro il 16 e 17 Aprile a Vibo Valentia con la collaborazione de L'Isola che non c'è
Il logo, ormai familiare, di Telefono Azzurro (F. Vallone) Si ripete, come ogni anno, l'iniziativa solidale denominata "Fiori d'azzurro", durante la quale, in 2500 piazze di tutt'Italia, sarà possibile acquistare le raffinate ortensie azzurre per offrire un contributo alle molteplici attività esercitate da Telefono Azzurro in favore dei bambini.
A Vibo Valentia il gazebo con le ortensie azzurre verrà aperto in Piazza Municipio, dalle 9.00 alle 20.00, nelle giornate del 16 e 17 Aprile. A gestire la postazione di Vibo i soci dell'Associazione "l'Isola che non c'è" che, in aggiunta alle tradizionali ortensie azzurre e al materiale informativo di Telefono Azzurro, distribuiranno le bellissime orchidee giapponesi coltivate nel "giardino dell'Isola". La manifestazione prevede la raccolta fondi che finanzia la linea telefonica SOS gratuita per i bambini.
Telefono Azzurro Onlus, come si ricorderà, è nato nel lontano 1987 come vera prima linea di prevenzione dell'abuso dell'infanzia ed ora è al fianco di tanti progetti innovativi intrapresi per tutelare i diritti dei bambini e degli adolescenti italiani e stranieri e si batte affinché gli enunciati della Convenzione ONU sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza del 1989 divengano realtà concrete, in una società che rispetti davvero i bambini e gli adolescenti. Ben oltre il Centro Nazionale di Ascolto dell'19696, Telefono Azzurro è oggi una associazione che ha investito nei progetti sperimentali delle strutture Tetto Azzurro e dei Team d'Emergenza che intervengono nelle situazioni di gravi eventi che coinvolgano bambini; ha preso in carico la gestione del servizio telefonico nazionale per le emergenze dell'infanzia, il 114, e quello per la segnalazione dei minori scomparsi, il 116.000; interviene nelle scuole, nella formazione degli operatori; collabora con le Istituzioni per garantire in tutti gli ambiti il rispetto dei diritti dei bambini.
L'Associazione è impegnata nella prevenzione e nella cura delle situazioni di disagio anche mediante il coinvolgimento della comunità, affrontando i problemi dell'infanzia in un'ottica nazionale, europea e internazionale. Telefono Azzurro Onlus è anche un osservatorio permanente dell'infanzia in Italia, pubblicando annualmente un Rapporto Nazionale sulla Condizione dell'infanzia e dell'adolescenza in collaborazione con Eurispes.

(Apr. 2011)

Svelatura con brivido collettivo all'Affruntata di Sant'Onofrio.
Un uomo scivola sul selciato travolto durante l'indietreggiare della statua della Madonna





Sant'Onofrio. Il momento della Sacra Rappresentazione descritto da Franco Vallone

(F. Vallone) In ogni rituale dell'Affruntata la fase più critica e delicata è la cosiddetta svelatura o svelazione della Madonna. È il momento più veloce e più complesso di tutta la sacra rappresentazione, per le componenti ritualizzate del tramandare, per il passo da coordinare tra i portantini, per l'andatura da sincronizzare in rapporto con le altre due statue presenti sulla scena. L'incontro è il momento più simbolico, un antico rito di passaggio, di superamento di una vera e propria soglia che ridisegna, sulle nostre strade di casa, l'incontro tra il Cristo Risorto e la Madonna Addolorata ammantata di nero. Nella svelazione c'è la vittoria della vita sulla morte e da centinaia di anni, proprio in questo particolare frammento di tempo sacro, vengono assorbiti dalla comunità numerosi segni, simboli interpretati e da interpretare, prelevati dall'accadimento delle cose come elementi di previsione per la vita di tutto l'anno e come documenti da ricordare, testimoni di protezione simbolica e apotropaica per tutto il paese e per tutta la stessa comunità.
Il 24 aprile di quest'anno, giorno di Pasqua, anche a Sant'Onofrio un brivido dietro la schiena corre nei tanti che si sono accorti di quanto stava succedendo. Un attimo dopo ed il brivido collettivo si tramuta in urlo che diventa l'urlo di tutti, forza della voce della comunità di Sant'Onofrio che cerca di arrestare il momento critico in atto. Un uomo, componente dell'organizzazione, viene improvvisamente travolto dall'indietreggiare della statua della Madonna e dei suoi portantini, un'azione ritualizzata e consolidata e da sempre prevista dal rito. L'uomo, con la divisa blu e gialla della Protezione Civile, scivola e cade a terra, finisce quasi sotto i portantini e la stessa Madonna, poi, grazie ai riflessi veloci di alcuni suoi colleghi, viene recuperato senza per fortuna gravi conseguenze. Ancora un attimo e subentra la consapevolezza di un incidente superato che poteva provocare la caduta della statua della Madonna e dei portantini.
Passato il brutto momento tutto rientra e si risolve con urla di gioia ed applausi, si ripercorre la festosità del rito che si realizza nel pieno della sua secolare bellezza estetica, con la musica della banda, i fuochi d'artificio e migliaia di auguri scambiati, tra vicinanze di paesani e lontananze di parenti emigrati tornati solo per la festa, in una comunità con addosso i simboli e le ritualità che scendono sin nel profondo della storia cristiana.

--> L'Affruntata di Sant'Onofrio 2011 nel video di F. Vallone

(Apr. 2011)

Sconvolge iconografie e bibliografie la recente scoperta di un prezioso manoscritto risalente alla fine del '500
IL CODICE ROMANO CARRATELLI
"Fortezze, apprestamenti difensivi e territorio della Calabria Ultra"





Una delle molte iconografie del manoscritto: la Rocchetta di Briatico

(F. Vallone) Domenico Romano Carratelli, calabrese, avvocato civilista, è un noto personaggio della politica regionale e nazionale che ha scritto, negli anni, tante importanti pagine di impegno civile, politico e sociale. Già deputato, sottosegretario ai Lavori pubblici, presidente del Consiglio Regionale della Calabria, sindaco di Tropea, la sua attività politico-istituzionale è stata sempre costellata da incarichi autorevoli e di grande prestigio, con un serio impegno, sul territorio e tra la gente, con il suo studio legale di Piazza Garibaldi, vero punto di riferimento sociale e culturale a Vibo Valentia.
Pochi sanno però che Domenico Romano Carratelli è anche un esperto e appassionato bibliofilo, un amante del libro antico, di carte e pergamene, di volumi con le pagine ingiallite, le fioriture, le ossidazioni dell'inchiostro e l'odore di antico. Un vero cacciatore di pagine perse ma anche di stampe antiche e incisioni d'epoca, di scrittura amanuense, di archivi e biblioteche sconosciute. L'Onorevole è un vero cultore del libro raro e le sue ricerche in fondi, mercatini, case d'asta, biblioteche nobili e archivi privati, oggi non si contano e sono state recentemente premiate da un'acquisizione davvero speciale. Si tratta di un volume manoscritto straordinariamente unico e irripetibile, (è stato denominato "Codice Romano-Carratelli" - Fortezze, apprestamenti difensivi e territorio della Calabria Ultra alla fine del '500), ed è una scoperta che sconvolge bibliografie e iconografie consolidate da secoli.
Da oggi sarà impossibile effettuare una seria ricerca storica sulla Calabria senza tenere conto dei contenuti descrittivi e iconografici di quest'opera. Carratelli indossa i guanti bianchi quando apre il prezioso libro, ogni pagina è un vero e proprio tesoro, testimone del profondo passato; si sfoglia e si scende, indietro nel tempo, di ben cinquecento anni.
Il volume si compone di 99 pagine con disegni acquerellati dai colori freschissimi, che raffigurano le fortezze calabresi, le città fortificate del tempo; un vero e proprio censimento delle opere presenti sul territorio della Calabria Ultra, c'è Tropea, Pizzo, Nicotera, c'è anche Scilla e Bagnara, solo per anticipare qualche località, ci sono le torri, i castelli e il sistema difensivo costiero. Sotto i disegni tante descrizioni, un'infinità di notizie su quanto rilevato direttamente in loco, in una sorta di approfondito inventario, uno studio scientifico commissionato dal vice re alla fine del 1500, con tanti rilievi grafici a colori che toccano aspetti di ingegneria e architettura, le distanze dal mare, la descrizione del territorio. La scoperta, con il piano dell'opera e una mostra documentaria e iconografica, verrà presentata ufficialmente a Roma in prima nazionale, e poi successivamente in Calabria nelle città di Catanzaro, Crotone, Vibo Valentia e Reggio Calabria.
Domenico Romano Carratelli per festeggiare i quattrocento anni della presenza della sua famiglia a Briatico, ricordando i suoi avi, Pietro Carratelli e Dianora Satriano, (che si sposarono proprio a Briatico Vecchia), ha voluto concedere la pubblicazione di una delle raffigurazioni del volume. Si tratta de "Larochetta de Briatico che stà in uno scoglio a mare", una struttura difensiva della Costa degli dei che oggi conosciamo in tutt'altre forme. Ma nel volume, ancora inedite al nostro sguardo, ci sono immagini e descrizioni di altre tre torri della stessa Briatico: c'è la torre di San Nicola del Porto, quella dell'Imperatore e la torre di Sant'Irene con vista dall'alto sull'antica peschiera romana con le vasche del vivarium e sul paesaggio che vi era attorno. Tanti bellissimi inediti particolari, tutti da studiare, da confrontare e da ammirare.

--> L'articolo di F. Vallone in Calabria Ora (30.4.2011)

(Apr. 2011)
E' on line la 57^ Tornata di TropeaMagazine

(S. L.) La Tornata di mar/apr del 2011, la 57^, continua e completa l'opera di Antonio Francesco Parisi su Vincenzo Lauro (1523 - 1592), insigne tropeano vissuto in pieno Rinascimento. Medico, teologo e mecenate, fu Vescovo, Cardinale, Nunzio Apostolico in Scozia, Piemonte, Polonia, Abate dell'Abazia di Santa Maria di Pinerolo.
L'opera senza soste di Lauro, sapiente pedina della Santa Sede, ebbe modo di svilupparsi non a caso dove la Curia Romana aveva bisogno di ergere solidi baluardi a difesa della Cristianità contro i Calvinisti e i protestanti in Piemonte e in Scozia, contro l'avanzata dell'Impero Ottomano in Polonia, e di affermarsi in campo teologico nella stessa Città di Roma durante i lavori della riforma del Calendario Gregoriano, come pure dell'istituzione dei Ministri degli Infermi, Camilliani, antichi antesignani dell'attuale Croce Rossa.
La Tornata è basata sulla corposa biografia ragionata del Lauro di Antonio Francesco Parisi pubblicata negli anni Cinquanta nelle pagine della rivista calabrese "Historica".
State con noi e con la Storia!!


--> www.tropeamagazine.it


PROCESSIONE A MARE - TROPEA 1986 - SECONDA PARTE
di Salvatore Libertino






CONTENUTO DEL FILM

Processione a mare della Madonna dell'Isola - Tropea 15 agosto 1986 (seconda parte).

C'ERA UNA VOLTA LA PROCESSIONE A MARE DELLA MADONNA DELL'ISOLA. NON E' IL CASO DI ISTITUZIONALIZZARE QUESTA PREZIOSA E SECOLARE TRADIZIONE?

A Tropea il 15 agosto, giorno dell'Assunta, si celebrava fino al 2006 la festa della Madonna dell'Isola nella sua sede naturale, l'antichissima chiesetta benedettina sullo scoglio, divenuta col tempo l'icona turistica della Calabria. Nel pomeriggio era prevista la solenne e tanto attesa processione a mare.
Sta di fatto che da quell'anno la Processione a mare non si è più svolta perché (versione ufficiale) lo scoglio e la chiesetta, entrambi possedimento millenario della Badia di Montecassino, erano divenuti pericolanti e abbisognevoli quindi di una radicale ristrutturazione iniziata ma ancora da completare solo per quel che riguarda la Chiesa.
La Sacra Famiglia, il gruppo di statue (Madonna, San Giuseppe e il Bambinello) che si venerava sull'altare maggiore di quel Santuario, si trova adesso nella Chiesa del Rosario in Largo Vaccari, per cui la processione a mare, con un po' di buona volontà e iniziativa da parte del responsabile della relativa liturgia (novena e veglia) che si è officiata regolarmente anche quest'anno, si potrebbe continuare ad organizzare, portando i Santi o nel consueto approdo, o in uno dei tanti che offre la costa di Tropea. Ciò darebbe la dovuta continuità ad una secolare tradizione che con quella de "I tri da cruci" del 3 maggio, è la più radicata nell'animo popolare locale e molto sentita dai tropeani.
La Sacra Famiglia veniva fatta calare in processione giù dalla ripidissima scalinata dello scoglio per farla salire su una grande imbarcazione nel sottostante specchio d'acqua di Mare Picciolo. I portatori che faticavano a reggere sulle spalle il peso per le anguste e ripide rampe erano scalzi per fare maggiore presa durante i movimenti sul selciato. Ed è nella spiaggia sottostante, che prendeva l'avvio la particolare processione cui partecipavano numerosi natanti che il 15 agosto si facevano trovare nella rada.
Il suggestivo corteo raggiungeva il mare di Parghelia per poi ritornare verso Capo Vaticano. Al tramonto si rientrava al punto di partenza: la deliziosa spiaggetta sotto lo scoglio, ora attaccato alla terra ferma ma che anticamente costituiva una vera e propria isola. A questo punto la Sacra Famiglia veniva fatta risalire fino al piazzale antistante la Chiesa, dove i festeggiamenti continuavano con il rito della Santa Messa e si concludevano con la consueta parata di fuochi artificiali.
Dopo la sorprendente soppressione delle processioni di Santa Domenica, nativa di Tropea di cui è anche patrona, e quella di San Giuseppe, i colpi di mannaia sulle tradizioni tropeane si sono abbattute anche sulla processione a mare del 15 agosto, indicata in tutte le guide del mondo.
Non pochi visitatatori tuttora continuano a scegliere di trascorrere le ferie a Tropea a metà agosto proprio perchè interessati dall'evento. Ma rimangono delusi fin dal giorno stesso dell'arrivo.
Qualche anno fa un americano, bardato di macchina da presa e vari apparati fotografici, è andato in escandescenze nei locali della Pro Loco protestando contro i responsabili e minacciando di denunciare l'amministrazione comunale di "omissione di atti d'ufficio".
Accontentiamoci ora di vedere qualche immagine della suggestiva processione attraverso un vecchio video che ci fa toccare con mano la difficoltà e la fatica dei portatori tra le rampe dello scoglio, il lungo percorso del corteo in mare, la grinta del condottiero 'Nighireu', la presenza del teologo Pugliese e del canonico Tarantino, la devozione e la pietà popolare della comunità tropeana.
Non sarebbe il caso di istituzionalizzare questa preziosa e secolare tradizione?





Official video 2009 dei Modà 'TIMIDA'

I Modà e il video 'TIMIDA
girato a Tropea

(S. Libertino) Si intitola "Timida", il brano dei Modà che hanno voluto promuovere attraverso un video girato a Tropea nel 2009.
Non è la prima volta che i produttori discografici si lasciano catturare dal fascino della cittadina per promuovere brani e interpreti.
Dopo i "Il Divo" e la bella cantante canadese Ima che sono approdati a Tropea per girare i video dei loro best-seller rispettivamente 'Mama' e 'Baila', un brano, quest'ultimo, di Zucchero Fornaciari, è la volta quindi dei Modà, secondo posto al recente Festival di Sanremo.
A differenza dei primi due, quest'ultimo non fa vedere il reticolo delle vinee, rupe, affacci o altri punti di riferimento che sono le principali attrazioni cittadine, ma si limitano a far vedere e non vedere parte dello scoglio dell'Isola, del lungomare, della spiaggia del Mare Grande, con la macchina da presa preminentemente posizionata dentro i locali del Lido Azzurro. Una Tropea quindi che occorre immaginare come si fa per una bella donna da scoprire che mostra solo una parte del proprio corpo. Ma pur sempre una Tropea Fashion e intrigante...





Un vecchio film di una Tropea che non c'è più

Filiceu dal barbiere

(S. Libertino) Una volta in via Indipendenza, nelle immediate vicinanze della pescheria, c’erano tre saloni da barbiere. “Saloni” per modo di dire perché erano locali piccolissimi. Tanto piccoli e vicino l’uno accanto all’altro che i clienti e gli stessi barbieri, pur essendo all’interno potevano colloquiare senza alzare tanto la voce con i colleghi più lontani. Erano tanto angusti che potevano contenere solo un cliente alla volta. Lì si sono avvicendati i migliori artisti del rasoio come Mastro Cicciu Mazzitelli, Mastro ‘Mbertu Russo, Mastro Salvatore La Torre (U Panizzu conosciuto come “Tigre”), Mastro Cicciu Cutuli e il figlio Mastro Ciccillu…
Super trafficatissima come oggi da pedoni e mezzi, la via che portava alla pescheria spesso veniva congestionata dall’affollamento di molte persone proprio davanti alle porte dei “saloni” perché ci si fermava a parlare con i barbieri e i loro clienti per informarsi dei fatti del giorno… “degli altri”. I barbieri in quel tempo erano dei veri e propri “gazzettini” cittadini. E la stessa cosa succedeva quando il cliente era un personaggio ‘famoso’. Allora lo spettacolo era garantito. Sfottò, frasi a doppio senso, proverbi ‘calabrisi’, e altre diavolerie che delle volte mettevano alle strette il malcapitato che si catapultava fuori con la faccia rasata a metà, di cui l’altra piena di schiuma. Il nostro, appena guadagnata la libertà, prendeva la strada verso le vicine tre fontane dove immergeva la testa dentro l’acqua per togliersi la schiuma dal viso.
Nel mio archivio mi ritrovo qualcosa. Filiceu dentro il salone di Mastro Ciccillu Cutuli, l’ultimo barbiere di via Indipendenza. Sull’uscio del locale il solito teatrino di gente che affettuosamente pende dalle labbra di un carissimo e anatissimo personaggio tropeano che ormai non c’è più…





La tenda in piazza - Dietro le quinte del film di G.M. Volontè

(S. L.) Backstage, girato da Salvatore Libertino in 8 millimetri, del film di Gian Maria Volontè "La tenda in piazza".
Il filmato è andato in onda il 6 novembre 2010 sulla Rete Televisiva di Calabria 8 nella trasmissione "La Magnifica Ossessione" a cura dell'Università della Calabria - Corso di Laurea Magistrale in Linguaggi dello Spettacolo, del Cinema e dei Media - Laboratorio Audiovisivo.





LA BELLA DI LI BELLI

(S. L.) 'La Bella di li Belli', composizione musicale del Maestro Vincenzo Laganà, Direttore del Coro Polifonico 'Giosuè Macrì', eseguita il 25 luglio 2009 all'Anfiteatro del Porto.

LA BELLA DI LI BELLI
(di Vincenzo Laganà)

La bella di li belli siti vui
e di li belli la parma purtati
Purtati li bellizzi di lu suli
Pi d'ogni locu vui passati.

Nesciunu rosi russi e li violi
E d'oru sugnu li vostri pedati
E quantu vali na vitta di sta trizza
Nun c'è munita mu veni pagata.

Canta bella mea chi vuci duci
Canta bella mea ca assai mi piaci
Canta bella mea ca si filici
Canta cori meu chi grandi paci.

U suli quando abbrisci ogni matini
A vui veni u vi cerca nu favuri
'Nci dati luci, forza a manu china
U fati cori meu cu grandi amuri.

A notti ogni stella s'innamura
Di vui ca puru u celu all'uminati
Pariti comu a luna quando è stati
Cu raggi longhi, chiari e argentati.

Canta bella mea chi vuci duci
Canta bella mea ca assai mi piaci
Canta cori meu chi grandi paci.

La bella di li belli siti vui
E di li belli la parma purtati
Purtati li bellizzi di lu suli
Pi d'ogni locu vui passati.

Nesciunu rosi russi e li violi
E d'oru sugnu li vostri pedati
E quantu vali na vitta di sta trizza
Non c'è munita mu veni pagata.

E quantu vali na vitta di sta trizza
Non c'è munita mu veni pagata.






Intervista di Franco Vallone

Mastro Giuseppe Congestrì di Sant'Onofrio, francesista di 90 anni e amico di Jacques Prévert

(F. Vallone) Ha novant'anni Giuseppe Congestrì e la sua memoria, ancor oggi lucidissima, ricorda come se fosse ieri il tempo dei suoi amici intellettuali francesi, quelli grandi, i giganti della scrittura che sono entrati nella storia della letteratura mondiale. Nella sua piccola Sant'Onofrio, in provincia di Vibo Valentia, ci abita da un pò di anni, da quando è rientrato da Parigi, da allora definisce il suo paese un "Villaggio".
Lui è un personaggio umile, piegato dal tempo, fragile, che non ama parlare di sé. Mastro Peppino, come ama definirsi, parla sempre, abbondantemente, ma degli altri, dei suoi amici scrittori, di artisti di grande levatura e di fama internazionale che con lui hanno condiviso la vita culturale nella Parigi degli anni cinquanta e sessanta.
Mastro Peppino in quel tempo era giovane, aveva solo trent'anni e c'era una Parigi ancora colta e raffinata che viveva di cultura con le piccole e buie librerie, gioiello del sapere internazionale, con le case editrici che erano veri laboratori della letteratura mondiale, salotti soffusi, spazi frequentati da tanti artisti e critici d'arte, pittori, musicisti, editori e letterati parigini.
Giuseppe parla benissimo il francese ed ha una sensibilità artistica notevole, si integra in profondità nella città delle brasserie, dei croissant caldi e degli incontri con artisti e critici. Congestrì è calabrese, è nato a Sant'Onofrio nel lontano 1920, dopo aver conseguito la laurea in letterature straniere e lingue presso l'Università Orientale di Napoli, ben presto è ordinario di lingua e letteratura francese nei licei statali. Il suo sapere è al di sopra della normalità accademica, pubblica diversi testi scolastici rivolti alla conoscenza e all'apprendimento della lingua francese. In Francia, a Parigi, diventa anche giornalista, ma si farà notare, principalmente, come critico letterario e raffinato produttore di poesia.
Siamo andati a trovarlo più volte nella sua casa di Sant'Onofrio, dietro la scrivania del suo studio un'ordinata biblioteca con centinaia di volumi, molti sono testi pubblicati da lui. Congestrì vanta infatti numerose pubblicazioni (più di cinquanta) frutto di severi ed appassionati studi che hanno registrato nel tempo consensi di critica e riconoscimenti internazionali.
In un corridoio anonimo della casa, quasi nascoste, una serie di cornici appese alle pareti contornano documenti importanti: la sua seconda laurea rilasciata da l'Académie Francaise, le decorazioni des Palmes Académiques, un diploma del Premio Calabria di Villa San Giovanni del 1964, il certificato di letteratura francese contemporaneo rilasciato nel 1955 dalla Sorbona…
Il professore di Sant'Onofrio ci apre alcune cartelle che sanno d'altri tempi. Quella di colore rosso bordò, vero scrigno della memoria, contiene un tesoro culturale d'inestimabile valore. Al suo interno lettere di confronto letterario e autografate ricevute dai maggiori scrittori francesi del tempo, da Roland Barthes a Henrìette Charasson, da Henri Clouard a Minou Drouet, da Jan Guéhenno a René e José Johannet, da Maurice Rat a Michel Simon, da Francois e Claude Mauriac a Jacques Prévert, ed ancora Pierre Seghers, André Thérive, André Malraux, René Malhamé e tanti altri ancora. Congestrì ci mostra altre lettere, scritti e grafie vergate da penne stilografiche, tra le tante una missiva che arriva dalla Francia ed approda a Sant'Onofrio, pagine inedite firmate dal grande Francois Mauriac e poi una cosa ancora più straordinaria: "una Lettre des iles Baladar che Jacques Prévert - spiega lo stesso Congestrì - mi inviò surrealisticamente da un luogo non luogo e non par Avion ma par Thon... rimarrà una prestigiosa rarità letteraria da far gola alla più rinomata biblioteca nazionale".
La "busta di spedizione - libro - oggetto artistico indefinibile" è veramente particolare con francobolli finti, disegni e didascalie (all'esterno e all'interno del plico - libro) realizzati e firmati dallo stesso Prévert.
Alla fine, per chiudere l'incontro, facciamo una domanda al professore:
Professore Congestrì ma chi è il destinatario di tutte queste rare lettere d'autore?
Lui, mastro Peppino di Sant'Onofrio, ci risponde: "devo dire chi sono? Sono solo un modesto letterato che ama definirsi 'petit lettré de village', pur sapendo che i piccoli letterati di villaggio possono ugualmente stupire i grandi letterati di città".





Video ufficiale di FUOCO E CENERE

Il tropeano Francesco Monteleone Toraldo
artefice in gran parte del successo
di Micaela a Sanremo
FUOCO E CENERE

(S. Libertino) Francesco Monteleone Toraldo, tropeano doc, consigliere nazionale dell'Associazione dei Fonografici Italiani aderente a Confindustria che raggruppa oltre 200 aziende discografiche italiane, giornalista, produttore e manager di grossi nomi nonchè di eventi significativi della musica leggera, è stato in gran parte artefice, in quanto produttore del brano, del successo della canzone FUOCO E CENERE di Micaela, di Reggio Calabria, al recente Festival di Sanremo.
Grande soddisfazione nello staff di MICAELA dopo la finalissima di Venerdi 18 Febbraio quando la giovanissima artista calabrese ha conquistato il secondo posto posto nella categoria Sanremo Giovani 2011 con il brano - appunto - FUOCO E CENERE.
La gara fra oltre 700 giovani era iniziata lo scorso 30 Novembre quando all’apertura dei plichi ne erano stati selezionati dalla commissione artistica una cinquantina per le audizioni che si sono tenute nel corso del mese di dicembre…ma solo nove hanno raggiunto il traguardo della gara finale che è stata gestita da RADIO UNO RAI con una trasmissione quotidiana denominata la prova dei nove con tanto di televoto,è stato poi il palco di DOMENICA IN (RAI UNO) ad ospitare le nove giovani proposte durante le domeniche 9-16-23-30 Gennaio 2011 la selezione finale terminata con la scelta di solo sei finalisti fra i quali MICAELA.
Francesco Monteleone ToraldoUn percorso artistico duro e difficile che ha visto emergere le qualità vocali di MICAELA ed il grande spessore del brano.
A Sanremo è stato un successo !!! MICAELA ha regalato al pubblico dell’Ariston ed ai milioni di telespettatori in Eurovisione una grande interpretazione accompagnata dalla “SANREMO FESTIVAL ORCHESTRA” diretta dal Maestro BRUNO SANTORI.
Ma il pubblico da casa con il televoto ha decretato il primo posto a MICAELA la notizia è giunta nella mattinata di Sabato 19 Febbraio quando durante la conferenza stampa dell’organizzione alla quale erano presenti GIANNI MORANDI, GIANMARCO MAZZI ed altri alti dirigenti RAI un consulente tecnico di RAI TRADE (azienda incaricata del televoto si è lasciato sfuggire i dati del televoto a favore di ROBERTO VECCHIONI della serata precedente dove i dati del televoto avevano decretato il primo posto assoluto di MICAELA ( le principali fonti sull’argomento sono TGCOM, AGI, BLOGLIVE.IT, ITALIANEWS.IT e tantissime altre consultabili sul web).
I telespettatori hanno dunque scelto MICAELA ed il suo brano FUOCO E CENERE come i piu’graditi…una vittoria vera e importante!!! quella arrivata dalla gente, nella città dei fiori lo si toccava con mano per strada erano centinaia le persone che chiedevano a Micaela l’autografo o la classica foto mentre l’audio della zona passerella diffondeva il brano FUOCO E CENERE...
Un complesso sistema di televoto denominato “golden share” ha poi corretto i dati del pubblico modificando di un posto la posizione in classifica di MICAELA.
Durante la giornata di Sabato 19 Micaela ha ricevuto il Premio AFI l’importante ricoscimento assegnato dalla ASSOCIAZIONE DEI DISCOGRAFICI ITALIANI la piu’storica associazione di categoria del settore discografico italiano.
Altra nota importante MICAELA è risultata l’artista piu’commentata sul web da fonte estrapola.com raggiungendo il 29% delle notizie apparse in rete in merito all’argomento SANREMO GIOVANI 2011, mentre le visualizzazioni del video di FUOCO E CENERE sul web sono ad oggi oltre 150.000.
Micaela è ora impegnata nella realizzazione del suo primo E/P che conterrà oltre a FUOCO E CENERE altri 5 brani di grande spessore, la produzione è di Pasquale Lacquaniti e Francesco Monteleone per l’etichetta 'Miseria e Nobiltà' di Milano.
FUOCO E CENERE scritto e composto da Franco Muggeo, Luciano Nigro e Luca Venturi è superprogrammato dalle radio italiane e non solo… è presente nella compilation di Sanremo 2011 distribuita dalla Warner Music Italy ed è reperibile nei punti vendita classici.
Per i prossimi mesi gli impegni di MICAELA saranno veramente tanti: scuola ,sala d’incisione, promozione del disco, e spettacoli dal vivo con la sua band.

Per info e interviste all'artista:
Francesco Monteleone
Ufficio Stampa ED.MUSICALI MISERIA E NOBILTA'Sas-Milano
Cell.393-9463679
e-mail monteleone@momentisonori.it

--> Il web di lavoro di Francesco






IL CAN CAN DI ENZO (VERSIONE INTEGRALE) - Tropea agosto 2008
Da qui nasce l'idea del "Calendario di Enzo"

(S. Libertino) Gente che viene, gente che va e gente che resta al Cafè de Paris, che nel cuore dell'estate e del centro storico di Tropea diventa permanentemente quartiere generale di chi rimane a combinarne di tutti i colori. Davanti al solito crodino con le olive ascolane e davanti all'impassibile 'Testa Randi' di Pasquale Galluppi, Enzo mi dice ''Oggi pomeriggio alle cinque all'Affaccio del Cannone mi vesto da ballerina del Moulin Rouge e ballo il Can Can con lo sfondo dell'Isola''. E lui è uno che è rimasto. E' uno di quelli che ne combinano di tutti i colori. Ed è uno che quando lo dice lo fa. Non posso mancare all'appuntamento. Metto sotto carica le pile della telecamera e mi preparo spiritualmente all'evento.
Lo trovo in un larghetto deserto e silenzioso, attiguo all'affaccio, molto appartato tra un groviglio di tavoli e di sedie, che si animerà da lì a poco all'ora di cena. Vicino a lui c'è Lucia, la sua compagna, che l'aiuta a vestirsi. Sembrano essere nel camerino dietro le quinte pronti, in attesa di una chiamata, ad apparire sul palcoscenico. Le calze, le scarpe, la giarrettiera, la gonna coloratissima e vaporosa proprio come quella delle ballerine del Moulin Rouge, la parrucca con una penna sgargiante e appariscente che svetta sopra la testa.. Tutto vero. Beh, il seno è finto, di ovatta abbondante.
Posso rinunciare a filmare la vestizione? Assolutamente no. Appostato dietro un cespuglio ne seguo da lontano la ritualità. Ogni gesto. Ridono anche loro. Un cagnolino all'ultimo piano del palazzo che sovrasta la piazzetta interrompe col suo abbaiare ad intermittenza il silenzio che diviene sempre più inquietante. Lo spiazzo si riempie d'intrigo.
Enzo ora è pronto. Ma prima di uscire al largo tra la gente, vuole fare la prova. Imbocca la via dell'abate Sergio, passa davanti al portone della Casa di Carità. Ninetta (dirigente della Casa), nell'androne, si accorge del CANCAN e grida ''Ma che state combinando?...'' Enzo si allontana verso il Monastero della Pietà e incomincia a ballare, a muovere le gambe, a roteare il corpo, come una ballerina del Moulin Rouge, attaccato con le mani ai lembi della gonna che si alza scoprendo maliziosamente le gambe, la giarrettiera, le calze di seta. Lo tengo sempre d'occhio dietro la telecamera.
Enzo si muove senza musica e penso che in sede di doppiaggio del filmato la scelta sarebbe caduta sicuramente sul brano di Jacques Offenbach, il classico brano 'belle époque'. Vicino a lui passa una donna che guarda sbalordita l'abbigliamento lascivo e le sue turpi evoluzioni. Lui aprendo le braccia le fa ''Non avevo nient'altro da mettere''.
Dopo questa specie di anteprima, si dirige verso l'affaccio da dove già si riesce a percepire il vocio della folla. Finalmente si trova al centro della ribalta. Ormai è tardi ai ripensamenti. Con le mani si attacca ai lembi della gonna peccaminosa che si alza sempre di più e comincia a sgambettare lungo le inferriate dello splendido attico tropeano. Dietro di lui il mare, l'Isola, la spiaggia, il riverbero del sole, davanti una folla di gente che sorride. Qualcuno si preoccupa e chiama ad alta voce il figlioletto rimasto a cavallo sul cannone, ha paura. Anche in Francia, dove era nato alla fine dell'Ottocento, CANCAN veniva associata alla parola 'scandalo'. Percepisco che il fine ultimo della manfrina di Enzo è proprio quello di far semplicemente sorridere la gente. Anche per quello non ha cercato di fare la spaccata.
E' tutto ciò che vedrete nel film.

CONTENUTO DEL FILM

Backstage del "Can Can", allegato al "Calendario di Enzo", girato a Tropea nel mese di agosto 2008.
Con il prezioso contributo della segretaria di produzione Lucia Sacchi e della costumista Anna Accorinti.
Questa è la versione integrale!





Lucia Grillo

'Na calma tigrata,
da New York arriva l'ideazione
di un film su una storia di
'Ndrangheta

(F. Vallone) L'idea, il progetto, il piano di lavorazione, questa volta parte da molto lontano, da oltre Oceano, da New York. La casa di produzione cinematografica "Calabrisella Films", a fine mese, darà inizio ad una grande campagna di raccolta fondi per poter girare un film e parte dei fondi, raccolti in tutto il mondo, saranno destinati ad una associazione che opera contro l'ndrangheta calabrese. La regista ed attrice italoamericana Lucia Grillo presenta questa sua nuova idea, un lungometraggio dal titolo Tigered Calm, 'Na calma tigrata, che girerà in America, a New York, e in alcune zone della Calabria.
Ed ecco in anteprima il canovaccio del film: "è la storia di Cat, un'assistente sociale newyorkese di origini calabresi, che arriva in Calabria per lavorare in un centro di assistenza per giovani tossicodipendenti. In Calabria Cat aiuta Manuele, un diciasettenne agli arresti domiciliari per concorso in associazione mafiosa. Nel frattempo ritrova Cesare, un vecchio amore di gioventù, ma Cat non sa che lui è nel frattempo diventato capo del clan mafioso locale. Le vicende di Manuele e Cesare finiranno per coinvolgerla in intrecci davvero complicati...".
È la prima volta che una storia di mafia calabrese, di 'ndrangheta, viene raccontata da uno sguardo lontano, esterno, lo sguardo e il cuore di una straniera che ama fortemente la sua terra d'origine e lotta per vederla cambiare. La Calabrisella Films il 30 marzo inizierà a raccogliere i fondi con una campagna dedicata e con l'obiettivo di reperire $100,000 in soli 90 giorni, di questi i primi $28,000 entro il 20 aprile, per il compleanno di Lucia Grillo, che si festeggerà con una festa esclusiva a New York e alla quale i contributori saranno invitati. Per tutti gli investitori ci sarà la possibilità di produrre il film, di fare da comparsa in Calabria o a New York o di partecipare alla prima del film.
Per ulteriori informazioni si può visitare il sito Indiegogo o mandare una mail all'indirizzo atigeredcalm@gmail.com. Lo sviluppo della campagna si può seguire su twitter e su facebook. Parte dei fondi raccolti saranno donati ad un'organizzazione anti-'ndrangheta in Calabria.

--> L'evento su Macondo (Calabria Ora 26 mar. 2011)






GIUSEPPE IMINEO
UNA VITA DA FILM

(S. L.) E' il servizio RAI3 di Maria Vittoria Morano della serata al Museo della Tonnara di Pizzo (20 marzo scorso) dedicata a Giuseppe Imineo, proiezionista di Filogaso con oltre cinquant'anni vissuti nel cinema e per il cinema.






Il campanile della Cattedrale di Tropea
Da qui nasce l'idea del "Calendario di Enzo"

(S. Libertino) La vetta del campanile è di solito il punto più alto della città. Oltre ad essere il “cuore vivo e pulsante” e l’emblema, non solo religioso, della comunità, è il posto di vedetta più efficace per scrutare e vigilare a 360 gradi i suoi confini. Dal suo alto punto di vista si possono osservare le chiese, anche quelle fuori le mura urbiche, i tetti delle magioni nobiliari, le marine, il reticolo delle vinee, i rioni del Carmine, di Paola, la Croce della Collina di Sant’Angelo, e le navi che solcano il mare in fondo al lontano orizzonte.
La mattina del 26 agosto del 1984 sono salito in cima alla torre campanaria, la cui struttura attuale è quella costruita ex novo e completata nel 1671, dopo il crollo provocato dal rovinoso terremoto del 6 novembre 1659, a mezzanotte, e dalla successiva forte scossa che si è ripetuta la notte seguente.
L’intera Città e in particolare la Cattedrale rimangono gravemente danneggiate. Da due anni, è alla guida della Diocesi il napoletano Mons. Carlo Maranta, che inizia da subito, coadiuvato da maestri messinesi, la costruzione della Cappella della Madonna di Romania.
L’anno dopo, compiuta la Cappella, si da inizio alla ristrutturazione dell’abside del presbiterio. Sotto la committenza del Vescovo, viene progettato il nuovo campanile. Nel 1966 muore Mons. Maranta e l’anno dopo inizia l’Episcopato dello spagnolo Mons. Luigi de Morales degli Agostiniani. In quel tempo, la popolazione di Tropea (da sola) contava 2.023 abitanti. Egli fa erigere a sue spese il campanile, che viene completato nel 1671 come si legge in questa iscrizione:

A. M. D. G.
FR. ALOYSIUS DE MORALES HISP.
S. T. M. EREMIT RUM S. AVG.
EPIS. TROP.
SUIS SUMPTIBUS HOC OPUS
E FUNDAMENTIS EREXIT
ANN. DOM. MDCLXXI

La campana maggiore fu rifusa in Tropea stessa dall’artista Bruno di Vignola nel 1788, per ordine del Vescovo Monforte. La seconda, volgarmente detta Giannona o Capitolare, era della Chiesa del Convento di S. Maria delle Grazie, dei Predicatori, nella stessa nostra Città; e, come si rileva dalla memoria apposta alla campana, era stata confezionata nel 1630, essendo Provinciale il P. Domenico da Soriano. La terza fu data dal Vescovo Guglielmini nel 1736, e si chiama la Giampietra; e la quarta della Immacolata dal Vescovo De Simone nel 1857.

CONTENUTO DEL FILM

Sopralluogo al Campanile della Cattedrale di Tropea eseguito il 26 agosto 1984.





La Chef Sara Papa

Ci sono i ricordi di San Nicola da Crissa
nella nuova Treccia di Pasqua
di Sara Papa

(F. Vallone) In tema con l'attuale periodo c'è anche una bellissima e gustosa treccia di Pasqua, un pane ripieno e con le uova sode incastonate come perle in un prezioso gioiello di oro giallo. Esteticamente questa treccia ricorda tradizionali dolci, i "campanara" o i pani votivi che si regalavano in Calabria durante la Settimana Santa per essere consumati soltanto dopo il suono delle campane a gloria, la mattina del giorno di Resurrezione. Nella reinvenzione di Sara Papa è un pane speciale con ripieno di tante cose calabresi, una gustosa anima di olive verdi schiacciate, caciocavallo silano e soppressata calabrese, decorato con con semini di papavero, di zucca e di sesamo. É una delle tante specialità reinventate dalla Maestra de "La prova del cuoco". Lei, Sara Papa, la biondissima scrittrice chef, è calabrese di San Nicola da Crissa, anche se da tanti anni vive a Roma dove è docente presso alcune scuole di cucina e fa parte della Federazione Nazionale Cuochi. La sua grande passione per la cucina affonda le radici proprio nell'infanzia calabrese, quando aiutava la madre, nei giorni di festa, a preparare dolci e prelibatezze, piatti della tradizione che oggi recupera sapientemente riproponendoli e realizzandoli con tanta creatività e un tocco tutto personale di modernità.
La Treccia di Pasqua di SaraNella sua ultima pubblicazione, il volume dal titolo "Tutta la bontà del Pane", edito da Gribaudo di Milano, ci sono più di cinquanta ricette che tracciano un vero e proprio itinerario nel mondo del pane, un percorso che parte proprio dai ricordi autobiografici dell'infanzia vissuta a San Nicola da Crissa. La bella ricerca sul pane è stata stimolata da un fatto negativo realmente accaduto: una mattina, aprendo la dispensa nella casa di Roma, Sara Papa si ritrova del pane avanzato ricoperto da una strana muffa color salmone e da una sostanza granulosa bianchiccia... a questo punto l'autrice si pone una domanda: "Ma la muffa una volta non era verde? Che cosa sto mangiando?". La chef telefona all'anziana madre per chiedere lumi sullo strano fatto ed è a questo punto, stimolata da questo accadimento, che decide di partire per un lungo e affascinante viaggio che la porterà molto lontano. É un viaggio della memoria con un percorso a ritroso, all'indietro, nel tempo delle origini, dei ricordi sul suo pane vero fatto in casa, nel suo paese calabrese d'origine. In questo vero e proprio scavo dell'archeologia alimentare Sara Papa recupera non solo memoria di fatti e antiche procedure tradizionali di lavorazione ma prima di tutto le sensazioni emozionali che lo scegliere gli ingredienti e il fare il pane accompagnava profondamente. Odori, profumi, sapori, procedure in disuso, a volte arcaiche e antiche, ritualità e simbolismo, lo scavo archeogastronomico di Sara Papa porta al recupero di tesori bellissimi, di sapori e odori che sembravano scomparsi per sempre e che invece adesso lei riporta alla luce, li rivede e li inserisce in ricette più adatte ai nostri giorni che attualizza. Dalle diverse tipologie della farina del mulino al prezioso lievito madre, dall'impasto al forno... oggi Sara Papa si riappropria, sotto la guida antica della propria mamma, di quella tradizione del fare il pane autentico e genuino.
La Papa, nel suo libro, spiega i motivi del perché fare il pane in casa, poi analizza, uno ad uno, gli elementi e gli aspetti più importanti per la buona riuscita del pane e dell'utilizzo di ingredienti di ottima qualità: della farina di frumento, del grano duro, della segale, del mais e del farro, poi descrive i diversi tipi di lievito, quelli chimici, il lievito compresso, o di birra, e, principalmente e più approfonditamente, il lievito madre. Sara Papa lo definisce un vero "processo miracoloso", lo descrive ed insegna a tutti il "come si prepara e come si conserva". La sua memoria calabrese conserva antichi elementi tramandati dalla tradizione. Nelle numerose ricette che si trovano nel volume ci sono tante specialità rivisitate, reinventate, ritrovate, fatte rinascere e con gli ingredienti calabresi inseriti in modo davvero inedito, mantenendo il rispetto della ricetta originale. Accanto alle ricette di tipo internazionale (c'è il pane tedesco con i semi di girasole e di lino, il sesamo e il miele, c'è il chapati, i panini con l'uva passa di Corinto, le baguette al cacao e uva passa), ci sono le ricette con contenuti prettamente calabresi, una ciambella al pecorino, il pane con olive e provolone, i limoncini, le zeppole di tonno, il pane con le olive ed i pomodori secchi, e poi ancora, i quadrotti all'origano, quiche di pasta fillo con tonno pizzitano e scarola croccante, la pitta ripiena con olive schiacciate, pomodori, cipolle e provola silana, la ciambella di tonno pizzitano con 'nduja e cipolle di Tropea.

--> L'articolo di F. Vallone su Macondo del 13.4.2011

--> Sara Papa è su Facebook

-->'Suriaca russa e janca', antica ricetta by Sara






Ninì Pandullo si esprime su due opere del Maestro Mario Lorenzo

(S. Libertino) L’anno scorso, nel mese di luglio, presso il portico del museo diocesano di Tropea si è svolta una mostra collettiva di artisti tropeani. Gli organizzatori hanno incluso due dipinti a olio di Mario Lorenzo, di qualche anno fa, tratte dalle pareti private di magioni nobiliari tropeane. L’iniziativa di far partecipare Mario Lorenzo che non dipinge da tempo, ha destato molta attenzione e curiosità tra gli appassionati, in particolare collezionisti i quali hanno voluto vedere un benaugurante segnale di ripresa e buona volontà da parte del Maestro per far rivivere sulle tele il suo estro molto apprezzato nel panorama artistico del territorio tropeano e non solo. Le due opere, “Desolazione” e “Maternità”, esprimono due momenti diversi che caratterizzano la vita della nostra gente, fonte di ispirazione dell’arte di Lorenzo. Ninì Pandullo, storico e critico d’arte tropeana, ci offre, tra i tavoli del Café de Paris, un suo prezioso contributo sul figurativo delle opere di Mario Lorenzo. Nel sottofondo musicale "White Room" di Eric Clapton dei Cream.

CONTENUTO DEL FILM

Contributo dello storico e critico d’arte tropeana Ninì Pandullo su due dipinti del Maestro Mario Lorenzo. Tropea - Luglio 2010.




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