La copertina del numero 1

Altri tasselli
per il mistero Devi
 

di Silvio Costa e Luciano Tomagnini


Fortunati i disegnatori di fumetti della nostra contemporaneità; al di là o meno della loro bravura, basta che diano alle stampe una qualsiasi serie, o addirittura un semplice numero unico, ed ecco compare qualcuno che mette nero su bianco (o intinge la penna nel web) il curriculum del fortunato autore, per cui tra piccole e grandi cose nulla viene dimenticato e può sembrare che anche un autore alle prime armi abbia dietro le spalle una carriera ricca di grandi successi.


Le tre cover dei nn. 4/7

In passato ciò non poteva accadere anche perché il prodotto fumetto era considerato per piccoli (e per stolti) e quindi, negli anni quaranta, indegno di un qualsiasi riconoscimento o di una schedatura curriculare; si compivano ricerche sugli illustratori dei libri per ragazzi, ma non si dava peso al lavoro dei disegnatori della letteratura disegnata. Si arrivava al punto che anche gli stessi autori finivano per buttare spesso nel dimenticatoio le prime opere realizzate come se fossero cosine e sbandierando spesso e volentieri in ogni dove una attività pittorica che non sempre era, almeno per noi, all’altezza del lavoro sulle vignette. Per questo noi ricercatori del fumetto del passato, quando andiamo a tentare di ricostruire gli anni degli esordi di qualcuno dei nomi importanti dei comics del passato, ci scontriamo spessissimo con dei “Non ricordo. Mi sembra, ma non sono certo”.


Pagina interna iniziale del numero 1

Anche nel lungo colloquio che Silvio Costa ed io effettuammo un paio di anni fa con un nome che era prepotentemente tornato a galla, grazie anche alla passione dei francesi per il suo lavoro, come quello di Antonio De Vita, pur trovandoci di fronte ad un uomo che aveva già cercato di ridare un certo ordine alla sua vita artistica, aiutato in questo dalla moglie, la costante rimaneva, almeno per un certo periodo del suo lavoro, una certa nebulosità. I suoi rapporti lavorativi con Vincenzo Baggioli e con l’ed. Sportiva o Vulcanetto, che dir si voglia, erano poco chiari e De Vita continuava a dire di avere realizzato, senza ricordare cosa, altre storie per questo editore, che forse non avevano visto la luce. Ora grazie alla collaborazione di Gianni Milone, che è andato a frugare in quello che è rimasto dell’archivio Baggioli, siamo in grado di fare maggior luce su questo periodo del suo lavoro. Il personaggio principale uscito dalla sua matita in questi anni (era il 1948) era un eroe western nato in formato a striscia il 30 novembre all’interno di una collana denominata Albi della Prateria e che portava in appendice una avventura del divertente personaggio di Bizen, Paolino: Il Figlio della Prateria. Questa è rimasta una serie di difficilissimo rintraccio, un po’ perché nata nel momento in cui Baggioli stava tirando i remi in barca con questo tipo di attività editoriale ed un po’ perché ebbe una diffusione veramente limitatissima. I testi erano di una volpe come Cesare Solini, che aveva da poco creato quel grande successo che rispondeva al nome di Amok. Il suo modo di raccontare, così veloce e carico di violenza sconfinante un po’ nell’horror nelle storie del gigante mascherato di Giava, qui è un po’ antiquato nella scelta dei termini e nella costruzione delle frasi, portando in bocca a rudi cow boy termini che potevano essere solo patrimonio di un cittadino degli anni quaranta! La trama non era delle più originali e entrava palesemente nei territori tipici del feuletton, visto che si partiva dalla solita carovana di pionieri che veniva massacrata dai feroci pellerossa; dall’eccidio si salvava un neonato che veniva allevato da una vecchia squaw, il futuro eroe Figlio della Prateria, che dai bianchi viene considerato un mezzo sangue.


La cover del numero 8 prima di essere ricostruita

I richiami a tanti racconti del west dello stesso periodo ci sono tutti; pensiamo, ad esempio, a Kinowa…; certo è però che Solini utilizza nel racconto elementi piuttosto strambi, a partire dalla triade di personaggi che daranno il via alle avventure: il nonno, uno scaltro ed audace ex soldato, che ha militato sotto Buffalo Bill ed è scampato al massacro di Fort Apache (Solini affastella elementi che fanno parte della memoria “avventurosa” dei lettori, senza preoccuparsi di dare loro una veste logica) e che, vista la forza e l’agilità, dovrebbe avere una cinquantina di anni, la sua nipotina Mizzie, che dovrebbe avere una ventina di anni (ma il problema delle generazioni Solini lo lascia ai lettori!) ed il neonato Jones, figlio (?) della ragazza; un trio socialmente abbastanza incredibile che va ad affrontare la vita di frontiera senza alcun altro supporto… Ma lasciamo questi elementi, perché poi lo scrittore lancia qua e là tutta una serie di piste misteriose (ad esempio, una medaglia al collo del piccolo come nei classici romanzi d’appendice), di amori contrastati e così via, che non abbiamo però avuto il tempo di assaporare perché la serie si chiuse (almeno si credeva) con il n.3.


Due vignette senza il lettering

Il bello comunque di tale collana è il disegno di De Vita, che si vede maturare di tavola in tavola: dalle prime stentate anatomie delle iniziali incerte strisce si capisce quanto sia capace la sua matita, vista la sicurezza con cui affronta poi graficamente i personaggi, dando loro fisionomie e fisicità inconsuete per storie “povere” dell’epoca. Il suo personaggio diventa piano piano fisicamente imponente, con un torace possente, con un volto marcato, ma simpatico ed il meglio viene dalle ragazze, rese con grande senso dell’appeal. Però il lavoro di costruzione del suo stile, che lo porta passo passo a far assomigliare il Figlio ad un altro eroe, a cui collaborerà per diverso tempo, Razzo Bill, si fermava bruscamente al terzo incontro. Invece non era così: si sono ritrovate le copertine già stampate dei successivi tre fascicoli, che, quindi, certamente trovarono la via della tipografia; se queste strisce siano mai state distribuite in edicola, questo è un ulteriore mistero); poi, incredibile!, sono usciti alla luce le copertine in bozzetto, i disegni e le sceneggiature degli episodi 8 e 9; i disegni sono puri e puliti, senza le parole e le sceneggiature sono a sé stanti pronte per essere travasate nei baloon. Certo è che questa operazione non è stata fatta, le due cose sono rimaste scisse.


Una pagina della sceneggiatura di Solini

Gustoso il fatto che mentre oggi si pensa ad uno sceneggiatore di fumetti al lavoro sul suo computer oppure, in tempi recenti, ma ormai passati, sulla sua fedele Lettera 22, allora Solini scriveva in calligrafia minuta, ma nitidamente leggibile le sue descrizioni e i suoi dialoghi su dei semplici fogli da quaderno o da bloc notes a penna; niente macchina da scrivere, ma un lavoro che poteva essere fatto in ogni dove, dal tavolo del bar dove uno consumava una colazione (ed allora ha senso pensare che il personaggio di Fulmine abbia preso il via in un incontro a tavolino, tra un caffè ed un vermouth, in un bar milanese con le prime idee schizzate su semplici foglietti!) al piano di una valigetta se si era in viaggio. Erano solo necessari dei fogli ed, indispensabile!, una penna stilografica (che non tutti, sia ben chiaro, possedevano in quegli anni!) e lo studio per creare storie era pronto. Ebbene noi abbiamo completato le cover, i cui bozzetti di partenza De Vita aveva già magnificamente elaborato, abbiamo immesso le parole nelle vignette dei due episodi rimasti inediti, rispettando anche gli eroi presenti, e ve li proponiamo in questo numero.
Certo rimane il mistero del n.7: dove sarà finito? Nel limbo delle cose scomparse che forse un giorno rivedranno la luce? Mah, chi lo sa… noi intanto siamo felici di avere offerto al piacere dei lettori questi due spezzoni di racconto; per il resto chi vivrà…

P.s.: per gli appassionati diciamo che il decimo episodio (conclusivo?) doveva intitolarsi. “L’ULTIMO COLPO”.
 

 
 
ANTONIO DE VITA
INDICE:
|  Presentazione di Salvatore Libertino  |
 |  Intervista a cura di Silvio Costa e Luciano Tamagnini   |
Il Mistero Devi di Luciano Tamagnini  |
| Cronologia delle opere a cura di S. Costa e L. Tamagnini  |
|  I Personaggi a cura di S. Costa e L. Tamagnini  |
 |  L'Enigma di Luigi Marcianò   |
Altri Tasselli di S. Costa e L. Tomagnini  |
Le Mystére Devi de Jean-Ives Guerre   |
Lo Zufolo incantato  |