Famoso medico di origine bolognese, si trasferisce in molte grandi città italiane esercitando la professione con successo. A Palermo segue e dirige il primo intervento di splenectomia registrato in Italia, con piena riuscita. Nei suoi viaggi in Europa, con particolare interesse per la Spagna, ed in Africa, apprende e registra molte tradizioni popolari. Ci viene tramandata la composizione di qualche farmaco: in particolare il Balsamo di Fioravanti, contro l’avvelenamento da arsenico. Si spegne nella sua città natale nel 1588. Tra le sue numerose opere ricordiamo: Lo specchio di scienza universale; Del reggimento della peste; Il tesoro della vita umana; Li capricci medicinali; La fisica divisa in quattro libri; La cirurgia divisa in tre libri con una giunta di segreti nuovi.
 
 

Da 'Il tesoro della vita Humana'

di  Leonardo Fioravanti
(1582)


LIBRO SECONDO Cap. 26
Come pervenni alla vera chirurgia

A Messina tenni amicizia con maestro Mattio Guaruccio, un vecchio che medicava ferite miracolosamente. E così mi mostrò il modo di fare tre rimedii, acqua, polvere, e olio. E io raffinai nel farli con più arte. Per medicare feriti decisi di andare a Napoli, ma prima passai in Calabria, a Turpia (Tropea), dove due fratelli, Pietro e Paolo, bravi e chirurghi, facevano il naso a coloro che l'avevano per qualche accidente perduto.

LIBRO SECONDO Cap. 27
Del modo che tenevano quei due fratelli nel fare i nasi

Ritrovandomi dunque io in Turpia (Tropea) benissimo a cavallo, e con un servitore, andai alla casa di questi dui medici, dicendoli che io era gentiluomo bolognese, e che era andato là a parlar con loro, perchè io havea un parente che alla rotta di Serravalle in Lombardia gli era stato tagliato il naso, combattendo con i nemici, e che desiderava sapere se dovea venir sì o no. E perchè a Bologna vi era un figliuolo di un Senatore, che si chiamava Messer Cornelio Albergati, che in tal luoco gli era stato taglito il naso da un Stradiotto, e costoro già ne haveano havuto nuova per lettere, e così io dissi volerlo aspettare, e ogni giorno andava alla casa di costoro che ne haveano cinque da farli i nasi. E quando volean fare quelle operationi mi chiamavano a vedere, e io fingendo di non poter vedere tal cosa, mi voltava con la faccia a dietro, ma gli occhi vedeano benissimi. E così viddi tutto il secreto, dacapo a piedi, e lo imparai. Et l'ordine è questo, cioè, la prima cosa che costoro facevano ad uno quando li volevano fare tale operatione lo facevano purgare, e poi nel braccio sinistro tra la spalla et il gombito, nel mezzo pigliavano quella pelle con una tanaglia, e con una lacetta grande passavano tra la tanaglia et la carne del muscolo, et vi passavano una lenzetta o stricca di tela, e le medicarono fin tanto che quella pelle diventava grossissima. E come pareva a loro che fosse grossa a bastanza, tagliavano il naso tutto pare, e tagliavano quella pelle ad una banda e la cusivano al naso e lo ligavano con tanto artificio e destrezza che non si poteva muovere in modo alcuno fin tanto, che la detta pelle non era saldata insieme col naso. E saldata che era la tagliavano a l'altra banda, e scorticavano il labro della bocca, e vi cusivano la detta pelle del braccio, e la medicavano fintanto che fosse saldata insieme col labro. E poi vi mettevano una forma fatta di metallo, nella quale il naso cresceva a proportione e restava formato ma alquanto più bianco della faccia, e questo è l'erdine che questi tali tenevano nel fare i nasi. E io lo imparai tanto bene quanto loro stessi. E così volendo lo saprei fare, et è una bellissima pratica, e grande esperienza.

LIBRO SECONDO Cap. 28
Cura di chirurgia fatta a Nicotra di Calabria

Visto che io ebbi l'ordine del fare i nasi, mi imbarcai dentro una piccola barchetta, per circondarne la costiera di Calabria, e veder quei luochi. Et in quel tempo stava un nostro Bolognese col Duca di Monteleone, il qual si chiamava messer Giulio Fornarino da Bologna, fattore di esso Duca, et era dedicato sopra le fortezze. E stava per stanza in una terra, che si chiama Nicotra, poco distante da Monte Leone. Et io passando ivi circonvicino mi parve ragionevol cosa di andarlo a visitare. E così mi sbarcai, e andai in detta terra, ove trovai il detto messer Giulio, qual mi fece gratissima accoglienza perciochè in queritia eravamo stati carissimi compagni di scuola. Et visitato che io l'ebbi, e desinato con esso lui, mi volsi a partire, e lui havea mandato alla marina a pigliar le mie bagaglie, acciò dimorassi con lui alquanti giorni. E io credendo partirmi, mi menò in casa, e mi mostrò le mie casse, dicendomi, questo non è segno da partirsi così in pressa, e però habiate patienza, che non voglio che vi portiate fintanto, che non avete veduto tutto lo stato del Duca mio Signore, e ancor baciate le mani alla Duchessa, quale è a Monte Leone, dove al presente è la fiera. E così fui forzato darmi tutti i piaceri del mondo e a mostrarmi la sua grandezza, acciò alla caccia, e a pescare. E vedendo terre e luochi dello stato del S. Duca e ultimamente fossimo a basciar le mani della signora Duchessa. E io me gli offersi per sempre servitore, et essa accettò. Il che essendo poi a Napoli, mi fu grandissimo utile et honore, perchè sempre perseverò la nostra amicizia; hor avendo visto quasi tutto lo stato, tornassimo a Nicotra, dove trovassimo, che certi gentiluomini si erano feriti insieme, et uno di quelli hebbe tre grandissime ferite, una in testa con frattura di ossa, una sopra la man sinistra, molto importante, e l'altra passata la coscia destra da una banda a l'altra. E così intendendo tal caso il signor Giulio volse che io lo medicasse. E io che già a Messina havea fatti quei medicamenti di quel messer Matthio, e gli havea veduto fare molte volte al detto messer Matthio, mettendo prima di quell'acqua e poi l'unguento e la polvere. E subito cominciato a: medicare cominciò a star bene, et in spatio di 22 giorni fu sanato in tutto. E fra questo tempo chio mi intertenni a medicar quel gentiluomo feci fare varie di diverse cure di più sorte di infermità in quella terra, e furono con tanto bel successo, che tutti ne restarono meravigliati. E tra le altre cose che io feci sanai tre persone di flusso di corpo, con grandissima facilità. E questo fu col farli vestigatorio sopra la spina tra le spalle, e darli un vomitorio per uno. E fatto questo, mi tolsi licentia da tutti e m'imbarcai per andare alla volta di Napoli scorrendo e vedendo tutta quella costiera di Calabria, per saper poi ragionare, ritrovandomi in altri paesi. E così spiegando le vele al vento mi partì al mio viaggio.
 
 
TROPEAMAGAZINE  -   42^ TORNATA
I FRATELLI VIANEO 
E l'autoplastica italiana
INDICE
Presentazione di Salvatore Libertino  |
 | 'Il tesoro della vita umana' di L. Fioravanti 
|  'Miscellaneorum medicinalium decades denae' di G. B. Cortesi   |
| Baroni e Feudatari nel Napoletano di G. Parisio |
| I Vianeo di Tropea e la Chirurgia dei sec. XV e XVI  di A. Frangipane |
Il Convegno di Tropea di A. Manna  |  Atti del Convegno del 1947
Magia Tropaeensium di M. Mazzitelli  |  Il Convegno di Tropea di G. Pizzuti |
Lettera a G. Toraldo di Francia di M. Mazzitelli |
I Vianeo di Maida e l'invenzione della plastica di A. Parisi
| La Rinoplastica e una gloria tropeana misconosciuta Di G.Toraldo di Francia
 |  Maida patria natale dei Vianeo di F. Pascuzzi  |
In margine all'articolo 'Maida patria natale dei Vianeo' di G. Turchi  | 
 | Ancora sui Vianeo, San Francesco e Maida di A. Parisi  |
 | Sull'arte di accorciare i nasi di D. Tripodi |
| I viaggiatori del Cinquecento e la rinoplastica di L. Monga
La ricostruzione del naso prima del 600 di P. Santoni Rugiu |
Dati biografici dei Vianeo di F. Rombolà  |
I Vianeo e Tagliacozzi di S. Marinozzi  |
Rubare fa bene alla scienza: la rinoplatica nel '500 di M. Rizzardini  |