. . . perchè Tropea è Tropea . . .

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Calabria Erotica il nuovo libro di Sharo Gambino ...come rosso vino e carne di capra bollente
Sharo Gambino (F. Vallone) Calabria Erotica, questo volume che sta per uscire per la Città del Sole Edizioni di Reggio Calabria è l'ultimo libro di Sharo Gambino. L'ultimo lavoro di quel grande autore calabrese di Vazzano, di Serra San Bruno, della Calabria, del mondo intero, del Sharo con l'acca dopo la esse per essere ancora più precisi. Altre "cose" piccole e grandi forse usciranno in futuro, altri appunti, altri scritti che il maestro voleva dare alle stampe. "Cose" postume di Sharo Gambino, scrittore noto dappertutto, Sharo Gambino, personaggio della cultura inter-nazionale trattato non sempre bene dagli ambienti culturali, universitari e letterari calabresi. Corrado Alvaro, Saverio Strati, Fortunato Seminara, Mario La Cava, Leonida Repaci, Francesco Perri, Antonio Altomonte, Raoul Maria De Angelis e… Sharo Gambino... a pensarci bene bastano le dita delle mani per contare i veri personaggi della letteratura calabrese.
Il libro, con la copertina firmata da una figlia dello scrittore, Rossana, e la revisione e correzione dei testi curata dalla figlia Marinella, ora è (quasi) pronto, anche se Sharo Gambino, purtroppo, non c'è più da più di due anni. Tempo fa, tanto tempo fa, Gambino, in uno degli annuali incontri, che poi in effetti erano "mangiate di carne di capra bollente", per onorare l'onomastico di don Peppino Scopacasa, a Spadola, ci aveva confidato di voler scrivere sul tema dell'erotismo tutto calabrese dopo aver letto e presentato, con una preziosa introduzione, il volume Dire tutto senza dire niente, pubblicato anni addietro per i tipi della Mongolfiera Edizioni di Doria di Cassano Ionio. Tutto questo succedeva accanto ad un'allegra compagnia di strani poeti, musicisti, cultori e artisti popolari delle Serre vibonesi, davanti al carnale vino rosso del Poro e al famosissimo, annuale come l'onomastico di Don Peppino, pentolone di carne di capra bollente, rossa, piccante, selvatica, erotica e calabrese. Roma, anni ottanta: lo studio dell'artista Enotrio Pugliese, in via Sebino, è appollaiato ancora un piano al di sopra del quinto piano, segnato al citofono del condominio come ultimo piano. Lui, il grande maestro della pittura solare, è il "raccontatore" ufficiale dei colori e della luce dell'intero Sud. Enotrio ci parla ancora una volta della scrittura calabrese e della grande stima per l'amico Sharo di Serra San Bruno. Enotrio è fortemente deluso da come lo scrittore viene trattato, culturalmente, da alcuni docenti universitari. Parla di Gambino come "uno degli scrittori più importanti del Sud" e ritorna spesso a parlare di lui raccontando della Calabria e dei calabresi, del mare di Pizzo, del Vizzarro, di Vazzano, del tonno sott'olio e dei calabresi emigrati. Non è casuale che il grande pittore ritornando alla terra e al buio per sempre abbia chiesto di essere accompagnato, per il suo ultimo viaggio, da sole sette persone primo fra tutti il suo grande amico Sharo. Grande infinita stima la sua verso una persona grande e modesta nel contempo e da sempre.
La scrittura di Gambino, molto spesso ingiustamente dimenticata, meriterebbe invece di essere discussa, riletta, solcata in profondità nelle università calabresi e italiane ed invece, come per molte altre cose calabresi, solo le università straniere di oltreoceano percepiscono, valorizzano e si arricchiscono culturalmente con la scrittura di Gambino. Avevamo incontrato Sharo Gambino nella sua Serra San Bruno. Alle pareti della sua casa tante grandi tele di amici pittori, di Mico Famà di San Costantino Calabro, di Berenice Russo Amoruso di Cirò Marina, dello stesso Enotrio Pugliese… sculture bellissime e slanciate agli angoli della stanza, mentre al centro campeggiava un giovanile e misterioso autoritratto. Sharo Gambino, antico pittore passato ad altra arte, "per non sporcare con i colori" sottolineava. Un linguaggio più pulito, quello della scrittura, ma che forse può lasciare segni ancora più colorati della pittura.
Gambino ci raccontava, con una straordinaria profondità, dei ricami che la vita riserva, degli itinerari sorpresa che essa ci può presentare all'improvviso. Sharo ci narrava di un suo speciale incontro con il grande attore Vittorio Gassman e del successivo contatto culturale con Paola Gassman e Ugo Pagliai, figlia e genero dell'attore, personaggi famosi che ha poi rincontrato a Soriano Calabro e al castello di Vibo Valentia per realizzare una simbiosi tra parola e racconto, tra scrittura e dizione, tra attori e personaggi, autori e protagonisti. Un recupero improvviso del sognatore e del realizzatore, del segno astratto e del reale, della visione e della tangibilità.
"Vittorio Gassman - ricordava Gambino - lo conobbi proprio in occasione dei Premi Chiaravalle. Gli demmo il premio per il suo bellissimo libro Un grande avvenire alle spalle. Ricorderò sempre quella serata con la sua imponente presenza. Poi Gambino aggiunge: qualche tempo dopo dovevano presentare il mio libro 'Fischia il sasso'. Si scelse per l'occasione il relatore Emilio Argiroffi e a Taurianova andammo a trovare il senatore per gli ultimi dettagli organizzativi. Dopo aver parlato con Argiroffi, andammo a salutare Cesare Berlingeri, che mi aveva promesso pure una tela. La sorpresa nel trovare nella sua casa proprio Paola Gassman e Ugo Pagliai… ed oggi loro leggeranno la mia scrittura. Che strano, persone che pensi non incontrerai mai poi li ritrovi all'improvviso sul tuo cammino, addirittura due volte!.
Ora che Sharo Gambino non c'è più vogliamo ancora ricordare, continuiamo questo viaggio tra le cose di casa Gambino: una bellissima e preziosa acquaforte di Enotrio raffigurante una capretta, riporta a matita, sotto la scritta prova d'autore, questa straordinaria dedica: a Sharu Gambinu dispettusu e tostu comu na crapa. Pizzo, 1983. Poco più sotto una cornice contorna un pezzo di carta con una dedica del 1977: Caru Sharu, ca ti lu dicu a tia, di quando mi ndi jivi i stu paisi, nommu m'astutu chjanu i cardacia mi nzonnu, penzu e ciangiu n' calabrisi.
Sharo Gambino ha collaborato con la Rai, con la sede regionale della Calabria, dal 1960 fino a qualche anno fa, quando, con il giornale radio di cui era redattore Franco Martelli, ha avuto la possibilità di intervenire con appuntamenti fissi, interviste ad Annarosa Macrì e con una rubrica che si titolava proprio "Firmato Sharo Gambino". Da sessant'anni a questa parte il nome di Sharo Gambino è stato legato sempre alle più importanti iniziative culturali con scoperte importanti ed inedite prese di posizione, tanti scoop giornalistici e racconti sempre bellissimi e affascinanti.

--> Sharo Gambino su Ora Esatta

(Gen. 2011)

Ma la cavalla di Francavilla parla ancora?




Stellina e il dr. Vincenzo Viscone

(F. Vallone) Vi ricordate della bellissima incredibile storia di Stellina, la cavallina “parlante” di Francavilla Angitola? Sono passati anni da quando siamo venuti a conoscenza di quei "fatti" strani, di quell’uomo con la barba che conversava con il suo cavallo, pensavamo allora si trattasse di qualche contadino intento a ricevere dal suo cavallo uno strano rapporto di "obbedienza" ai suoi comandi.
Il "caso" di Francavilla Angitola fu poi successivamente affrontato dai media di mezzo mondo quando lo psicologo Vincenzo Viscone, dopo anni di serio silenzioso studio e sacrificante ricerca, decise di svelare i frutti del suo paziente lavoro facendo conoscere le sue esperienze scientifiche con una cavallina di nome Stellina. Toccò agli esperti etologi delle università internazionali studiare e approfondire tutto il resto. Non sappiamo se sia stata veramente abbattuta una barriera nelle comunicazioni tra uomo e animali. Certamente e oggettivamente non sappiamo ancora cosa significò quel "dialogo" che "vedevamo realizzarsi" tra uomo e animale e animale e uomo, e se tutto ciò abbia avuto un vero significato.
Per anni Francavilla Angitola, centro del vibonese a pochi chilometri da Filadelfia, è stata meta continua di giornalisti, operatori di ripresa e fotografi delle agenzie, semplici curiosi e corrispondenti delle testate giornalistiche di tutto il mondo. Il Tg Uno, T3, T3 Regione, radiogiornali Rai, Rete 4, Radio Cuore, Radio Studio G, la prima pagina de Il Messaggero, Il Secolo XIX di Genova, Visto, La Gazzetta del Sud, il Domani, Il Giornale della Calabria, Il Quotidiano, Le Calabrie, Cronaca Vera, L'Artiglio, Rete Kalabria, Il Mattino di Napoli, Il Corriere di Milano, l'Agi, l'Ansa e grandi testate estere come The Sunday Times, il Daily Mail di Londra, Le Matin della Svizzera, France Soir della Francia, si interessarono di Viscone, tutti chiesero di contattare Vincenzo e la sua cavalla "Stellina". Oggi la notizia ha già fatto il giro di tutto il mondo.
Ma cerchiamo di ricordare l’incredibile storia nei dettagli: Vincenzo Viscone, oggi 53 anni, è uno psicologo nato a Filadelfia. Da anni è residente a Francavilla Angitola ed è proprio nelle campagne di Francavilla Angitola che il dottor Viscone ha scoperto una cosa sensazionale che porterebbe a clamorosi capovolgimenti della scienza dell'etologia. Vincenzo Viscone ha elaborato, durante i suoi lunghi studi, un linguaggio che utilizza il sistema binario e ha realizzato un codice di comunicazione di intermediazione specifica - con un cavallo. Il cavallo in questione è in realtà una cavalla e si chiama Stellina. Lo psicologo ci disse che durante alcune sue sperimentazioni si accorse che l'animale rispondeva ad alcuni stimoli verbali. "Le cose sono andate avanti molto lentamente - ci dice Viscone - all'inizio ho dovuto insegnare a Stellina tutti gli elementi che la circondavano nell'ambiente, come si fa con i bambini, con pazienza, tramite catene associate, ripetendo molte volte parole e concetti. Poi, solo dopo, ho utilizzato il codice binario, quello dei computer, e finalmente ho avuto risposte dal cavallo. E' stato questo il momento più bello dell'esperienza", ci racconta emozionato lo psicologo, "quando ho capito che le mie parole avevano un senso nel cervello di Stellina e quando attraverso risposte basate sul sì e sul no, sul positivo e sul negativo, sull'uno e sullo zero, ho visto che mi dava risposte logiche e che, cosa importantissima, non si contraddicevano mai e mai, chiedendo più volte in periodi diversi la stessa cosa, si avevano risposte diverse. Stellina dimostrava di rispondere in piena coscienza".
Stellina per dire sì o no, successivamente alla domanda dello psicologo, e solo successivamente, indirizzava il muso alle mani del dottore Viscone e toccava con il muso il pugno chiuso per rispondere no o la mano aperta per rispondere sì. Oggi, da anni, quel cavallo non è più a Francavilla Angitola, si trova in un maneggio della vicina Maida, in provincia di Catanzaro. Il dottore Vincenzo Viscone, ha in questi anni tenuto, giorno per giorno, un diario che lui definisce "equidiario". In questo libro di viaggio nel mondo misterioso e sconosciuto della natura. Viscone ha appuntato minuziosamante tutte le esperienze, le prove, gli insuccessi e i successi delle varie giornate di lavoro con Stellina. Poi ci mostra una pagina che porta la data di un giorno di anni fa, è una pagina in bianco con una scritta in rosso. C'è scritto solo eureka. Quell'espressione, quel giorno, corrisponde al momento in cui il dottore Vincenzo Viscone ha avuto quel primo contatto straordinario con la mente cosciente, attiva e quasi umana di Stellina.
Il dottore Viscone paga ancora quotidianamente questo suo successo scientifico, questa sua ricerca sconfinata al di là del credibile. Molti non credono,altri sono indifferenti. Noi crediamo che questo fatto meriterebbe di essere ancora seriamente recuperato, affrontato, studiato, comparato. Viscone è uno studioso serio con conoscenze profonde della psicologia. Crediamo che questo caso, ripetiamo, ancora da studiare, sovvertirà se provato il mondo degli studi dell'etologia e dell'ambiente scientifico internazionale. Ma, per adesso, istituzioni, stampa, studiosi, si sono già dimenticati di Stellina, di Vincenzo e delle inedite ricerche di etologia sviluppate a Francavilla Angitola.

L'uomo che parla ai cavalli

(Gen. 2011)

Quandu si ndi va 'n'amicu... Una poesia di Franco Aquilino per Mimmo La Torre




Mimmo La Torre

Quandu si ndi va 'n'amicu…

E no' passa jornu ormai
chi non veni 'u stringicòri
quandu veni pimmu sai
ca 'n'amicu nc'è chi mori...
'Nu paìsi, vi', è 'na pigna
chi ndi canuscìmu tutti:
aceuzzèi nta stessa vigna:
unu màstica, l'autru agghjùtti.
E si mai nci fu 'n'accuntu,
tuttu s'appatùma, e vui
poi tornàti o stessu puntu.
E pi chistu dissi 'antìcu:
"Si ndi va 'nu morzu 'i nui
quandu si ndi va 'n'amicu.".

Franco Aquilino


Quando se ne va un amico.. E non passa giorno ormai / che non venga una stretta al cuore / quando vieni a sapere / che c'è un amico che muore.../ Un paese, vedi, è una pigna / dove ci conosciamo tutti: / uccellini nella stessa vigna: / uno mastica, l'altro inghiotte. / E se mai c'è stato uno screzio, / tutto si ricompatta, e voi / poi tornate come prima. / E per questo motivo dice l'antico proverbio: / "Se ne va un poco di noi / quando se ne va un amico.".

(Gen. 2011)

Il 5 gennaio "Giornata dell'Anziano" a Briatico
Comune di Briatico (F. Vallone) La Giornata dell'anziano 2011, una bella iniziativa sociale organizzata dalla Comunità Parrocchiale con il patrocinio dell'amministrazione comunale di Briatico. Una manifestazione che si svolgerà il prossimo 5 gennaio nei locali della Scuola media di Briatico.
La "Giornata" prevede, nel programma ufficiale, un primo momento di accoglienza e socializzazione di tutti gli anziani del paese, dove a porgere gli auguri e i saluti, saranno il dinamico parroco della chiesa di San Nicola, don Salvatore Lavorato, e il sindaco di Briatico, Franco Prestia.
Alle ore 11.00 verrà celebrata la Santa messa presso la chiesa Matrice e successivamente, alle ore 12,30, verrà offerto a tutti gli ospiti invitati un pranzo comunitario, allestito sempre nei locali della scuola media. A seguire è prevista tanta animazione con la collaborazione dell'Oratorio San Nicola.
L'appuntamento è occasione per ritrovarsi, stare insieme e passare una giornata, bella e divertente, all'insegna dell'amicizia, dell'incontro, della socializzazione e della condivisione. Un modo per rivedersi, tutti assieme, ritrovarsi e passare del tempo, sostando, ricordando e ritemprando lo spirito, per poi riprendere il nuovo anno con rinnovato vigore.
Intanto, proprio in questi giorni di festività natalizie, prosegue l'opera dei tanti volontari impegnati a distribuire tutti gli inviti personali, direttamente agli invitati e casa per casa.



(Gen. 2011)

Tutti i segreti del pane in un libro di Sara Papa
La copertina del libro (S. Libertino) Il prossimo 14 gennaio alle ore 1800 a Roma presso la libreria la Feltrinelli alla Galleria 'Alberto Sordi' di Piazza Colonna 31/35 verrà presentato il libro di Sara Papa 'Tutta la bontà del pane' (Gribaudo).
Calabrese di San Nicola da Crissa (VV), l'Autrice, che vive a Roma, ha frequentato scuole professionali e corsi di formazione con grandi chef. Oggi fa parte della federazione nazionale Cuochi ed è docente presso molte scuole di cucina, tra cui la Scuola di Arti Culinarie Cordon Bleu. E' stata anche maestra di cucina nella celebre trasmissione 'La prova del cuoco'. Collabora con prestigiose riviste, tra cui "Cucina moderna" e "A tavola". Ha scritto due libri che hanno come argomento il cioccolato e i menu di Natale.
Sara Papa si avvicina all'arte della cucina fin dall'infanzia quando aiutava la mamma nella preparazione delle pietanze durante i giorni di festa. Ma è in particolare dall'antica tradizionale preparazione/ritualità del pane che Sara rimane affascinata.

Tra i ricordi dell'infanzia che più di ogni altro sono vivi nella mia memoria c'è senz'altro la preparazione del pane: era una gioia affondare le mani in quella pasta morbida e appiccicosa alla quale la mamma con cadenza settimanale si dedicava con amore.
Sono sensazioni che mi porto dentro sin da piccola e che per anni sono rimaste sopite in me, anche mentre mi dedicavo ad altro.
Poi, una mattina, quando aprendo la dispensa mi sono ritrovata del pane avanzato ricoperto da una muffa color salmone e da una sostanza granulosa bianchiccia, mi sono chiesta: "Ma la muffa una volta non era verde? Che cosa sto mangiando?".
Ho telefonato alla mamma e da lì è iniziato il mio percorso all'indietro, alle origini dei miei ricordi sul suo pane fatto in casa, che aveva il sapore del grano trebbiato sotto il sole caldo di luglio, con le spighe più alte di me; un momento che da bambina vivevo come una festa.
Il grano si portava a casa nei sacchi di juta e si conservava in lunghe cassapanche di legno divise al centro; in una metà c'era il grano, nell'altra il granoturco o un altro cereale. Ogni volta che si faceva il pane si prendeva la quantità di grano necessaria e la si portava in località 'Ddumari, dove si trovava uno dei sei mulini che sorgevano lungo il fiume del paese.
Quando la mamma preparava il pane utilizzava grandi setacci per separare la crusca, che veniva poi utilizzata come cibo per gli animali; con la farina rimasta preparava un pane dal colore scuro. In passato era raro trovare pane di farina bianca: si facevano pani anche con granoturco, castagne, ceci, lupini, orzo e soprattutto segale.
Lunico lievito utilizzato all'epoca era il lievito madre, mantenuto in vita in ciotole di terracotta e passato di casa in casa tra le donne del paese.


Da qui è nata l'idea/esigenza di scrivere un libro dedicato al pane e svelarne tutti i segreti, dalla scelta delle materie prime ai trucchi per ottenere un impasto perfetto, dalle indicazioni per la cottura, fino alle preparazioni di base. Un vero e proprio percorso nei sapori della nostra tradizione gastronomica.

--> Invito

(Gen. 2011)

L'Idea Mimmo Rotella. Una firma sul cemento fresco





Il Maestro e le varie fasi creative della firma

(F. Vallone) Catanzaro inizio del nuovo millennio: è il freddo gennaio di undici anni fa, precisamente il 22 gennaio del 2000, il grande artista Mimmo Rotella è davanti alle Poste centrali di Catanzaro per ri-inaugurare, a distanza di mezzo secolo, una sua opera d'arte, un grande mosaico decorativo del periodo neo-geometrico che è appena stato restaurato e che abbellisce la facciata del Palazzo delle Poste.
Dietro l'angolo un operaio prepara l'ultima fase del recupero impastando del cemento grasso per la gettata finale che servirà, a breve, ad accogliere la firma dell'artista. Ci sono i politici, c'è il sindaco e il presidente della Provincia, ci sono gli impiegati delle Poste, il pubblico affezionato, gli amici della Fondazione... per iniziare si attende l'arrivo della troupe televisiva della Rai per le riprese dell'evento "firma". La troupe però, forse per il traffico, tarda ad arrivare. Il tempo passa, è tardi e ci sono in programma altri momenti celebrativi e di rito, una piccola grande conferenza del maestro. Rotella guarda l'orologio, il cemento fresco è già posato e lisciato sul posto, ma rischia di indurirsi troppo. Mimmo Rotella si guarda attorno, ci nota, vede che riprendiamo con una videocamera digitale e decide di affidarci, in esclusiva, le immagini dell'evento firma. Ci chiede di filmare. Rotella prende in mano il pezzo di ferro predisposto dall'organizzazione e traccia, una ad una, le lettere che compongono il suo cognome. La sua erre tanto caratterizzante, la o, una ti, una e, due elle ed una a. Pochi attimi dopo, tra gli applausi dei convenuti, la sua preziosa firma è già incisa sul fresco cemento che indurendosi diventa parte dell'opera d'arte del cinquanta, del duemila, per sempre.
Poi, terminata la firma, una piccola indecisione sulla data da apporre accanto al nome, decide di scrivere 50, l'anno della prima inaugurazione e, dopo un trattino, 2000, l'anno del recupero, della pulizia, del restauro e della rinascita dell'opera stessa ma anche della grande mostra allestita nelle sale del Complesso del San Giovanni, nella sua città. In effetti le decorazioni "rotelliane" delle facciate esterne delle Poste di Catanzaro e di Cuneo sono del 1949, un importante anno che vede Rotella inventore della poesia fonetica, denominata con un neologismo privo di senso dallo stesso artista "Poesia epistaltica", un mix artistico sperimentale e culturale inedito, un metodo espressivo alternativo, un insieme di parole, alcune completamente inventate, di suoni, di fischi, di numeri, di rumori urbani e iterazioni onomatopeiche.
Dopo la ri-inaugurazione arriva il momento delle parole, della memoria, dei ricordi ed anche della commozione. Rotella ringrazia tutti, ringrazia la sua città e ripercorre alcune tracce della sua vita, parla del suo lavoro appena ri-firmato: "L'opera del '50 corrisponde al periodo neo geometrico, allora ero disegnatore presso il ministero delle poste di Roma, dopo di che abbiamo preso il volo, siamo stati negli Stati Uniti, in Francia, abbiamo cominciato ad avere delle nuove esperienze fino a quando c'è stata l'illuminazione di un'idea". L'Idea Rotella.

Mimmo Rotella su Ora Esatta

(Gen. 2011)

Spilinga. L'avvocato Arena gravemente ustionato da un'esplosione causata da una fuga di gas
(Newz.it/11gen) Un uomo di 66 anni, l’avvocato Giuseppe Arena, è stato avvolto dalle fiamme sprigionate dall’esplosione causata da una fuga di gas avvenuta poco dopo le 9:30 di stamattina all’interno del suo appartamento di via Marconi in cui ha sede anche lo studio del professionista. La deflagrazione ha provocato, peraltro, il ferimento di una donna ultraottantenne, Francescaa Raso, che stava percorrendo a piedi la strada limitrofa al palazzo. Consistenti i danni anche agli edifici limitrofi ed alle automobili investite dalla forza d’urto dello scoppio.
L’avvocato Arena, accompagnato d’urgenza presso l’ospedale “Jazzolino” di Vibo Valentia, è stato trasferito presso il Centro grandi ustionati di Palermo, a causa della gravità delle ustioni riportate. I carabinieri della stazione di Spilinga, che casualmente si trovavano all’interno di un bar nelle immediate vicinanze, sono prontamente intervenuti e, utilizzando l’estintore della loro autovettura, hanno provveduto a circoscrivere il rogo ed a trarre in salvo Arena, che era sulle scale dell’abitazione. Successivamente si sono diretti verso la cucina estraendo la bombola. Sul luogo sono giunti i Vigili del fuoco che hanno bloccato definitivamente l’incendio e messo in sicurezza l’area attorno all’edificio.
La ragione dell'incidente è legata alla circostanza che l'avvocato Arena, dopo aver acceso il gas per preparare un caffè, non lo ha spento provocando così la fuga che ha originato l'esplosione.

(Gen. 2011)

Casinò a Tropea: il ddl Bevilacqua assegnato in Commissione, iter in stand by per 27
(Anna Maria Rengo x gioconews.it/12gen) È stato assegnato alle commissioni riunite 1ª (Affari Costituzionali) e 6ª (Finanze e tesoro) in sede referente del Senato il disegno di legge del senatore Franco Bevilacqua con la quale si chiede l'apertura di un Casinò a Tropea. L'iter di valutazione del ddl prevede anche i pareri delle commissioni 2ª (Giustizia), 5ª (Bilancio), 10ª (Industria), Questioni regionali. Una notizia positiva, per i sostenitori di nuovi casinò, quella dell'avvio dell'iter del nuovo disegno di legge presentato in materia, ma che non deve tuttavia indurre a troppo facili ottimismi: in Parlamento giacciono decine di ddl (27 per la precisione) che propongono nuove aperture di case da gioco (o nuove regole per gli stessi), ma di nessuno è finora iniziato l'esame. E ci sono ddl che sono stati presentati a inizio legislatura, dunque quasi due anni fa.

Casinò a Tropea, il sindaco di Pizzo Calabro: perché il nostro progetto è stato abbandonato?

Tropea, la città si candida a ospitare un casinò

Il ddl si compone di sette articoli e, come spiega Bevilacqua nella relazione introduttiva, si aggiunge in un contesto legislativo caratterizzato da numerose iniziative in proposito, anche nelle passate legislature, il che denota "un chiaro cambiamento di opinione in merito a tale questione. È evidente come siano venuti meno i dubbi di carattere morale che in passato hanno indotto il legislatore a valutare in senso restrittivo le proposte in tal senso pervenute: lo Stato, infatti, con lotterie e giochi vari è di fatto promotore di attività che per modalità di esercizio e rischio possono senz'altro assimilarsi al classico 'gioco d'azzardo'. Nel 1985, la Corte costituzionale, con la sentenza n. 152 - relativa a un giudizio di legittimità costituzionale sul regio decreto-legge 22 dicembre 1927, n. 2448, convertito dalla legge 27 dicembre 1928, n. 3125 - è entrata nel merito della questione affermando che 'la situazione normativa formatasi a partire dal 1927 è contrassegnata da un massimo di disorganicità' e che 'si impone dunque la necessità di una legislazione organica'. Nel 2001, sempre la Consulta, con la sentenza n. 291, si è espressa ancora più chiaramente affermando che 'occorre rilevare che appare sempre più grave il problema della situazione normativa concernente le case da gioco aperte nel nostro Paese» e concludendo che «è del tutto evidente che è ormai divenuto improrogabile - sempre che il legislatore intenda persistere nella politica di deroghe agli artt. 718-722 del codice penale - un intervento legislativo, non essendo più giustificabile un sistema normativo ormai superato e sotto diversi profili incoerente rispetto all'attuale quadro costituzionale'.
Un'analisi della situazione europea rende ancor più evidente il grave ritardo del nostro Paese in tale settore. Nella sola Europa vi sono oltre 650 case da gioco mentre in Italia sono al momento autorizzate ad operare in deroga ai succitati articoli del codice penale soltanto quattro strutture (Campione d'Italia, Saint-Vincent, San Remo, Venezia)".
I BENEDICI DEI CASINO' - Bevilacqua sottolinea come "l'apertura di nuove case da gioco può costituire un elemento in grado di aumentare la capacità attrattiva delle località turistiche italiane e uno strumento - tra i tanti altri necessari - di risposta efficace alle richieste di un mercato sempre più internazionalizzato ed esigente.
LA SCELTA DI TROPEA - La scelta di Tropea quale sede di una casa da gioco deve ricercarsi da un lato nella vocazione turistica che la cittadina ha sempre dimostrato ritrovandosi ad essere la meta prescelta da migliaia di turisti, italiani e stranieri, e dall'altro nella necessità di rilanciare un territorio che, nel corso degli ultimi anni, ha subito una consistente perdita di quote di mercato in favore di altrettanto rinomate località turistiche straniere. La presenza di un casino costituirebbe un completamento delle esistenti strutture turistiche della cittadina nonché un elemento trainante per tutta l'economia della zona in termini di aumento delle presenze turistiche, di rilancio dei settori collegati e sul piano delle risorse finanziarie. Difatti, oltre che attrattiva turistica le nuove case da gioco garantirebbero con ogni probabilità un importante impulso economico ai relativi territori nonché una consistente fonte di introiti per le Amministrazioni interessate che, nelle intenzioni del presente disegno di legge, dovrebbero essere destinati in percentuale significativa a investimenti infrastrutturali e di logistica turistica e a interventi per il recupero di beni culturali e la sistemazione dell'arredo urbano; ne discende la creazione di molteplici occasioni di lavoro con conseguente produzione di nuova ricchezza per il territorio".
GLI ARTICOLI DEL DDL - All'articolo 1, il ddl attribuisce al presidente della giunta della regione Calabria, su richiesta del sindaco di Tropea, previa delibera del consiglio comunale, il compito di autorizzare l'apertura di una casa da gioco nel comune stesso. L'articolo 2 disciplina le modalità di gestione dell'esercizio. Entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della legge il presidente della giunta regionale della Calabria adotta con proprio decreto, previa deliberazione della giunta, il regolamento per la disciplina e l'esercizio della casa da gioco stabilendo le norme per garantire la tutela dell'ordine pubblico e della moralità; le specie e i tipi di giochi che possono essere autorizzati; le disposizioni relative alle modalità di concessione della gestione a soggetti privati o a società a capitale privato; le norme per assicurare la correttezza della gestione ed il controllo della stessa da parte degli organi competenti (articolo 3). I proventi derivanti dalla gestione sono ripartiti come segue: 60 per cento al comune di Tropea con l'obbligo per l'amministrazione comunale di destinarne almeno la metà ad attività infrastrutturali o promozionali turistiche; 30 per cento alla provincia di Vibo Valentia con l'obbligo di destinazione di tali fondi al recupero di beni di interesse storico-artistico; 10 per cento alla regione Calabria, con obbligo di destinazione di tali fondi alla promozione di attività turistiche (articolo 4). L'articolo 5 prevede l'applicazione delle norme anti-riciclaggio per tutto il personale operante nel casino. Gli articoli 6 e 7 stabiliscono, rispettivamente, la revoca o la sospensione dell'esercizio nei casi di violazione delle norme regolamentari e nei casi di turbamento del buon costume o dell'ordine pubblico e l'applicazione alla casa da gioco di cui al presente disegno di legge delle norme concernenti la disciplina delle tasse sulle concessioni governative.

(Gen. 2011)

Le visite degli artisti agli ospedali fanno molto bene ai pazienti e li aiutano a guarire




La famosa artista Ida De Vincenzo in visita all'ospedale neuro - psichiatrico "J. T. Borda"

(S. Libertino) A Buenos Aires c'è un nuovo Centro Culturale nel reparto neuro - psichiatrico "José Tiburcio Borda".
La nota pittrice Ida De Vincenzo che, come altri artisti, visita regolarmente il reparto, ha donato infatti una riproduzione della sua famosa opera "Calabria" nel corso di una cerimonia che ha visto coinvolti medici e pazienti della struttura.
Queste visite fanno molto bene ai pazienti e li aiutano molto a guarire. Pertanto la pittrice di origine calabrese (è nata a Cropalati, in provincia di Cosenza) invita tutti gli artisti e tutte le persone che ne hanno possibilità a collaborare col progetto "l'arte aiuta a guarire".
Si possono effettuare visite tutti i giorni dalle ore 8 alle 14.

Fondato nel 1863, il Borda è la più grande istituzione dedicata alla salute mentale della Repubblica argentina. Dopo la prima guerra mondiale ha accolto più di 6000 pazienti, ora vede al suo interno circa 1400 internati (prevalentemente di sesso maschile).
I "malati" sono distribuiti tra reparto penitenziario ed ospedale psichiatrico.
Le condizioni igieniche sono precarie ed il trattamento delle psicopatologie in presenza di virus HIV presenta moltepolici difficoltà.
Dal 2008 "el Borda" è al centro di una bufera mediatica: il governatore di Buenos Aires, l'imprenditore italo-argentino Mauricio Macrì, ha disposto la chiusura e la privatizzazione dell'Istituto. Lavoratori e sindacati autonomi si sono opposti al "cierre" con blocchi dei servizi e manifestazioni di dissenso.
In tutto questo caos gli internati del Borda restano soli ...uniche vere vittime di un sistema della salute mentale in balia degli interessi privati di pochi e delle difficoltà pratiche di molti.

Dirección: Doctor Ramón Carrillo 375;
Barrio: Barracas;
Cód. Post.: C1275AHG
Colectivos: 25, 38, 45, 79, 95, 100, 134
Tel.: 4305-6485
Teléfono Guardia: 4305-6666 / 6485
Web: http://www.taringa.net/posts/info/2856158/--Hospital-Jose-T_-Borda--.html

(Gen. 2011)

Un Sindaco per tutte le stagioni




Adolfo Repice durante la campagna elettorale del 2010

(Massimo L'Andolina) Siamo all'inverosimile. Ho letto diverse volte la nota apparsa su "La Gazzetta del Sud" del 14.01.2011 a firma Francesco Barritta, nella quale il Sindaco di Tropea, Dr A. Repice, dichiara con estrema semplicità qual è la sua collocazione politica nello scenario Nazionale e Regionale.
Veniamo a conoscenza che egli non ha partiti ma solo "la mia lista che si chiama 'Passione Tropea' e non ha collocazione politica né partitica".
Un pò come dire non sto con nessuno e sto con tutti.
Mi chiedo se il Sindaco si rende conto di quello che dice, o pensa che i cittadini di Tropea siano improvvisamente rimbecilliti.
Esaminiamo per un attimo quello che afferma. "La lista Passione Tropea è apolitica e apartitica".
Si da il caso però che in quella lista vi figurano numerosi componenti con un passato e un presente politico da fare invidia. Dr G. Rodolico, uomo politico navigato, ex sindaco di Joppolo, assessore provinciale con la giunta Bruni, attuale consigliere provinciale di maggioranza, militante PD; Avv. S. D'Agostino, proveniente da una gloriosa famiglia socialista per il quale credo che sin dalla più tenera età sia stato cresciuto con latte e politica, attuale militante… forse PD; Nino Valeri, attuale Presidente del consiglio Comunale, uomo di punta dell'UDC insieme a Carmine Sicari e l'ultima arruolata Romana Lorenzo ex PD.
Non mancano elementi proveniente dalla destra o con simpatie destrorse quali Libero Padula e Franco Pontoriero.
Per niente trascurabile poi, la circostanza che il dr Repice, com'è noto, è stato sponsorizzato durante la campagna elettorale dal sindaco PD di Torino, dall'intero PD provinciale e naturalmente dal PD tropeano risultato quest'ultimo indispensabile per il conseguimento di quella vittoria che, viste le ultime e note vicende presso il TAR Calabria, non dovrebbe essere neanche tale.
Non voglio considerare infine il numero di partiti che compongono quella formazione perché ce ne stanno almeno tre o quattro.
Si tratta in verità di una lista pluripolitica e pluripartitica.
Ma se si insiste a dire che si tratta di una lista apartitica e apolitica, vorreste spiegare di che lista trattasi?
E' il club delle Giovani Marmotte?
E' una associazione Bocciofila?
E' una lobby?
E' una Associazione per la Salvaguardia del Camaleonte?
Saremmo curiosi di apprendere qualcosa in più anche perché è il Sindaco stesso che, forse involontariamente alimenta la confusione quando afferma che ha "buoni rapporti con l'UDC e simpatie per Scopelliti"
Vorrei ricordare al Sindaco, molto umilmente, che il consenso in politica si ottiene su un programma sostenuto da uno schieramento; correttezza avrebbe voluto che il Sindaco dichiarasse le proprie "simpatie" in tempi non sospetti e cioè prima o durante la campagna elettorale, magari a Tropea in piazza Vittorio Veneto nel momento in cui veniva sponsorizzato dal Sindaco PD di Torino o quando i numerosi militanti di quel partito andavano casa per casa a chiedere il voto per il loro "Sindaco PD"...
Apprendiamo invece che questa "simpatia" sia stata resa nota una volta che i calabresi hanno voltato le spalle a Loiero e a tutto il centro-sinistra...
Qualcuno definisce il Sindaco "Amministratore esperto".
Ma su questo molti cominciano ad avere qualche dubbio vista la tiratina di orecchie alla quale è stato sottoposto da parte della Autorità per la Vigilanza sui contratti pubblici, in merito all'appalto sui parcometri, rivelatosi un bluff o se preferite una gaffe, frutto, sembrerebbe, di ...poca esperienza.
In realtà dichiarazioni come quelle del Sindaco non fanno che alimentare nella gente la confusione, la sfiducia, l'incomprensione, gli interrogativi, sentimenti per i quali si è portati a mettere tutti nello stesso calderone e a considerare la politica il centro della malaffare.
E' l'assoluto trionfo di una concezione miserabile della politica; della mediocrità e della malafede, assurte a Istituzione.
Dall'outing del Sindaco appuriamo infine che egli è disposto ad allearsi "per il bene del paese anche col diavolo dell'inferno..."
Vorrei ricordare al Sindaco che questa Regione è strapiena di diavoli che si annidano un pò dovunque; nelle Istituzioni, nel mondo del Lavoro, nelle Aziende Sanitarie, nei Tribunali, nelle Società, nelle Scuole, per strada, nelle campagne, in riva al mare; ma il diavolo solitamente non chiede alleanze, le pretende.

Massimo L'Andolina
Consigliere comunale di Tropea

(Gen. 2011)

I Germanesi in una mostra a Cariati.
Lo scrittore Carmine Abate ritrova alcuni protagonisti delle sue opere nell'esposizione di antropologia visiva curata da Assunta Scorpiniti





La ricercatrice Assunta Scorpiniti e lo scrittore Carmine Abate alla Mostra di Cariati

(F. Vallone) Non c'è cosa più bella, per uno scrittore, riconoscere, per strada e tra la gente, persone e personaggi, protagonisti e comparse di un proprio romanzo, di un personale racconto, di uno scritto. É come in un incontro d'amore, un ri-solcare profondamente le proprie pagine ed è questo quanto è realmente successo a Carmine Abate, scrittore calabrese di successo, che ha potuto incontrare alcuni suoi personaggi, leggere le strade lontane da casa e i tanti percorsi calabresi ritrovati attraverso gli sguardi ri-incontrati nelle immagini di una mostra di antropologia visiva, fotografica e documentaria, curata dalla scrittrice e ricercatrice Assunta Scorpiniti e dal titolo i "Germanesi".
La mostra di Scorpiniti ripercorre le "Storie e le immagini della Calabria altrove, tre generazioni di emigrati nel cuore dell'Europa" e continua, in questi giorni, ad essere al centro dell'attenzione di studiosi, dei tanti visitatori e degli studenti delle scuole con esposizione permanente nel centro storico di Cariati, nelle sale dell'antico palazzo vescovile. La mostra - dicevamo - è stata recentemente visitata anche dallo scrittore Carmine Abate, che vi ha ritrovato temi (e icone) a lui cari, tracce vive e presenti nelle sue opere a partire da "Il muro dei muri", opera d'esordio come narratore, pubblicata per la prima volta in tedesco nel 1984, in italiano, da Argo editore nel 1993 e riproposta da Mondadori nel 2006, e avente per protagonisti proprio gli immigrati italiani in Germania.
La mostra, inaugurata nell'ambito di alcune iniziative realizzate in collaborazione con la locale sezione Fidapa, è costituita da numerosi pannelli aventi per soggetto una ricca e inedita collezione d'immagini relative, appunto, all'emigrazione calabrese in Germania che, nel caso specifico, viene indicata come fenomeno-simbolo dei movimenti migratori dal Sud dell'Italia e da ogni Sud del mondo, nel suo forte riferimento all'attualità dell'immigrazione nel nostro Paese. Frutto della lunga esperienza dell'autrice a diretto contatto col mondo delle migrazioni e, in particolare di studi accurati sull'emigrazione calabrese in Germania, che hanno già avuto come esiti varie pubblicazioni, tra cui il volume Calabria altrove. Storie, emozioni, sogni e ricordi di emigrati di tre generazioni (Cosenza, Progetto 2000, 2005), è ispirata ai temi dell'accoglienza, della solidarietà e del dialogo tra i popoli.
La stessa autrice, vera narratrice della terra di Calabria, ha all'attivo numerose pubblicazioni e realizzazioni di carattere etno-socio-antropologico, e ne illustra il significato storico: "A partire dall'Accordo bilaterale siglato nel 1955, che ha consentito l'ingresso di forza-lavoro italiana nel grande paese tedesco, intenzionato a rinascere dopo le devastazioni della seconda guerra mondiale, c'è stato un esodo massiccio, che ha portato migliaia di nostri lavoratori nelle miniere del bacino carbonifero della Ruhr, nei cantieri stradali della Vestfalia, o nelle grandi industrie del Baden Württemberg; negli anni Sessanta, sono arrivate le mogli, successivamente i figli e oggi, in condizioni di stabilità e integrazione sociale la terza generazione di calabresi nasce lì in Germania".
Tutto questo, con i suoi risvolti umani, socio-culturali e i fatti di costume, è raccontato, "con" le immagini e "attraverso" le immagini, con l'obiettivo, spiega la curatrice, "di dare un ulteriore contributo alla conoscenza di una storia finora ignota ai più, o rimasta nella cerchia familiare; una vera e propria epopea che rischia di essere dimenticata col ricambio generazionale". L'intento è anche quello di "descrivere lo sguardo positivo che, con reale desiderio di progresso, i nostri emigrati, i primi costruttori dell'Europa dei popoli, hanno rivolto sulla nuova realtà con cui il passaggio migratorio li ha portati a confrontarsi contribuendo ai processi di sviluppo socio-economico". Il percorso fotografico, modulato, tra memoria e presente, sulle tre generazioni di calabresi in terra tedesca e accompagnato da brani tratti dalle loro testimonianze, propone, infatti, il mutamento di condizione da "gasterbeiter" ("lavoratori ospiti", ritratti in suggestive immagini in bianco e nero) a cittadini europei, oggi integrati nei paesi ospitanti e, in molti casi, partecipi della vita civile e sociale; un'attenzione particolare è stata riservata al vissuto dei 'figli' dell'emigrazione (uno "specchio" delle mode e del costume anni Settanta), al ruolo delle donne in emigrazione e al fenomeno dell'immigrazione dai paesi extracomunitari e dell'Est europeo che oggi tocca da vicino i nostri paesi: "Le 'carrette' del mare di oggi - commenta ancora la Scorpiniti - sono cariche di speranza come una volta i nostri treni, per questo ho dedicato questo racconto alle nuove generazioni perché possano recuperare il senso della storia comune e una maggiore consapevolezza civile, fondamentale per vivere, operare e confrontarsi in una società complessa com'è quella di oggi".
La mostra è stata presentata presso l'Istituto di Cultura Italiana a Bruxelles ed esposta in numerose località della Germania, nell'area di Stoccarda, dov'è molto forte la presenza italiana.

--> L'evento in Ora esatta

(Gen. 2011)

La scomparsa di Rita De Luca Bagnato
Rita De Luca Bagnato (F. Vallone) Nata a San Giovanni in Fiore, Rita De Luca Bagnato ha vissuto per oltre quarant'anni a Briatico dove si era sposata, dove viveva e dove scriveva. Tracciava le sue poesie in silenzio Rita De Luca Bagnato, una poesia forte e prorompente, che urlava e che negli anni ha fatto soffermare, sui suoi versi, tanti critici letterari, altri poeti, grandi scrittori come Sharo Gambino, giornalisti come Domenico Zappone e cultori dell'arte calabrese come Emilio Frangella.
Ieri mattina la poetessa De Luca Bagnato si è spenta a Cosenza, ma per l'ultimo saluto, e per sempre, ritorna nella sua Briatico. Poetessa, paroliere, membro di tante accademie e della commissione del Premio di poesia e fiaba che si tiene ogni anno a Briatico, da sempre collaboratrice appassionata di "Calabria Letteraria" la Bagnato è inclusa in numerose antologie letterarie ed ha ottenuto diversi riconoscimenti per la poesia. Ha pubblicato "Lacrime allo specchio", per l'editore Rebellato, e successivamente "Il segreto dell'aquilone". Lo scrittore Sharo Gambino mettendo a confronto le due pubblicazioni colse il grado di maturità artistica raggiunto dalla poetessa.
Ecco un frammento tratto dal testo critico di Gambino: "Ne 'Il segreto dell'aquilone' versi di riflessione sulla condizione femminile e sull'aspirazione della donna ad avere riconosciuto il suo ruolo attivo nella società... La De Luca Bagnato ha affinato le naturali, istintive capacità d'analisi, e di sintesi, ma anche sul piano creativo, perché s'è liberata di talune sovrabbondanze romantiche e s'è accostata, con più convinzione e partecipazione, alla storia, al reale quotidiano sociale entro cui ha affondato più salde radici. (…) Confesso di aver stentato a ritrovarla qual era nella mia memoria in questa sua nuova raccolta poetica ('Il segreto dell'Aquilone' ndr) e mi domandavo cosa poteva esserle accaduto, quale dolorosa esperienza poteva averle spento quasi del tutto il sorriso nei versi ora tutti improntati a pessimismo, a sofferenza, a delusioni, nei quali ricorre spesso il richiamo alla morte, fine soprattutto di speranze e del senso di giustizia. Ho cercato. Ed ho trovato le chiavi di lettura per arrivare alle origini di questo stato d'animo, di tanta tristezza. Esse non stanno nei fatti autobiografici quanto invece all'esterno, nelle tragedie degli altri e che influiscono sul nostro stato d'animo e ci condizionano nostro malgrado. Una realtà che fiacca e disperde le forze della nostra speranza ed alimenta invece la sfiducia in un positivo divenire dell'umanità, che viaggia nel degrado e non le riesce di trovare la via dell'ascesa, catturata, impigliata tra i pruni spinosi d'una dantesca selva popolata di fiere dal vello maculato di vizi e peccati".

(Gen. 2011)

Lavori di sitemazione idrologica
(S. L.) Sul sito della Regione Calabria è comparso il bando "Lavori di interventi integrati di sistemazione idrogeologica nel territorio del comune di Tropea (loc. Argani) con sistemazione dei fossi e messa insicurezza della viabilità comunale incluso torrente Vetrano e loc. Argani.
La stazione appaltante è la provincia di Vibo, mentre l'Amministrazione aggiudicatrice è il Comune di Tropea. L'importo complessivo dei lavori a base di gara (compresi oneri per la sicurezza): €.748.330,85 .
Il bando ed il relativo disciplinare di gara sono disponibili sul sito Internet www.provincia.vibovalentia.it e sul sito della Regione Calabria www.regione.calabria.it .


--> BANDO

(Gen. 2011)

Guglielmo Satriani, il medico e l'uomo amante del mare




Guglielmo Satriani

(F. Vallone) Il medico Guglielmo Satriani, classe 1952, scomparso prematuramente qualche giorno fa a Briatico, ha voluto tra sue ultime volontà, prima dell'ultimo saluto in chiesa, essere "portato alla sua marina". Un volere mirato, un vero estremo atto d'amore verso uno dei suoi luoghi preferiti.
Guglielmo Satriani nella sua vita, con la marina e con le barche, con la pesca e con il mare, ha avuto sempre un legame forte e viscerale. Lui, semplicemente Guglielmo, il medico, discendente della nobile antica famiglia dei Satriani, era un uomo di grande cultura. E al di là della sua professione - lavorava come direttore sanitario presso una struttura geriatrica di Monterosso, la casa protetta Villa delle Rose, e come guardia medica a Briatico - Satriani era una persona buona, amata da tutti, sensibile, modesta come poche, amante della grande storia raccontata dai libri e delle tante storie più piccole e sconosciute e da recuperare, dei misteri e delle conoscenze dell'astronomia, del fascino della simbologia araldica e delle ricerche genealogiche di tante famiglie nobiliari del vibonese.
Tra i suoi tanti amici di sempre, quelli più "amici amici", l'avvocato Giacomo Franzoni, Antonio Ventrice, Giacomo Vallone e Pasquale Borello, con loro amava passare la domenica mattina, in un appuntamento fisso con sane discussioni in piazza, tra una passeggiata e l'altra, a parlare solo del più e del meno come traccia di consuetudine. Lui il dottore, umile e modesto, era il saggio del gruppo, con l'inseparabile sciarpa rossa al collo, con la sua filosofia di vita che affascinava i grandi e affabulava i piccoli. Ed ora, come tiene a sottolineare Antonio Ventrice, "piazza IV Novembre sente tanto l'assenza di Guglielmo, e, purtroppo, non potrà mai più essere la stessa piazza".

(Gen. 2011)

Il 4 febbraio Giornata della Memoria a Briatico
(F. Vallone) Una giornata dedicata al ricordo della Shoah, un'occasione per celebrare il Giorno della Memoria, anniversario dell'abbattimento dei cancelli di Auschwitz, che si commemora ogni anno, un appuntamento fisso per tutti coloro che non intendono dimenticare la grande tragedia del secolo scorso.
Quest'anno anche l''Amministrazione Comunale di Briatico ha organizzato, per venerdì 4 febbraio e presso l'aula magna del Centro di Formazione Professionale Anap Calabria, una interessante iniziativa celebrativa che non vuole avere soltanto una valenza di tipo commemorativo ma che, nei suoi intendimenti, vuole rileggere profondamente un periodo così tragico della storia e del passato.
Il titolo scelto per il convegno di Briatico è : "Giornata della memoria, per non dimenticare". L'evento storico culturale prevede la presenza di numerose autorità civili e religiose, tra gli altri sono attesi il vescovo della diocesi, mons. Luigi Renzo; il prefetto di Vibo Valentia, Luisa Latella; il questore di Vibo Valentia; il presidente dell'Amministrazione Provinciale Francesco De Nisi; il sindaco di Briatico, Francesco Prestia; di Tropea Adolfo Repice; di Parghelia, Maria Brosio; di Zambrone, Pasquale Landro; di Cessaniti, Nicola Altieri; il presidente del Consiglio del Nucleo Industriale di Vibo Valentia, Pippo Bonanno; il consigliere provinciale, Gianfranco La Torre e il senatore Francesco Bevilacqua.
L'appuntamento è per le ore 9,30 con il saluto delle autorità presenti, alle ore 10.15 è invece prevista l'apertura ufficiale dei lavori del convegno da parte del presidente del Consiglio Comunale di Briatico, Carlo Staropoli e, a seguire, gli interventi dell'antropologo Luigi M. Lombardi Satriani; di Giancarlo Mancini, docente di storia della medicina presso l'Università di Tor Vergata; di Galileo Violini, docente presso l'Università della Calabria e delegato dal rettore per i rapporti internazionali; di Alessandro Gaudio, docente di letteratura italiana presso l'Unical; del consigliere regionale Alfonsino Grillo e dell'assessore Regionale alla Cultura, Mario Caligiuri.
A moderare i lavori il docente di storia e filosofia, Tommaso Fiamingo. Durante la giornata, sempre nei locali dell'Anap Calabria, verrà allestita una mostra di arti visive degli allievi del Liceo Artistico di Vibo Valentia, coordinati dal docente Giancarlo Staropoli.

(Gen. 2011)




'U BALLU DU' CAMIU
(Dancing Camel)


'Tropea venendo dal Sud'




Caterina Sorbilli legge il contenuto del capitolo 'Tropea venendo dal Sud'

(S. Libertino) "Tropea venendo dal Sud" è il titolo del capitolo d'apertura dell’ultima opera di Guglielmo, "Onorevole... per caso”, in cui si manifesta più che negli altri l'attaccamento fisico e struggente dell’Autore alla "sua" terra.
Prima di insediarsi a Montecitorio e iniziare quindi l’impegno politico in campo nazionale, Guglielmo passa per Tropea. Una visita devozionale dovuta. Scorge dal finestrino del treno il cimitero, dove “abitano in pace” i genitori: "un posto bellissimo" che si anima e lo saluta ammonendolo "vai vai, qui ti aspetto". Per lui è un patto: “qua tornerò per rimanerci per sempre”.
Scende alla stazione, un’occhiata all’antica alcova "arretu o macellu", attraversa il sottoponte e giù per il lungo viale, che un tempo profumava di zagara. Poi imbocca viale Tondo, la “Gebbia u viscuvu” fino ad arrivare a casa di sua sorella Gasperina. E ancora citando locations e personaggi, la sacra conula di Vico Manco (fido “compagno” d’infanzia che lo accompagnerà per tutto il percorso letterario), “Vampata”, “Ciccillo Rotolo”, “Peppininna”, zio Carlo, mamma Fina, papà Giovanni, Dick e Gemma, riassapora finalmente, come l’esule di ritorno in patria, la dolce aria tiepida di casa e il suo modo di appartenere a Tropea.

--> Continua...(video)

(Gen. 2011)

Tutto il mare di Cariati. Domenica 30 gennaio su Rete 4 puntata della trasmissione televisiva Pianeta Mare dedicata alla cittadina jonica




La conduttrice Tessa Gelisio durante la registrazione della trasmissione

(F. Vallone) Domenica 30 gennaio, alle ore 11.00, e in replica il sabato successivo alle 18.00, andrà in onda su Rete 4 la trasmissione televisiva "Pianeta mare" con una puntata dedicata a Cariati.
Il programma di Mediaset, diretto da Marzio Carlessi e condotto da Tessa Gelisio, dedicato a tutto ciò che il mare rappresenta e può insegnare, è stato registrato nella cittadina jonica calabrese nello scorso mese di ottobre, con la collaborazione della gente di Cariati. La puntata segue il consueto format, che, tra l'altro, prevede la partecipazione attiva della gente del luogo, oltre ad una esercitazione, una sfida, una sorta di gara effettuata per il raggiungimento dell'obiettivo finale.
In questa puntata tutta cariatese, in particolare, è stato posto in rilievo il cantiere dei locali maestri d'ascia (Cantieri Navali dello Jonio del maestro Antonio Montesanto), noto in tutto il Sud Italia per la sapiente costruzione delle imbarcazioni in legno, che, per l'occasione, è stato trasformato in set televisivo, con la partecipazione degli alunni delle scuole; in evidenza il lavoro in mare degli addetti del settore, con la partecipazione della conduttrice Tessa Gelisio ad una battuta di pesca su un'imbarcazione di una famiglia della tradizione marinara (gli Alterino).
Non sono mancate interviste a tanti esperti pescatori locali, a donne della comunità del mare e l'incursione nella cucina tipica, con la preparazione della cosiddetta "ghiotta", la squisita zuppa di pesce che costituisce uno dei piatti "forti" della tradizione gastronomica cariatese.
Alla realizzazione della puntata hanno collaborato, tra gli altri, la Società Cooperativa Pescatori Cariati, associata a Lega Pesca e la scrittrice Assunta Scorpiniti, studiosa dell'identità marinara.

--> La scheda di 'Pianeta Mare' nel portale Mediaset

(Gen. 2011)

Tutti i suoni di Sandro Sottile. In attesa del suo nuovo cd "Sulle tracce dei terroni"




Sandro Sottile e Eugenio Bennato

(F. Vallone) "Sandro scrive canzoni da una sponda diversa, distante dalla folla tumultuante dei cantanti e autori e impresari impegnati nella mischia del successo effimero benedetto e maledetto, dal potere dei burattinai che vendono l'anima e la faccia alle televisioni commerciali. Quelli che lo giudicheranno non saranno loro, i santoni scoppiati del business musicale, ma la gente più vera che va nelle piazze dei paesi per ascoltare e far risuonare i propri tamburi. (…)" sono parole di Eugenio Bennato dedicate a Sandro Sottile che è un artista davvero difficile da inquadrare con una semplice denominazione. Lui è prima di tutto un calabrese, polistrumentista, etnomusicista e musicologo ma anche costruttore dei suoi strumenti popolari, poeta e compositore delle sue canzoni, è scenografo e presepista, attore… è un personaggio completo nell'ambito della ricerca antropologica musicale. Tra i suoi numerosi pezzi di successo ricordiamo il brano "Zona Briganti", "Tarantella Aramonese" e "Cantannu e sonannu", sonorità popolari, viaggi musicali e passaggi culturali nell'arcaicità dei suoni prodotti da strumenti antichi, poveri ed anche agropastorali, una sapiente mescolanza di sound influenzati da altre culture dell'area del Mediterraneo e dal vicino Oriente. La sua ricerca è etnica, profondamente radicata sul territorio calabrese ma con raffinate incursioni nelle sonorità di ritmi campani, lucani, pugliesi e siciliani. Sandro Sottile nasce nel 1962 a Rogliano, in provincia di Cosenza, si avvicina alla musica giovanissimo, già a 13 anni, con lo studio della chitarra. Cultore di tradizioni popolari in tempi non sospetti, intraprende lo studio e la costruzione della zampogna e della ciaramella nelle sue forme più arcaiche. Fonda la sua prima band nel 1981, è il gruppo musicale popolare "Narratiuncula", ed inizia nello stesso tempo un'intensa attività di ricerca nel campo della musica e delle tradizioni di tutto il meridione d'Italia.
Numerosi i concerti tenuti in Calabria, ricordiamo tra gli altri l'esibizione in occasione del Carnevale di Cosenza al Teatro Rendano che segna l'inizio del grande successo di pubblico e di critica. Gli anni '90 sono quelli della collaborazione con il neocantastorie calabrese Danilo Montenegro. E' componente del gruppo teatrale filodrammatica "Vincenzo Gallo", con il quale partecipa, in veste di attore e scenografo, a diverse rappresentazioni nei teatri Rendano, Italia, Morelli di Cosenza. Il suo percorso musicale continua nel 2001 con Alchimia Popolare, altro gruppo di musica etnica. Il 2006 segna l'inizio di un'intensa attività autonoma di autore e compositore, collabora con Taranta Power, movimento artistico-musicale fondato da Eugenio Bennato. Nel 2008 partecipa ad importanti festival, alla Notte Bianca a Brindisi, al Tamburello Festival di Zambrone, al Festival "La Meglio Gioventù", alla Notte Bianca ad Ardore e, a Napoli, al Concerto Euromediterraneo New Taranta New Flamenco.
Nel 2009 Sottile fonda il progetto "C'è quel Sud" che si concretizza con un lavoro discografico con la direzione artistica dello stesso Bennato. La tournée, testimonianza di attaccamento alle radici, alla propria terra e alla propria cultura riscuote grande successo. Segue una proficua collaborazione con gruppi musicali pugliesi di caratura internazionale per la trasmissione, alle nuove generazioni, delle memorie della propria terra attraverso il recupero di un'identità musicale meridionale e mediterranea rivisitata anche in chiave moderna. La positiva esperienza viene replicata con la concretizzazione di Canti e Cunti - suoni, odori, sapori, parole della tradizione - tra riti, miti e siti dalla Calabria alla Sicilia, anche questo un "viaggio" alla riscoperta delle "radici comuni" attraverso il confronto, questa volta con esperienze musicali siciliane, con altri gruppi. Con la sua band si esibisce in numerosi concerti e partecipa a numerose importanti manifestazioni musicali, al Kaulonia Tarantella Festival e al Taranta Opera. Partecipa al seminario Verso Sud - movimenti musicali e tradizioni culturali del mediterraneo. Nel 2010 l'attività prosegue con la tournée Pelle Ribelle che allarga i canoni musicali tradizionali alle culture degli altri Sud del mondo, attraverso numerosi concerti. Ricordiamo il grande concerto di Roma e il progetto Ex Voto - canti di fede e tradizione - che ripercorre la natività attraverso i canti del Sud Italia. Sempre nel 2010 è ospite del Concerto di Capodanno a Cosenza. Nella discografia di Sandro Sottile il DVD Live "Notte bianca @ Rogliano" e "Cantannu e Sonannu". È in preparazione la nuova tournée e un CD dal titolo "Sulle tracce dei Terroni" con, tra gli altri musicisti e componenti il suo gruppo, Francesco Altomare, Marco Vizza , Piera Vizza, Manuel Sottile e Mauro Potestio. Abbiamo aperto con le parole di Eugenio Bennato dedicate a Sandro Sottile, chiudiamo continuando a scorrere ancora il testo di questa bellissima dedica "... Sandro deve fare i conti con la poesia e con i poeti del presente e del passato e la strada che ha scelto è la più difficile. Gli auguro di avere fortuna e di continuare a marciare con il Sud alternativo".

--> Sottile su Macondo

(Feb. 2011)

E' in arrivo al binario... Storia di una vita in una stazione ferroviaria. L'autore, Giovanni Diano, vero capostazione di Villa San Giovanni




Il treno si avvicina sbuffando alla stazione

(F. Vallone) É il momento dell'area dello Stretto. Villa San Giovanni, Reggio Calabria, Scilla, Cariddi e Messina, sono sotto i riflettori nazionali con studi, progetti e pianificazioni, nel pieno delle tematiche dei trasporti e con la questione, discussa, ridiscussa e discutibile "Ponte sullo Stretto". Ma sono forti e di grande attualità anche le tematiche e le problematiche legate alle ferrovie con la privatizzazione, il mercato libero, lo smantellamento e l'automatizzazione di alcune stazioni che diventano, sempre di più, meno umanizzate, la soppressione di treni locali e a lunga percorrenza, l'assenza di pulizie e servizi sulle vetture utilizzate nel sud dell'Italia... Tra tante polemiche e negatività legate al mondo dei trasporti su rotaia ecco un lavoro che invece recupera memoria positiva proprio sulla cultura del treno, delle stazioni ferroviarie e dei binari.
É uno scritto, un libro di un capostazione che ha vissuto gli anni più belli delle ferrovie proprio a Villa San Giovanni. Un lavoro soglia, scritto al margine della regione italiana più a Sud, più estrema, tra Calabria e Sicilia, dove il mare divide brevemente due terre così vicine e così lontane. Giovanni Diano con il suo "E' arrivato al binario… - storia di una vita in una stazione ferroviaria" racconta di un tempo che non c'è più, ma lo fa senza retorica, con un pizzico di nostalgia e con tanto romanticismo. L'autore scrive e descrive con l'anima ed è, prima di essere scrittore narratore, poeta maturo.
Diano nel volume è realisticamente il "capo stazione" ma anche "il viaggiatore" in una realtà lontana che oggi ci appare come uno spaccato neorealistico in bianco e nero ma colorato con i colori dello Stretto, del mare, di Messina, della Fata Morgana e dell'Etna sullo sfondo, delle palme di Villa San Giovanni, accanto. Il testo, tradotto in immagini, si avvicina alle opere xilografiche di Enotrio che amava raccontare, con la pittura e la fotografia, di binari e assolati caselli ferroviari, di stazioni e treni merci perennemente fermi sui binari morti, di segnaletica ferroviaria inondata dalla forte luce tipica della solarità meridionale. L'autore, per anni vero capo stazione di Villa San Giovanni, racconta con semplicità infarcendo gli scritti di terminologia tecnica ma senza farlo pesare al lettore, con modestia guida in un lungo itinerario nell'universo ferroviario.
Diano, capo stazione come Arnaldo Meloni, Giuseppe Busà, De Luca, Tommaso Calemme, Ilario Palmieri... come tutta quella antica generazione di "capi stazione" che non erano fredda sintesi vocale di apparecchiature elettroniche ma uomini, autorità dei binari con paletta e fischietto, con scambi manuali e con le stazioni vive, dove si svolgeva un servizio a dimensione d'uomo.
Giovanni Diano in "E' in arrivo al binario..." illustra, con virtuali scenografie, quei luoghi di lavoro con minuziose elaborazioni di scrittura e al lettore fa "vedere" fotogrammi fissi e immagini in movimento. Racconta di cose belle e cose tristi, fatti e accadimenti reali, memorie e dimenticanze che vengono tramandate con addosso e dentro gli originali personaggi del tempo inseriti in luoghi realmente esistenti. Le descrizioni di Diano, a questo punto, hanno il valore di un vero e proprio docufilm tanto sono descrittive e realistiche le parole. Ci sembra quasi di aver a che fare, in alcuni passaggi del volume, con un antico viaggiatore straniero, sceso in Calabria per appuntare, per descrivere, per illustrare e per testimoniare quanto visto e scoperto. Poi, alla fine, il racconto si chiude e, per un attimo, il narratore esce fuori dalla figura di capo stazione, si siede nella sala d'attesa di Villa San Giovanni, come un viaggiatore qualsiasi in attesa del treno (Diano ha voluto realmente chiudere il volume nella sala d'attesa di Villa San Giovanni - N.d.A.).
La voce dell'altoparlante lo riporta alla realtà: E' in arrivo al binario quattro treno espresso 9570, proveniente da Reggio Calabria per Firenze - Bologna - Milano... il viaggio continua ma, per adesso, non cercate questo volume, stampato per le edizioni "Club del lettore" di Villa San Giovanni, in libreria o in edicola... è già esaurito. Non possiamo che suggerire ad autore ed editore una ristampa, il tema è interessante e la scrittura davvero speciale.

--> Il libro su Ora Esatta

(Feb. 2011)

CON TUTTO L'AMORE DI 'NA ROSA CALABRISI autrice Rosetta Pontoriero, la poetessa di Spilinga




L'Autrice Rosetta Pontoriero

Copertina del libro(F. Vallone) E' il mese dell'amore febbraio. Almeno dovrebbe esserlo, c'è San Valentino, i negozi sono allestiti di tutto punto di rose rosse, di cuori imbottiti, cupidi armati di arco e freccia e Baci Perugina in tutti i formati. Sono solo elementi consumistici - votivi che da qualche anno seguono il ritmo scandito dal commercio, che segue, a sua volta, gli eventi annuali e ormai fissi del calendario. Tra cotanto amore esposto in vetrina c'è da segnalare l'uscita, timida, discreta e quasi riservata, di un volume tutto orientato alle vicende dell'amore sentimento. A scriverlo una poetessa di Spilinga, il paese della 'nduja, il paese del forte e piccante legato all'originale insaccato di carne di maiale e peperoncino. Lei, la poetessa, si chiama Rosetta Pontoriero, di soprannome Cicinneja, e, come lei stessa scrive nella prefazione, il suo "è un volume d'amore ma anche di sdegno".
Le poesie sono scritte in vernacolo con traduzione in italiano e la cosa particolare è che si tratta di uno scritto autobiografico, di ricerca in se stessa, ma che è utile a tantissimi altri "feriti d'amore". Un amore grande, una delusione, un cambio di rotta, un abbandono e infine questo libro, un canto altissimo d'amore ma anche di sdegno che serve per guarire, una forma di comunicazione, un processo dinamico di parola verso l'uomo che fugge e che abbandona il campo, quasi sempre per un'altra donna. I ruoli sono comunque plasmabili su uomo o donna e ribaltabili e il ferimento del cuore quasi sempre non cambia. La raccolta, dal titolo 'Na Rosa Calabrisi" scaturisce, come sottolinea la Pontoriero, "dal bisogno di esternare sentimenti d'amore, speranza, malinconia, gioia, momenti di sconforto e di sfogo, perché niente e nessuno può capire quello che provi quando soffri per un grande amore perso, per chi non si è preoccupato di amare sul serio".
Il volume scandaglia, sottolinea tracce, racconta di memoria, di messaggi d'amore cantati come serenata sotto i balconi, messaggi a volte di sdegno verso chi non aveva dato, meritato, oppure dimostrato l'amore, punizioni d'inchiostro su fogli bagnati dalle lacrime d'amore. L'autrice, per un attimo, ha una sorta di flashback, si immedesima sotto uno di questi balconi, quello dell'amato, e scrive, dà libero sfogo a sentimenti di amore ma anche di dolore e di speranza, traduce in versi le emozioni forti che passano, quelli dimenticati e quelli indimenticabili che restano dentro e graffiano sulla pelle. Rosetta Pontoriero li libera i suoi pensieri e li affida alla penna, al foglio di carta, alla memoria elettronica di un sms e a facebook. L'angoscia e il tormento di un amore non corrisposto, di un abbandono, di un addio diventano quindi elaborazione e liberazione che si veicola e s'incanala in un coraggio del ricominciare di nuovo, del riprendere a vivere, dell'andare avanti con il vigore e la speranza del futuro.
Il volume è suddiviso in quattro capitoli dal titolo: Petali d'amore, Petali di vita, Petali di una volta e Petali per ridere. Cento pagine per le Edizioni Romano Arti Grafiche di Tropea che sono un vero scrigno, oltre che di poesia e poetica, anche di una rara terminologia dialettale recuperata , riscoperta e riutilizzata all'interno dei versi.

--> Un saggio poetico di Rosetta Pontoriero nel suo spazio fb

--> L'articolo di F. Vallone su Macondo/16.2.2011

(Feb. 2011)

Grande festa della squadra 'Nuova Tropea'




I ragazzi e la dirigenza della 'Nuova Tropea' brindano al loro successo

(E. Taccone) Il 21 Febbraio 2011 la Dirigenza della Squadra 'Nuova Tropea' (Terza Categoria) ha convocato tutti i ragazzi per una festa in un ristorante di Monte Poro.
Reduci dal meritato successo con il Piscopio per 2 a 1 ed in vetta alla classifica con 40 punti, nella Terza Categoria, unica di tutti i gironi calabresei, con 5 punti di distacco sulla seconda, (il Piscopio), i protagonisti hanno avuto molta carne al fuoco per festeggiare.
Non sono mancati i brindisi alla paesana dedicati ai singoli giocatori, le prese in giro, i cori, le canzoni in un clima di gioia che fa ben sperare sulla conclusione più che positiva di questa avventura.
La torta aveva alcune figure di guerrieri che rappresentavano lo spirito della squadra che dall'inizio del campionato ha onorato la città di Tropea e tutti i tifosi.
Complimenti al Mister ed alla Dirigenza che hanno seguito tutti i ragazzi durante questi mesi di successi e che fanno dell'unità e dell'amicizia il cavallo di battaglia.

(Feb. 2011)
E' on line la 56^ Tornata di TropeaMagazine

(S. L.) La Tornata di gen/feb del nuovo anno 2011, la 56^, mette in luce l'opera di un insigne tropeano vissuto in pieno Rinascimento, Vincenzo Lauro (1523 - 1592). Medico, teologo e mecenate, fu Vescovo, Cardinale, Nunzio Apostolico in Scozia, Piemonte, Polonia, Abate dell'Abazia di Santa Maria di Pinerolo.
L'opera senza soste di Lauro, sapiente pedina della Santa Sede, ebbe modo di svilupparsi non a caso dove la Curia Romana aveva bisogno di ergere solidi baluardi a difesa della Cristianità contro i Calvinisti e i protestanti in Piemonte e in Scozia, contro l'avanzata dell'Impero Ottomano in Polonia, e di affermarsi in campo teologico nella stessa Città di Roma durante i lavori della riforma del Calendario Gregoriano, come pure dell'istituzione dei Ministri degli Infermi, Camilliani, antichi antesignani dell'attuale Croce Rossa.
La Tornata è basata sulla corposa biografia ragionata del Lauro di Antonio Francesco Parisi pubblicata negli anni Cinquanta nella rivista calabrese "Historica", di cui in questa tornata troverà collocazione solo una parte; la restante verrà inserita in altro numero di TropeaMagazine.
State con noi e con la Storia. Buona Lettura e Felice Anno Nuovo a tutti!

--> www.tropeamagazine.it




Con l'anno nuovo i componenti della banda (nella foto) hanno tutti un nome!

(S. Libertino) Il primo gennaio del 2011 arriva una mail. Chi scrive è il maestro Enzo Laganà: Caro Salvatore, Buon anno! Ti scrivo per collaborare al censimento dei componenti delle bande relativi a "Gruppi e Bande musicali". In particolare: nella foto ultima della pagina che riporta tutte le bande, è rimasto in incognita il nome di un componente, più precisamente il trombonista dietro mastru Nuzzo. Mi sono confrontato con i miei familiari più avanti di me nell'età e abbiamo riconosciuto in quel personaggio nostro zio paterno Vincenzo Laganà, mio omonimo. Spero di esserti stato di aiuto e ti invio tanti saluti Enzo Laganà.
Quindi quel trombone che appare dietro l'immagine di "Mastru Nuzzu" appartiene a VINCENZO LAGANA', seminascosto nella foto (1969) che ritrae una parte dei componenti della mitica banda musicale tropeana, di cui VINCENZO LAGANA' faceva parte. Adesso, i nomi sono al completo.

Da sinistra nella foto:
Francesco Sposaro ("Mastro Ciccio 'u 'npermeri"), al trombone;
Antonio Sartiano ("Marasco"), al clarino;
Gaetano Agosto ("Mastru Nuzzu"), alla tromba;
Saverio Cuturello ("Roro"), al rullante;
Domenico Laureana ("Mondo"), alla cornetta;
Vincenzo Laganà, al trombone.

Si tratta di alcuni elementi della gloriosa banda di Tropea che, dopo aver sfilato, secondo un'antica tradizione, per tutte le strade del paese suonando la "Pastorale" durante le nove serate precedenti (novena), il giorno di Natale si soffermavano davanti alle porte dei negozi e delle case intonando il famoso allegro motivetto che invocava la strenna natalizia "Pagati, pagati, pagati, ca nui simu fatigati, e si non pagati bonu, non vi cantu e non vi sonu".

Grazie Enzo, a nome di tutti i tropeani! Buon Anno !

--> Bande musicali

--> Mastru Giannuzzu u scarparu




Dalla Calabria la preziosa materia prima
dei servizi reali di porcellana oggi al Quirinale


(Mario Pileggi) Negli ultimi decenni del XIX secolo, l’ing. Emilio Cortese, capo del Corpo Reale delle miniere d’Italia, nel documentare le ricche georisorse della Calabria, tra l’altro, scrive: “Nei dintorni di Parghelia, in provincia di Catanzaro, si sviluppano dei grossi filoni di pegmatite, che furono e sono oggetto di una grande industria. La località fu visitata dallo scrivente fin dal 1882, la prima volta, e successivamente egli se ne occupò perché gli pareva assai interessante il materiale nelle sue applicazioni per l’arte vetraria e per la ceramica. Ma pare che questa preziosa materia sia destinata a cader sempre sotto la mano di gente che, o per ignavia, o per cattiva fortuna, non sa trarne tutto il profitto che può dare.”
Sul modalità di trasporto e destinazione viene precisato che: “La materia pura è portata a Tropea ed imbarcata su grosse barche a vela. Viene acquistata quasi tutta dal Ginori di Firenze, dopo accurata macinazione. Questa si eseguisce in Toscana per conto di un intercettatore. Ne vidi, con grande meraviglia, macinare ad un mulino di Val Castello sopra Pietrasanta! Sono filoni entro la grande massa granitica di Monte Poro, e si chiamano pegmatiti per antonomasia, perché realmente si dovrebbero chiamare silici o filoni quarzosi, essendo che di essi ben pochi contengono feldespato.”

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ARGOMENTO CORRELATO
Giuseppe Antonio Ruffa, scienziato ricadese




La Batracomiomachia di Omero
tradotta in versi volgari
dal Signor D. Antonio Migliarese
Patrizio, ed Accademico di Tropea


(S. Libertino) Nella tornata di gennaio 2008, TropeaMagazine ha dedicato un nutrito numero unico all'abate Antonio Jerocades, che nella sua attività poetica di grecista ha tradotto nell'idioma volgare la 'Battaglia delle Rane e dei Topi' di Omero. Nelle note di prefazione il poeta pargheliese fa cenno di un'antecedente traduzione ad opera del tropeano Antonio Migliarese, di cui esprime profonda ammirazione, dichiarando, con singolare onestà intellettuale, di voler basare il modulo metrico della propria traduzione su quello operato dal 'Sig. D. Antonio Migliarese, Cavaliere e Poeta Tropeano', compresi i nomi dei personaggi, sia essi Rane sia essi Topi.
La traduzione del Migliarese si trova nel libro 'Le favole di Fedro e d'Aviano e la Batracomiomachia di Omero' dello stesso autore pubblicata a Napoli nel 1763 presso la Stamperia Abbaziana.
Le traduzioni del simpatico e grazioso componimento dei due calabresi sono state quindi fra le prime ad alimentare sul tema il panorama letterario mondiale. Lo stesso Giacomo Leopardi nel suo 'Discorso sulla Batracomiomachia' da cenno (vedere nella nota n. 40 ) della traduzione del tropeano Migliarese.
Di questo autore si sa pochissimo, quasi nulla. La genealogia della nobiltà tropeana di Felice Toraldo ci dice che era figlio di Domenico e Maddalena Vitale, che la famiglia era ascritta al Ruolo nel 1704, che aveva sposato Felicia Fazzari e che era padre dell'unico figlio Ciro nato il 12 settembre 1735. Si potrebbe allora evincere che il matrimonio sia avvenuto intorno al 1732 e la data della nascita intorno al 1700.
Il Toraldo aggiunge che il Migliarese 'fu uomo molto dotto, rinnovatore dell'Accademia degli Affaticati e noto nella repubblica letteraria per le traduzioni di Fedro, Aviano e della Batracomiomachia di Omero, molto lodata in quel tempo'.
Luigi Aliquò Lenzi riporta nel proprio dizionario che un sonetto del Migliarese rivolto a Carlo III si trova fra i componimenti raccolti da Niccolò Giovio (Nap. 1747) in occasione dell'apertura della Biblioteca Spinelli.
Ho rinvenuto di recente l'opera 'Le favole di Fedro liberto di Augusto' tradotte in versi volgari dal canonico Giovanni Crisostomo Trombelli, dall'accademico Antonio Migliarese, dal marchese Azzolino Malaspina, da un anonimo e dallo stesso autore/curatore che vuole rimanere ignoto il quale compara commentandole le varie traduzioni delle singole favole. L'opera è stata pubblicata a Napoli nel 1787 presso Luigi Migliaccio.

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Don Giulio Spada


(S. Libertino) Per i cittadini di Tropea, Drapia, Amantea, dove Don Giulio visse, non occorre alcuna presentazione di questo eccezionale uomo. Egli aveva una virtù. Di rendere migliore il tessuto etico sociale della comunità attraverso le opere svolte a favore dei giovani, risollevando le sorti religiose e morali di un'intera città. Una figura che fino a qualche tempo fa era rimasta assopita nella memoria delle generazioni che lo conobbero ma che ora sta prepotentemente ritornando alla luce vera, quella iniziale che oggi costituisce solida guida per quelle attuali e future.
A Cambiago recentemente gli è stata intitolata una Scuola Materna. Ad Amantea esiste da tempo il "Premio Don Giulio Spada" e la sala di lettura del Convento di San Bernardino porta il suo nome. A Tropea il Gruppo Scouts Tropea I dell'Agesci è intitolato alla sua memoria di artefice. Nel 1997 ad Amantea è stato pubblicato il volumetto a lui dedicato “Un segno di speranza” a cura di Angelo De Santo che lo conobbe da molto vicino. Ed è da questa pubblicazione che vogliamo far conoscere i cenni biografici di Don Giulio Spada. Ne vale veramente la pena.

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Scompare Pasquale Merlino
storica icona di Briatico


(F. Vallone) E' scomparso, all'età di ottant'anni, Pasquale Merlino, personaggio briaticese d'altri tempi, persona affabile, disponibile e cordiale con tutti. Calzolaio figlio del mastro calzolaio del paese con bottega accanto al lavatoio, Merlino in gioventù era emigrato al nord e, successivamente, era rientrato a Briatico.
Socializzava facilmente Pasquale Merlino e si prestava, con piacere, ad essere immortalato in scatti fotografici e riprese con, sullo sfondo, le bellezze della sua Briatico. Alcune volte intratteneva i turisti nell'area della marina con le sue storie, era un vero raccontatore di fatti e di memorie inedite.
La sua immagine, la sua fisicità, i suoi baffi, icona di identità meridionale, è stata ripresa e pubblicata più volte da reporter, troupe televisive, giornalisti stranieri di passaggio. Modesto, amico di tutti, aveva anche un suo luogo preferito Pasquale Merlino, amava da sempre lo spiazzo attorno alla vetusta torre Rocchetta, alla Marina di Briatico, stava spesso accanto alla sua auto verde ad osservare, per intere ore, il mare, sotto il suo personale e ombroso albero di acacia o ad un vicino pino marittimo. Oggi l'albero di acacia e il pino marittimo non ci sono più alla marina e nemmeno quel simpatico omone tanto fotografato da turisti, viaggiatori e reporter a caccia della tipicità del Sud.
La foto (in testa a questo articolo) più emblematica della sua figura resterà sicuramente quella scattata intorno al 2000 da Ilona Witten e pubblicata sull'autorevole guida turistica in lingua tedesca Kalabrien, delle edizioni Dumont di Colonia, scritta e curata dalla stessa Witten nelle edizioni italiane e tedesche. La bella foto, solare e colorata di estate, lo ritrae di spalle Pasquale, mentre ammira la sua antica torre della memoria, costume a righe, paglietta in testa, abbronzatissimo e mani sui fianchi, fiero della sua appartenenza e delle sue origini briaticesi, come sempre.

Per chi non avesse la 'DuMont Reise-Taschenbuch Kalabrien' di Ilona Witten...




Un momento della cerimonia d'apertura della Mostra a Palazzo Gagliardi (13.12.2010)

Premio Internazionale Limen Arte,
sabato prossimo la cerimonia di premiazione a Vibo

(F. Vallone) Il Premio Internazionale Limen, promosso dalla Camera di Commercio di Vibo Valentia, si conferma, anche quest'anno, uno dei più importanti eventi culturali in Calabria. Giunto alla sua seconda edizione, il Premio Limen è un importante veicolo di promozione del territorio attraverso l'attrattiva del messaggio estetico dell'arte, con percorsi di lettura e decodificazione di linguaggi che spesso, ai più, appaiono tanto stravaganti e incomprensibili.
Limen Arte intente dare al territorio una sorta di guida, di un vero e proprio approccio didattico e pedagogico nei confronti dell'arte contemporanea. Come ha sottolineato il commissario della Camera di Commercio di Vibo Valentia, Michele Lico, "con Limen Arte si propone l'arte come luogo di incontro e di relazione, dove sviluppare un'etica del confronto, del dialogo e dell'integrazione, dove potenziare l'offerta culturale, sociale ed economica del territorio partendo da una comune contemporaneità che, sebbene diversamente interpretata e diversamente comunicata dalle varie anime che interagiscono - artisti da un lato e osservatori dall'altro- trova proprio nell'arte uno spazio privilegiato libero da qualsiasi possibilità di contrapposizione e dove solo ciò che ha valore sopravvive al tempo".
La mostra del Premio Limen è davvero ben organizzata, curatissima nei particolari di allestimento, con le sale espositive all'interno del prestigioso Palazzo Comunale E. Gagliardi di Vibo Valentia e con l'autorevole presenza, all'inaugurazione, del critico d'arte Vittorio Sgarbi. La mostra che si è aperta l'11 dicembre ha registrato la presenza di tantissimi i visitatori, autorevoli le firme esposte, bello e raffinato il catalogo curato da Aleph Arte di Lamezia Terme e stampato da Romano Arti Grafiche di Tropea. Il catalogo contiene tra l'altro interessanti testi critici di Giorgio Di Genova - direttore artistico del Premio -, Toti Carpentieri, Claudio Cerritelli, Enzo Le Pera e Nicola Miceli. Le sezioni della mostra sono varie e suddivise in moduli espositivi, "L'opzione monocromatica: dal tutto bianco al tutto nero", con la presenza di autori come Angelo Savelli, Giulio Turcato, Augusto Sciacca, Max Marra, Maria Baldan, solo per fare qualche nome, vi è poi la sezione "Artisti Italiani" con artisti del calibro di Nik Spatari, Giovanna Fra, Lorenzo D'Angiolo, Stefano Tonelli ed altri; quindi la sezione "Artisti Stranieri" con artisti del calibro di Gabriela Bernales, Emil Ciocoiu, Greta Frau, Pierre Hamon, Fathi Hassan, Fukushi Ito, Nataly Maier, Shuhei Matsuyama, Mikulas Rachlik, Tetsuro Shimizu e Zhu Ye.
Per la sezione scultura segnaliamo la presenza, tra gli altri, di Filippo Malice, Claudio Capotondi, Cesare Baccelli. Interessanti, e da seguire nei prossimi anni, le presenze della sezione "Calabresi Emergenti" con Maurizio Cariati, Pasquale Maria Cerra, Antonello Curcio, Francesca De Bartolo, Pasquale De Sensi, Elena Diaco Mayer, Salvatore Falbo, Alejandro Garcia, Andrea Grosso Ciponte, Alessandro Lato, Elda Longo, Mario Loprete, Vincenzo Marsiglia, Marcello Montoro, Giuseppe Negro, Fabio Nicotera, Katia Perna, Ernesto Spina, Sonia Talarico e Luca Valotta. Il Premio Internazionale Limen Arte della Camera di Commercio di Vibo Valentia è giovane ma è partito alla grande e con tutte le carte in regola per divenire il punto di riferimento ufficiale dell'arte contemporanea in Calabria.
Sabato 15 gennaio, la cerimonia di premiazione del prestigioso evento nelle sale di Palazzo Gagliardi, alle ore 17.00. La mostra si chiuderà invece il prossimo 23 gennaio.

--> Il Premio Internazionale LIMEN

--> Il Premio su Ora esatta




Un'immagine tratta dal film "Toto" di Peter Schreiner

"TOTO", per Dmitry Martov
Schreiner è
"Maestro della forma"

(Dmitry Martov) A volte ritornano. Nel 1977, Peter Kubelka, antenato della cinematografia austriaca d'avanguardia, ha smesso di girare, dedicandosi, in un lungo silenzio durato 26 anni, alla cucina, alla musica e all'antropologia. Il suo omonimo e connazionale, documentarista Peter Schreiner, a metà degli anni '90, ha intrapreso un simile percorso. Ma, a differenza di Kubelka, che ha agito fuori della fredda razionalità, Schreiner ha spinto la disperazione ai livelli più alti: era quasi accecato dal montaggio delle immagini a mano, il suo lavoro ignorato dai distributori, durante la proiezione di un suo film (Blaue Ferne, 1995) al Rotterdam Film Festival la sala si è svuotata (tutto il pubblico era fuggito a causa di problemi con l'audio), la fotocamera, i tavoli di riunione e altri utensili tecnici venduti.
Schreiner ha cambiato diverse professioni ed è anche quasi diventato sacerdote. Ma finalmente nel 2006 alla prima Viennale il suo nuovo film, "Bellavista" ha avuto il meritato ascolto. Quest'opera è stata seguita da una serie di trionfali successi ai festivals di tutto il mondo e alla retrospettiva personale a Graz con il suo capolavoro "Toto".
Come in "Bellavista", con il documentario "Toto", Schreiner mostra di rifiutare la quotidianità di racconto dei suoi primi lavori in cui la macchina del cinema veniva diretta a casa di amici e parenti. Ora il centro dell'attenzione è diventato casuale, a prima vista banale, "la gente nel paesaggio". Antonio Cotroneo - Toto - nativo di Tropea, una località turistica nel sud Italia, ma per 30 anni vissuto in Austria, lavora presso il Konzerthaus di Vienna. Schreiner alterna episodi dei giorni lavorativi di Totò con le sue visite alla sua piccola patria, il racconto si sussegue in frammenti, lo spettatore quasi non ce la fa a seguire la storia del protagonista attraverso i "frammenti di vita".
L'essenzialità della trama si ripete a livello visivo: il film è dominato da primi piani ravvicinati di parti del corpo (bocca, occhi, mani), capelli, pelle, e le persone che appaiono nei campi medi sono spesso alla periferia della cornice dell'inquadratura. E spesso sembra che Toto abbia più rughe sul viso delle mappe delle rotte di viaggio. Il fatto che "Toto" sia stato girato, come quasi tutti gli altri film di Schreiner, in bianco e nero (o meglio, in questo caso, in video digitale), acuisce la difficoltà di visione. Tuttavia, come il "Bellavista", "Toto", per così dire - appare in "bianco bianco e nero": il film è dominato dai bianchi (che possono essere causa di handicap visivi). Ma tra gli specchi senza fine della Konzerthaus o sotto il sole abbagliante e le bianche scogliere di Tropea Toto non si sente a casa: in Austria, è ancora un immigrato, in Italia - un turista.
Schreiner è anche una sorta di senza tetto del cinema contemporaneo: per il film documentario, è troppo ellittico e non politico, per i film d'essai - troppo dedicato a "piccoli" particolari riferiti a spazio e a racconto. Ma è proprio questa sapiente combinazione di "sobrietà" tra contenuti di un documentario classico (anche nei momenti riflessivi e poetici) e attenzione sensibile alla forma (ascetismo in scena, fuori quadro, chiaroscuro, ecc) che fa di lui un maestro.

--> La fonte del passaggio critico di Dmitry Martov


Filippo AccorintiVittorio RestelliMicuccio Cortese

Il 'Giorno della Memoria' di Tropea


(S. Libertino) Quest'anno in Italia il 'Giorno della Memoria' verrà celebrato per l'undicesima volta. Anche la Città di Tropea si appresta a prendere parte ad un evento di portata istituzionale e rendere il sacro tributo ai propri figli internati nei lager nazisti. Sono tre infatti i tropeani che hanno vissuto la deportazione in Germania e che hanno patito ogni sorta di vessazione fino a sacrificare - da parte di uno di loro - la propria vita.
Stiamo parlando di Filippo Accorinti d'Aquino, Vice Commissario di Polizia a Udine, morto a Mauthausen il 20 aprile 1945, Vittorio Restelli, allievo sottufficiale dell'Esercito, e Micuccio Cortese, Sergente Maggiore dell'Esercito, gli ultimi due internati nel 1943 nello Stalag VI A di Hemer e liberati dagli americani nel 1945.
Secondo la ricostruzione dello storico udinese Elio Romano , tra il 22 luglio ed il 2 agosto del 1944 furono arrestati e poi ristretti nella Casa Circondariale di Via Spalato in Udine il questore Luigi Cosenza, il vice questore Ernesto Galliano, il commissario capo Luigi Ruggiero capo di Gabinetto, i commissari Filippo Accorinti, Nino D’Angelo, Giuseppe Sgroi, Mario Savino, Camillo Galli, i graduati Sparsero Toschi e Bruno Bodini, le guardie di P.S. Anselmo Pisani e Mario Comini, l’impiegato civile Giuseppe Cascio, genericamente sospettati di scarsa collaborazione, se non addirittura di attività contrarie alle direttive politiche del governo fascista e delle forze di occupazione tedesche.

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PAGINA SUGGERITA

Grazie Micuccio!




Il Giudice Pasqualino Lo Torto

Pasqualino Lo Torto
un giudice coraggioso

(Antonio Scopelliti) Il giudice onesto, coraggioso e libero, se è impreparato - e può capitare - sbaglierà più di chi, oltre ad essere onesto, coraggioso e libero, è anche tecnicamente preparato. Giudice coraggioso. Voglio proprio ricordare qui un magistrato calabrese: il collega Pasquale Lo Torto, Sostituto Procuratore della Repubblica a Palermo.
In Corte di Assise si dibatteva di un omicidio commesso da una giovane donna contro il proprio seduttore. L'imputata, la folla, i giudici popolari, si aspettavano dal Pubblico Ministero una vibrante requisitoria contro l'ammazzato ed un madrigale per l'eroina dell'onore rivendicato.
Ma non è stato così. Lo Torto si scagliò contro la folla e i suoi forsennati feticci che avevano armato la mano dell'imputata mostrando una tenace vocazione all'impopolarità.
Il discorso di quel Pubblico Ministero, quindi, non è stato una anemica omelia dentro l'orto chiuso della legge, ma un atto di coraggio, di cultura e di stimolo per rivedere certi tabù.
Non basta - scrisse Piovene - fare al sud strade, case ed industrie per poi lasciarvi stagnare vetusti ed oscuri riti tribali, fenomeni di mafia e di camorra ed ogni altro codice di clan e di boscaglia.

Da 'Parole efficaci - Scritti e interventi pubblici di Antonio Scopelliti' a cura di Maria Pascuzzi, Rubbettino 2002 (pag. 119).

Pasquale Lo Torto, uomo e magistrato




La casa crollata appartenente agli eredi di Raf Vallone

Sperlonga. Crollano pareti di casa
appartenente a Raf Vallone.
Paura per il reperti del museo

(www.h24notizie.com/25nov2010) Due pareti laterali di un antico magazzino agricolo di proprietà degli eredi dell'attore Raf Vallone, situata sulla spiaggia di Sperlonga, sono crollate questa mattina a causa delle onde che le si sono abbattute contro. Emergenza, quindi, per paura che la stessa mareggiata che ha investito l'abitazione avesse potuto danneggiare i reperti archeologici di epoca romana ubicati sulla spiaggia e sotto la tutela del confinante museo nazionale archeologico.
La dottoressa Marisa de Spagnolis accorsa da Roma, ha potuto constatare durante il sopralluogo, che le strutture di epoca romana hanno retto alla furia degli elementi.
Accorsi sul posto gli agenti della polizia locale, gli adddetti dell'ufficio tecnico del comune ed i titolari del Tiberio Club.
L'attore Raf Vallone, scelse Sperlonga come zona di vacanza dopo aver girato il film diretto dal fondano Giuseppe De Santis "Non c'è pace tra gli ulivi" perchè gli ricordava tanto Tropea, la sua città natale a cui era molto affezionato.

Continua... (Video)



Tropea 1932. Spiaggia del Vescovado.
In piedi da sinistra: la Medaglia d'Oro al Valor Militare Antonio Purificato, Nella Vallone (sorella di Raf), Pina Proto, il medico Andrea Proto. Seduti: Pasqualino Lo Torto (il primo da sinistra), a seguire, una persona sconosciuta, il Ragioniere Proto e Raf Vallone. Foto tratta dall'album di famiglia di Pasqualino Lo Torto, concessa gentilmente dal figlio Giuseppe.


Breve nota su 'Divorzio all'italiana' di Germi.
Un pretesto per ricordare due tropeani: Pasqualino Lo Torto e Raf Vallone

(S. Libertino) Delle volte la vita è strana e piena di sorprese. Fatti ed episodi che appartengono a quella di una persona si incrociano con i vissuti di più persone con inaspettati e comuni denominatori che li integrano in modo indissolubile.
Leggevo l'altro giorno sul treno in un quotidiano le programmazioni settimanali televisive. Il prossimo 9 agosto alle ore 2335 su RAI Uno ci sarà il passaggio del film di Pietro Germi 'Divorzio all'italiana' realizzato nel 1960.
L'intendimento originario di Germi era quello di riportare sullo schermo in toni drammatici storie di cronaca nera siciliana dei delitti d’onore compiuti da mariti traditi o da donne disonorate, appoggiati dalla legge, l'articolo 587 del codice penale, che allora giustificava il così detto delitto d'onore:
'Chiunque cagiona la morte del coniuge, della figlia o della sorella, nell'atto in cui ne scopre la illegittima relazione carnale e nello stato d'ira determinato dall'offesa recata all'onor suo o della famiglia, è punito con la reclusione da tre a sette anni. Alla stessa pena soggiace chi, nelle dette circostanze, cagiona la morte della persona che sia in illegittima relazione carnale col coniuge, con la figlia o con la sorella'.
Ma il regista toscano, una volta iniziata la scrittura della sceneggiatura assieme a Ennio De Concini e Alfredo Giannetti (regista di 'Bello come un Arcangelo', girato negli anni settanta a Tropea), si accorse che mano a mano aveva preso sulla carta il sopravvento e in maniera sempre più prorompente il tono grottesco e spesso ridicolo del racconto, proprio della realtà siciliana di allora: '… come si può costruire un dramma nella cornice siciliana, in un mondo dove ho visto con i miei occhi un ballo di soli uomini nella sede di un circolo comunista? … sicché ci venne naturale scegliere il tono grottesco, che veramente è l’unico adatto a queste incredibili storie di delitti d’onore.'('Pietro Germi Ritratto di un regista all’antica', Pratiche editrice, 1988, pag. 66).
Germi aveva affrontato più volte le letture in chiave cinematografica del codice penale e della realtà territoriale socio-politica in cui esso veniva applicato o trasgredito . 'In nome della legge', 'Un maledetto imbroglio', ma anche 'Il brigante Mussolino' o il capolavoro del neorealismo 'Il cammino della speranza' nel quale aveva magistralmente lavorato da protagonista il tropeano Raf Vallone (17 febbraio 1916 - 31 ottobre 2002). Ed ecco il filo d'Arianna, riconducibile alla nostra Terra, che passa attraverso i vissuti di più persone.
La stesura dei films richiedeva un sia pure minimo approccio con i codici che regolamentavano la legge e con i comportamenti della gente che li trasgrediva, in questo caso personaggi dei films in questione. Anche nel caso di 'Divorzio all'italiana' fu svolto uno studio approfondito sulla fisionomia del delitto d'onore attraverso la documentazione di atti processuali, tecniche legali e sviluppi sociologici e giornalistici di episodi maturati nella cronaca nera siciliana.
In quel tempo in Sicilia, a Palermo, uno dei più convinti assertori dell'abolizione dell'articolo 587 era un giovane Sostituto Procuratore, si chiamava Pasquale Lo Torto (8 ottobre 1913 - 10 agosto 1964) ed era di Tropea. L'impegno di Pasquale svolto a smontare uno dei "paradigmi" più saldi e radicati nel meridione, comunemente conosciuto come il "delitto d'onore", è stato continuo e costante. Le sue erano spallate contro un baluardo che reggeva al cambiamento dei tempi della società e continuava ad offendere la dignità della persona e il valore della vita umana.
Le radici del rifiuto di aderire ad una simile legislazione di comodo e a favore di assassini erano da ricercare, secondo Lo Torto, nella "facilità con cui si uccideva" e ciò lo sospingeva a battersi con ogni risorsa e mezzo per tutelare la Società offesa: "ricordare a tutti che la vita è il bene più grande che Iddio ci ha dato ed appunto perchè ci viene da Dio, a nessuno è dato di toglierla al proprio simile". E, come testimoniano i giornali dell'epoca, l'opinione pubblica ne fu coinvolta, e molteplici furono i consensi per la crociata di civiltà che partiva dalla terra di Sicilia. Ciò non escludeva nella proposta di condanna che il Magistrato potesse riconoscere umanamente all'imputato le attenuanti consigliate dalla 'territorialità' del delitto, ma mai dal delitto d'onore.
Non ci fu tra Germi e Lo Torto, i quali si sono incontrati più volte, una vera e propria collaborazione alla sceneggiatura del film ma ci fu sicuramente uno studio profondo da parte del regista degli atti processuali di delitti d'onore, seguiti dallo stesso Sostituto Lo Torto.
Alla fine, quando il film fu completato, era stato creato un capolavoro del cinema mondiale. Sull'articolo 587 del Codice Rocco, Germi aveva realizzato una feroce satira di costume, inventandosi la storia di un barone siciliano che riesce a sposare una bella cugina sedicenne dopo aver ucciso la moglie da lui stesso spinta tra le braccia di uno spasimante e aver scontato il minimo della pena previsto per il delitto d'onore. La perfetta architettura della sceneggiatura portò ai tre autori il premio Oscar e il plauso di Billy Wilder che dichiarò la propria ammirazione verso il cinema di Germi.
Per la cronaca, gli interpreti del film sono Marcello Mastroianni, Daniela Rocca, Stefania Sandrelli, Leopoldo Trieste, Lando Buzzanca.
Dopo il referendum sul divorzio (1974), dopo la riforma del diritto di famiglia (legge 151/1975), dopo il referendum sull'aborto, davvero molto tempo dopo innumerevoli sentenze, le disposizioni sul delitto d'onore sono state abrogate finalmente con la legge n. 442 del 5 agosto 1981.
Il filo d'Arianna corre veloce attraverso le vite di Pietro Germi, di Raf Vallone e di Pasqualino Lo Torto. Tre uomini di una ricchezza umana straordinaria che si sono visti negli occhi, parlati, stretti la mano in segno di amicizia all'insegna di cambiare in meglio il mondo.

Pasquale Lo Torto, uomo e magistrato di Filippo Lo Torto

Raf Vallone




La lavorazione degli 'Sciù' e l'antica insegna del 'Royal Bar'

ROYAL BAR
lo zoccolo duro del gossip tropeano

(S. Libertino) Tropea, alla fine del mese di gennaio del 2004. All'inizio di una nuova settimana. Entriamo in pieno centro storico nel minuscolo laboratorio dolciario di Nino Filardi, all'angolo della piazzetta delle tre fontane. Il locale fa pendant, ad una manciata di metri di distanza, con il Royal Bar, dello stesso titolare. Anche questo è un locale altrettanto minuscolo ma, a differenza del primo, è molto luminoso, con tre porte che si aprono una sul corso principale del paese e le altre due su Piazza Mercato. Nino precisa "Originariamente la porta era solo una e dava sul Corso. L'apertura di mezzo era una vetrina con ripiani dove venivano esposti i prodotti in vendita e i relativi avvisi con i prezzi. La terza, che c'è adesso, non apparteneva ancora al Bar. Essa permetteva l'accesso ad un vano piccolissimo, adibito a sartoria, attiguo allo stesso Caffè. Il sarto si chiamava Caia, che poi smise l'attività, e il locale, che si trova tuttora sotto la rampa delle scale che permettono di accedere alla chiesa di Santa Caterina attraverso la porta laterale, fu rilevato in tempi successivi da un venditore di legumi secchi".
E alla domanda "Quando nacque il Bar?" Nino risponde senza esitazione "La prima licenza comunale fu rilasciata nel 1893, centoundici anni fa, a mio zio Giuseppe, il papà di mio cugino Nino che già aiutava fin da piccolo l'azienda e che poi all'età di 20 anni, nel 1930, ne rilevò definitivamente l'esercizio. Nel 1893 era l'unico Bar Caffè esistente a Tropea e nel territorio circostante, e si chiamò 'Royal Bar'. Il locale era molto piccolo ed allora si badò per il fuori. Per la piazzetta che lo delimitava e per i tavoli che vi poteva contenere. Era l'unica risorsa su cui si potesse contare".
"E gli altri Caffè quando sono stati impiantati?"
"Qualche anno dopo il 1930, nacque, a cinquanta metri da quì, in Piazza Ercole, il Bar Gatto. Mentre il terzo, in ordine cronologico, fu quello, su Piazza Veneto, dei Rotolo, che gestirono, sia pure per breve tempo, anche questo Royal Bar quando mio cugino Nino abbandonò l'attività".
"Il Royal Bar è stato anche gestito da Filippo Argento 'Bombolo'?"
"Certamente, Argento. Solo per pochi mesi. In quella occasione, il locale fu adibito però a rivendita di quaderni e materiale scolastico per studenti".
"E poi cosa è successo?"
"Poi lo rilevai io, all'inizio degli anni Settanta".

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La Processione di San Giuseppe in una vecchia foto degli anni Sessanta
di una Tropea Sparita, recuperata qualche anno fa dall'archivio di Saverio Angiò


Da Carnevale a Pasqua: un percorso di tradizioni e di valori

(S. Libertino) Dopo aver da poco abbandonato le atmosfere natalizie, i bagordi di fine anno, ci troviamo ormai in pieno 2011 verso le follie carnascialesche, la Fiera dell'Annunziata, le Festività di San Giuseppe, della Madonna di Romania, della Settimana Santa, della Santa Pasqua. Un percorso di tradizioni popolari tropeane che fu oggetto di ricerca da parte di Giuseppe Chiapparo (1894 - 1963), che nel 1957 ha pubblicato sul tema un prezioso saggio "Da Carnevale a Pasqua in Tropea" nella Rivista 'Folklore della Calabria' .
In questo percorso l'etnologo tropeano, noto per essersi fermato più volte nelle biblioteche di Napoli oltre l'orario di chiusura fino al mattino successivo per terminare compiutamente le ricerche avviate, ci prende per mano e ci accompagna in un mondo bello, genuino, pieno di valori, raccontandoci e facendoci conoscere le usanze di un paese in parte sparito, quasi a voler suggerire che se avessimo conservato intatte quelle radici e investito su quella cultura popolare avremmo potuto oggi raccogliere migliori profitti etici, educativi per le nuove generazioni e sicuramente turistici per una maggiore risorsa commerciale e lavorativa nel cuore invernale. Un saggio che vale la pena di rileggere ed additare ai giovani d'oggi e - perchè no? - ai responsabili delle istituzioni locali alla cultura.

'Da Carnevale a Pasqua' di Giuseppe Chiapparo




Frontespizio dell'opera di A. Barone "Vita di Santa Domenica..."

ANTONIO BARONE
promoter turistico della Città di Tropea

(S. Libertino) Antonio Barone, figlio del patrizio Scipione era nato a Tropea nel 1632. Entrò a far parte della Compagnia di Gesù nel Collegio della città natale, da dove, compiuti gli studi, passò in quello di Napoli e poi di altre città ancora, occupandovi vari posti importanti sia nel campo amministrativo che in quello scientifico. Si spense all'età di ottantuno anni, nel 1713.
Giuseppe Mendoza a cui il Barone dedicò "Vita di Santa Domenica" lo chiamò "virus doctissimo ac eruditissimo".
Pubblicò vari testi di preminente natura biografica:
Vita del P. Sertorio Caputo Gesuita, in quattro libri, Napoli, 1691;
Vita di Santa Domenica V. e M. cittadina e protettrice della nobile, e fedelissima città di Tropea, descritta in due libri, de Bonis, Napoli, 1690;
Trias Fontium David, hoc est Iesu Christi, S. Ignatius Loyola S. I. fundator, B. Stanislaus Kostka Poloniae tutelaris, Sancta Dominica V. et M. Tropaeae civis, ac patrona, tribus epigrammatum libris proposita, de Bonis, Napoli, 1695;
Triunviratus Sanctimoniae S. I., ideat Divi Francisci Xaverii, Divi Francisci Borgiae, et Divi Alysii Gonzagae laudas, iribus epigrammatum libris decantatae. Ibidem eadem anno;
Vita del P. Giovan Battista de' Gatti Gesuita, de Bonis, Napoli, 1696;
Vita della divota vergine Diana Margiacco Beneventana, Benevento, 1700;
Vita del P. Francesco Pavone, de Bonis, Napoli, 1700;
Vita del P. Francesco Brancaccio, Raillard, Napoli, 1703;
Vita del P. Pier Antonio Spinelli, Napoli, 1707.
La sua opera più famosa è sicuramente la 'Vita di Santa Domenica', di cui nel 1692 se ne stampò una nuova edizione. Ed è di tale opera che abbiamo voluto trascrivere di seguito la prefazione perchè merita di essere conosciuta non solo per ammirare la vastissima cultura ed il marcato spirito patriottico di Padre Antonio ma perchè lo stralcio in argomento si identifica con il più antico documento, mai pubblicato da un tropeano, che passa in rassegna i più svariati segmenti che compongono la storia di Tropea, dalle origini della Città ai cenni, talvolta molto approfonditi (vale per il Cardinale Lauro), sugli stessi tropeani che si distinsero nei vari campi dell'arte, della filosofia, della scienza, della letteratura, della medicina, ecc.
Dopo aver esaminato le varie versioni delle origini della Città, il Barone avvia un excursus indicando al lettore i più illustri figli di Tropea. Vengono fuori i nomi dei Vianeo, dei Buongiovanni, dei Dardano, ma anche del giurista Ottavio Glorizio, del filosofo Agostino Nifo, del condottiero Gaspare Toraldo, del cardinale Vincenzo Lauro ...
Ma il crescendo del patriottismo di Padre Antonio tocca il livello più alto nelle ultime cinque pagine della prefazione, quando l'Autore descrive il sito di Tropea con impareggiabile trasporto poetico ed altrettanto orgoglio tropeano. E qui che Padre Antonio Barone si scopre un bravo poeta e un convincente "promoter" turistico della sua terra.
Tropea appare come una donna che si immerge nelle limpide acque del mare, impreziosite dai coralli, e vi si specchia mentre Capo Zambrone e Capo Vaticano protendono le loro braccia fino a sfiorarle i fianchi proteggendola.
E che dire delle delizie di Tropea che allietano le tavole dei buongustai: olio, vino, agrumi, frutta. E dell'amenità dei suoi giardini. E della fraganza dei limoni. E del dolcissimo cielo. E dell'aere ai corpi dei viventi tanto salubre. E guardando dalle case adagiate sulla rupe che sprofonda nel cristallino mare, dello spettacolo offerto dai pesci che si contendono l'esca, e trescano, e vi s'azzuffano e poi, una volta pescati dalle finestre delle stesse abitazioni, continuano a dare spettacolo di sè sulla tavola dei tropeani.
Ed ancora quì, a Tropea, non osa darsi veder l'Inverno, che travestito: cioè, tutto in habiti da Primavera. La State ha seco sempre il fresco corteggio di venticelli gentili, che a rinfrescare i troppi suoi calori, continuo soffian di mare. Saporitissimi v'ha i suoi frutti l'Autunno, nei parti suoi fecondissimo, e singolarmente nell'uve.
Buona lettura!

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Edmondo De AmicisUna visita a Edmondo De Amicis

(S. L.) L'articolo è apparso sul "Gazzettino di Tropea" il 22 marzo 1908, in concomitanza della morte del De Amicis avvenuta qualche settimana prima.
L'autore, Nicolino Capry-Gabrielli di Tropea, aveva consegnato questo contributo al Gazzettino parecchi anni prima che lo scrittore morisse, per portare una testimonianza, quella di essere andato a far visita a casa del "Commendatore".
Petracca Scaglione, il direttore del giornale, a premessa dell'articolo, scrive: "Un bravo e buon giovine caro alle lettere e a tutti i buoni, il quale ci onorava di sua speciale benevolenza, nel tempo che passò a Tropea; ci regalava, parecchi anni orsono, lo scritto che qui diamo. Esso, in occasione della morte di Edmondo De Amicis, torna di attualità, in quella che ci ricorda un caro defunto Nicolino Capry-Gabrielli".

(Nicolino Capry-Gabrielli/1908) Lo conoscevo già per lettere ma non l'avevo ancora veduto. Andai perciò a trovarlo una sera di febbraio dello scorso anno. Entrato nel portone sotto ai portici di Piazza Statuto e saputo del portinaio ch'egli era in casa, salii le scale in preda a un parossismo nervoso e coll'animo in tumulto premetti il campanello elettrico della porta d'ingresso su cui in una laminetta di ottone lucidissimo eravi inciso modestamente il suo nome. Mi venne ad aprire un vecchio servitore, che mi domandò nel più schietto piemontese:
- Chi cerca?
E io, facendo le viste di non sapere che il De Amicis era in casa:
- C'è il Commendatore?
- C'è.
- Si potrebbe riverire?
- Se mi desse la sua carta da visita, fè il cameriere mezzo sospeso e mangiando le finali.
Tirai fuori un mio biglietto e facendovi una piega.
- Favorite consegnargli questa cartolina e vi sarò grato se verrete poi a dirmi come l'ha ricevuta.
- Ma sicuro, e si ritirò.
Dopo pochi minuti ricomparve tutto premuroso dicendomi:
- La venga avanti, il Commendatore l'aspetta.
Non aveva ancor finito che mi venne incontro il grand'uomo porgendomi affettuosamente la mano e facendomi entrare nel suo salottino da studio. Fece poi atto di andar per una seggiola, ma io mostrando che non lo avrei mai permesso, fui più lesto di lui e me la presi da me.
Mi fè cenno che sedessi e anch'egli sedè al suo posto avanti allo scrittoio.
Io lo guardavo senza aprir bocca. Alla fine ruppi il silenzio ringraziandolo di vero cuore della sua ultima lettera che s'era degnato mandarmi con tante belle parole d'incoraggiamento per le quali ne andavo superbo.
Debbo ringraziarla io, mi rispose con quella bontà che è propria degli uomini veramente grandi, per le sue lettere affettuose e debbo chiederle scusa se non ho risposto sempre con sollecitudine. Son tante le visite che ricevo e le lettere che mi arrivano da ogni parte che mi riesce difficile ricordarmi di tutti, non che la memoria non mi aiuti più, grazie al Cielo sento d'averla ancora fresca come quando ero giovine, ma le molteplice cure della famiglia e dello studio non mi permettono di tenere ben desta l'attenzione su tutto.
E siccome m'ero seduto in maniera che restavo un pò nell'ombra:
- Segga qui vicino a me, disse, ch'io la veda bene, viene di Calabria, è vero? Bella la gioventù calabrese, forte coraggiosa, intelligente. La sua terra è gloriosa, ha dato all'Italia uomini illustri e ingegni fervidi, robusti... Quanto mi piacerebbe visitare ancora una volta quelle parti, ma ci andrò, ci andrò, aggiunse poscia come parlando a se stesso.
Volevo dirgli tante cose, ma non sapevo cominciare e lo guardavo estatico, mi tumultuavano nella mente tanti pensieri, ma la frase mi mancava e rimanevo muto.
- Ecco, mi rispose, sono un pover'uomo che lavora, lavora col desiderio di fare un pò di bene, lavora sempre massime in questi giorni che son dietro ad una nuova opera e m'additò alcuni fogli manoscritti sul suo scrittoio. E' il Primo Maggio, che fu già annunziato dai giornali e chi sà quando potrò portarlo a termine. Soffro colla vista, anni dietro ebbi un avvelenamento agli occhi pel troppo fumare e ora lo scriver molto mi stanca. Stamane un tale mi portò una traduzione della vita di G. Cristo dall'inglese per leggerla e dargli un giudizio, mi rifiutai. Cospetto! più che 700 pagine, un volumone.

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L'Autore del libro Francesco Riggio"

'Riflessi di luce'
un libro di Francesco Riggio
musicista controcorrente di Briatico

(F. Vallone) Si intitola "Riflessi di luce" il nuovo volume di Francesco Antonio Riggio, ottanta pagine, una raccolta di poesie ma anche di pensieri, canzoni, riflessioni, aforismi, preghiere e tanto altro ancora.
La copertina del libroArtisticamente conosciuto come Fog, Riggio è principalmente un paroliere cantante musicista controcorrente. In questo volume di miscellanea ha un forte bisogno di comunicare, l'autore cerca di delineare, di chiarire e di illustrare al meglio il suo stile poetico, un'impronta artistica tutta personale nel comporre versi poetici, ma anche il pensiero sulla realtà che ci circonda.
Riggio scrive nell'introduzione alle pagine e si presenta al lettore: "sono un artista povero perché seguo i miei ideali, senza farmi contaminare dalle mode passeggere, dalle correnti filosofico-mondane, dal fai come fanno tutti".
Francesco Riggio, Fog, è un giovane con tante idee in testa che da anni porta avanti grazie, principalmente, alla profondità della sua fede. Nato a Tropea, oggi vive e lavora a Briatico dove ha cominciato a studiare batteria, poi, successivamente, tanti altri strumenti, la chitarra, il basso, il piano ed anche il canto. Anni e anni a cantare e suonare tutti i giorni e a comporre, a scrivere le sue canzoni. Ad oggi Francesco Riggio ha pubblicato ben nove album e la sua speranza più grande è quella che la sua inedita testimonianza di scrittura e di musica possa "aiutare la gente ad aprire gli occhi su ciò che la circonda e sull'immensa pressione del sistema chiamato mondo! La vera libertà - aggiunge - consiste nel non farsi soggiogare dal male, ma nel vivere i propri ideali, soprattutto nell'amore. La fede e l'amore sono le chiavi della libertà dell'uomo!".
Il suo personale obiettivo è quello di "liberare la musica dalle catene che la legano al conformismo e al mercato, diffondendo un genere di musica senza fini di lucro. Suonare deve essere prima di tutto una passione che va esercitata liberamente- continua - permettendo così all'artista di esprimere il proprio talento senza alcun vincolo dovuto ad un resoconto economico".
Riggio afferma di non prediligere un solo tipo di musica, ma molti generi che vanno dal Rap al Rock, dal Blues al Folk, dal Jazz all'elettronica, il tutto unito ad un pizzico di Psichedelica, uno stile di musica atmosferica tutto personale. Oltre alla passione per la musica Francesco Riggio ama le arti visive, la natura, la preghiera, la storia... Ha un forte dissenso per la televisione che considera ormai solo come "uno strumento di commercio, senza più contenuti educativi, che potrebbe e dovrebbe veicolare cultura e invece non fa altro che plagiare la mente delle persone con programmi scandalistici e privi di pudore". La sua è una vera e propria corsa controcorrente e forse, aggiungiamo, anche contromano.

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