ISCRIZIONI CRISTIANE
DI TROPEA IN CALABRIA

di Giovan Battista de Rossi
(1858)


Il ch. sig. Ciro Moschitti in questo medesimo bullettino (l. c.) ha dato contezza d'una serie di sepolcri incavati nel tufo, che in molto numero si veggono presso Tropea, città un dì della Magna Grecia, oggi delle Calabrie, le cui oscure origini egli tenta di dichiarare. Queste tombe nell'opinione popolare sono dette e credute di Saraceni; ma due cristiane iscrizioni testè ritrovate tuttora aderenti, ciascuna al suo sepolcro, chiaramente rivelarono esser quella una necropoli, o per parlare in linguaggio proprio, un cemetero de'primitivi fedeli. La scoperta d'un antico cemetero cristiano nelle vicinanze di Tropea, e d'un cemetero, che, come bene ha notato il ch. Minervini, nel sistema de'loculi incavati nel tufo ci mostra un'analogia evidente con le più antiche necropoli cristiane, che sogliamo chiamare catacombe, è di per se un fatto assai importante, e ci fornisce tosto un monumento solenne dell'esistenza d'una cristiana comunità in quel luogo, e delle origini della chiesa Tropeana. Che se porremo mente alle memorie di quella chiesa raccolte dall'Ughelli (Ital. Sacra IX, 448) e più accuratamente testè dal Capialbi1, e vedremo non aversene notizia prima del 498, nel quale anno un Lorenzo vescovo di Tropea soscrisse al sinodo romano di Simmaco papa, ci apparirà manifesta l'utilità della novella scoperta per risalire più innanzi nella serie dei tempi verso le prime ed oscurissime origini di quella cristianità. Siffatte indagini però veramente riechieggono, che, come desidera il Minervini, e come anch'io desidero e prego, sia tutta regolarmente scavata e disaminata quella cristiana necropoli, e le iscrizioni già disperse e spezzate con diligente zelo sieno ricercate e riunite: pure frattanto le primizie, che ci stanno sott'occhio della messe desiderata, voglio dire i due titoletti ora venuti in luce, mi danno già campo a parecchie osservazioni, che non saranno forse ingrate agli amatori di questi nobili studi.
Ecco le due iscrizioni, che io qui ripeto traendole dalle accurate impronte, che n'ebbi dal lodato egregio sig. Moschitti.

1.
B         M            S
SATVRNINO QUI VIXIT ANNIS
Lx M V D X CVI BENE
FECIT VXOR EIUS CVM FILI
ISSVIS RECESSIT IN PACE

2.
P BMGAVDENTIVS
FIDELIS QUI BIXIT
ANNUS P M Lxxv M III
DXCVIBENEFICIT
VXORET FILIE EIVS.

Due punti parmi sieno da esaminare in queste memorie epigrafiche; il tempo, al quale conviene assegnarle, donde s'avrà un primo indizio dell'età di quel cemetero e del molto intervallo di che esso precede le prime notizie, che fino ad ora avemmo della chiesa Tropeana; e la lingua e le formole in questi titoli adoperate, perchè appaja se sono al tutto volgari e comuni all'antica cristiana epigrafia di qualsivoglia regione, o proprie in qualche guisa a questa famiglia d'epitaffi cristiani, che ora comincia a restituirci il suolo delle Calabrie. All'esame del primo capo, molto gioverà aver premesso quello del secondo; perciò senz'altri discorsi mi fo all'argomento.
La crsitiana epigrafia delle più lontane e disparate regioni è manifestamente improntata del carattere di un'ammirabile unità e varietà; unità e concodia veramente singolare nell'indole, ne' sensi, nel tessuto anche e nelle più sostanziali formole dello stile epigrafico; varietà in talune parti di lor natura accessorie e nella predilezione, dove dell'una, dove dell'altra, tra le formole accette e solenni agli epitaffi ed agli altri monumenti scritti de' primitivi fedeli. Questa proprietà della cristiana epigrafia ho io brevemente dichiarata con ragioni e con esempi in uno scritto sopra alcune antiche iscrizioni della celeberrima Chiesa di Cartagine, che ora vede la luce in Parigi nel tomo IV dello Spicilegium Solesmense, al quale io rimetto chiunque di questo fatto vuole avere migliore contezza. Le due iscrizioni di Tropea sono anch'esse bell'esempio dell'unità dello stile epigrafico cristiano congiunta ad alcuni caratteri tutto loro proprii e speciali. Che l'indole di questi epitaffi sia nè più nè meno quella d'infiniti altri titoli sepolcrali cristiani d'ogni paese, non è chi nol vegga: ma in che sieno essi propriamente distinti dagli altri infiniti, e come ci si dieno essi a conoscere per membri d'una particolare famiglia, questo è quello, che non tutti a prima vista sapranno discernere, e che io voglio qui dimostrare. In due soli epitaffi eccovi due formole ambedue ripetute con poca o niuna varietà: l'appellazione bonae memoriae segnata, quasi solenne principio dell'epitaffio, con le sole iniziali B. M. e la dizione cui bene fecit uxor ejus cum filiis suis, cui bene fecit uxor et filiae ejus nel contesto del titolo. Assai leggermente giudicherebbe chi stimasse questo essere un caso ordinario, od almeno assai frequente ad incontrare, e perciò non degno d'osservazione. E per cominciare da quello, che dee sembrar più volgare e comune, il principio cioè dell'epitaffio dalle sigle B. M. io affermo, che, per parlare solo della nostra Italia, quanto esso è frequente e pressochè normale nelle iscrizioni de' secoli quarto e seguenti dell'Insubria, della Liguria, della Tuscia, e di altre vicine regioni, altrettanto esso è raro e poco meno che altutto ignoto nelle infinite di Roma, nelle non poche della Campania, della Valeria, del Sannio, che sono pur province frapposte tra Roma e l'Apulia e Calabria, dov'è la nostra Tropea. Veggansi a cagion d'esempio le iscrizioni cristiane di Capua raccolte dal Mommsen (I. R. N. num. 3890-3900), e vi s'aggiungano quelle molte più, che io ho nelle mie schede; veggansi quelle di Napoli (Mommsen l. c. num. 3484-3511); e nè tra le edite dal Mommsen, nè tra quelle, che io ho in mia mano, se ne troverà pur una, che abbia in cima le lettere B. M.: volgansi anco gli occhi alle tante iscrizioni cristiane di Nola (Mommsen l. c. 2053-2094), nelle quali assai frequente nel contesto dell'epitaffio ricorre la formola sanctae memoriae, e bonae memoriae, ed appena due volte si troverà questa segnata colle sole iniziali B. M. in cima alla pietra (Mommsen l. c. 2074-2081), e saranno questi forse gli unici esempi che di siffatto uso ci offrono i monumenti di tutta intera la Campania. All'incontro ponete il piede nell'Apulia e Calabria, e poichè in questa provincia appena è alcuna traccia d'iscrizioni cristiane a noi nota fuori di Eclano, gli epitaffi di questa celebre chiesa togliete ad esame, e v'imbatterete tosto nelle lettere B. M. poste sovente in cima al titolo sepolcrale (Mommsen l. c. 1292, 1294, 1295, 1304, 1305). Adunque le novelle iscrizioni di Tropea per le prime lettere onde hanno principio bene si mostrano affini a quelle della vicina Eclano, e resterà solo a cercare donde siffatta varietà nell'uso d'una formola tanto nota e solenne; e perchè nell'Apulia e nelle Calabrie essa formola ci torni innanzi in cima agli epitaffi, tal quale sì spesso s'incontra nella Tuscia e nella rimanente Italia settentrionale. Io già congetturai2 le lettere B. M. essere state sostituite nel luogo delle graficamente simili sigle D. M., che fu il principio solenne di ogni epitaffio pagano; talchè, dove a quell'uso paganico per spensierata consuetudine o per ignoranza aveano continuato a conformarsi i cristiani, ivi a sradicare un tale abuso sarebbe stato adoperato il cangiamento del gentilesco D. M. nel cristiano B. M. Or ecco che la prima delle due novelle iscrizioni di Tropea chiaramente dimostra e conferma la genesi delle sigle B. M. come direttamente sostituite nel luogo delle similissime D. M. Imperocchè in essa, forse per la prima volta3, alle due accennate lettere n'è aggiunta una terza S.; imitazione manifesta delle sigle D. M. S. e sostituzione del pari manifesta della formola cristiana bonae memoriae sacrum alla pagana Dis Manibus sacrum. E qui se io volessi nelle poche iscrizioni cristiane, ch'abbiano dell'Apulia e Calabria, mostrarvi le tracce e gl'indizii del lungo abuso delle paganiche lettere D. M. fatto dai fedeli di quella regione, potrei additarvi due epitaffi di Eclano (Mommsen l. c. 1291, 1309), ambedue senza fallo del secolo quinto, e pure aventi in capo le sigle D. M. Sarebbero forse questi con un epitaffio di Augst (Le Blant, Inscr. chrét. de la Gaule t. I p. 488) i più recenti esempi, ch'io conosca d'iscrizioni cristiane fornite di tale principio, ma non debbo ometter di notare, che di quelle due iscrizioni l'una pende dell'unica copia del Lupoli, l'altra da quella del Guarini; i quali trascrittori potrebbono bene averci dato un D. M. in luogo del B. M. spezzato forse o corroso nel marmo.
Ma qualunque sia la vera lezione di questi due titoli eclanesi, l'uso che ne'rimanenti epitaffi di quella chiesa e nelle novelle lapidi di Tropea riconosciamo sì frequente delle solenni iniziali funebri B. M., e nell'epitaffio di Tropea lo studio manifesto di far cristiana la formola dedicatoria de' sepolcri pagani, ci danno buono argomento a pensare, che nell'Apulia e nella Calabria, assai più che nelle vicine province, e che in Roma, furono i primi fedeli tenaci del tradizionale e forse neanco da loro più inteso cominciamento d'ogni funebre memoria, e riconosciutolo indegno di sepolcri cristiani lo trasformarono in quella guisa, che ho mostrato, quanto materialmente simile, tanto pel senso che racchiude dissimile, anzi direttamente opposta, alla gentilesca dedicazione de' sepolcri.
 

NOTE
1  Memorie per servire all'istoria della S. Chiesa Tropeana Napoli, 1852.
2  Bull. dell'Ist. di corrisp. arch. 1853: p. 50, 51: cf. Bartolini, Le nuove catac. di Chiusi p. 36, e Cavedoni, Ragguaglio di due cemet. di Chiusi p. 88.
3  In una iscrizione romana, ora in Napoli tra le pagane (Mommsen l. c. n. 7020), leggonsi le lettere S. B. M.; a me consta quel monumento essere cristiano, ma le tre lettere io interpreto sanctae bene merenti, piuttosto che sacrum bonae memoriae.
 
 
 

 
 
ARCHEOLOGIA TROPEANA
 di  Salvatore Libertino
INDICE:
|  Torre Lunga  | Castello Prima scoperta | Basilichetta
Iscrizioni cristiane  | Cimitero cristiano 
| Iscrizione cristiana | Epigrafe sepolcrale| Paleocristiano  |
Ricerche | San Fantino | Vestigia romane
  | Cavaliere | Tonnara | Preellenico | Brattirò
| Cappella Santa Margherita


Copyright © 2005 All rights reserved